Quando Gesú di Nazareth, di fronte all’infrangersi del suo altissimo ideale, fu sopraffatto dall’infinito dolore di cui quell’anima era capace, questo traboccò dal suo cuore, ma trovò nella Maria salomonica il provvidenziale vaso pronto ad accoglierlo. Si dovranno prendere piú che alla lettera certe parole che Rudolf Steiner ci ha donato, descrivendo quel colloquio con grande amore e rispetto (conferenza del 17 dicembre 1913 – O.O. N° 148): «A questo punto accadde qualcosa di molto importante per la preparazione del Mistero del Golgotha: ebbe luogo un colloquio …tra Gesú di Nazareth e la …Madre adottiva. La di lei comprensione era tanto avanzata che egli poté parlarle del triplice dolore che provava per la decadenza dell’umanità. …Nel descriverle tutto il suo dolore solitario e tutte le esperienze fatte, vide che questo agiva sull’anima di lei. È una delle impressioni piú grandiose ottenibili nel campo dell’occultismo, il venire a conoscere il carattere di quel dialogo, perché nell’ambito dell’evoluzione terrena non si può trovare nulla di simile, non dico di piú grande, perché evidentemente il mistero del Golgotha è piú grande ancora, ma qualcosa di simile a quello. Ciò che egli comunicò alla Madre non erano semplicemente parole nel solito senso del termine, ma erano come esseri viventi che da lui si trasferivano nella Madre adottiva, e la sua anima con le proprie forze prestava ali a quelle parole. Tutta l’infinita sofferenza da lui patita passò durante il dialogo, portata dalle ali delle parole, nell’anima della Madre adottiva. Il suo Io accompagnava ogni sua parola, e non era un semplice scambio di parole o di pensieri, era un vivente passaggio animico da lui all’anima della Madre, con le parole del suo infinito amore, ma anche del suo sterminato dolore».
Prima di proseguire nella citazione, ci si soffermi sulle parole precedenti, specialmente su alcune: «A questo punto accadde qualcosa di molto importante per la preparazione del Mistero del Golgotha». Cosa era necessario preparare, immediatamente prima che il Christo s’incarnasse? In cosa consistette questa preparazione? «Nel descriverle tutto il suo dolore solitario e tutte le esperienze fatte, vide che questo agiva sull’anima di lei». «Ciò che egli comunicò alla Madre non erano semplicemente parole, ma erano come esseri viventi che da lui si trasferivano alla Madre adottiva». Dobbiamo accettare questa realtà: da Gesú di Nazareth gemmarono degli esseri viventi, e il suo Io li trasfuse, con le parole, nella Madre adottiva. Di quali esseri viventi si tratta? «Il suo Io accompagnava ogni sua parola, e non era un semplice scambio di parole o di pensieri, era un vivente passaggio animico da lui all’anima della Madre, con le parole del suo infinito amore, ma anche del suo sterminato dolore».
A queste ultime parole di Steiner, si aggiunge che oltre l’amore in Gesú, dal suo sterminato dolore, non poté che generarsi altrettanta saggezza, poiché la Scienza dello Spirito ci dà questa assoluta verità: ogni vera saggezza non può nascere che dal dolore, di conseguenza da ogni vero dolore non può non nascere vera saggezza.
