Siamo giunti al punto in cui, tenendo conto – e si comprende che non è facile ‒ di tutto quanto si è cercato di esprimere fin qui, si deve affrontare lo scoglio della comprensione dei momenti finali del Golgotha, e come sempre si lascia la parola a Steiner (conferenza del 4 luglio 1909 – O.O. N° 112): «Esaminiamo la nostra interiorità. …Nell’interiorità dell’uomo, là dove il corpo eterico e il corpo astrale si compenetrano, domina la madre; e là dove l’Io si trova nel corpo fisico, si esprime il padre. Vale a dire: in ciò che è comune a tutti noi, che appartiene alla specie, che forma la nostra vita rappresentativa e la nostra vita di saggezza interiore, domina la madre, domina l’elemento femminile; in ciò che viene creato dall’unione dell’Io con il corpo fisico, nella forma esteriormente differenziata, in ciò che fa dell’uomo un “Io”, domina il padre, l’elemento maschile. …Egli [l’uomo] ha per cosí dire, oltre alla madre esteriore che è sul piano fisico, l’elemento materno, la madre dentro di sé; e oltre al padre che è nel mondo fisico, egli ha in sé l’elemento paterno, il padre. Stabilire un giusto rapporto tra padre e madre in se stessi doveva apparire [agli iniziandi precristici] come un ideale, un grande ideale. …Che cosa doveva accadere perché fosse possibile all’uomo trovare in se stesso definitivamente il pareggio armonico fra l’elemento materno e quello paterno, fra il proprio Io, che contiene l’elemento paterno, e l’elemento materno? Doveva venire l’impulso del Christo! Guardiamo ora da un punto di vista diverso in certe profondità delle nozze di Cana in Galilea. Nel testo sta scritto: “…C’era la madre di Gesú. E fu invitato anche Gesú con i suoi discepoli alle nozze” (Giov. II-1). Gesú – o meglio il Christo – doveva presentare agli uomini il grande esempio di un essere che ha trovato in se medesimo l’unione tra l’Io e il principio materno. Egli accenna a questo fatto durante le nozze di Cana in Galilea: “Passa qualche cosa da me a te” (Giov, II-4). Era un nuovo modo di “passare da me a te”, non piú secondo l’antica maniera, e significava un rinnovamento dell’intero rapporto. …Era cioè venuto il momento in cui l’uomo impara a combattere dentro di sé la troppo grande forza dell’egoismo, del principio dell’Io, in cui impara a porlo nel giusto rapporto con l’elemento materno, che domina nel corpo eterico e nel corpo astrale».
Questo fu l’inizio: a Cana il Christo dovette presentare almeno un esempio di come agirà l’uomo quando, con il suo Io, avrà raggiunto il giusto rapporto con l’elemento materno, che domina nel corpo eterico e nel corpo astrale. Ma perché questo inizio trovasse, nel giusto tempo, la sua necessaria conclusione: «…Occorreva inoltre che avvenisse anche qualcosa d’altro, qualcosa che lo scrittore del Vangelo di Giovanni descrive cosí. Ai piedi della croce vi era la madre, vi era il discepolo ‘che il Signore amava’, Lazzaro-Giovanni; quello che Egli stesso aveva iniziato e per mezzo del quale la saggezza del cristianesimo doveva giungere ai posteri; quello che doveva influenzare il corpo astrale degli uomini in modo che il principio del Christo potesse vivere in loro.
Nel corpo astrale umano doveva vivere il principio del Christo, e Giovanni doveva farvi fluire quel principio [e per farlo fluire, avrebbe dovuto averlo in sé]. Per questo era però necessario che il principio del Christo si riunisse dall’alto della croce con il principio eterico, con la madre. Perciò il Christo disse dall’alto della croce le parole: “Donna, ecco tuo figlio”. E poi disse al discepolo: ‘Ecco tua madre”. Ciò significa che il Christo unisce la Sua saggezza con il principio materno» (ibidem).
