Nel primo pomeriggio di mercoledí 28 gennaio 1975, Eduard Meier, un agricoltore, si trovava nel suo podere di campagna a Hinwil, nel Cantone di Zurigo, in Svizzera. Ad un tratto, mentre il suo sguardo spaziava sulla radura deserta, fu preso da una strana vertigine, e un ronzío sommesso, accompagnato da un leggero sibilo, lo costrinse ad assistere all’apparizione di un disco argenteo che, dopo aver volteggiato nell’aria tersa, si adagiò sul prato della brughiera. Lo strano velivolo si aprí e ne discese un essere alto e snello che gli andò incontro, disse di chiamarsi Semjase e di venire dalle Pleiadi.
Vero o inventato che sia, il contatto del terzo tipo dell’agricoltore svizzero, benestante, sposato, con tre figli, sano di corpo e di mente, ha riempito pagine di giornali e di libri, fornito immagini e film degli altri sette episodi di contatto con astronavi e i loro occupanti pleiadiani. Di certo ha ribadito l’interesse suscitato dalle Sette Sorelle stellari della Costellazione del Toro, in astronomi, astrologi e studiosi del cosmo prossimo e remoto. Ma ha pure dato agli umani la certezza che lí, nello spazio profondo, vibra la vita, esseri di materia e Spirito compiono anch’essi un destino di autosublimazione. Questo rivelò l’astronauta, a detta del contadino svizzero.
Eccole, nel cielo boreale, ottantatré volte piú brillanti di Sirio, mille volte piú del nostro Sole, le “Figlie di Atlante” della mitologia greca: Maia, Elettra, Celeno, Taigeta, Asterope, Merope e Alcione, la stella guida, la piú splendente di tutte. Gli Arabi la denominarono “Al wasat”, quella che è il centro. E una sura recita: «Quando queste stelle appaiono, dalla Terra si allontana tutto il male». Negli Annali cinesi del 2357 a.C. le Pleiadi venivano citate come “Le Mol”, ovvero Le sette fanciulle della laboriosità.
Nella Massoneria vengono collocate alla sommità della Scala sacra.
Laboriose, taumaturgiche, consolatrici, possiamo ammirarle nel cielo notturno anche a occhio nudo, posizionate tra le Iadi e Orione. Il mito vuole che questi, Orione, fosse un cacciatore che aveva inseguito le Pleiadi per sette anni. Zeus ne ebbe pietà e le trasformò in stelle, per sempre irraggiungibili dal loro persecutore.
Potessero, con il loro splendore, allontanare dal mondo l’ombra incombente del Male!