Ora si passa all’immaginazione del Graal che è in riferimento con il corpo eterico (conferenza del 25 marzo 1913 –O.O. N° 145): «Come in certo modo il corpo fisico diventa il giardino pieno di significato del paradiso, cosí anche quelli che accadono nel corpo eterico diventano processi pieni di significato. …Si guarda cosí al corpo eterico [chiaroveggentemente] e si vedono in sostanza, come segni completamente viventi, le sue realtà mobili. Ci si vede separati, come attraverso un profondo abisso, da ciò che avviene nel corpo eterico. …Avendo ora a che fare con processi che si svolgono tutti nel tempo, ci si sente, dunque, come un viandante che va verso il proprio corpo eterico …si sente come se, nell’avvicinarsi al proprio corpo eterico, si avesse qualcosa che ci viene incontro e ci respinge, come se ci si accostasse a una roccia spirituale. Poi è come se si venisse lasciati entrare in qualcosa, come se si fosse stati prima fuori e adesso si fosse dentro, ma non come lo si è di giorno. Tutto dipende dal fatto che con il proprio corpo astrale e con l’Io si è fuori, e dentro si guarda soltanto, cioè si è dentro solo con la propria coscienza. Ora si viene a conoscere che cosa vi accade. Come il corpo fisico si è trasformato in paradiso, anche qui è tutto trasformato in un certo modo; ma ciò che avviene è tuttavia connesso molto intimamente con i processi attuali dell’uomo. Pensiamo soltanto a che cosa significa in realtà il sonno, e che cosa significa “essere fuori del corpo fisico e del corpo eterico” …Pensiamo che cos’è il sonno! Ciò che compenetra con la coscienza il corpo fisico e il corpo eterico è fuori; nel fisico e nell’eterico si svolgono adesso soltanto processi, per cosí dire, vegetativi, si svolge tutto ciò che sostituisce le forze consumate durante il giorno. Sí, noi percepiamo questo, percepiamo come, partendo dal fisico, vengano sostituite le forze che sono state consumate specialmente nel cervello. Non vediamo però il cervello come l’anatomista: vediamo che l’uomo fisico …giace per cosí dire incantato in una rocca. Come il nostro cervello è posto quale immagine nella scatola cranica, cosí l’essere umano sulla Terra ci appare come un’entità incantata vivente in una rocca. L’immagine relativa, l’immagine per cosí dire concentrata, è la nostra scatola cranica. Da fuori essa ci appare come la piccola scatola cranica. Se però guardiamo le forze eteriche che stanno a fondamento, l’uomo terrestre ci appare in realtà come se si trovasse dentro una scatola cranica, imprigionato in una rocca. Affluiscono allora, dall’altro restante organismo, le forze che mantengono l’uomo veramente racchiuso in una scatola cranica come in un possente castello. Ivi affluiscono le forze. In primo luogo affluisce la forza che proviene dallo strumento del corpo astrale umano, diffuso nell’organismo; affluisce tutto ciò che infiamma e rende possente l’uomo mediante i cordoni nervosi; tutto questo confluisce nel terreno uomo del cervello e ci appare come la ‘possente spada’ che l’uomo ha forgiato sulla Terra. Poi salgono le forze del sangue (lo si sente a poco a poco, lo si impara a conoscere), esse ci appaiono come ciò che veramente ferisce l’uomo del cervello posto nel castello incantato della scatola cranica: come una ‘lancia insanguinata’; sono queste forze che affluiscono, nel corpo eterico, verso l’uomo terrestre che si trova nel castello incantato del cervello. Cosí si consegue una conoscenza! Grazie ad essa si può osservare tutto ciò che può affluire verso le parti nobili del cervello. Prima non se ne aveva alcun presentimento».