Chi scrive, crede che queste due ultime righe contengano, in arcana sintesi, la conclusione delle parole iniziali di questo scritto: «Si è voluto iniziare la seconda parte del lavoro sul Fantòma con queste parole di Rudolf Steiner: esse alludono a una delle sue piú profonde esperienze occulte, vissuta durante la sua visita alla Pietà di Michelangelo in Vaticano, quindi collegata al segreto centrale della storia dell’umanità: il Mistero del Golgotha (conferenza del 1° gennaio 1914 – O.O. 149). La sua esperienza in questo lavoro si collegherà al mistero della divisione dei sessi e alla misteriosamente giovanile figura di Maria scolpita da Michelangelo, ma anche al mistero del Graal. Quando Steiner uscí da San Pietro, con ancora negli occhi la figura della statua appena contemplata, subitaneamente un’altra immagine si accostò alla sua coscienza: quella descritta da Wolfram von Eschenbach nel suo poema sul Graal, in cui descrive la vergine Sigune che sorregge in grembo il cadavere del promesso sposo appena ucciso, mentre vengono scorti dal giovinetto Parsifal. In merito a quell’esperienza, Steiner espresse i pensieri appena letti, che abbiamo cercato di interpretare: “Questo contenuto della Scienza dello Spirito ha dovuto sostare nella mia anima per un lungo tempo, prima di raggiungere il giusto grado di maturazione, e solo dopo l’ho potuto rivelare, poiché costituisce un problema fondamentale dell’esistenza”.
Ci ha detto questo segreto in solo tre righe, poi, volutamente, indirizzò i lettori ad altri argomenti. Si tenterà di fare in modo che quelle tre righe siano sufficienti per giustificare quanto seguirà, e si cercherà di farlo con la massima serietà e umiltà possibili».
Ebbene, quelle tre righe sono state evidenziate da chi scrive: molte sono state le parole che si sono volute evidenziare, e forse qualche lettore potrà criticare tale metodo, ma se con l’occhio e la coscienza si sofferma su di esse, particolarmente sulle ultime, potrà accettare con minori resistenze quanto si affermerà ora.
Sotto la croce del Golgotha, in quell’immagine reale che ci è stata trasmessa dal Vangelo e commentata da Steiner, si è realizzata la soluzione del problema fondamentale dell’esistenza, che doveva essere risolto, affinché gli uomini potessero, in avvenire, divenire attrattivi e riempirsi del Fantòma del Christo. In quel momento il Christo fonda la creazione di un principio che, nel futuro, potrà riunificare androginicamente la donna e l’uomo, e fonda questo principio unendo il Suo Io alla Donna. Questo è il segreto manifesto che si può contemplare a Pasqua: «In verità dunque lo Spirito del Sole è contenuto nella coppa della Luna» (conferenza del 2 gennaio 1914 – O.O. 149). Accadde cosí che in Maria avvenne la riunificazione dei sessi, che, ancora non possibile nel corpo fisico, si realizzò completamente nel suo corpo eterico, per effetto della presenza unificante del principio dell’Io del Christo. In lei, il corpo eterico non fu piú solo maschile. Quel “Passa qualcosa tra me e te” si realizzò al massimo grado: il Christo trasfuse Se stesso, il Suo principio dell’Io universale nella Madre. «Era però necessario che il principio del Christo, il Suo Io che contiene l’elemento paterno [maschile], si riunisse dall’alto della croce con il principio eterico, con la Madre», e «ciò significa che il Christo unisce la Sua saggezza con il principio materno». L’elemento della saggezza-madre-femminile si riuní con l’elemento Io-padre-maschile, ma il Christo aveva già trasfuso il Suo impulso in Lazzaro alla sua resurrezione: «Perché infatti l’impulso esistente nel Christo passò nel discepolo, in Lazzaro ridestato».
Per questo il Christo poté dirgli qualcosa che potremmo interpretare cosí: «Ecco tua madre: lei è ora portatrice della stessa sostanza spirituale che ti ho già conferito: da ora, è come se lei stessa ti rigenerasse dalla sua stessa matrice animico-eterica, tessuta della Luce-Saggezza da me conferitale; è la stessa che ho già fatto fluire in te». L’armonia del principio materno e paterno fu stabilita, in loro e fra loro, dal Christo, e poiché Giovanni doveva influenzare i corpi astrali degli uomini futuri, con la saggezza che il Christo aveva conferito alla Donna, egli “La prese sempre con sé” come Madre interiore, fonte perenne di Saggezza immacolata da trasmettere agli uomini futuri. Deve essere chiaro che il termine madre, in questo evento senza pari, non può e non deve essere considerato nel senso comune. Giovanni “La tenne sempre con sé”, divenendo perciò portatore della stessa sostanza di saggezza-amore che il Christo aveva trasfuso nella Donna, Saggezza cristica destinata a compenetrare il suo elemento materno eterico-astrale, e a convivere in eterno con il suo elemento paterno Io-corpo fisico.
