Premessa
Mi è stato chiesto se esista un testo che presenti la Tripartizione sociale in maniera comprensibile da persone semplici.
Questa domanda prende le mosse dall’esperienza che si può fare nel leggere i testi esistenti, gli scritti e le conferenze di Rudolf Steiner sulla questione sociale e quelli degli autori che hanno sviluppato il tema fino ad oggi. Essi in effetti risultano a tutta prima assai complessi e paiono riservati a persone che abbiano acquisito un bagaglio di conoscenze adeguato e una preparazione specialistica in campo economico, giuridico e sociale.
Nella mia esperienza di anni di studio, ho potuto invece constatare che il contenuto dei testi e delle conferenze di Steiner si faceva via via piú semplice e comprensibile per me con il progredire nell’osservazione dei processi della vita sociale. In essa tutti siamo coinvolti quotidianamente, ma quasi sempre non ne cogliamo i fatti nella loro processualità. Quasi sempre li interpretiamo attraverso modelli di pensiero che abbiamo ereditato con l’educazione.
Quindi alla domanda se esista un testo per persone semplici bisognerebbe rispondere: si tratta di diventare prima persone semplici e allora anche i testi di Steiner risulterebbero comprensibili. E questo non è semplice. Si tratta di eliminare gradualmente gli schemi di pensiero sui quali ognuno di noi edifica la propria sicurezza conoscitiva, di acquisire la facoltà di osservare i fatti e trarre da essi i pensieri giusti che ci guidino alla conoscenza del vero. Di solito avviene invece che abbiamo già la nostra spiegazione dei fenomeni e osserviamo i fatti cercando in essi conferma alle nostre convinzioni.
Allora anche i testi di Steiner sulla Tripartizione, in particolare il principale, I punti essenziali della questione sociale, appaiono di difficile comprensione, oppure vengono interpretati secondo i propri pensieri e sentimenti preferiti, estrapolando alcune parti e tralasciandone altre. In questa affermazione non è presente alcun atteggiamento di giudizio, né tanto meno di biasimo. Uno dei piú importanti frutti dell’Antroposofia è quello di sviluppare nel ricercatore un atteggiamento quanto piú possibile obiettivo di fronte alla vita e a se stesso, privo di qualsiasi giudizio morale precostituito. Quindi anche i pregiudizi presenti nell’anima non sono da considerare “sbagliati”, ma sono semplicemente la naturale manifestazione del fatto che l’uomo nasce su questa terra ed eredita con l’educazione un modo di pensare che lo sostiene e gli dà un primo nutrimento, un insieme di pensieri e sentimenti che sostanziano la sua sicurezza nella vita.
Questi pensieri e sentimenti ereditati si incontrano poi con la percezione dei fenomeni nel corso della vita, fenomeni che il piú delle volte non corrispondono all’idea che ce ne siamo fatti, anche perché sono in continua evoluzione. Per chi ne senta la necessità, diviene quindi un bisogno vitale, per amore della verità, sacrificare le proprie precedenti convinzioni ereditate e sviluppare la capacità di vedere e giudicare da sé a partire dai fatti.
L’Antroposofia può offrire un aiuto in questa direzione, indicando una disciplina interiore attraverso la quale è possibile creare in se stessi le condizioni che consentano di poggiare la conoscenza del mondo e di sé su basi sicure. La conoscenza può cosí essere conquistata attraverso le forze create a nuovo nella propria anima, senza necessità di poggiare sulla fede in un’autorità esterna. A questo punto si supera l’interpretazione dei fatti e si giunge alla visione del loro significato e del loro senso, che è visione spirituale.
La vita sociale costituisce oggi il terreno piú propizio nel quale si possono sviluppare queste nuove capacità conoscitive che la presente evoluzione richiede all’umanità per procedere verso il futuro.
Tenterò qui di seguito di indicare alcune qualità interiori, alcuni pensieri e sentimenti necessari per potersi avvicinare nel modo migliore allo studio della vita sociale. Leggendo gli scritti e le conferenze di Rudolf Steiner si troveranno di continuo queste indicazioni di metodo, che hanno a che fare con l’atteggiamento interiore richiesto al ricercatore. Il mio contributo vuole indirizzare l’attenzione sulla loro importanza.