Non ci si stupisca che, chi sperimenta queste immaginazioni, “si senta come un viandante” che entra in un “castello incantato”, dove viene distribuito un “nutrimento di forze”. Che queste forze siano simbolizzate dalla ‘spada’ dei cavalieri e dalla ‘lancia insanguinata’, ci trasferisce immediatamente nell’aura della Leggenda del Graal e di Parsifal. Ma è necessario proseguire per notare altri nessi: questi apriranno alla comprensione degli ulteriori misteri comunicatici da Rudolf Steiner. Abbiamo sentito che ci sono due tipi di forze che affluiscono alla “rocca” del cervello: una scaturisce dal sistema nervoso, l’altra dal sistema del sangue; questi sistemi collaborano, ma anatomicamente permangono sempre rigorosamente separati fra di loro, anche se, innervando e irrorando tutto il corpo, si configurano come due possenti ‘alberi’, di forma praticamente uguale. Li si potrebbe vedere come due ‘fratelli’ che operano nell’organismo corporeo, però non potendo mai entrare in comunicazione fisica tranne che in un luogo, ma qui uno ‘ferisce’ l’altro, e ciò avviene nella ‘rocca’, nel cervello. Tutto, in queste immagini, si mostra in connessione occulta con gli Alberi della Conoscenza e della Vita, con i fratelli Caino e Abele: da una parte il freddo, quasi morente cervello conoscente, con la colonna vertebrale e i fasci nervosi, dall’altra il sangue vivente, il caldo sangue passionale. Nell’uomo tutto ciò fu generato dopo la scissione dei due sessi, come parti ulteriori di esso. Il passato dell’umanità si ricollega alle poderose immagini della Leggenda del Paradiso, ma Steiner ha avvisato che, nella Leggenda del Graal tutto «è connesso molto piú intimamente con i processi attuali dell’uomo».
Si seguiti nella lettura che aprirà a certi segreti del Graal: «L’uomo può mangiare anche tutto quel che vuole del regno animale, ma per una certa parte del suo cervello tutto questo è inutilizzabile, è soltanto zavorra. Altri organi possono essere nutriti, ma nel cervello vi è qualcosa dal quale il corpo eterico respinge tutto quanto proviene dal regno animale. Anzi il corpo eterico respinge da una parte del cervello, da una piccola nobile parte del cervello, perfino tutto quanto proviene dal regno vegetale, tenendo valido soltanto l’estratto minerale in una piccola e nobile parte del cervello; ivi questo estratto minerale si unisce con le piú nobili irradiazioni attraverso gli organi dei sensi. Gli elementi piú nobili della luce, del suono, del calore, entrano qui in contatto con i piú nobili prodotti del regno minerale; la parte piú nobile del cervello umano si nutre infatti grazie all’unione delle piú nobili impressioni sensorie con i piú nobili prodotti minerali. Da questa parte piú nobile del cervello umano, il corpo eterico elimina tutto ciò che proviene dal regno vegetale o animale. Poi sale anche tutto il resto che riceviamo come nutrimento. Il cervello ha anche parti meno nobili che si nutrono con tutto quanto vi affluisce e di cui l’organismo si nutre. Soltanto la parte piú nobile del cervello deve essere nutrita dal piú bel confluire di percezioni sensorie e del piú nobile estratto minerale purificato. Cosí s’impara a conoscere un meraviglioso nesso cosmico dell’uomo con il restante cosmo: si guarda per cosí dire a un punto dell’uomo nel quale, dinanzi a noi, vediamo come avviene che il suo pensare, mediante lo strumento del sistema nervoso al servizio del corpo astrale, prepari la spada per la forza umana sulla Terra. Allora si fa la conoscenza con tutto quanto è mescolato al sangue, e che contribuisce in certo modo all’uccisione proprio della parte piú nobile del cervello. Essa è mantenuta dal continuo confluire delle percezioni sensorie piú fini con i prodotti piú nobili del regno minerale. Durante il sonno, quando il pensare è staccato dal cervello, vi fluiscono poi i prodotti formatisi ulteriormente in basso all’interno, provenienti dal regno vegetale e animale. …L’Io e il corpo astrale, questo uomo spirituale immerso nella rocca, che viene formata da ciò che si presenta solo simbolicamente nella scatola cranica, sta qui dormendo, ferito dal sangue; in lui si riconosce che i pensieri sono la sua forza, che deve farsi nutrire da tutto quanto sale dai regni della natura, e che deve essere servito nella sua parte piú nobile dall’elemento finissimo che è stato caratterizzato; tutto questo, portato in immagini, diventò la Saga del Graal. La Saga del San Graal ci riferisce di quel cibo miracoloso che è preparato dai piú fini effetti delle impressioni sensorie, e dai piú fini effetti degli estratti minerali chiamati a nutrire la parte piú nobile dell’uomo, durante la vita che trascorre fisicamente sulla Terra; infatti da tutto il resto egli sarebbe ucciso. Questo cibo celeste si trova nel San Graal».