Ma la saggezza è un attributo che nell’uomo si forma maturando l’anima razionale come metamorfosi del corpo eterico, quell’anima razionale e affettiva su cui poggia l’Io; lo stesso corpo eterico ci fu conferito dagli Spiriti della Saggezza sull’antico Sole, ma abbiamo visto come, poi, sull’antica Luna, gli Elohim scissero tale saggezza in due forme qualitative. È pur vero che l’umanità, globalmente e non individualmente, ha già attraversato il periodo storico in cui ha maturato la sua anima razionale, ma proprio in quel tempo dovette venire il Christo nella carne; i motivi furono tanti, ma uno piú di altri, e fu il principale per cui Gesú di Nazareth patí il dolore sterminato di cui stiamo occupandoci. Steiner, continuando la descrizione del dialogo, cosí cerca di descrivere il senso di quanto Gesú doveva immettere nell’anima della Madre, come causa di eventi futuri: «…Guardando all’evoluzione dell’umanità, si presenta l’intera vita dell’umanità sulla Terra in maniera paragonabile alla singola vita umana, solo mutata per le generazioni piú tarde e per esse inconsapevole. …Egli [Gesú] diceva come, nel singolo uomo, agivano forze nell’età infantile tra la nascita e i sette anni …cosí come operavano le forze spirituali nel periodo paleoindiano. …Allora si conosceva durante tutta la vita quello che oggi il bambino sa e sperimenta fino ai sette anni. Oggi si pensa fra i sette e i quattordici anni, e tra i quattordici e i ventuno, appunto come si pensa, perché si sono perdute le forze dell’infanzia, che per noi cessano con i sette anni. Poiché esse si riversavano allora su tutta la vita umana, gli uomini del primo periodo postatlantico di civiltà erano chiaroveggenti. …Poi subentrò un altro periodo [il paleopersiano] nel quale erano attive in tutta l’umanità, ed estese all’intero corso della vita, le forze che oggi operano tra i quattordici e i ventuno anni. In seguito vivemmo in un periodo [l’egizio-babilonese] nel quale si riversavano su tutta la vita dell’umanità le forze che, altrimenti, sono attive tra i ventuno e i ventotto anni. Ora [periodo greco-romano] invece, cosí diceva Gesú di Nazareth, ci avviciniamo già alla metà della nostra vita, intorno ai trent’anni, quando per il singolo cessano di salire le forze giovanili e quando egli inizia la fase discendente. Viviamo adesso in un’età che corrisponde a quella che corre tra i ventotto e i trentacinque anni per il singolo individuo [in cui maturiamo, singolarmente, l’anima razionale], quando inizia la fase discendente. Ma mentre per il singolo rimangono ancora forze che lo fanno continuare a vivere, non vi è piú nulla per l’umanità nel suo complesso. Il grande dolore è che l’umanità deve diventare senile, che ha dietro di sé la gioventú, poiché sta tra i ventotto e i trentacinque anni. Da dove possono venirle nuove forze? Le forze giovanili sono esaurite. In tal modo parlò Gesú alla Madre della discesa che cominciava per tutta la vita dell’umanità in evoluzione. …Le forze giovanili sono esaurite. …In lei doveva sopravvenire qualcosa di nuovo, quello che è necessario all’individuo tra i ventotto e i trentacinque anni. Macrocosmicamente la Terra doveva venir compenetrata dalla forza luminosa dalla quale deve di solito essere compenetrato l’uomo, quando sale dai ventotto ai trentacinque anni».
È indubbio che il “qualcosa di nuovo”, per quanto letto, non può consistere che in una forza riguardante la piena maturazione di ogni singola anima razionale umana, una forza non piú disponibile per l’evoluzione, che solo la venuta del Christo e il Mistero del Golgotha potrà innestare nella Terra e nei singoli individui. Una “forza luminosa”, dice Steiner, e la Saggezza è Luce, Luce spirituale. Questo fu l’anelito irrealizzabile, l’ideale vivente che, con le parole, l’Io di Gesú trasfuse nella Madre, che lo accolse facendolo rivivere in sé. Ma, si vedrà tra breve, non accadde solo questo in colei che cosí accolse il dolore-saggezza di Gesú: l’Io di Zarathustra, fondendo le copie del suo corpo astrale con l’astrale e l’eterico della Maria salomonica, l’arricchí di tutto l’estratto della saggezza umana passata. E questo ancora non bastò, questa grandiosa saggezza passata andava rinnovata, essa si era, nel tempo, luciferizzata anche nei Misteri; con essa scribi e sacerdoti non poterono riconoscere il Christo, e sempre fondandosi su essa, Giuda lo tradí e Saulo non lo riconobbe. La Maria salomonica fu, ed è, una delle protagoniste del necessario, totale rinnovamento della saggezza precristica; si doveva passare dall’antica Iside alla Nuova Sophia, alla Sophia del Christo. Piú oltre si vedrà come questo ringiovanimento dell’umanità, faccia parte delle cose della massima importanza: «Esse ci sono altrettanto necessarie del pane quotidiano».
