Non credo di essere una perfetta seguace dell’antroposofia, anche se ci provo da anni. Vorrei sapere allora se è possibile assolvere a quanto siamo venuti a svolgere sulla terra, e che ci è stato affidato prima della nascita, anche solo sacrificandosi per la famiglia, in mezzo a notevoli difficoltà di ogni genere (soprattutto economiche) e senza conseguire grandi risultati nella disciplina interiore.
Gianna T.
Una madre o un padre di famiglia che portino avanti con perseveranza e dignità una vita di difficoltà materiali, dando ugualmente serenità e amorevolezza ai propri congiunti, facendoli vivere in un’atmosfera comunque armoniosa, riuscendo a far quadrare i conti senza lamentarsi per quanto non si riesce a ottenere, sono sicuramente molto piú avanti nella via di perfezionamento individuale, di quei personaggi che si credono giunti a un livello tanto elevato da fregiarsi dell’appellativo di Maestro, facendo auliche conferenze, seminari e persino suggerendo esercizi inventati da loro. Quanto ai “grandi risultati”, non è detto che questi siano sempre palesi. Magari chi crede di non aver fatto molta strada, ha invece già percorso un lungo tragitto senza accorgersene…
Leggo ogni giorno sul web dei richiami a varie discipline che ci rafforzano e ci aprono ai mondi superiori. C’è una verità, almeno parziale, in quanto scrivono? Possiamo eseguirne alcuni senza che ci possano nuocere? Come riconoscere quelli positivi?
Sandra P.
La disciplina interiore è importante, ma spesso si tratta di sirene che cantano i loro melodiosi richiami, illustrati spesso anche da immagini celestiali. Dobbiamo quindi essere accorti e sapere che occorre rafforzare il nostro pensare, cosí come è importante correggere il nostro sentire, il nostro volere e in generale ogni stato d’animo suggerito dal nostro pensare ordinario. Arimane è l’essere che domina il terrestre, e vuole rendere vera per l’uomo solo la visione sensibile, quantitativa: in questo modo egli compie il suo dovere di Ostacolatore, agendo nel nostro astrale. Una volta portato a termine in noi questo suo compito, tutta la nostra vita interiore risulta compromessa, perché se l’unica realtà è quella che si tocca e si misura, si annulla ogni vita dell’anima. Qui interviene l’altro Ostacolatore, Lucifero, l’essere che, agendo anch’egli nell’astrale, si giova della corruzione del sentire e del volere per suggerire un distacco dalla vita reale in nome di uno spiritualismo vago e sognante. Si tratta di due visioni contrapposte: una esclusivamente materialistica, l’altra esclusivamente spiritualistica. Noi però siamo sulla terra per agire e acquisire l’autocoscienza, e nessuno può agire per noi. Il lavoro degli Ostacolatori nell’intelletto è cominciato prima dell’entrata dell’Io nell’uomo. Ma da quando l’Io è entrato, esso ha la possibilità di prendere in mano le redini della situazione. Il suo identificarsi con l’essere dell’uomo, con il suo intelletto, ha causato una serie di conseguenze che si possono cogliere nel passaggio da un tipo umano a un altro, da un modo di pensare a un altro. Gli esercizi di pensiero che ci fortificano, che ci permettono di collegare il pensiero con la volontà, sono quelli che derivano dall’insegnamento di Rudolf Steiner e tanto ben specificati in seguito, nei suoi libri, da Massimo Scaligero. Il pensiero impegnato nella quotidianità è debole, non vi agisce direttamente l’Io. Oggi si parla di raggiungere un rafforzamento interiore attraverso varie tecniche, come il counseling, lo yoga, la mindfullness, la meditazione taoista, buddista, zen, tantrica, che promettono di ottenere risultati positivi nella vita sociale e professionale, e persino di trovare il nirvana, il satori, il samadhi. Tutte queste non sono vere esperienze di pensiero ma una soggezione del pensiero a oggetti spirituali precostituiti. Al contrario, gli esercizi della Scienza dello Spirito appartengono a una via di tipo scientifico. La concentrazione si fa su un oggetto reale. L’esercizio della volontà consiste nel proporsi un’azione da eseguire nel mondo reale, anche se non impegnativa, anzi del tutto semplice. Ma si tratta di un esercizio di grande importanza, che si distacca da tutte le azioni che compiamo ogni giorno, sempre con un fine predeterminato, obbedienti a uno scopo. Quando invece ci proponiamo di compiere un particolare gesto senza alcuna ragione pratica, ma solo per obbedire a quanto liberamente stabilito dalla nostra volontà, si verifica un rafforzamento interiore che non mostra subito la sua evidenza, ma che con il tempo ci rende sicuri e determinati, ci trasforma. E cosí ci trasformano gli altri esercizi: quello della equanimità, che prevede la sospensione della reazione istintiva dovuta a un’emozione; quello della positività, in cui si prescinde dagli aspetti negativi di un avvenimento, di una situazione o di una persona; e quello della spregiudicatezza, o sospensione dal giudizio, in cui ci si educa ad aprirsi alle nuove esperienze senza i pregiudizi derivanti dal passato. Questa è la disciplina che ci rafforza e ci apre ai mondi superiori. Provare per credere.
So che non è forse la sede adatta per una simile richiesta, ma vorrei sapere se c’è una maniera giusta di comportarsi con i componenti di una famiglia come la mia, individualista al massimo e con gusti tanto diversi. Stiamo pianificando il nostro mese di vacanze estive, ad agosto, forse un po’ in ritardo, ma ho cercato di rimandare finora per evitare discussioni. Che puntualmente, come ogni anno, si sono ripetute. Io amo la montagna, le passeggiate, le arrampicate, la visione del panorama una volta giunto in vetta. Mia moglie ama la campagna, dove vivono i suoi genitori, i quali ci ospiterebbero volentieri come hanno fatto già molte volte negli anni passati. Ma l’estrema tranquillità della campagna non piace né a me né ai nostri due figli. Questi, di dodici e quattordici anni, amano il mare, che non piace né a me né a mia moglie. A tutto questo si aggiunga mia madre, che vive con noi e che non ama spostarsi dalla città ma non vuole restare sola. Come risolvere il problema?
Elio M.
Nel caso di una famiglia con componenti tanto diversificati e individualisti, non si possono dare che suggerimenti, come quello di inviare i ragazzi, già per età del tutto autonomi, al mare presso una di quelle benefiche e ben organizzate istituzioni chiamate “colonie estive marine”, di cui il nostro paese pullula al Nord, al Sud e al Centro. Per i genitori, il giudizio di Salomone: dividere a metà il mese e trascorrere quindici giorni di arrampicate e quindici di riposo nella pace campestre. Quanto alla signora che non vuole restare sola in città, si può consigliare l’iscrizione a un centro diurno per anziani, che durante il periodo estivo restano aperti e offrono quei momenti di aggregazione e svago atti a riempire il vuoto lasciato dalla famiglia in vacanza. Ma si tratta, appunto, di suggerimenti. La soluzione deriva sempre dal venirsi incontro vicendevolmente, qualcosa ottenendo dagli altri, qualcosa concedendo.