Ciò che, attraverso i nervi dei sensi, giunge alla parte piú nobile del cervello come irradiazioni purificate delle percezioni, si unisce con l’estratto piú raffinato e nobile dell’elemento minerale introdotto nell’organismo fisico. Questa fusione forma un ‘cibo’, tramite il quale entriamo in ‘comunione’ con la nostra parte piú nobile, con il nostro Graal. Non vi è, nell’universo, nulla di piú ‘nobile’ del Christo, e qui tutto parla di nobiltà cristica. Ciò che fluisce dalle altezze, dalle ampiezze e dalle profondità del mondo spirituale e fisico, è stato creato dalla Sua Parola, e in tutto ciò vige l’armonia. Solo nella Terra e nell’uomo quest’armonia è stata rotta, solo nell’uomo si è consentito di far agire Lucifero e Ahrimane secondo le loro nature individuali, anziché secondo le leggi della volontà divina. Ma a questo potere è stato posto un limite nel tempo, ed esso è terminato con il sacrificio del Golgotha. Da allora, un germe nuovo è stato posto nella Terra e nell’uomo, e questo germe ha in sé il potere del Logos originario. Esso ha la capacità di poter riarmonizzare quanto è stato alterato, di ricomporlo in forme nuove, secondo armonie celesti. C’è un luogo spaziale-spirituale nel corpo dell’uomo, nel suo cranio, nel suo Golgotha, in cui questa meravigliosa sintesi spirituale può avvenire, una sintesi scaturente dal confluire di quattro correnti cosmiche, agenti secondo un ordine cruciale. Qui l’uomo forgia la sua spada per poter difendere il suo Tempio: «…Cosí s’impara a conoscere un meraviglioso nesso cosmico dell’uomo con il restante cosmo: si guarda, per cosí dire, a un punto dell’uomo nel quale, dinanzi a noi, vediamo come avviene che il suo pensare, mediante lo strumento del sistema nervoso al servizio del corpo astrale, prepari la spada per la forza umana sulla Terra».
Ecco l’arma che l’uomo si è preparata: la funzione del pensare: «L’Io e il corpo astrale, questo uomo spirituale immerso nella rocca …sta qui dormendo, ferito dal sangue; in lui si riconosce che i pensieri sono la sua forza…». Nel farsi nutrire dal sangue, il tessuto nervoso, o ‘Abele’, viene perennemente ferito dal fratello Caino, perché quest’ultimo si è unito dai primordi (si ricordi la scissione operata dagli Elohim!) al calore delle passioni di Lucifero, legandosi, per questo, alla densità della materia, nella quale agisce mortiferamente Ahrimane. La saggezza stellare dell’androgino ‒ che si scisse in una parte femminile, manifestantesi nel potere del rappresentare e dell’immaginare, e in una parte maschile, che si esprime nel potere della volontà − cerca la sua riunione, ma la parte cainita continua a uccidere quella abelita, cui vorrebbe riunirsi secondo un moto inverso all’armonia primigenia. Ma nel lungo peregrinare terreno la corrente cainita, sacrificatasi nella materia, ha forgiato la sua arma: il pensare, rivolto a comprendere e dominare la Terra, divenuto logico, matematico, scientifico. Però questo pensare è diventato, attualmente, solo mera immagine riflessa della realtà, morto riflesso di essa, gli manca la vita; nella corrente di forza da cui scaturisce manca la vita della luce, essendone solo l’ombra. Quando nell’Eden agiva nel pieno della sua potenza, esso era una corrente di forza in cui agivano tutti e quattro gli eteri: del calore, della luce, del suono, della vita; ma con l’impulso luciferico questa armonia fu scompaginata, e nel pensare la Luce della conoscenza, divenuta arbitraria, fu divisa dalla Vita, cioè dall’Albero della Vita. Oggi il nostro essere pensiero è un essere vivente solo tra la morte e il successivo concepimento, perché con esso lascia al futuro uomo solo la parte morta di sé.