Seguitiamo a leggere quanto Steiner ci rivela su questo colloquio: «Mentre Egli parlava cosí alla Madre, era come se dalle sue parole risuonasse il senso dell’evoluzione dell’umanità. In un attimo nel quale era come se tutto quanto era nel suo sé fluisse nelle sue parole, egli seppe che con esse usciva qualcosa del suo essere, poiché le sue parole erano diventate ciò che era lui stesso».
Si mediti freddamente su quanto appena letto; cosa ci vuol dire Steiner con le parole: «Era come se tutto quanto era nel suo sé fluisse nelle sue parole, egli seppe che con esse usciva qualcosa del suo essere, poiché le sue parole erano diventate ciò che era lui stesso»? Quelle parole erano divenute il viatico su cui gli elementi spiritualizzati di Gesú, gemmando da lui, si trasferirono nella Maria salomonica: le copie dei suoi corpi eterico e astrale, corroborati dalla potenza dell’Io zarathustrico, in lei diedero l’avvio a importanti processi occulti, in virtú del fatto che con le sue parole in essi era fluito “tutto quanto era il suo sé”. Fu come se quella donna cominciasse a divenire effettivamente Madre di quel figlio che, corporalmente, era figlio della Maria nathanica. E allora: «Fu questo anche il momento in cui nell’anima della Madre adottiva fluí l’entità animica che era vissuta nella sua Madre carnale, la quale era morta, per la Terra, dopo il passaggio dell’Io di Zarathustra nel corpo dell’altro bambino Gesú, e che, dopo i dodici anni di Gesú, viveva nelle regioni spirituali. Da quel momento essa poté compenetrare del proprio Spirito l’anima della Madre adottiva, e cosí questa [la Maria salomonica] visse con l’anima della Madre carnale del bambino Gesú nathanico».
Cosa si attuò con questa incorporazione? Ci si rammenti che l’anima della Maria nathanica, salendo al Devachan con la morte fisica, si uní al corpo eterico ‒ ormai libero e non dissoltosi nel mondo eterico ‒ del fanciullo salomonico, morto poco prima. Si può pensare che, tra quel corpo eterico e le crescenti forze dell’Io di Gesú di Nazareth, rimase un collegamento spirituale; ma si può anche supporre che esso fu integrato dalle piú pure forze eterico-animico-spirituali della Maria nathanica, rinnovate e potenziate come effetto del suo soggiorno nel Mondo spirituale. Questi pensieri sono appena abbozzati, ma si deve anche tentare di ipotizzare a quali risultati tendeva quest’unione tra le due Marie; fra gli altri, durante il Battesimo nel Giordano, come si è appena letto, fu ricostituito un rapporto ‘terreno’ fra i corpi nathanici di Gesú di Nazareth, e l’anima della Madre morta, ora incorporata nella Maria salomonica.
Ma altro ancora doveva accadere: «Nel momento stesso in cui lo Spirito del Christo s’immerse nel corpo di Gesú di Nazareth …un’azione venne esercitata anche sulla Madre di Gesú di Nazareth. Tale azione consistette nel fatto che al momento del Battesimo di Giovanni le venne ridata la sua verginità; vale a dire, essa divenne nella sua organizzazione interiore come l’organizzazione femminile suole essere prima della maturità muliebre. La Madre di Gesú di Nazareth divenne vergine alla nascita del Christo».
E si aggiunge dalla conferenza del 3 luglio 1909 – O.O. N° 112: «…Quella donna, che è ritornata vergine per effetto del Battesimo di Giovanni …ha nuovamente in sé le fresche e germoglianti forze della verginità». «Non sembrerà strano che a un evento, come fu quello del Battesimo di Giovanni, il Mondo spirituale partecipasse dalle sfere piú lontane, e che molte, molte cose siano dovute accadere affinché quell’evento potesse verificarsi».
Che la Maria salomonica tornasse alla verginità fisica, come si è appena letto, fu un effetto mediato dal Christo stesso incarnantesi nel corpo eterico del Gesú nathanico. È normale pensare che «il Mondo spirituale partecipasse», ma è anche piú normale pensare che il Christo stesso, sin dall’inizio, governasse tutti questi eventi, solo alcuni dei quali si riesce a minimamente ricostruire: «Se diciamo che soltanto dal terzo anno di vita, all’incirca, l’uomo può cominciare a ricordare, si dice forse con questo che ciò che piú tardi vive nell’uomo non era già prima in lui? Se si parla dell’entrata del Christo in Gesú, si nega con questo che il Christo fosse legato al Gesú fin dalla nascita? Altrettanto poco si nega questo, come si nega che l’anima è nel bambino, prima che l’anima stessa risorga in questo bambino nel corso del terzo anno» (conferenza del 13 luglio 1914 – O.O. N° 155).
