Per avere una nozione precisa del processo della reincarnazione, dobbiamo per prima cosa familiarizzarci con una rappresentazione che è importante per tutta la concezione del mondo, ossia la legge dell’azione e della reazione. Ogni effetto chiama il suo effetto contrario.
Quello che si può percepire in modo grossolano si osserva anche in tutta la natura, per esempio quando colpisco qualcuno e lui mi restituisce il colpo, dunque quando un colpo è seguito da un contraccolpo. Newton lo ripete piú volte nelle sue opere. Ed è altrettanto valido anche in campo occulto. La reazione non è sempre percepibile, ma essa lo è perfettamente: per esempio quando si fa pressione su una palla di gomma. Piú grande è la pressione piú grande è la reazione. Ugualmente nella natura, quando da qualche parte appare il calore, questo calore deve essere tolto da un altro posto; da qui nasce, per reazione, il freddo.
Questa legge dell’azione e della reazione si applica anche all’insieme del Mondo spirituale, ed è estremamente importante saperlo, se si vuole comprendere il karma e la reincarnazione. Un’azione trova la sua espressione sul piano fisico. Un sentimento, invece, non lo si vede direttamente sul piano fisico. Se ho un’amicizia per un essere umano, possiamo essere fisicamente separati e quindi il nostro sentimento non può affatto manifestarsi all’esterno con un’azione, ma possiamo, malgrado tutto, provare un’amicizia reciproca. Un sentimento ha la sua espressione immediata sul piano astrale. Trova la sua espressione sul piano fisico solo quando il sentimento porta all’azione. Dobbiamo tener conto di questa differenza. Dobbiamo avere ben chiaro il fatto che ogni azione che ha luogo sul piano fisico ha il suo effetto da qualche parte, e provoca anche un effetto contrario. Sul piano fisico un’azione provoca sempre una modificazione.
Se vogliamo comprendere piú profondamente il mondo, non dobbiamo soltanto basarci su ciò che possiamo vedere. Alla base di tutti i fatti fisici vi sono delle forze, ed è grazie a loro che essi avvengono. Per esempio, se guardiamo la struttura di un cristallo, possiamo osservare sul piano fisico la sua forma, il suo colore. Ma vi sono delle forze che lo costruiscono. Non si possono percepire tali forze sul piano fisico, però occorre che queste prima esistano. Queste forze che creano le forme sul piano fisico, e vi agiscono in modo strutturante non si trovano però sul piano fisico.
Se meditiamo profondamente su un cristallo, per esempio su un cristallo ottaedrico, se lo immergiamo completamente nella nostra anima adattandoci interiormente alla sua forma, lasciando questa forma agire su di noi per un’ora, e se in seguito siamo capaci di farne astrazione, arriviamo allora sul piano arupa. …Quando si lascia agire in questo modo su di sé un qualsiasi cristallo, per esempio un cristallo di rocca, mantenendo le sue forme nei movimenti dell’anima per farle infine sparire, si raggiunge il piano arupa. Ed è proprio cosí che s’impara che le forze strutturanti del cristallo si trovano sul piano arupa. Troviamo sul piano arupa tutte le forze che sono alla base dei fenomeni del piano fisico. Tali osservazioni non ci permetteranno certo di avere delle rappresentazioni che si riferiscono direttamente alla vita umana. È effettivamente molto difficile trasportarsi in spirito sul piano arupa grazie all’osservazione delle azioni umane, salvo che per le azioni degli adepti.
È pertanto molto utile partire dai regni puramente fisici e seguire un simile procedimento, lasciandosi assorbire in questo modo in un cristallo. In un cristallo c’è in effetti una grande purezza, una grande castità. Esso non ha in sé alcuna pulsione, alcun desiderio.
L’ideale che l’uomo dovrà raggiungere in un lontano futuro si rivela in tutta la sua purezza quando ci si immerge in questo modo nel silenzio del regno minerale. Per l’occultista, in effetti, una pietra muta, discreta, senza desideri, nasconde un fascino immenso. Neppure nel regno vegetale si può trovare come nel minerale, il regno piú antico, una tale purezza muta e casta per farne l’oggetto delle proprie osservazioni.
Nel mondo fisico dobbiamo sempre considerare una parte manifesta, i fenomeni, e una latente, le forze, visto che le forze che vi sono attive, in realtà, si trovano sul piano arupa. Quando siamo attivi sul piano fisico, suscitiamo dapprima dei fenomeni, ma in effetti ogni azione si estende ugualmente fino al piano arupa, ove si trova la sua reazione. Gli atti del piano fisico s’imprimono e restano sul piano arupa come l’impronta di un sigillo. La materia del piano arupa è fine, dolce, duratura, è l’Akasha e le azioni degli uomini vi restano iscritte.
