Sul mistero del Fantoma - II

Esoterismo

Sul mistero del Fantoma - II

SonnoDi notte, dormendo, l’uomo si sommerge nell’incoscienza, cioè nella coscienza che risiede nel sangue legato al corpo eterico scollegato dall’astrale, ma di giorno il sangue accoglie nelle sue forze formative le immagini generate dal cervello e dai sensi. Cosí il sangue partecipa tanto al mondo interiore delle immagini, quanto al mondo esterno delle forme viventi: «Noi vediamo che il sangue ha origine al momento in cui l’uomo si trova di fronte al mondo esteriore quale essere indipendente; in cui per mezzo delle sensazioni (manifestazione del mondo esteriore), egli crea da sé nuove forme e nuove immagini, in cui diventa insomma creatore, in cui l’Io e la volontà dell’Io si possono manifestare; nel sangue dunque risiede il principio per divenire un Io. …Un essere dotato del solo gran simpatico, non fa che rispecchiare le cose che sono al di fuori; egli non sente il mondo esterno quale parte di se stesso, quale vita interiore. Quando al gran simpatico si aggiungono la spina dorsale e il cervello, l’essere sente quel riflesso quale vita interiore; finalmente un essere in cui si sia aggiunto anche il sangue, dà a questa vita interiore la propria forma particolare» (conferenza di Rudolf Steiner del 23 marzo 1911 – O.O. N° 128).

Si sono conosciuti, sommariamente, i misteri della formazione del sangue e i suoi nessi con l’Io e la formazione del corpo fisico umano, quindi anche del Fantòma, perché l’uomo «crea da sé nuove forme e nuove immagini, in cui diventa insomma creatore». Se ora si creano nessi fra queste notizie e quelle relative alla indicibile sostanza aurica che, assunta dalla forza del pensare capace di ricongiungersi col cuore, fa ringiovanire e fortificare il corpo eterico, allora molti misteri relativi alle apparizioni del Christo dopo la Resurrezione possono ricevere delle spiegazioni illuminanti. Divenire creatori in se stessi di “nuove forme e immagini”, e riempirle di una sostanza che ha le meravigliose doti della Quintessenza, cioè della materia originaria ancora indifferenziata, vuol dire essere creatori, con la propria volontà, anche di figure corporee, la cui densità eterico-fisica dipende solo dalla libera fantasia morale che l’Io trae da se stesso.

Dopo queste digressioni, si proseguirà ancora con il mistero del Graal e le azioni di Parsifal, e si potranno scoprire molti nessi inerenti alle esperienze da lui attraversate in connessione con il cosmo esteriore e interiore, con la scrittura celeste e le relative impronte organico-corporee. Per Parsifal risulteranno particolarmente ispiranti i nessi tra la costellazione del Cancro – il cui segno si esprime proprio in due correnti che si attraggono e fondono in un vortice, ma senza toccarsi fisicamente in nessun punto – e due ghiandole poste nella testa. Ancora Steiner: «Poiché nel caso preso oggi in esame si tratta della porta d’ingresso dalla sfera sensibile a quella sovrasensibile, si capisce che questi due organi sono di oscuro significato per la scienza esteriore: le informazioni che essa può darne sono insufficienti» [ipofisi ed epifisi, tra cui si innescano e scorrono fortissime correnti eteriche, generando immagini mnemoniche che, se giustamente potenziate, dinamizzeranno il chakra a due petali situato fra i due occhi, quale organo della coscienza immaginativa, capace di discriminare tra vero e falso].

È come se, in quel luogo, le esperienze dei sensi fisici volessero unirsi coscientemente con quelle dei sensi superiori, che non giungono al sangue e alla coscienza di veglia, ma la moderna Scienza dello Spirito trova nella costellazione del Cancro, e nel suo segno, il simbolo vivente della sua essenza: «L’Antroposofia è una via di conoscenza che vorrebbe riunire lo spirituale che è nell’uomo con lo spirituale che è nell’universo».

