La meta del nostro viaggio è Panormitis, villaggio in un’insenatura a Sud dell’isola di Symi, che fa parte dell’arcipelago del Dodecaneso, a due passi dalla Turchia.
Per arrivarci abbiamo fatto tappa a Rodi, dove abbiamo visitato il castello del Gran Maestro dei Cavalieri: imponente, luminoso, sobrio e intriso di un’atmosfera di solennità. Suggestiva la scalinata all’ingresso, evocatrice di ricordi lontani.
Numerose le testimonianze storiche della presenza e dell’operato dei Cavalieri di Rodi a partire dal 1319, subito dopo la persecuzione e la diaspora dei Templari in Europa.
Il Monastero dedicato all’Arcangelo Michele, sito a Panormitis, che riecheggia il nome della città di Palermo nel significato di porto, si trova sulla Leyline micheliana che va da Skellig Michael in Irlanda al Monastero del Monte Carmel ad Haifa, in Israele. Le mura del Monastero sono di un candore abbagliante, che fa da contrasto con l’azzurro del cielo e il turchese del mare.
Attraverso il patio entriamo in fila indiana, secondo la tradizione ortodossa, con candela di cera e una boccettina di olio benedetto.
Sostiamo in silenzio davanti all’icona di due metri ricoperta d’argento: Michele impugna con la mano destra una scimitarra.
Respiriamo nella penombra illuminata da centinaia di candele insabbiate una spiritualità intensa e commovente. Nell’ampio cortile cesti di pane per i pellegrini. Un luogo protetto, isolato dal mondo, dove si sperimenta un senso di pace.
Una leggenda narra che nel porticciolo di Panormitis giungono le bottiglie contenenti preghiere o richieste all’Arcangelo Michele, provenienti da tutto il mondo.
Angelo Antonio Fierro e Dora Scialfa