Superamento del pensare utopistico
Non è possibile risolvere i problemi della vita sociale con dei programmi utopistici pensati da qualcuno, ai quali la gente dovrebbe adeguarsi. Oggi gli uomini vogliono interagire tra loro sulla base dei problemi concreti, per trovare le soluzioni che i problemi stessi di volta in volta richiedono, nel tempo e nel luogo in cui si manifestano.
Non si tratta di elaborare programmi, ma di creare determinate condizioni che consentano di avviare i problemi a soluzione.
Libera vita spirituale
La Tripartizione sociale richiede una libera vita spirituale, indipendente dall’economia e dallo Stato. Prima ancora di stabilire quali forme dovranno assumere le sane istituzioni di una libera vita spirituale, che ha a che fare con l’educazione e la scuola, si dovrà considerare attraverso quale via si potrà giungere alla loro realizzazione, a partire dalle attuali condizioni.
Presupposto iniziale è che sempre piú persone si liberino individualmente da determinati condizionamenti e possano sviluppare la capacità di inserire positivamente nella presente vita culturale dei germi di trasformazione che avviino il processo nella direzione richiesta dai fatti.
L’inutile ricerca dei colpevoli
Le soluzioni dei problemi si trovano se si osservano i fenomeni sociali nella loro obiettività, senza voler subito individuare i colpevoli delle ingiustizie. Di solito non si pensa che noi possiamo inconsapevolmente essere corresponsabili delle storture che accadono, e di cui siamo tutti vittime, per il fatto che diamo per scontati alcuni nostri pensieri e sentimenti su ciò che è giusto e sbagliato.
Detto questo, cerchiamo ora di esporre alcuni pensieri fondamentali su cui si basa l’idea della Tripartizione sociale.
Regolare la struttura sociale e non gli uomini
Non si possono realizzare sane relazioni tra gli uomini che si ritrovano insieme nella vita sociale quando qualcuno impone la propria volontà su quella degli altri. Questo principio assume subito un valore giuridico nei rapporti tra maggiorenni. Ma anche nell’educazione dei minorenni appare evidente che si educa solo a partire dai bisogni di chi ci è affidato, nel rispetto della sua libertà e dignità.
Ora, accade che una relazione alla pari tra due persone si realizza al meglio quando entrambe non si trovano in condizione di necessità e di dipendenza nei confronti dell’altra. Il piú delle volte le azioni volte allo sfruttamento dell’uomo si possono realizzare a causa della condizione di bisogno in cui si trova chi è sfruttato.
Risulta quindi che il compito principale del riformatore sociale è di adoperarsi per stabilire delle regole che garantiscano efficacemente la tutela delle pari opportunità tra tutti i membri della società.
Le due condizioni fondamentali indicate da Rudolf Steiner
Il principale fattore che determina il bisogno umano, la nostra condizione di dipendenza, risiede nelle necessità di natura, nel bisogno di cibo, casa, cura, educazione ecc. Cerchiamo soddisfazione a questi bisogni inserendoci nella vita economica. Entrando nel mondo del lavoro, cerchiamo di ottenere un reddito che garantisca la sussistenza a noi e a coloro che sono a nostro carico. Essendo però in condizione di bisogno, dobbiamo accettare le condizioni contrattuali e di salario imposte dalla situazione economica del momento, pena la mancanza di un lavoro e di un reddito. Questo problema è divenuto bruciante nel nostro tempo, paradossalmente proprio quando lo sviluppo tecnologico ci ha sollevato sempre piú dalla necessità del lavoro fisico.
