Si ripaga male un maestro, se si rimane sempre scolari.
E perché non volete sfrondare la mia corona? Voi mi venerate;
ma che avverrà, se un giorno la vostra venerazione crollerà?
Badate che una statua non vi schiacci!
Voi dite di credere a Zarathustra?
Ma che importa di Zarathustra!
Voi siete i miei credenti, ma che importa di tutti i credenti!
Voi non avevate ancora cercato voi stessi: ecco che trovaste me.
Cosí fanno tutti i credenti; perciò ogni fede vale cosí poco.
E ora vi ordino di perdermi e di trovarvi;
e solo quando mi avrete tutti rinnegato io tornerò tra voi.
In verità, fratelli, con altri occhi cercherò allora i miei smarriti;
con altro amore allora vi amerò.
Friedrich Nietzsche in Cosí parlò Zarathustra
Questo lavoro nasce dalla volontà di rendere giustizia a una delle piú brillanti e profonde letture del pensiero di Nietzsche mai formulate. Se gettiamo uno sguardo alla sterminata bibliografia nietzscheana troveremo centinaia di biografie, migliaia di libri e decine di migliaia di saggi e articoli sul grande filosofo di Röcken.
E pensare che la prima edizione di quello che sarebbe presto diventato il libro piú letto dopo la Bibbia, Also sprach Zarathustra (Cosí parlò Zarathustra), vendette appena 200 copie!
Dopo pochi anni da quella pubblicazione, Friedrich Nietzsche conquistò una fama mondiale, incantando, con i lirici accenti delle sue opere, milioni di persone, che a lui ispirarono i propri pensieri, la loro arte, la politica e la vita. Il mondo accademico lo scoprí — lui ancora vivente — con le lezioni di Georg Brandes all’Università di Copenaghen, e da allora non c’è forse Università al mondo che non abbia tenuto, ogni anno, dei corsi sulla filosofia di Nietzsche.
Eppure, nel mare magnum di letteratura critica e nella dovizia d’interpretazioni — talvolta assai bislacche — a quella di Rudolf Steiner arrise un ben strano destino. Steiner non solo incontrò Nietzsche ancora vivo — se pur già scivolato nella tenebra della follia — ma ebbe anche accesso ai suoi libri, ai suoi appunti, ai suoi quaderni, e poté, ancor prima dell’uscita di molte sue opere, farsi un’immagine di primissima mano della vita e dell’opera del filosofo. Fu cosí in grado di dar vita ad una lettura estremamente approfondita e calzante del pensiero dello sventurato pensatore, che presentò in un libro a lui dedicato, nonché in svariati saggi e innumerevoli conferenze.
Tuttavia, ben presto, su tale interpretazione calò misteriosamente — da parte degli studiosi e dei centri accademici — una cortina di silenzio. Ci sarebbero voluti decenni prima che qualcuno si rendesse conto della validità di certe istanze, sdoganando, sia pur a denti stretti e frettolosamente, il pensiero di Steiner su Nietzsche. E ancora oggi, a distanza di oltre 120 anni dall’uscita del suo libro su Nietzsche, i portavoce della critica ufficiale persistono nella congiura del silenzio.
Perché mai?
Il fatto è che Rudolf Steiner viene considerato — dai portavoce del ‘pensiero unico accademico’ — un autore che si occupa prevalentemente di ‘spiritualismo’, e questo basta per tacciarlo di ‘misticismo’ e ignorarne completamente le opere squisitamente filosofiche. E pensare che tra i filosofi invitati al IV Congresso internazionale di Filosofia (5-11 Aprile 1911) di Bologna spiccava il suo nome, in compagnia di personaggi del calibro di Henri Bergson, Émile Boutroux, Benedetto Croce, Guido De Ruggiero, Emile Durkheim, Giovanni Panini, Henri Poincaré e molti altri.
Ebbene?
Ebbene, nonostante ciò, la peculiare Weltanschauung di Steiner, rivolta al superamento dei limiti della conoscenza tramite un uso assolutamente innovativo del pensiero umano, ha fatto sí che egli venisse scomunicato per sempre da parte delle élite culturali.
È ora tempo che tale ostracismo venga revocato. È tempo di riprendere in mano gli studi di Steiner su Nietzsche senza pregiudizi di sorta, riconoscendogli soprattutto la priorità temporale di motivi interpretativi attribuiti indebitamente, decenni dopo, ad altri studiosi.
È ora, insomma, di fare giustizia.
Piero Cammerinesi
Indice
I Parte – Storia di un incontro
Lotta contro il proprio tempo Marino Freschi
Prefazione – Introduzione
Incontro
L’ottenebrato
Primi dissidi
Fritz Koegel
A Weimar
Tensioni
Rottura
Guerra sul Lascito nietzscheano
II Parte – Conoscenza e destino
Rudolf Steiner, cenni biografici
Cronologia comparata
Apparente ambiguità dell’approccio steineriano a Nietzsche
Il ‘senso di verità’ in Nietzsche
L’Experimental-Philosophie e lo Zeitgeist
L’Experimental-Philosophie e la Nietzsche Sehnsucht
L’Experimental-Philosophie e Nietzsche come vittima
Conoscenza e destino
III Parte – L’eterno ritorno
L’eterno ritorno – I – Il quaderno MIII 1 e il primo Nietzsche-Archiv
L’eterno ritorno – II – La lettura di Dühring e la Gegen-Idee
IV Parte – Una Filosofia della Libertà
Analogie
Una filosofia della libertà
Fantasia morale
Il naufragio dello spirito libero
V Parte – Oltre la parvenza
Dietro le quinte
Ossessione
Schopenhauer e Wagner
Il senso del grande anelito
Conclusioni
Bibliografia
Ringraziamenti
«Ho appena visto Nietzsche. Era disteso sul divano, come un pensatore che è stanco e sta continuando a riflettere su un problema cui si è dedicato a lungo.
Non riuscivo a guardarlo negli occhi, anche se li alzava ripetutamente guardando alla sua destra, come si fa spesso mentre si riflette.
Il suo aspetto esteriore è quello di un uomo completamente sano. Nessun pallore. Nessun capello bianco. I poderosi baffi come sulla copertina dello Zarathustra.
Oh, questa possente fronte, di pensatore e artista a un tempo. Una bella cera sul viso. Diffonde intorno a sé la serenità del saggio. Dietro la fronte si intravede un vasto e potente mondo di pensiero.
Mi è venuto il pensiero: egli è pienamente consapevole, vede e sente tutto quello che succede intorno a lui.
Non ne posso però parlare.
La sensazione di cosmica solitudine che ho davanti a me, mi ha sopraffatto.
La madre gli parlava come a un bambino, come a un bambino cui la mamma vuole molto bene. Parole gentili come “tu sei il mio bravo bambino non è vero?” Un leggero brontolio mentre la madre sfiora la coperta.
Alza ripetutamente gli occhi ma con lo sguardo sempre rivolto a destra. Pace assoluta.
La testa era appoggiata sulla spalliera del divano.
La madre spostò il tavolino, toccò le sue mani che erano congiunte sul corpo.
“È stanco ‒ ha detto la madre ‒ ha dormito quasi tutta la mattinata. Ha ancora bisogno di riposo, perché quando lo si tocca emette come un brontolio, quasi a dire: lasciatemi riposare”. La madre rimette il tavolo vicino al divano.
Quando lo vedo cosí disteso senza vederne lo sguardo, non sembra affatto una persona malata».
Rudolf Steiner, 22 Gennaio 1896 – da un taccuino personale