In quel luogo, il Cibo del San Graal realizza, per ogni Io veramente autocosciente, il substrato ove il Regno dei cieli si può unire all’anima umana che si è aperta alla scrittura Celeste, alla Saggezza-Sophia celeste. Un luogo fisico-sovrafisico, in cui il Christo non smette di invitare alla Sua mensa chi chiede con forza di avere ogni giorno il Suo Pane sovrasustanziale.

falce di lunaI segreti collegati al pane e al vino sono i piú alti e i piú sacri. Il misterioso Melchisedec andò incontro ad Abramo, che si avvicinava alla città dell’antica Salem [la futura Gerusalemme] (Gen. 4,19), offrendogli queste due sostanze. L’immagine macrocosmica del Graal è quella della confluenza trinitaria delle forze di Sole, Luna e Zodiaco durante il periodo pasquale, periodo in cui, già al tempo di Mosè, l’Agnello-Ariete dovette essere sacrificato per marcare con il suo sangue gli intoccabili dalla morte. Tutti gli anni, in quel periodo, la falce-coppa della Luna riflette di notte la luce fisica solare, mentre la parte oscura accoglie in sé le forze della luce spirituale del Sole. Quest’ultima l’attraversa come essenza del Pleroma del Christo: i sei Elohim solari, riuniti al settimo, al lunare Jahvè, la dispensano cosí alla Terra e agli uomini come un’Ostia-Sole che si offra dal Calice-Luna, dal Graal.

Questo mistero, che cosí possentemente si manifesta ogni anno nel cosmo, prima della venuta del Christo trovava la sua immagine terrena, necessariamente ancora imperfetta, nella tavola di Artú-Sole e Ginevra-Luna con intorno i dodici cavalieri, ma grazie al sacrificio del Golgotha quell’immagine è stata metamorfosata da un uomo, dal nuovo Re del Graal, da Parsifal. Dopo di lui, e grazie alla sua vittoria spirituale, non c’è piú bisogno che un elemento femminile, esterno all’uomo, gli apporti le rette forze Lunari; in Parsifal, queste forze sono state riconquistate e ricongiunte a quelle maschili, a quelle del Sole-Christo. L’Adamo indiviso, primordiale, è stato ricreato da Christo come Fantòma, Parsifal ne ha avviato in sé la ricostituzione come uomo, non patisce piú la ferita di Amfortas, per cui il suo nome, come nuovo re del Graal, si è inscritto con lettere occulte sulla coppa-Graal della falce lunare. In lui l’Albero della Conoscenza (il polo della conoscenza) si è riunito all’Albero della Vita (il polo della volontà), e le armonie stellari, generate dal Verbo creante nel macrocosmo, da allora possono agire anche nel microcosmo-Parsifal, «nella sua sfera organica interna, dove le forze del corpo eterico, del corpo astrale e del­l’Io si trasformano in sangue fisico», e ora chi legge sa dove e come.

Der jungere TiturelMa, finché tale sfera organica non fu giustamente pronta, e finché le condizioni esteriori dell’umanità in senso storico-culturale-sociale non si furono sviluppate adeguatamente, il “Prodigio del Graal”, come narra l’epopea del poeta Albrecht von Scharfenberg, fu preso in custodia dagli Angeli, in attesa che un essere umano si rendesse degno di riceverlo. Titurel fu quest’uomo, la cui nascita fu annunziata da un Angelo. La leggenda narra che egli edificò un Tempio, la cui pianta trovò iscritta miracolosamente sul Montsalvat, e al suo centro pose un sacrario che riproduceva, in piccolo, il Tempio grande, come un microcosmo riflettente un macrocosmo. La sostanza per la costruzione, oltre al cibo e alle bevande con cui si alimentavano i cavalieri che aiutavano Titurel, era emanata dal Graal stesso, che aleggiava sul monte e sulla costruzione. Il Graal era la sorgente da cui scaturiva, come una quintessenza, tutto ciò di cui si potesse abbisognare. Un sacrario costruito su un monte, un piccolo Graal, edificato a modello del grande, in un’impervia rocca custodita dagli Angeli.