Durante il colloquio con la Madre adottiva, l’Io di Zarathustra compí l’atto finale della sua missione precristica: con le parole pronunciate, egli trasfuse in lei l’estratto piú maturo della sua saggezza, conquistata in tutta la sua evoluzione; contemporaneamente germinarono e si moltiplicarono le copie dei suoi involucri superiori. Ma si ricordi che tutto ciò avvenne attraverso e per mezzo delle sue parole divenute viventi, divenute lui stesso: come non supporre che in quelle parole non risuonasse lo Spirito del Verbo, del Logos? Come non pensare che l’incorporazione della Maria nathanica sia avvenuta per e con la “partecipazione” del Christo? Tutto, tutto avvenne come preparazione necessaria alla Sua incarnazione, e quando tutto fu compiuto, l’Io di Gesú di Nazareth sacrificò i suoi involucri corporei per offrirli al Dio del Fuoco celeste originario. Ma quell’Io non abbandonò il dispiegarsi degli eventi massimi della Terra, lo si dovrebbe spiritualmente vedere sempre affianco alla “Maria Vergine” che, fedele alla saggezza e all’ideale in lei trasfusi, dalle Nozze di Cana in poi seguirà silenziosamente, fin sotto la Croce ed oltre, il Christo, Lo seguirà per metamorfosare se stessa a nuova Eva, redenta dal Christo nell’essere delle due Vergini Marie, fuse per sempre nell’Amore-Saggezza.
Questi eventi preparatori e necessari, hanno permesso i passi successivi del Christo, e si dovranno esaminare altri fatti, ancora piú importanti, dalle nozze di Cana all’atto finale del Golgotha, nel quale il Christo lega per sempre la “Madre” al “Figlio”. Al lettore che, comprensibilmente, formulasse il pensiero: “Sí, tutto interessante… ma che nessi ci sono con il Fantòma?”, si chiede di leggere piú oltre, perché al termine della trattazione troverà le risposte.
Questo essere della nuova Maria si farà sempre piú ancella del Signore, e dalle Nozze di Cana in poi, le parole del Christo Gesú in risposta alla richiesta della Madre: «Questo scorre da me a te», sono illuminanti del rapporto esistente tra loro, secondo l’antica via del sangue che doveva essere totalmente rinnovata dal Christo. Si legga dalla conferenza del 2 luglio dell’opera citata: «Fu il primo segno verificatosi [la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana], in esso la forza del Christo si palesa in misura minima. Ad essa occorre ancora un rafforzamento mediante l’unione con le forze della Madre». Il Christo si serví delle forze elementari, ma anche delle forze che, attraverso il sangue, ancora agivano potentemente tra madri e figli.
Seguitando nel commento al Vangelo di Giovanni, Steiner spiega come, da quando il Dio penetrò in Gesú con il Battesimo (e si ricordi che lo fece per mezzo del corpo eterico di quest’ultimo), attraverso i sette segni descritti dall’evangelista ‒ da Cana a Lazzaro resuscitato ‒ avvenga un grandioso accrescersi delle capacità del Christo Gesú di operare nelle anime, nella materia e nei corpi viventi. Per raggiungere ciò, con il tempo l’Io del Christo apportò agli involucri corporei di Gesú di Nazareth (che avevano le qualità del Gesú nathanico) delle potenti trasformazioni. Infatti, tutti i possenti traguardi raggiunti dall’Io di Zarathustra fuoriuscirono e confluirono, come estratto essenziale, nel suo Io, quando abbandonò i suoi corpi inferiori. Di essi Steiner dice: «Si tratta qui di una rinascita di quei tre involucri, in quanto essi vengono compenetrati dalla sostanzialità del Christo» (conferenza del 7 settembre 1910 ‒ O.O. N° 123).