Nel corpo eterico dell’uomo, dopo la scissione dei sessi, rimasero disponibili solo gli eteri del calore e della luce, non piú quelli del suono e della vita, poiché dalla divinità vennero sottratti al suo arbitrio. La brama di conoscenza, radicata in ogni uomo, nacque dal fatto che da allora, per questa scissione, la vita del volere si separò dalla luce del pensare, e il pensare di ogni uomo, privato della sua vita, iniziò a ricercarla mosso dalla inesauribile brama di essa. Mancandole la vita, l’essere del pensare umano divenne sempre piú ombra di se stesso, morta immagine riflessa della realtà vivente dello Spirito. È questo il retroscena, la causa occulta che alimenta l’incessante brama di vita, che non potrà mai essere soddisfatta da un pensare che, per avere coscienza di sé, s’immedesima solo con il morto minerale del mondo. Il pensare umano − immedesimandosi sempre piú con la sfera morta del mondo, e sempre meno con quella vivente − da una parte ci si è reso cosciente come mero riflesso del cervello fisico, dall’altra è divenuto solo morta immagine riflessa di se stesso, poiché come ‘non essere’, è fuori dalla corrente dell’Essere universale. Disperatamente ricerca la vita, che è destinato a mai trovare per quella via, mancanza divenuta, per questo, ciò che, incessantemente, alimenta tutti gli infiniti desideri, istinti e passioni con cui l’anima pretende nutrire il proprio vuoto di vita, mancandole sempre, tragicamente, l’unica vera realtà che potrebbe sanare questo vuoto: la vita dello Spirito.
Nell’uomo d’oggi, la vita del pensare balugina nell’immediato suo accendersi, ma subito, riflettendosi nella sostanza cerebrale per renderglisi cosciente, muore. L’essere del pensare si aliena dalla sua corrente vitale, perché questa patisce l’unione con la materia cerebrale. La vivente corrente del pensare, riflessa dallo specchio cerebrale, diviene solo immagine di se stessa, si disòrgana dal suo elemento, dal suo essere, diventa solo immagine rappresentativa individualizzata, sorgente delle infinite opinioni soggettive, che possono essere anche logiche e razionali, ma permangono astratte, perché alienate dalla vita del reale, ovvero dalla vita dello Spirito.
Il superamento della brama, e di tutte le infinite sue maschere, potrà essere opera, quindi, solo di un pensare che sia capace di autoresurrezione, attuando in sé una nuova sintesi dei quattro eteri, nella quale l’etere del suono e quello della vita si riuniscano, secondo armonia stellare, a quelli della luce e del calore, ovvero secondo l’amore creante del Logos. Il pensare, nel quale si ricostituisca l’armonia degli eteri, avrà in sé la vita della volontà e il calore del sentire; potrà ricomporre, con la sua potenza, tutte le disarmonie che hanno incantato e incatenato nell’uomo le forze del suo Io. Quella sintesi, se veramente attuata, comporterà il risanamento dell’uomo a partire dal corpo astrale, per giungere, attraverso quello eterico, come ultimo traguardo futuro, a quello del corpo fisico; quest’ultimo poi, attuando la ricongiunzione dei sessi, potrà conquistarsi la sua nuova vera figura spirituale, il Fantòma creato dal Christo.
