La tregua

Poesia

La tregua

la tregua

Macerie, tuoni d’armi, scoppi, rombi,

il mondo viene giù nelle sue voci

e grida di animali che si uccidono.

I contendenti parlano di pace,

di una tregua che inizi da domani.

Perché non oggi? Perché non adesso?

Nel breve istante, prima che il respiro

dell’universo cada, si esaurisca

col rantolo dell’uomo che si annienta.

Perché non sventolare le bandiere

della resa da inutili trincee?

Dalle rovine senza più memoria

del cantico di miti creature,

fervore d’arnie e miele di dolcezze.

O il silenzio proteso nell’ascolto

del cielo, del suo eterno sussurrare

leggi docili al cuore, verità

lievi da sopportare in armonia

di forme e suoni. Perché non ritorna

quel tempo, le sue lente trenodíe

di stagioni fedeli alla cadenza

di sole e pioggia, nuvole e sereno?

Perché non in quest’attimo lasciare

le postazioni dell’orgoglio? Scendere

dai risibili troni e, disperati,

abbracciare il nemico, dargli tregua

non per ora, per sempre. Non ha scelta

l’umanità, se vuole sopravvivere.

 

 

                                                          Fulvio Di Lieto