Davvero le parole diventano misera cosa dinanzi a tanti nessi che, vorticosamente, si affollano nel cuore ancor prima che nella mente. La Luna come Graal macrocosmico del Christo e il nome di Parsifal iscritto sulla coppa lunare (conferenza del 1° gennaio 1914 – O.O. N° 149), gli Angeli della Direzione spirituale dell’umanità che custodirono il Graal, il cervello che, come l’essere umano, giace incantato in una rocca «come in un possente castello»: il castello del Graal dove, nella «parte piú nobile del cervello», nel sacrario del cervello, vive il Graal microcosmico, il luogo in noi in cui il Christo può agire con le Sue forze macrocosmiche, cosí come dall’interno della Terra agisce per la Terra stessa. La testa umana, specie nel cervello, è una riproduzione del cosmo, per questo la Terra ha sempre piú bisogno di teste che, dopo una vita dedicata alla comprensione del Christo, si sciolgano in essa, apportandovi elementi necessari al suo futuro. Questa segreta sintesi che avviene nella testa dell’uomo, nel cibo del Graal, deve diventare un elemento completamente dominato dall’Io autocosciente e volente. Nel macrocosmo, per mezzo del Verbo creante e dell’armonia delle sfere, i quattro eteri del calore, della luce, del suono e della vita, vengono fusi per ricostituire il fondamento di ogni elemento e materia: la “quintessenza”. Questa, poi, può essere plasmata secondo la volontà creante divina.

Franz Stassen «Parsifal e la lancia»

Franz Stassen «Parsifal e la lancia»

Allo stesso modo, nella parte piú nobile dell’essere umano capace di veglia piú che cosciente, dovrà rigenerarsi, anche per volontà umana, lo stesso processo. Tutto il cammino per lo sviluppo dell’anima cosciente è già stato attraversato da Parsifal (conferenza del 7 febbraio 1913 – O.O. N° 144). La Parola cosmica che Iside aveva perduto, divenendo vedova di Osiride e madre di tutti i futuri “Figli della vedova” (conferenza del 5 febbraio 1913 – O.O. N° 144), è stata riconquistata da Parsifal-Manes, dal Figlio della vedova Herzelaide. Infatti, lo stesso Manes si autodefiniva cosí (ci si ricordi del risveglio del giovinetto figlio della vedova di Nain), ed egli ha poi aperto, come Parsifal, la via a tutti i suoi fratelli umani, ha tolto il velo alla nuova Iside dopo essersi fatto immortale nell’anima. Egli si è reimpadronito della Sacra Lancia che, perciò, piú non sanguina, simbolo della luce e della volontà del pensare vivente e creante che, nel suo cervello, non è piú colpito a morte dal sangue impuro: «L’Io e il corpo astrale, questo uomo spirituale immerso nella rocca …sta qui dormendo, ferito dal sangue; in lui si riconosce che i pensieri sono la sua forza, che deve farsi nutrire da tutto quanto sale dai regni della natura e che deve essere servito nella sua parte piú nobile dall’elemento finissimo che è stato caratterizzato».

Sí, l’uomo ancora oggi dorme, tuttavia è divinamente servito nel suo luogo piú nobile: «Il corpo eterico lo conserva, espellendo da una piccola parte dell’organizzazione umana tutto quanto proviene dal regno animale e vegetale, prendendo soltanto il piú nobile estratto minerale e congiungendolo con le impressioni piú nobili del mondo sensibile». Qui, in questa “piccola parte” giunge il corpo e il sangue del Christo, qui viene sempre riapparecchiata per noi l’ultima Cena, dove siamo continuamente ‘invitati alla Sua mensa’ per mangiare il sovrasustanziale pane quotidiano. In quel luogo della testa, questo Cibo sorge come sintesi delle cosmiche forze eteriche di calore, luce, suono e vita, concentrate nell’elemento minerale in cui si esprime l’antico potere saturnio rifondato e rinnovato dal Christo, fondamento e sorgente di tutti gli stati eterici e sostanziali. E qui giunge anche il sangue, come veicolo dell’Io e sintesi della natura umana, portatore delle piú nobili sensazioni e dei piú nobili sentimenti estratti dal mondo sensibile.

Un sangue umano nel cui fluire agisce la corrente eterica del sangue di Christo, che scorre nella e dalla Terra, da quando è fluito dalla croce sul Golgotha (conferenza del 1° ottobre 1911 ‒ O.O. N° 130).

Ma il sangue dell’uomo, se non è purificato moralmente, apporta la morte anche a questa nobile parte, e questa purificazione la può ottenere solo il pensare che si svincola dall’elemento personale e acquista realtà vivente e volente, divenendo la “Spada di Michele” che incalza il Drago. Per giungere a questo traguardo, il pensare dovrà riconquistarsi ciò da cui è stato separato per effetto della divisione dei sessi.