Per comprendere questo fatto si leggano queste altre rivelazioni di Steiner: «Nel Gesú salomonico la massima parte del corpo eterico era idonea per l’eternità. E l’intero corpo eterico di quel fanciullo fu portato nel Mondo spirituale dalla Madre del Gesú nathanico. Senonché il corpo eterico è l’edificatore, il plasmatore del corpo fisico umano. Possiamo ben immaginare la grande affinità che vi era tra il corpo eterico del Gesú salomonico, ora trasportato nel Mondo spirituale, e l’Io di Zarathustra: nel pellegrinaggio terreno infatti, fino ai dodici anni, essi erano stati uniti. Quando dunque, per lo sviluppo raggiunto da Gesú di Nazareth, l’Io di Zarathustra abbandonò il suo corpo, quando per cosí dire quell’Io uscí dal corpo del Gesú nathanico, entrarono in azione le forze d’attrazione fra quell’Io e il corpo eterico proveniente dal bambino Gesú salomonico. Essi tornarono a unirsi e si costruirono un nuovo corpo fisico. L’Io di Zarathustra era tanto maturo da non aver bisogno di un ulteriore passaggio attraverso il Devachan; e fu in grado, con l’aiuto di quel corpo eterico ora caratterizzato, di ricostruirsi un nuovo corpo fisico dopo un periodo di tempo relativamente breve. Nacque cosí, per la prima volta, un essere che ricomparve poi, sempre di nuovo, e sempre a intervalli relativamente brevi fra ogni morte e ogni nascita. …Come si può immaginare egli diventò il piú grande aiuto per coloro che cercavano di comprendere l’evento di Palestina. Questa individualità è nota sotto il nome di “Maestro Gesú”. …È lui a guidare e a dirigere la corrente spirituale cristiana. È lui l’ispiratore di coloro che cercano di comprendere l’evoluzione del cristianesimo vivente…».
Fu cosí che l’evoluzione dell’Io di Zarathustra ‒ dall’Iniziazione paleopersiana di Ahura Mazdao al conferimento del corpo eterico e astrale a Ermete e Mosè, e al doppio sacrificio dei corpi fisici alla svolta dei tempi ‒ attraverso uno scambio reciproco di qualità con l’Anima nathanica, raggiunse una vetta tale, da farlo divenire il primo Maestro del cristianesimo. I suoi rapporti con l’Anima nathanica e il sorgere dell’ideale di offrire al Christo il corpo piú perfetto, si possono vedere archetipicamente nascere già dall’epoca Lemurica, dal primo sacrificio del Christo, agente dall’involucro animico sacrificale dell’Anima nathanica per la salvazione dei corpi fisici umani. Zarathustra, congiungendosi con il Gesú nathanico, compí una grande, possente missione, quasi totalmente occulta, non esteriore, non conoscibile allo sguardo normale dei suoi contemporanei palestinesi, al contrario di quello che, almeno fino alla sua morte, avvenne per la missione dell’altro grande protagonista di quei tempi, Giovanni.
Ci si trova, quindi, di fronte a tre Io di cui si deve prendere sempre piú coscienza e conoscenza. Nel tempo intercorso tra i concepimenti dei due bambini Gesú e l’Ascensione, sulla Terra hanno agito: Gesú di Nazareth-Maestro Gesú, Maria salomonica-nathanica e l’Io macrocosmico del Christo incarnato nel corpo di Gesú di Nazareth.
Prima che ci si occupi piú da vicino del Christo-Gesú e di Maria, per Gesú di Nazareth è necessario aggiungere elementi conoscitivi che, giunti a questo punto, possono essere meglio dettagliati. In precedenza, su di lui si è detto: «Quelle parole [quelle del colloquio con la Madre adottiva] erano divenute il viatico su cui gli elementi spiritualizzati di Gesú, gemmando da lui, si trasferirono nella Maria salomonica: le copie dei suoi corpi eterico e astrale, corroborati dalla potenza dell’Io zarathustrico, in lei diedero l’avvio a importanti processi occulti, in virtú del fatto che, con le sue parole, in questi era fluito “tutto quanto era il suo sé”».
