L’influenza dei morti sui viventi

Spiritualità

L’influenza dei morti sui viventi

Nel mondo sensibile possono agire le individualità che sono in quello spirituale. In un primo tempo non ci si avvede che esse agiscono. Non racconto qualcosa di immaginato, ma qualcosa che è stato osservato nella realtà e constatato con la Scienza dello Spirito. Qualcuno a un certo punto si domanda perché è spinto a fare qualcosa, perché ha questo o quell’impulso, perché deve ora pensare a certe cose in modo diverso da prima.

Giovanni Santi «Martire»

Giovanni Santi «Martire»

Dopo qualche tempo egli ha un sogno molto significativo. Al momento non gli dà molta importanza, ma non è quello l’essenziale. A poco a poco noterà che non è importante la forma del sogno, ma il suo contenuto. Possiamo dunque desumere che se Edison avesse avuto in sogno le idee per le sue invenzioni, in merito non ci sarebbe stata differenza. Cosí pensiamo che qualcuno abbia un sogno, che gli appaia una persona a lui sconosciuta, alla quale proprio non pensava come a una sua conoscenza, una persona che non sa dove collocare. Essa entra nella sua vita onirica, e poi avviene qualcosa. Ora l’interessato sa che quella persona, della quale piú non ricordava, magari morta da quindici anni, ora entra e agisce.

Immaginiamo che qualcuno legga ancora oggi una delle molte biografie di Raffaello. Ha poi l’impressione che in un certo senso Raffaello si presenti come un’apparizione in sé conchiusa che dà del suo meglio nel campo in cui opera, appunto tanto in sé conchiusa da non poterla pensare accresciuta, da non poter essere pensata al di là del suo livello. E ancora, se pensiamo al caratteristico modo di lavorare di Raffaello, esso è comunque presente. Però la sua biografia lascia un vuoto del tutto particolare sul modo in cui si forma la creatività del giovane Raffaello. Perché?

I biografi raccontano che Raffaello aveva per padre Giovanni Santi che oltre ad altro era anche uno scrittore, e che morí quando Raffaello aveva undici anni, dopo però aver portato il ragazzo nella bottega di un pittore. Sappiamo anche che Giovanni Santi era un pittore ben dotato. Sappiamo pure che vi era qualcosa in lui che non poteva esprimersi. Se poi si afferra quel che viveva nella sua anima, si ha il sentimento che in lui si nascondesse qualcosa che non si manifestava                                                                

Perché la sua natura lo impediva.

Egli poi morí quando il giovane Raffaello aveva undici anni. Se ora seguiamo come Raffaello si evolve, sappiamo da dove vengono le forze che lo portano tanto alla svelta alla perfezione, alla sua completezza, sappiamo che sono le forze di suo padre che provengono dal Mondo spirituale.

Raffaello «La Madonna Belvedere»

Raffaello «La Madonna Belvedere»

Chi in avvenire vorrà stendere una biografia di Raffaello dovrà scrivere che Giovanni Santi era il padre di Raffaello e che Raffaello aveva undici anni quando il padre morí nel 1494. Il padre fu una persona eccezionale che nella sua vita volle fare cose straordinarie. Volle fare molto quando senza impedimenti fu nel Mondo spirituale, da dove inviò al figlio amato impulsi, fino nelle cose piú sottili e intime, per le quali era stato impedito nel mondo fisico dalla propria organizzazione.

Naturalmente tutto questo non significa sminuire il genio di Raffaello, perché di certo la base doveva già esistere. Sappiamo che egli era la reincarnazione di Giovanni Battista e che soltanto doveva essergli versato l’elemento specifico che doveva poi mostrarsi. Tenendo tutto ciò presente, vediamo l’azione comune del Mondo spirituale con il piano fisico.

Man mano in avvenire, studiando la vita di Raffaello, si dovrà aggiungere che cosa agisce dal Mondo spirituale su quello fisico. Si sarà allora di fronte a tutto un mondo che è in noi, attorno a noi e che opera in noi. Cosí inseriamo la spiritualità nella nostra civiltà. Di conseguenza non dobbiamo meravigliarci se coloro che oggi nulla vogliono sentire di tale inserimento di spiritualità nella nostra civiltà trattano con disprezzo la concezione spirituale del mondo; essa è infatti del tutto nuova, è un affiorare della nuova forza del sé spirituale umano. Verrà un tempo, e prego di inscrivere a fondo nell’anima questo fatto, in cui si penserà della nostra civiltà, che si avvia ora alla sua fine, come un tempo si pensava del periodo precedente il diluvio, mentre si aspirava alla civiltà futura come a qualcosa di nuovo.

I seguaci della Scienza dello Spirito non devono però vedere un tale ideale soltanto come una realtà teorica, ma accoglierlo nel loro cuore, nella loro anima; devono vedere bene che è loro buon karma sapere dello svolgersi dell’umanità, del corso della civiltà umana.

Iscriviamo questi sentimenti nelle nostre anime, perché ora non posso ancora dire quando potrò continuare le nostre considerazioni. Sappiamo però anche quanto tempo sia necessario per far fluire quel che ci viene incontro nel campo della Scienza dello Spirito in tutto lo sviluppo e in tutti gli impulsi dell’anima; sappiamo che fa parte del nostro sviluppo spirituale non soltanto comprendere le grandi verità, ma anche sviluppare nell’anima ciò che possono dirci le grandi idee di una concezione del mondo adeguata allo Spirito.

 

Rudolf Steiner


Da: Uomo terreno e uomo cosmico, Editrice Antroposofica, Milano 2001 – O.O.N° 133.