Seguo da anni la vostra bella rivista e vi scrivo in merito ad una mia perplessità. Negli scritti e nelle conferenze di Rudolf Steiner viene sovente illustrato il percorso ultraterreno che l’anima umana intraprende dopo la morte e la deposizione dell’involucro fisico; vengono inoltre indicate delle durate temporali per le varie tappe di questo viaggio, pochi giorni per il Grande quadro mnemonico a cui segue il Kamaloca, che dura circa un terzo della vita trascorsa, ed infine l’esperienza del Devachan. La mia incomprensione riguarda proprio queste indicazioni temporali: si intendono giorni e anni terrestri? L’anima disincarnata “sente” il tempo nello stesso modo di quando abitava un corpo fisico ed era quindi inserita nello spazio/tempo di questo nostro universo manifesto? Ringrazio per il vostro lavoro e porgo cordiali saluti a tutta la redazione.
Marco P.
Riguardo alle comprensibili perplessità in merito alle durate temporali dell’anima dopo la morte, secondo quanto precisato da Rudolf Steiner, dobbiamo considerare che si tratta di una spiegazione data a un uditorio di persone che, come ognuno di noi vivente sul piano fisico, concepiscono piú facilmente una durata piuttosto che un’intensità extratemporale. Apprendiamo solo concettualmente, senza però poterne avere la diretta conferma, che dall’altra parte il tempo non esiste, cosí come lo spazio, ma solo quando lo sperimenteremo sapremo che la vita è un eterno presente, alla pari del fatto che ciò che è lí, nello spazio, è contemporaneamente anche qui. Il periodo del Kamaloca, corrispondente a circa un terzo della vita trascorsa sulla terra, viene cosí indicato esclusivamente per la nostra personale capacità di comprensione. Allo stesso modo, ci resta assai difficile comprendere che una persona può incarnarsi in un periodo di tempo futuro o in un lontano passato della terra, per sperimentare situazioni che si danno solo in quel particolare momento storico, e che di conseguenza il karma muta continuamente, è in perenne trasformazione, mentre noi lo vediamo come un sistema lineare in evoluzione solo dal passato al presente al futuro. Certamente l’anima disincarnata sente in maniera del tutto diversa sia lo spazio che il tempo. Con la nascita fisica sulla terra entriamo nella dimensione della materialità per sperimentarne i limiti, ma anche le possibilità che questa dimensione ci offre. Possiamo negare ogni spiritualità, vivere per l’esclusiva affermazione dell’ego, ma abbiamo anche in noi la capacità di volgerci nuovamente, con un atto di libera volontà autocosciente, trasformando il nostro pensare e il nostro sentire, al Divino di cui siamo parte integrante. Si attuerà allora ciò che Steiner ha preconizzato: l’uomo diverrà la decima Gerarchia spirituale.
Se in futuro il velo che ci divide dai trapassati si alzerà quasi completamente e potremo parlarci, praticamente essi sono tra noi ma per il momento non possiamo vederli mediante le nostre attuali facoltà? Un po’ come gli angeli e le altre entità spirituali che sono intorno a noi sebbene ai nostri occhi fisici siano invisibili? O meglio, noi stessi siamo già nel mondo spirituale insieme a tutte le entità spirituali (non dobbiamo immaginarcelo chissà dove), ma la nostra parte piú densa non ne è consapevole? Però la parte spirituale che è attualmente in noi, se sviluppata e portata alla coscienza, per esempio grazie all’Antroposofia, può sentirsi unita al tutto ed acquisire facoltà importanti anche durante questa vita terrena?
Sabi
Giuste deduzioni e intuizioni. Tutto è qui, perché qui è il Mondo spirituale in cui siamo contenuti. Naturalmente non è un piccolo mondo ma è tutto l’universo, che però, essendo aspaziale, può essere rappresentato nel minuscolo punto che inseriamo al centro di un cerchio, o sulla punta di uno spillo. Ma è al contempo infinito. Difficile per la nostra mente abituata alla tridimensionalità comprendere questo, possiamo solo cercare di immaginarlo. Dunque, se tutto è qui e ora, anche i nostri cari trapassati sono qui e ora, non in veste fisica ma vivi nella loro veste spirituale, invisibile per noi. Un giorno a Massimo Scaligero fu chiesto se potremo in futuro concepire la quarta dimensione. La sua risposta fu che ciò a cui dovremo giungere è piuttosto la bidimensionalità, che è quella dell’eterico. E aggiunse poi che con il nostro sviluppo ulteriore arriveremo all’unidimensionalità, che è la dimensione dello Spirito. Il sentirsi uniti al tutto può essere da noi concepito come idea, ma con la disciplina interiore possiamo arrivare percepirlo come realtà.
In questo periodo si sono riaccesi i sentimenti riguardo alle differenti fazioni politiche, cosa che in tempi meno recenti sembrava essersi attutita. Come dobbiamo considerare questo, positivo perché ci si interessa alla vita pubblica, o negativo perché diventa terreno di scontro?
Aldo R.
Una delle cose di cui il discepolo di una via spirituale deve liberarsi è proprio il sentimento politico. Noi possiamo anche avere simpatia per una determinata corrente politica, ma questa simpatia non deve invadere l’anima, e dobbiamo riconoscerla come una parte di noi non essenziale che, se salisse fino al pensare, vi opererebbe una distruzione. Dobbiamo essere grati a certi esseri che si battono con grande sincerità su quel piano, ma il nostro compito è giungere, per ben altra via, alla conoscenza di quanto può agire positivamente sul karma del popolo. Se noi invece facciamo una decisa scelta politica e ci battiamo per essa, entriamo in contrasto con la corrente opposta e non lavoriamo per un aiuto concreto alla società, bensí peggioriamo la situazione. A noi è richiesta una indipendenza dalle fazioni contrapposte. Dobbiamo avere la presunzione di agire su un piano che per i politici di professione non esiste neppure. Non è vietato a nessuno avere delle simpatie, ma c’è una zona della coscienza che deve essere libera. Solo cosí possiamo lavorare per lo Spirito e aiutare in maniera efficace chi è sceso nell’agone politico. Ci è richiesto di mantenere intatta quella zona della nostra coscienza per ottenere dall’Alto le giuste intuizioni che potranno favorire il vero progresso della società.
Sono sempre stanca e dolorante, fisicamente e psichicamente, per cui non riesco neppure a leggere una pagina dei libri di Steiner o di Scaligero che in passato mi aiutavano, e neppure a fare un esercizio che potrebbe ridarmi un po’ di vigore. L’unico aiuto mi viene dalla lettura del libro di Maître Philippe che un amico mi ha generosamente donato…
Maria Cristina
Nei vari periodi della nostra vita possiamo ricevere aiuto, trovandoci in una situazione di difficoltà, in maniera particolare da un Maestro o da un altro. Se Rudolf Steiner, il Maestro dei Nuovi Tempi, rappresenta la via del pensiero, cosí come Massimo Scaligero la via della volontà, sappiamo che Maître Philippe rappresenta la via del sentire. Probabilmente in questo momento è il sentire che ha piú bisogno di essere sostenuto. Tornerà il tempo della necessità di lavorare con il pensiero e la volontà, e la capacità di riprendere il lavoro interrotto.