Arriviamo ora a tutte le espressioni degli uomini che contengono dei sentimenti. Tutti i sentimenti che l’uomo esprime hanno anche loro, come le sue azioni, le loro reazioni, a parte il fatto che i sentimenti non si estendono fino al piano arupa, ma hanno la loro reazione nelle parti inferiori del piano del Devachan, sul piano rupa.
Questo si può in effetti dedurre già da una certa osservazione della natura. Quando ci concentriamo su una pianta come facciamo con un cristallo, con la nostra forza di rappresentazione dobbiamo restare molto piú a lungo sulla pianta, perché non dobbiamo soltanto lasciar agire su di noi la sua forma, ma anche la sua mobilità interna, la sua vita. Possiamo allora fare ugualmente certe esperienze, ma bisogna consacrare loro piú tempo rispetto al minerale. Bisogna guardare la pianta ogni giorno e seguirla nella sua crescita. Lasciamo prima agire su di noi la piantina, osserviamo nella meditazione la sua crescita finché abbia formato dei fiori e prodotto dei frutti, lasciamo agire l’eco di tutto questo in noi, cancelliamo la sua forma sensibile in noi – ci si potrebbe allenare per decenni – e le forze psichiche che la pianta ha suscitato in noi ci condurranno allora nelle parti inferiori del piano del Devachan.
Bisogna ora domandarsi: quale forza agisce nelle piante e condiziona la vita? Se potessimo scivolare in una pianta, viverci e crescere con lei, se ci fosse possibile spogliarci cosí di noi stessi ed entrare nella vegetazione, avremmo conosciuto dall’esterno qualcosa che conosciamo molto bene dall’interno, vale a dire il sentimento umano: il piacere e la pena, la tristezza, la gioia ecc. Se si potesse staccare da se stessi il piacere, grazie al piacere si sarebbe in grado di far crescere dei componenti puramente minerali. Certi yogi raggiungono la possibilità di influenzare la crescita delle piante grazie a questa forza, ma si sono esercitati a queste osservazioni e a queste meditazioni durante lunghi anni, perfino durante numerose incarnazioni.
Il sentimento ha la sua replica nel piano inferiore del Devachan. L’uomo non ha alcuna influenza sulla pianta se non ha sviluppato la forza dello yoga, ma noi possiamo avere un’azione vivificante sul prossimo grazie a un sentimento caloroso. È noto che questo può essere osservato da un educatore. Durante una lezione, quando ci si pone davanti a un bambino con un caloroso interesse, si sa quale forza vivificante esiste in questo sentimento. Si può ancora osservare che nel mondo ben altri sono gli effetti prodotti dal sentimento. Dove si comincia a lavorare con le forze della crescita, anche il sentimento stesso ne è sollecitato. Per gli uomini, l’arte rappresenta un inizio di tale lavoro. L’artista ha in sé almeno il germe di quella che è la forza organizzatrice, se è un artista di alto livello, come ad esempio colui che ha scolpito la testa di Giove. Se la creazione artistica legata ai sentimenti umani fosse intensificata, permetterebbe di far spuntare le piante. Nella Scienza dello Spirito si dovrebbe di nuovo stimolare la comprensione di tutto ciò che è veramente artistico, là dove lo si afferra in quanto nozione di cultura universale nel senso piú puro e nobile.
Non tutto quello che è organizzato sul piano fisico ha un corpo eterico, mentre tutto ciò che cresce ha un corpo eterico. Quando l’uomo svolge un’azione artistica, quando contempla o crea, agisce sul corpo eterico. La forma data all’argilla, o anche una pittura, agiscono immediatamente sul corpo eterico. Una virtú agisce invece sul corpo astrale. Alcuni nobili esseri che ritornano dal Devachan trovano un corpo eterico che non si armonizza con il loro evoluto corpo astrale, perché non avevano fatto niente in merito a un’attività organizzatrice nel senso della bellezza. Per questo accade che diversi esseri umani che avevano condotto una vita molto santa nell’ultima incarnazione, senza però occuparsi di ciò che è nobile a livello esteriore, sensibile, quando si reincarnano hanno paura dell’incarnazione perché il loro corpo eterico non è stato nobilitato grazie alla bellezza sensibile.
Questo dà origine a una reticenza prima dell’incarnazione e, nei casi estremi, a un’incarnazione nell’idiozia. Ora, quando l’essere umano subisce tutti gli inconvenienti del suo corpo eterico durante una vita vissuta come idiota, questo viene compensato nell’incarnazione successiva.