Per risolvere questo problema, la prima indicazione data da Rudolf Steiner è che devono essere due cose del tutto distinte lavorare e avere un determinato reddito. Ciò significa che il lavoratore e tutti quanti sono a suo carico, quindi tutti i membri della società, devono poter disporre di un reddito indipendente dal lavoro. Questo pone il lavoratore su un piano di parità nei confronti dell’imprenditore. Non essendo assillato dal bisogno economico, dato che questo è già soddisfatto dal reddito di base, egli potrà scegliere il proprio lavoro in relazione alle proprie attitudini individuali e stipulerà un accordo di collaborazione alla pari. Questo fatto non va solo a vantaggio del lavoratore, ma anche della produzione economica nel suo complesso, poiché le capacità individuali dei produttori potranno indirizzarsi nei settori dove possono esprimersi al meglio.
Il secondo fattore che causa disuguaglianza nelle condizioni economiche di base, è individuato da Steiner in una caratteristica del denaro, che per la coscienza comune lo rende particolarmente apprezzabile. Si tratta del fatto che il denaro tende a mantenere il suo valore nel tempo. Le merci invece hanno il loro valore nell’essere consumate, sono prodotte per essere consumate. Si genera quindi una disparità di fondo tra il possessore del denaro e il produttore di merci. La merce del produttore deperisce se non viene venduta e consumata, mentre il denaro mantiene il suo valore, anzi lo accresce attraverso gli interessi bancari. Quindi il produttore si trova in condizione di svantaggio, e dovrà cedere la merce al prezzo imposto dal compratore, prima che questa deperisca e perda di valore. Questo avviene soprattutto oggi, dato che con l’aumento della produttività c’è un eccesso di produzione e quindi i produttori si contendono i clienti attraverso l’abbassamento dei prezzi. Ma quando i prezzi non riescono piú a coprire i costi di produzione le aziende falliscono.
A tutto ciò si aggiunge un altro fattore aggravante. Lo Stato, la sfera giuridica, preleva le risorse necessarie per garantire i servizi sociali con l’imposizione fiscale sul settore economico produttivo. Le tasse sulle imprese, che oggi vanno dal 45 al 68%, divengono quindi ulteriori costi di produzione che fanno per lo meno raddoppiare i prezzi di merci e servizi, causando inflazione con grave danno per tutta l’economia. Oggi stiamo arrivando al fondo di questo processo recessivo.
Rudolf Steiner indica due misure che possono risolvere questo problema. La prima è che si deve fare in modo che il denaro deperisca, si consumi come le merci. La seconda è che si sostituiscano tutte le attuali tasse sulle entrate, dirette e indirette, con una sola tassa sulle uscite. Con tassa sulle uscite egli intende una tassa sul capitale che circola nel giro economico, che viene speso, prestato o donato. Tassando il denaro direttamente, esso deperisce e si consuma come le merci e non può piú essere accumulato e sottratto alla circolazione. Oggi infatti il capitale genera rendita finanziaria, che è il tumore mortale dell’economia moderna.
La proposta di Nicolò Bellía
Questo studioso italiano della Tripartizione ha ideato un sistema che, grazie alla moderna tecnologia informatica, è in grado di realizzare il nuovo sistema fiscale indicato da Steiner. Egli propone di abolire tutte le attuali tasse e sostituirle con un’unica tassa sul denaro. Per realizzare ciò è necessario convertire interamente tutto il denaro esistente in moneta elettronica. Del resto il 98% degli scambi monetari avviene già in questa forma. Attraverso la trasparenza dei conti si può cosí applicare alla moneta con procedure elettroniche controllate dalla Stato, e indipendentemente da dove si trovi e da chi ne sia il possessore, una tassa giornaliera in forma di interesse passivo che corrisponde al suo tasso di deperimento. Bellía indica un tasso di deperimento dello 0,022% giornaliero, che corrisponde a circa un 8% annuo. La tassa viene cosí riscossa automaticamente alla fonte, senza bisogno di alcun documento fiscale né di alcuna dichiarazione dei redditi, non può essere evasa e genera un gettito annuale costante. Questa misura impedisce che il denaro si accumuli nelle banche e si sottragga alla circolazione a danno dell’economia. Con la totale detassazione dell’economia si ottiene inoltre l’effetto di eliminare tutti i costi fiscali che gravano sulla produzione. Si ottiene il dimezzamento dei prezzi e il raddoppio del potere d’acquisto del denaro esistente. Si possono cosí reperire le risorse per pagare il debito pubblico e liberarsi dal ricatto delle lobby bancarie che emettono denaro a debito nei confronti degli stati e dei cittadini.