In quel contesto, il concetto della gemmazione delle copie dei corpi eterico e astrale poteva apparire una lettura personale, mentre ora, dopo aver letto da Steiner la potenza e la perfezione assunta da essi, che poi gli permisero anche di divenire Maestro Gesú, risulta plausibile. Si sa che tali corpi resi perfetti, secondo un’economia spirituale, non sono dispersi nel cosmo eterico e astrale, ma conservati, a volte moltiplicati, e incorporati in esseri umani scelti dall’alto, per svolgere particolari compiti spirituali per loro e per l’umanità. Poiché un corpo eterico perfetto si ottiene solo imprimendovi, come con un sigillo, il proprio corpo astrale già trasformato in una “Divina Sophia”, deve essere chiaro che il corpo astrale di Gesú di Nazareth aveva raggiunto un elevatissimo grado di purezza, tale da essere divenuto tutto sé spirituale. Al suo livello, paragonabile a quello angelico, si è spiritualmente creativi, e certamente l’Io di Zarathustra, anche per gli interventi operati dal Christo prima del Battesimo nel Giordano, ebbe la facoltà di produrre copie dei suoi corpi astrale ed eterico, e anche di incorporarle quando necessario per la futura incarnazione del Christo. Questo avvenne in entità umane idonee a svolgere elevati compiti spirituali, prima fra tutte la Madre adottiva.
Si dovrebbe considerare l’idea che l’Io di Zarathustra poté divenire Maestro Gesú, anche grazie alla riunione con il suo corpo eterico perfetto ritornatogli dalla Maria nathanica. Con esso divenne come un perenne documento di memoria vivente, per tutti coloro che hanno cercato, cercano e cercheranno la reale conoscenza dei fatti di Palestina, sempre meno ricavabile dai Vangeli artefatti e dall’intelletto arimanizzato. Il Maestro Gesú da allora ha il compito e la facoltà di far risorgere quelle verità nell’anima di chi cerca il Christo. Si deve ricordare che l’Io di Gesú di Nazareth impresse degli esemplari di sé nel Mondo spirituale. Fu come una gemmazione, attraverso la quale tutti gli uomini che nascono, portano come una sorta di Vangelo vivente in loro, che gli si squadernerà entrando in rapporto cosciente con il Maestro Gesú. Il Quinto Vangelo di Steiner viene da lui definito, per questo motivo, il Vangelo perenne e vivente, inscritto nella piú elevata cronaca dell’Akasha. Steiner indica, anche se non direttamente, questi fatti (conferenza del 12 ottobre 1911 ‒ O.O. N° 131): «…Dobbiamo arrivare a comprendere che i frutti dello sviluppo che sperimentiamo nei nostri corpi vanno a vantaggio dell’individualità. …Quando alla morte …abbandoniamo i nostri corpi, non vi lasciamo ciò che in essi abbiamo acquistato ed elaborato in quanto individualità. …L’individualità non lascia nei corpi quel che ha acquistato. Mentre dunque Zarathustra abbandona al trentesimo anno la triplice corporeità di Gesú di Nazareth, egli lascia i tre corpi. …Ma tutto ciò che l’individualità di Zarathustra poté acquistare per mezzo di quegli strumenti, penetra nella sua individualità. …Tutto ciò va a vantaggio della sua individualità».