Si legga cosa ne dice Steiner (conferenza del 21 settembre 1909, O.O. N° 114): «Quello che l’uomo sperimenta nell’anima come pensiero, e che esprime in parole, non è che un’ombra del pensiero vero. …Le parole hanno il loro organo nell’etere del suono; ma a base delle nostre parole stanno i pensieri. …Quello poi che è l’interiorità di tutti i nostri pensieri, quello che dà il senso ai nostri pensieri, quanto al suo stato eterico appartiene all’etere della vita propriamente detto. Di queste quattro forme di etere [poco prima Steiner aveva parlato dell’etere del calore correlato al volere, e dell’etere della luce correlato al sentire], dopo l’influsso luciferico, nell’Epoca Lemurica, vennero lasciate a disposizione dell’uomo solo le due inferiori: l’etere del fuoco e l’etere della luce. I due eteri superiori vennero sottratti all’uomo …vale a dire venne tolto l’arbitrio di compenetrare l’etere della vita, ossia di sviluppare arbitrariamente il pensiero. …Nessuno di noi può crearsi pensieri suoi propri; se i pensieri infatti fossero individuali quanto lo sono i sentimenti, gli uomini non potrebbero comprendersi fra loro. Il pensiero espresso in parole e il senso del pensiero vennero dunque sottratti all’arbitrio umano e tenuti provvisoriamente in serbo nella sfera degli Dei, per essere dati agli uomini solo piú tardi. …La sfera del linguaggio è sottratta all’arbi­trio umano; vi agiscono temporaneamente gli Dei».

Ecco ciò che deve riconquistarsi l’uomo: reintegrare il senso del pensiero con la corrente di forza dell’etere di vita, e il pensiero espresso dalla parola con quella dell’etere del suono. E si ricordino le parole di Steiner, già lette: «L’essenza di queste forze …che penetravano gli uomini …doveva ritornare sotto una nuova forma nella misura in cui gli uomini ritrovavano la sostanza reale delle parole, dei pensieri, delle idee».

Il raggiungimento di questi ideali spirituali corrisponde alla ricomposizione dell’ordine cruciale, originario, pre-edenico, dei quattro eteri costituenti il nostro corpo eterico. Si deve afferrare l’idea che tale pensare sarà capace, nel descritto organo individuale del Graal, di sciogliere (solvere) completamente l’estratto salino piú puro, trasformandolo in calore, che, data l’assoluta purezza della sostanza e dell’ambiente permeato dai doni del Christo, rigenererà la sostanza dell’iniziale caos dell’antico Saturno: quella sostanza sacrificale dei Troni da cui tutto iniziò. Ogni sostanza fisica ed eterica attuale, non è altro che una metamorfosi di quella quintessenza originaria. La sostanza caotica iniziale è il fondamento per generare qualsiasi forma vivente o non vivente, solo che si sia capaci, con il proprio Io, di dominare il pensare vivente e la parola creante. Va da sé, che l’uomo non potrà cominciare che a formare viventi esseri pensiero, ma con il tempo e con un’autocoscienza cristica adeguata, potrà realizzare anche la creazione di sostanze viventi, e di formarle con le parole pronunciate da una futura laringe metamorfosata. Queste facoltà, ora ancora in mano agli Dei, dovranno divenire umane; la prima sostanza a metamorfosare sarà il nostro sangue, e con esso si modificherà anche la respirazione, che non sarà piú di tipo animale, inspirante ossigeno ed espirante mortifera anidride carbonica. Il processo del respiro diverrà simile a quello che avviene nella pianta, che assorbe anidride carbonica e rilascia vivificante ossigeno puro. Questi fatti sono stati già realizzati da qualche uomo: il piú potente fu Christian Rosenkreutz, il Lazzaro reincarnato. Egli, portatore di una copia dell’Io del Christo-Gesú, durante l’iniziazione del XIII secolo, fece divenire il suo corpo fisico trasparente, adamantino, cioè fatto come il diamante, e il diamante è uno stato della sostanza carbonio che lascia passare, nonostante sia un minerale inorganico, praticamente tutta la luce che l’attraversa. Un respiro che rende il corpo fisico trasparente alla luce, soprattutto a quella spirituale, un “respiro delle ossa” che, pur trasparenti alla luce, sapranno mantenere la figura e la verticalità di cui abbisogna l’Io incarnato, cosí come la mantennero al corpo del Christo appeso alla croce, a cui, perché il segreto rimanesse velato, non doveva e poteva essere spezzato alcun osso.

 

Mario Iannarelli