È per questo risanamento, che il Christo ci ha donato una parte della Vita del Suo Sé: il Graal immortale che vive nella nostra ‘rocca’, nel nostro Golgotha. Qui viene raccolto il cibo del San Graal, e gli uomini dovranno divenire capaci di non farvi affluire il sangue portatore delle febbrili passioni di Lucifero, o delle raggelanti, mummificanti sostanze materiche di Ahrimane. Altro fu il sangue raccolto nel Graal sul Golgotha, e altro deve essere il sangue che nutre il nostro Graal individuale. La Sacra lancia della luce-pensiero sanguina di un sangue impuro, che ferisce e uccide; essa ha ferito Amfortas, ma “La stessa lancia dovrà guarire questa ferita” (Richard Wagner: Parsifal): questa è la legge! Ma prima di poter usare tale pensare-luce, dovremo conoscere l’Amfortas che è in noi (conferenza dl 2 febbraio 1913 – O.O. N° 93): solo dopo ci si potrà avviare sulla via di Parsifal.
Caino in noi potrà unirsi ad Abele, ma solo quando il nostro pensare inizierà a dominare e purificare, per mezzo della conoscenza del Christo, il sangue che continuamente lo ferisce, per farne il puro veicolo dell’Io superiore. Solo questo sangue può essere accolto nel nostro Graal, come nutrimento che non piú ferisce e mortifica. Se ciò accade, questo Cibo eucaristico, come da un vivente ostensorio, irradia la resurrezionale luce solare del Christo, che tutto e tutti guarisce, anche dal piú terribile dei guasti: quello che, nell’uomo uno, divise la volontà vivente dal pensare creante. Da allora, i due ‘fratelli in noi’ si cercano per non piú morire divisi. “Questo matrimonio s’ha da fare”! Perché da quanto nell’uomo, grazie al Christo, è già oggi disponibile, possa nascere ogni domani. Si rammentino le ultime parole di Massimo Scaligero poste quasi all’inizio di questo lavoro: «Tutte le volte che noi compiamo qualcosa che sia in accordo con il pensiero vivente, si può dire che il calore saturnio si riaccende in noi per momenti, per attimi. …Ahrimane …fa assegnamento soprattutto sul fatto che venga ignorato il calore originario che è stato riportato dal Christo, perché la potenza del calore è la potenza della luce che giunge fino al corpo eterico, e che dà la possibilità, a coloro che ne sono piú degni, di avere in ogni forma della loro vita eterica la connessione con Lui».
Gli uomini che avranno sperimentato spiritualmente la conoscenza del mistero di Caino e Abele, saranno già pronti per divenire veraci custodi del Graal; essi sapranno guarire le ferite fisiche e animiche altrui, con la stessa lancia che le ha aperte, quella lancia con la quale Parsifal annientò il mago nero Klingsor. Proprio in relazione con questi misteri, si ritiene opportuno riferirsi anche a quanto detto da Steiner nella conferenza dal titolo: Dove trovare il Graal? (del 16 aprile 1921 – O.O. N° 204), da cui si prendono alcuni brani maggiormente significativi: «Ecco ciò che appariva a qualcuno [degli Iniziati del Graal a partire dal IV sec. d.C., specie nell’Europa del Sud e dell’Ovest].
