Spiega le tue ali
fra le fronde e il vento,
fra le mistiche montagne
e gli aridi deserti,
fra i graziosi colli
e le onde dell’oceano,
poiché è tempo di volare;
di volare in alto senza mai
preoccuparsi di cadere,
senza mai avere il tempo
di pensare di cadere.
Non si attenda oltre,
perché il buio passa sempre
dove prima c’era il sole,
ma si muova nella luce,
quindi nell’amore,
perché i Deva aspettano,
fra le soffici materie aeree,
quest’impulso volitivo libero
come un quasar
nell’immenso cosmo.
Pietro Sculco
Bianchissimo
l’abbaglio della luce
sui nespoli, gli abeti e le magnolie
sotto un cielo grigio di pioggia.
Strano contrasto fra la terra e il cielo.
Non è il sole che illumina il giardino,
ma questa luce bianca,
splendore del Creato,
mentre una pioggia chiara
brilla sull’erba e gli alberi.
Sulla terra è la luce,
ne è privo il cielo.
Piú tardi
lenta si effonde l’ombra
sugli alberi, sull’erba,
mentre il cielo si apre.
Ora, nei cieli è l’abbaglio,
preludio
di un piú sereno giorno che verrà.
Alda Gallerano
Cascata di gemme
senza fine
dal sapore di muschio
vini ambrati
e colori del tramonto.
Morte
ancora tu
l’ultima frontiera
e come un gioco
fra perdersi
e non perdersi
cela
le nuove rive
i nuovi territori
della musica
di cadenze
amata.
E lo sgorgare
ritmico e lento
che inseguiamo
(il moto stesso del cuore)
nostro non è,
ma lo scrutare
inseguiamo
e l’attingere
ove sia
cosciente
il volere.
Stelvio
Destinazione
Sopraggiungono
momenti della vita
in cui le scelte
si confondono
con il nostro essere
interiore.
Molte volte
ciò che noi vogliamo
non è quello
che la vita
vuole
per noi.
Rita Marcía
Morsi tua
Ci voleva che un’illustre signora dell’establishment venisse azzannata alla caviglia da un topo in un ristorante del centro di Roma, per far ritornare l’incubo della peste manzoniana. Si caricano altre dicerie dell’untore sul già straripante fardello delle inadempienze capitoline. Bisognerebbe invece cercare i veri responsabili del fenomeno Hamelin sul Tevere in chi, anni fa, ordinò la totale sterilizzazione dei gatti randagi di Roma: un vero pogrom felino. E di certo non sono stati, come si maligna, i cinesi.
Sterilizzati i gatti
romani, ecco sortire
da fogne e gore i ratti
audaci ed aggredire
le donne al ristorante,
il bimbo in carrozzina,
persino la badante
e la crocerossina.
Azzerati i felini
dalle pratiche insane,
hanno rotto i confini
zoccole e pantecane.
Loro è ormai la città
ch’ebbe sovranità
su Celti, Slavi e Galli
e ora sopporta i balli
sfrontati di milioni
di topi rosiconi.
E in mezzo a tanto schianto
si fa vivo il rimpianto
del “sorciarolo”, un gatto
terrore d’ogni ratto,
sprezzante del pericolo
eroe di piazza e vicolo.
Egidio Salimbeni