Per il fatto che se l’uomo non ha nobilitato il suo corpo eterico attraverso l’influenza della bellezza sensibile nascendo riceve uno shock, la massoneria ha stabilito la bellezza come suo secondo principio. La saggezza, la bellezza e la potenza (o la forza) sono le tre potenze costruttrici; sono queste che bisogna sviluppare. Colui che le possiede tutte e tre diventa un uomo che nella prossima incarnazione si adatterà ai suoi tre corpi.
Queste cose ci impongono giustamente il dovere di reintrodurre l’attività artistica nella vita scientifico-spirituale. Attualmente la corrente della Scienza dello Spirito ha d’altronde accettato questa idea. Prima dovevano agire sul corpo astrale solo gli insegnamenti. Ora si tratta di influenzare il corpo eterico con i sentimenti. I grandi insegnamenti non sono solo impartiti ma realizzati costruendo, dipingendo, cesellando.
Avremo fatto molto quando avremo attorno a noi un mondo costruito nello stile della grande Scienza dello Spirito. Il cristianesimo non è stato soltanto dato attraverso i canoni della Chiesa, ma è anche stato dipinto da Michelangelo, Raffaello, Leonardo, ed è stato costruito nelle cattedrali gotiche. In seguito, dopo essersi interiorizzato, il cristianesimo si è espresso nell’elemento musicale.
Dopo il mondo dei sentimenti giungiamo a quello del pensiero. Quando un uomo afferra un pensiero puro, entra in una situazione diversa da quella del suo sentimento e delle sue azioni. Perché anche colui che afferra un pensiero puro produce con esso una reazione. Gli europei hanno molto raramente un tale pensiero puro; la maggior parte del tempo i loro pensieri sono intorbiditi da istinti, desideri e passioni. In generale, c’è solo un caso nel quale gli europei hanno pensieri puri, ed è quando si applicano alla matematica. Quando gli uomini fanno dell’aritmetica, le loro passioni non ne sono molto partecipi. La maggior parte delle persone non ama la matematica perché vuole esprimere in tutto un sentimento o una critica. Non si può sottomettere la matematica a un voto parlamentare. L’uomo riconosce la verità matematica grazie alla stessa verità; non si può risolvere un problema che in un solo modo. Un problema deve essere risolto alla stessa maniera, che sia un uomo solo che decide, oppure anche un milione. Non ci sarebbe mai bisogno di prendere delle risoluzioni a maggioranza se fosse possibile decidere in ogni campo con altrettanta obiettività e anche con cosí poca passione come nella matematica. In Europa si può soltanto indicare a titolo d’ideale che un giorno, in altri campi della vita, si giudicherà con questa obiettività spogliata dalle passioni.
I ricercatori non polemizzerebbero se tenessero obiettivamente conto dei fattori della realtà, poiché la verità non si può presentare agli uomini differentemente. I pareri divergono perché gli uomini, con i loro istinti e le passioni, si legano alle proprie rappresentazioni in modo diverso. Haeckel ha degli istinti differenti da Wasmann, ed è per questo che giudicano molto diversamente. In nessuna filosofia si è parlato delle faccende umane altrettanto filosoficamente, nel senso piú elevato del termine, e cosí obiettivamente con la purezza di un giudizio matematico, come nella filosofia del Vedanta. Colui che vi si immerge sa cosa vuol dire: non ha bisogno di nessuna altra persona per sapere se qualcosa è vero. Colui che si eleva veramente a questo pensare chiaro, scevro di passione, non ha bisogno di alcuna altra opinione.
Eraclito e Hegel erano piú purificati delle loro passioni di Du Bois-Raymond, Herbert Spencer o Haeckel; per questa ragione sono situati piú in alto. Esistono punti di vista e giudizi differenti, ma non esitono verità che si contraddicano realmente. La verità di Haeckel striscia terra terra; la saggezza del Vedanta si eleva a una purezza staccata da ogni passione e vede le cose dall’alto. Non contraddice il materialismo, ha semplicemente un punto di vista piú elevato.
Nel suo libro Metamorfosi delle piante Goethe ha cercato di creare una forma spoglia di passioni come la matematica. Voleva cosí creare dei pensieri effettivamente spassionati e introdurre lo spirito matematico nei campi superiori. Solo un minimo di yoga, di purificazione delle emozioni, può far comprendere quello che Goethe intende con la sua botanica.