Fra un uomo e una donna fu ristabilito il flusso di una corrente spirituale persa dalla coppia primigenia con la cacciata dal Paradiso; quella corrente che scorreva tra il Christo e la Donna, sollevata al punto della massima forza e armonia possibili dal Dio fattosi vero uomo, fu trasfusa nei due Io microcosmici: tutto il futuro fu reso possibile. Grazie al sovrano equilibrio interiore androginico riconquistato, la madre e il discepolo sperimentarono in loro stessi la nascita del vero amore spirituale, superante ogni egoismo e ogni dipendenza dal sangue. In loro la saggezza rinnovata dal Christo divenne amore, e l’amore divenne saggezza dell’Essere di Verità, generante Libertà. Quell’amore che Giovanni visse in seguito con la sua coscienza superiore, si metamorfosò, poi, nei celesti colori e nelle sublimi forme delle Madonne di Raffaello, per divenire in Novalis, piú tardi, purissima poesia nel settimo dei suoi Inni alla notte, che esprimono l’arcano dell’androgine riconquistato all’umano:
“Tutto sarà un giorno corpo,
un solo corpo,
in sangue celeste
nuoterà la coppia umana”.
Come il Christo s’incarnò per mezzo del corpo eterico di Gesú di Nazareth, cosí la riunificazione dei sessi dovrà avvenire a partire dai corpi eterici degli uomini, ma prima essi dovranno stabilire l’equilibrio tra l’elemento materno e quello paterno, secondo il modello divino. Fino all’incarnazione del Christo, l’amore spirituale non esisteva sulla Terra, era amore dell’anima, come tale governato dalla discendenza del sangue e dalle passioni; vi sono pure stati grandi amori, ma da allora l’anima umana è fortemente mutata, si è giunti da tempo alla realtà che, chi si ama oggi, si odia domani. Altro è il sacro Amore che ci ha portato il Christo!
L’Io del principio del Christo, operante nella Maria nathanica celeste e nel corpo eterico della “Donna” Salomonica, farà divenire questo essere complesso la nuova Vergine cosmica, la Maria-Sophia, cosí giovanilmente scolpita da un Michelangelo ispirato. Lazzaro-Giovanni, come portatore dell’Io del Christo, nel suo corpo eterico ebbe reintegrata l’androginia, e con essa l’Amore sacro, illuminato nell’astrale dalla Sophia; ma un tale corpo astrale è già un sé spirituale pienamente maturato. La Terra non aveva bisogno solo di un Dio, ma di un Dio che trasformasse l’anima dell’uomo portandola a livello divino, colmandola cosí della potenza traboccante dell’Amore-Saggezza. Quando il Christo realizzò l’unione tra il maschile e il femminile, come sigillo di garanzia per tutti gli uomini futuri, pose fine alla Sua Passione con le parole: «Tutto è compiuto», e finalmente poté abbandonare il Suo microcosmico sepolcro umano.
Riconsiderando il tutto, e sapendo da Steiner che Giovanni ha il compito di «influenzare l’astrale degli uomini» con la Sophia del Christo, allora possiamo pensare che Giovanni non «la prese per sempre con sé», ma piú propriamente: «egli la prese per sempre nel sé», per poterla trasfondere in ogni uomo che vorrà accoglierla nel suo sé, come nuova Madre celeste. Questa Madre sotto la croce perse il figlio, ma le fu donato un nuovo figlio, pregno come l’altro, ma per sempre, del Christo, attraverso cui divenire Madre dell’umanità intera. Una nuova Eva, che non offrirà piú la conoscenza che attira in basso, ma a cui rivolgersi con Ave, perché “piena di Grazia”; un “eterno femminino” che, in ogni uomo, farà “generare dall’alto” il sé spirituale, perché è da lí che ci attrae come “Janua Coeli” e “Stella Maris”: come Porta del Cielo e Stella del Mare astrale pacificato.
Nella forma piú grandiosa, l’effusione dell’Io del Christo, scorrente con il sangue dalla croce e irradiante intorno a sé Luce spirituale e calore di Vita-Amore, iniziò a fluire nei pochi che avevano seguito il Christo sino alla morte. Quel sangue fu raccolto, non solo nella Coppa di Giuseppe di Arimatea, ma anche nelle anime e nei cuori della cerchia della croce; per questo si devono considerare come la prima Confraternita del Graal. Si osservi anche la «Crocifissione»: un affresco di Giotto facente parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova, dove tre Angeli raccolgono il sangue del Christo, perché tre sono le impronte corporee del Christo-Gesú, che si moltiplicheranno portando in loro la forza del suo Io.