Il reddito di base per tutti, chiamato da Bellía reddito di cittadinanza, può essere erogato attingendo a queste risorse derivate dalla fiscalità monetaria. Il suo ammontare sarà stabilito da accordi tra tutte e tre le sfere della comunità sociale.
La separazione delle tre sfere della vita sociale
L’organizzazione delle tre sfere della vita sociale avverrà quindi attraverso un processo che avrà come attore ogni singolo individuo. La tutela sociale di base che viene garantita a tutti, grazie alle semplici misure proposte, consente che si possano liberamente manifestare gli interessi e possano essere valorizzate le capacità a vantaggio del benessere della comunità.
Quindi non è necessario, anzi sarebbe dannoso, organizzare la vita sociale secondo programmi precostituiti, pensati da qualcuno e ai quali poi ci si dovrebbe adeguare. La caratteristica di ogni organismo sano è quella di autoregolarsi in base al proprio divenire e al mutare dell’ambiente. Gli attori della vita sociale sono gli esseri umani nel loro divenire. La coscienza morale dell’umanità ha ormai riconosciuto che il divenire dell’uomo è sano solo quando è fondato sulla libertà, sulla possibilità di svilupparsi secondo la propria libera auto-determinazione.
Le tutele di base sopra indicate hanno il compito di favorire questa libera auto-determinazione. Le tre sfere della vita sociale, culturale, economica e giuridica, giungeranno ad una reciproca autonomia attraverso le libere scelte individuali.
Il primo passo è che lo Stato non si intrometta piú nell’economia. Questo si ottiene con la detassazione totale. Lo Stato tasserà la moneta e non gli scambi economici. Non sarà la sfera economica a sostenere il peso dei diritti dei cittadini, ma quella giuridica, attraverso la tassa monetaria. Questa tassa, come abbiamo visto, non è un peso per l’economia, ma un grande vantaggio. Assieme al reddito di cittadinanza ridà impulso ai consumi e agli scambi, toglie di mezzo l’inflazione e il debito ed elimina il problema della disoccupazione, mantenendo nel tempo il potere d’acquisto del denaro e impedendone la proliferazione tumorale.
Le scelte culturali ed educative, come quelle in relazione all’alimentazione e alle terapie, si stanno sempre piú differenziando individualmente. I servizi sociali statali saranno sempre meno in grado di soddisfare le mutate esigenze dei singoli individui, in continuo divenire. La disponibilità di risorse economiche per tutti e il dimezzato costo dei servizi, consentirà che si trasformi la sfera culturale-spirituale. Sparirà gradualmente tutto ciò che è economia e cultura di Stato. Si realizzeranno servizi autogestiti autonomi e autofinanziati da chi ne usufruisce; si liberalizzeranno le professioni in quanto lo Stato non dovrà piú garantire posizioni di vantaggio. Saranno i consumatori a scegliere i produttori, sia in campo economico che culturale, in base alle proprie esigenze.
Una volta che lo Stato si ritiri dall’economia e dalla cultura, potrà finalmente assolvere al meglio il suo compito, occuparsi cioè della sicurezza pubblica e della legislazione. Si assisterà ad una grande semplificazione legislativa, dato che la giustizia di base sarà garantita dalle due semplici misure introdotte, che tolgono di mezzo alla radice le vere cause dell’ingiustizia.
Conclusioni
Questo scritto costituisce solo un’introduzione al tema, ma contiene comunque gli elementi fondamentali per una comprensione. Leggendo il libro I punti essenziali della questione sociale e le conferenze di Rudolf Steiner alla luce dei pensieri qui espressi, si potrà forse comprendere piú chiaramente il loro contenuto.
Stefano Freddo
Tratto dal volume: Stefano Freddo, Padre perdonaci ‒ Il significato del denaro nel mistero del Golgota e nell’economia della salvezza. Fiordipesco Edizioni, Milano 2015.