Per il fatto che il pensiero si eleva a questo sacro livello, si accede con esso al piano del Devachan. L’europeo non è quasi mai sul piano del Devachan, salvo quando fa dei calcoli. Anche certe parti della creazione artistica si elevano al piano del Devachan. Quando Goethe, in quanto artista, s’innalza ai sommi vertici, è molto poco compreso. Ha cercato di introdurre questo pensiero privo di passione nella Ifigenia in Tauride e in Torquato Tasso, piú ancora ne La Figlia Naturale. Questi drammi hanno avuto un potente effetto soprattutto sulle persone forti ed energiche; alcuni hanno versato lacrime leggendo La Figlia Naturale.
La reazione a un tale pensiero, che è sul piano del Devachan, si trova sul piano astrale. Questi pensieri agiscono verso il basso, sul piano astrale, mentre le altre cose agiscono verso l’alto. In Fichte, per esempio, i pensieri contenuti ne La Figlia Naturale agirono sul piano astrale, sul suo sentimento, e lo toccarono al punto da farlo piangere. Fu una reazione al pensiero. Certi uomini sono toccati nel piú profondo di loro stessi da pensieri puri di questo genere. Per l’azione e per il sentimento la reazione sale; in questo caso, scende.
Anche se si avvera raramente che i pensieri siano cosí puri, essi esistono pertanto sempre in quanto forze motrici. I pensieri esistono anche se ci sono molte dispute fra le diverse opinioni. Ora, quando l’uomo vive nel pensiero sul piano del Devachan, occorre anche che afferri questo pensiero in modo da provare un sentimento per esso. La maggior parte della gente è d’accordo con il primo principio scientifico-spirituale “nella misura in cui è un’opinione”. Ma se si domandasse loro se lo difenderebbero anche con il proprio sentimento, si arriverebbe a un altro giudizio. È soltanto dopo che sul piano astrale si è fatta scendere un’opinione che si reclama essere completamente penetrata dal sentimento, soltanto allora questa opinione diventa realmente attiva. La Scienza dello Spirito vuole far evolvere gli uomini per portarli, ugualmente con la loro vita e il loro sentimento, là dove si trovano i loro princípi.
Ricapitoliamo: sul piano arupa c’è un effetto di tutte le nostre azioni esteriori. In una vita fra nascita e morte lasciamo tutta una massa di effetti sul piano arupa. Sul piano astrale resta un’impronta di tutto ciò che abbiamo pensato. Dopo la morte, passiamo prima di tutto per il Kamaloca, e in seguito arriviamo sul piano rupa. Ci arriviamo quando non abbiamo ancora afferrato molti dei pensieri del Devachan. Quando non abbiamo piú altri pensieri che quelli del Devachan, siamo già diventati dei chela, degli allievi in occultismo, abbiamo allora interamente in noi il piano del Devachan.
Il chela può restare sul piano astrale, rinuncia al Devachan perché, grazie ai suoi pensieri puri, ha pulito e consolidato il suo corpo astrale al punto di poter continuare a utilizzarlo. Tutto quello che in noi non è stato ancora lavorato e nobilitato dall’Io si dissolve nel Kamaloca. Nell’uomo poco evoluto è la parte piú grande che si dissolve, nell’uomo molto evoluto è la parte piú piccola. Il corpo astrale già nobilitato è portato nel Devachan. Tutta la vita del sentimento che abbiamo sviluppato ci prepara una nuova vita, lavora su di noi. Quando siamo uniti a tutte le nostre azioni, siamo spinti verso la nostra prossima incarnazione. La parte dell’Io resa eterna – l’Io e il corpo astrale nobilitato – ritorna, e nell’astrale s’incorpora in un nuovo corpo che corrisponde a quello che non è stato ancora nobilitato. È proprio nel Devachan che ci si prepara ad annettersi un componente estraneo nuovo. Vi si aggiunge in seguito il corpo eterico. Dopo tutto questo, l’uomo ha una prefigurazione di tutto ciò che l’attende. Si svela allora una prefigurazione di quello che accadrà, cosí come lasciando il corpo fisico e astrale si desta la memoria del passato fino all’ultima nascita. Ora, in quel momento, può succedere qualcosa di particolare: si può ricevere uno shock che provoca l’idiozia. Continuando poi a scendere, vi si aggiunge il corpo fisico.
Dato che i pensieri agiscono solo sul piano astrale, dal punto di vista karmico essi sono quanto c’è di piú intimo. Sono creatori di per se stessi. Per questo è giusto dire: “Domani tu sarai quello che oggi pensi”. Piú il pensiero è puro e sovrasensibile, piú si diventa creatori del proprio carattere.
Il destino si forma anche grazie ad altri fattori: i sentimenti formano le occasioni del destino, mentre le azioni determinano la sua forma.
Rudolf Steiner
Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner
Berlino, 19 ottobre 1905 ‒ O.O. N° 93a. Traduzione di Angiola Lagarde.