Cosí, gli involucri spirituali di Gesú di Nazareth (o Gesú nathanico), potenziati al massimo dalla presenza in essi dell’Io del Christo, poterono compenetrare la Madre e Lazzaro-Giovanni, ma poterono anche iniziare a moltiplicarsi in fac-simili, in copie che vennero incorporate, fino ad oggi, nei piú eminenti rappresentanti dell’impulso del Christo. Se non si fosse verificata questa reintegrazione in Lazzaro-Giovanni, e se in lui non si fosse armonizzato l’egoismo dell’io con la sua parte materna, se, in altre parole, non si fosse ricostituita l’androginia nel suo corpo eterico, allora il Fantòma creato dal Christo non avrebbe mai trovato corpi eterici in grado di attrarlo e di plasmare corpi fisici umani in figure androginiche. Sí, Giovanni influenzò e influenza (lasciandoci liberi) i corpi astrali, e se noi uomini ce li faremo riempire della nuova Iside-Sophia, allora il Christo, a cui avremo aperto la porta, farà fluire in noi non solo le copie dei corpi spirituali di Gesú e del Suo Io-Christo, ma anche, e soprattutto, una copia del Suo Fantòma. Si meditino le sue prossime parole, e si comprenderà anche qualcosa della discesa del Christo fino al centro della Terra, necessaria per strappare ad Ahrimane il potere delle ossa, quelle ossa che permettono la stazione eretta della figura umana portatrice dell’Io (conferenza del 16 aprile 1906 – O.O. N° 96): «Nel corso della conferenza ho parlato della particolarità dell’ottava sfera [in questa conferenza Steiner descrive le nove sfere interiori della Terra] che si chiama Dispersore, o Moltiplicatore. Ora, questa sfera ha anche una grande importanza per il corpo fisico dell’uomo. Quello che abitualmente si chiama corpo fisico, perisce dopo la morte per quanto è fisico e materiale. Questo si dissolve nelle sfere superiori della Terra, ma non la somma delle forze che mantiene il corpo fisico nella sua forma. Potete trovarle nella settima sfera, quella che è chiamata la Terra-specchio. Dunque, se trattenete nella cronaca dell’Akasha il momento in cui un uomo muore e poi seguite il luogo dove stanno le differenti parti del suo essere, vedrete che il cadavere fisico perisce, ma che la forma fisica può essere trovata nella Terra-specchio, nella settima sfera. Là sono conservate le cose che possono essere investigate nella cronaca dell’Akasha. È effettivamente come una specie di riserva per le forme che restano presenti. La materia perisce, ma la forma resta conservata. Se adesso seguite in Spirito una simile forma umana che è stata conservata, vedete che essa soggiorna per un certo tempo in questa settima sfera. Poi essa viene dispersa nell’ottava sfera, il Dispersore o Moltiplicatore. Avviene realmente ed esattamente la stessa cosa che vi ho descritto prima per la semplice osservazione del fiore. Questa forma corporea di un uomo vi apparirà moltiplicata molte volte, e apparirà in seguito nuovamente in occasione della costruzione di ulteriori uomini. Facciamo dunque bene attenzione: l’uomo che vive fra noi non ha soltanto la sua individualità, il suo essere piú intimo: egli porta anche in sé, nel suo centro, nel corpo, altri uomini per quanto concerne la forma. Conoscenze del genere di quelle che vi ho comunicato oggi facevano parte dei misteri dei Rosacroce, di cui ho precedentemente evocato per voi la profonda saggezza. I Rosacroce non vedevano la Terra come una massa senza vita, come fanno i naturalisti moderni. Anche Goethe, grande poeta e spiritualista, sapeva che la Terra non è qualcosa di morto, senza vita».
Ci si deve compenetrare con la realtà, in sé sconvolgente, che si è portatori di copie delle forme corporee fisiche (forme composte di solo forze fisiche) di molti uomini vissuti prima di noi, e che tali copie, con le loro forze che vengono dal passato, influenzano le forze formanti la figura del Fantòma personale attuale: che questo avvenga anche e sempre piú con le copie moltiplicate del Fantòma del Christo, dovrà divenire il massimo ideale perseguito liberamente da ogni uomo. Forti di questa conoscenza, si ritiene congruo rifarsi al corpo fisico abbandonato dall’Io di Zarathustra, per trasferirsi in quello del Gesú nathanico: è giusto meditare sulla reale possibilità che tale figura di forze sia servita, poi, per costruire altri corpi fisici umani destinati a certi traguardi spirituali. Che egli sia il Maestro del cristianesimo esoterico, deve farcelo porre in quella ristretta e benedetta schiera celeste dei “Sacerdoti per sempre alla maniera di Melchisedec”: veri fari dell’umanità da sempre al servizio della Parola vivente, schiera in cui, ora, vive e opera anche il Maestro dei Nuovi Tempi, che ha preannunciato, in forma giovannita, il ritorno del Christo in eterico.
Mario Iannarelli (8. segue)