Si considerino attentamente anche le seguenti affermazioni del Dottore: «A quei tempi, prima del Christo, nei quali l’uomo doveva prima venir iniziato nei mondi spirituali, era necessario che il corpo eterico venisse tratto fuori dal fisico, affinché l’uomo pervenisse alla visione del Mondo spirituale con le forze del suo corpo eterico. Allora gli uomini, nel normale stato di coscienza diurna, non disponevano di quelle forze e dovevano quindi venir posti in uno stato di coscienza abnorme. Il Christo ha portato questa forza sulla Terra anche per l’Iniziazione, perché oggi è possibile che l’uomo diventi chiaroveggente senza che il corpo eterico esca da quello fisico. Quando l’uomo raggiunge una maturità tale da ricevere dal Christo un impulso cosí forte che quell’impulso del Christo, sia pure per breve tempo, possa influenzare la sua circolazione sanguigna, che l’influenza del Christo si manifesti in una particolare circolazione del sangue, in una influenza che penetra fino addentro nel fisico, allora l’uomo è in grado di venir iniziato entro il corpo fisico. L’impulso del Christo ha questa capacità. Chi è capace di immergersi realmente nei fatti di quei tempi, nei fatti che si sono verificati mediante l’evento di Palestina e il Mistero del Golgotha, di immergersi in essi con tale forza da viverli oggettivamente, da vederli spiritualmente viventi dinanzi a sé, in modo che essi agiscano come una forza che si comunica perfino alla circolazione del sangue [se, quindi, entra in rapporto vivente con il Maestro Gesú e la memoria del suo corpo eterico], allora consegue con quest’esperienza il medesimo risultato che prima veniva ottenuto per mezzo dell’uscita del corpo eterico. …Vedete dunque che con l’impulso del Christo è venuto nel mondo qualcosa per il cui mezzo l’uomo può influire su ciò che fa pulsare il suo sangue. Non occorre nessun fatto abnorme, nessuna immersione nell’acqua: in questo caso agisce, unico e solo, il possente influsso dell’individualità del Christo. Non si battezza con nessuna materia fisica, ma si battezza con un influsso spirituale, senza che la quotidiana coscienza abituale subisca modificazione alcuna. Per mezzo dello spirito che è fluito come impulso del Christo, scorre nel corpo qualcosa che altrimenti può venir suscitato soltanto mediante un processo fisico-fisiologico: mediante il fuoco, il fuoco interiore che trova espressione nella circolazione del sangue …Se l’uomo fa agire in sé l’impulso del Christo, allora questo impulso opera in un modo che le esperienze del corpo astrale si riversino nel corpo eterico, e l’uomo diventi chiaroveggente. …Cosí l’impulso del Christo ha reso possibile una nuova categoria di Iniziati».
Certo, questo è un risultato ottenuto dal Christo, ma chi ha cercato veracemente di conoscerlo nel passato – e chi lo farà specialmente dalla fine del secolo ventesimo in poi, in cui il Christo è divenuto il Signore del karma – è entrato ed entrerà in rapporto vivente con il Maestro Gesú, perché: «è lui a guidare e a dirigere la corrente spirituale cristiana; è lui l’ispiratore di coloro che cercano di comprendere l’evoluzione del cristianesimo vivente…».
Allora si scoprirà che, non i documenti tanto cari agli storici anche se alterati, non una lettura edulcorata e dialettica dei Vangeli, ma il riscontro evidente ‒ riconoscibile dalla nostra coscienza ‒ che tra le nostre azioni e i loro effetti, il Christo si manifesta e agisce con piena evidenza: come fratello o giudice, dipenderà da noi. Ogni uomo di buona volontà potrà vivere coscientemente di fronte alla visione del Golgotha, come se fosse lí presente, e riconoscere da sé le verità del cristianesimo. Il Christo vuole essere non solo amato, ma anche conosciuto per ciò che ha fatto, fa e farà; per questo Steiner afferma: «Non ci manca il Christo, ma la conoscenza, la Sophia del Christo», e chi se ne riempie, conosce il Christo, ma prima e grazie alla rinnovata Iside-Maria, anche l’essere e la missione del Maestro Gesú. Per mezzo della visione vivente del Golgotha che lui dona, in ogni tempo gli uomini potranno stare sotto la Croce, e ricevere ciò che da essa si è irradiato; ci si potrà collegare con l’effusione del sangue eterizzato del Christo, che può portarci fino alla purificazione del nostro sangue, quindi alla vittoria su Lucifero in noi. Ci si rammenti che il corpo eterico del Maestro Gesú contribuisce, alla pari di quello di Christian Rosenkreutz e di Rudolf Steiner, all’edificazione della sfera eterica che sta sorgendo intorno alla Terra, dalle cui ampiezze il Christo opera, dispensando grazia all’umanità: «Il Maestro Gesú e il Maestro Christian Rosenkreutz ci hanno preparato due cammini di Iniziazione, il cammino cristiano esoterico e il cammino cristiano rosicruciano…» (Lezione esoterica del 1° giugno 1907). Se ne può dedurre che, tutte le iniziazioni cristiane precedenti quella di Christian Rosenkreutz, si sono potute avverare anche grazie all’azione vivente del Maestro Gesú e delle copie dei suoi corpi eterico e astrale. Va da sé che, anche dopo l’inaugurazione delle Iniziazioni cristiano-rosicruciane, il Maestro Gesú continua la sua opera essenziale per l’umanità.
Mario Iannarelli (6. segue)