In essi si elevava come una immaginazione significativa: nel pane della Cena si presentava come una sintesi delle forze del cosmo esteriore, che penetrava la Terra di tutte le correnti di forze discendenti dal cosmo verso di essa, che faceva nascere come per magia la vegetazione; ciò che è cosí confidato alla Terra dal cosmo, che in seguito scaturiva dalla Terra, è concentrato nel pane e costituisce il corpo umano. Qualcos’altro percepivano – vorrei dire – attraverso tutte le brume che si estendevano sulle antiche tradizioni, qualcos’altro si trasmetteva a questi saggi europei, qualcosa che certo aveva la sua origine in Oriente, ma che attraverso le brume fu compreso da qualcuno. Era l’altro mistero che prendeva il posto del pane: il mistero della coppa sacra nella quale Giuseppe d’Arimatea aveva raccolto il sangue del Christo; questo era l’altro lato del segreto dell’universo. Come nel pane resta concentrato tutto ciò che è la quintessenza del cosmo, nel sangue è riunito tutto ciò che è la quintessenza della natura umana, dell’entità umana; nel pane e nel sangue, di cui il vino doveva essere il simbolo esteriore, questo si esprimeva per questi saggi europei, che si erano sviluppati discendendo dai misteriosi luoghi dei Misteri. …Questa coppa fu in seguito portata in Europa ma, come dice la leggenda, essa fu custodita dagli Angeli nelle altezze, lontano dalla superficie terrestre, fino a quando pervenne a Titurel, che creò sul Montsalvat un Tempio per questo Graal, per questa coppa sacra, questa coppa che rinchiude il mistero del pane e del sangue. È in un luogo sacro, in un Tempio, che coloro che erano divenuti dei saggi nei Misteri europei volevano contemplare, attraverso le brume dell’astrazione e dei limiti dei fatti esteriori, il segreto del Graal, il segreto del cosmo, che si era perduto assieme all’astronomia eterica, il segreto del sangue che si era disperso assieme all’antica medicina contemplativa. …E nessuno poteva avvicinarsi al Graal percorrendo il mondo esteriore con indifferenza, dormendo interiormente. …Poteva accedere ai prodigi, vale a dire ai segreti del san Graal, colui la cui anima si sentiva spinta a interrogare i segreti dell’esistenza, dell’esistenza cosmica e di ciò che vive nell’essere interiore dell’uomo. …Tuttavia questo appello sacro, che dall’inizio del Medio Evo si era fatto intendere nel seno della civilizzazione europea, sussisteva ancora: interrogare i segreti del cosmo come i segreti interiori dell’uomo, vale a dire i segreti del suo sangue. …Un’astronomia vivente [vissuta coscientemente nell’etere cosmico] ci mostrerà un cielo, un cosmo veramente impregnato di spiritualità, da cui il Christo può essere disceso, e ugualmente, la medicina nuovamente vivente [che osserva contemplativamente l’uomo] ci mostrerà l’essere umano sotto una forma che non potremo apprendere attraverso il sapere ma attraverso la conoscenza, la conoscenza che giungerà fino a sapere il segreto del sangue, fino alla sfera organica interna dove le forze del corpo eterico, del corpo astrale e dell’Io si trasformano in sangue fisico».
Come si può arrivare a “sapere il mistero del sangue”? La risposta sta nella conferenza del 25 ottobre 1906, conosciuta con il titolo: Il sangue è un succo molto peculiare. Di essa si daranno solo dei cenni riassuntivi, al fine di fornire nessi concernenti quanto si sta tentando di esprimere. Va da sé che la lettura della conferenza darà contenuti ben piú ampi ed esaustivi.
Il corpo eterico, muovendo e dinamizzando i succhi del corpo fisico, infonde la vita nella sostanza minerale, ma esso deve essere, a sua volta, compenetrato dal corpo astrale, affinché la materia dinamizzata possa riflettere in se stessa i processi del mondo esteriore e sentirli interiormente. Il corpo astrale trasforma il movimento dei succhi – che sono in correlazione con i movimenti cosmico-planetari – in sensazioni interiori, per cui la circolazione esteriore si riflette nelle esperienze interiori. Un essere avente solo questi tre corpi non sente che se stesso, le proprie funzioni vitali. Il sistema nervoso, come supporto fisico del corpo astrale, è formato da due parti differenziatesi: il primo sistema nervoso, denominato gran simpatico, è quello che riflette in se stesso, come si è descritto, le immagini del mondo circostante che giungono fino al corpo eterico. Quest’ultimo reagisce a queste immagini (come una pianta reagisce agli stimoli esterni) e le trasforma in movimenti e dinamizzazioni dei succhi corporei viventi, facendoli scorrere attraverso le ghiandole. Questi movimenti dei succhi dinamizzati sono trasformati dal corpo astrale inferiore (corpo senziente) in sensazioni interiori: la sostanza vivente e dinamizzata riflette in sé i processi esteriori, e il corpo astrale li sente interiormente per mezzo del gran simpatico. Nell’uomo, cosí, i succhi dinamizzati trasferiscono all’astrale inferiore un’immagine dell’universo esterno, questa si rispecchia nella coscienza letargica legata al gran Simpatico, il quale ha il compito di impedire la percezione cosciente dei processi cosmici che in esso si riflettono (con correnti eteriche fluenti dalla parte inferiore del torace e dai vasi linfatici che, bloccando la trasmissione al sangue della vita organica interna, si raccolgono nella ghiandola ipofisi, o pituitaria, situata nella zona frontale della testa). Nell’uomo, però, al gran Simpatico si aggiunge un secondo sistema nervoso, quello cerebro-spinale, cui è collegato il corpo astrale superiore (vero corpo astrale). Questo è in relazione con i sensi che trasmettono le percezioni coscienti del mondo esterno, le quali, dopo aver impressionato il corpo astrale, per suo mezzo lasciano un’impronta perenne nel corpo eterico (con correnti eteriche che, partendo dal cuore, con il sangue affluiscono alla ghiandola epifisi o pineale, situata nella zona posteriore della testa): questo processo genera la memoria rappresentativa a breve e la memoria permanente. Nel descrivere come, tra queste due correnti e le relative ghiandole, si stabilisca una fortissima tensione eterica, paragonabile a quella elettrica, Steiner attribuisce a questi due organi del cervello una funzione importantissima: «Ecco dunque, in un punto ben preciso dell’organismo fisico, l’espressione fisica materiale della cooperazione della sfera animica con quella corporea. …Poiché nel caso preso oggi in esame si tratta della porta d’ingresso dalla sfera sensibile a quella sovrasensibile, si capisce che questi due organi [ipofisi ed epifisi] sono di oscuro significato per la scienza esteriore: le informazioni che essa può darne sono insufficienti» (conferenza del 23 marzo 1911, O.O. N° 128).
Cosí, l’universo si riflette in due modi entrando in relazione con l’uomo. Per effetto della collaborazione tra una parte del corpo eterico e il sistema del gran Simpatico legato all’astrale inferiore, la letargica coscienza neurovegetativa avverte e partecipa ai processi del cosmo esterno. Per effetto della collaborazione tra la restante parte del corpo eterico e l’astrale superiore, nella coscienza desta diurna sorgono, come risultato delle impressioni dei sensi nell’interiorità, immagini e concetti correlati al mondo esteriore. Questa coscienza è piú circoscritta della precedente ma molto piú desta e lucida. Il risultato è quindi che con il gran Simpatico si sente, non coscientemente, ciò che avviene nel cosmo al di fuori di sé. Invece con il sistema cerebro-spinale si acquista, formando immagini, la lucida coscienza di ciò che avviene nell’interiorità: «Cosí, quella parte del corpo eterico che, dopo essersi aggregata la circolazione dei succhi inferiori, sovrabbonda ancora, inizia a trasformarli in un succo superiore: il sangue. Questo significa che il sangue è, dunque, una manifestazione del corpo eterico individualizzato, come il cervello e la spina dorsale sono una manifestazione del corpo astrale individualizzato».
Per mezzo di questi processi di individualizzazione si forma ciò che, poi, vive nell’Io. Il sangue costruisce il corpo secondo le immagini della vita interiore, e per mezzo di quest’azione l’Io percepisce se stesso; questo conferma la conoscenza che il sangue è il supporto dell’Io nel corpo fisico. Infatti: «Il sangue accoglie le immagini del mondo esterno interiorizzate dal cervello, le trasforma in vive forze formatrici, edificando con esse il corpo umano. Il sangue è dunque l’elemento che forma il corpo umano».
Ma il sangue si manifesta anche nel rapporto con il mondo esteriore, in quanto si appropria dell’ossigeno dell’aria, per cui l’Io agisce in due direzioni, e il sangue è la manifestazione di questa duplice azione dell’Io: «Lo sguardo dell’Io è rivolto all’interno e la sua volontà al di fuori del corpo: all’interno per edificarlo, al di fuori per assorbire l’ossigeno».
Mario Iannarelli