Ritorniamo alla metà della razza lemurica, al momento in cui l’uomo si è elevato alla spiritualità. È soltanto allora che divenne possibile la fecondazione da parte dello Spirito, della monade. Dalla Terra caotica, e in seguito a ciò che l’uomo aveva espulso, altre entità si erano formate, e queste divennero i compagni degli uomini sulla Terra. L’uomo aveva elaborato un corpo fisico, uno eterico e uno astrale. Il corpo astrale era stato purificato: era dunque atto a ricevere manas, buddhi e atman.
Sulla Terra tutto si faceva poco a poco, cosicché l’umanità, che non aveva ancora l’intelletto né la capacità di parlare, era nata dalla massa terrestre indistinta. Com’era possibile? Neppure una pianta spunta partendo dal nulla. Bisogna che un seme sia stato deposto nella terra. Fu la stessa cosa per gli uomini che esistevano allora. Anche l’uomo era uscito dalla terra, ed era dunque stato necessario che un seme esistesse sulla Terra. C’era dunque già stata un’entità simile. Questa semenza d’uomo veniva dall’antica Luna. L’uomo vi era passato allo stato di seme, aveva attraversato il pralaya ed era riapparso dunque sulla Terra.
La Terra, nella sua evoluzione, aveva avuto tre precedenti stadi (Saturno, Sole, Luna). Durante le tre prime ronde terrestri questi tre stadi precedenti furono rapidamente rivissuti. L’esistenza di Saturno fu ripresa nella prima epoca terrestre; quella del Sole nella seconda e quella della Luna nella terza. L’esistenza terrestre propriamente detta si profilò durante la quarta ronda, e l’uomo ci arrivò a uno stadio un po’ piú elevato di quello che aveva avuto sulla Luna. Sulla Luna, la sua evoluzione non era ancora compiuta, non si era abbastanza purificato per ricevere la monade. Sulla Luna, il corpo astrale era ancora selvaggio e passionale. Sulla Terra, dovette dunque prima di tutto purificarsi per poter ricevere i princípi superiori. Questa purificazione finí a metà dell’era della Lemuria.
Gli ultimi uomini dell’esistenza lunare sono i nostri antenati fisici. Sulla Terra si sono prima di tutto sviluppati un po’ di piú. Gli uomini terrestri dei tempi prima della Lemuria sono i veri discendenti degli abitanti della Luna. Per questo li chiamiamo anche “padri” o “pitri” degli uomini terrestri. Dapprima, gli uomini terrestri non poterono utilizzare le loro membra anteriori per lavorare. Erano esseri di grande bellezza, che assomigliavano a degli animali. Erano fatti di una materia ben piú molle di quella fisica attuale, anche piú molle di quella che attualmente troviamo negli animali inferiori. Era diafana e il fuoco interiore traspariva attraverso di essa. Nell’epoca in cui gli uomini erano passati per uno stadio di evoluzione anteriore, essi avevano avuto una forma ancora piú bella e nobile.
L’èra lemurica fu preceduta da quella iperborea, l’èra degli uomini solari, degli uomini-Apollo. Erano fatti di una materia ancora piú nobile e molle. Poi risaliamo ancora piú indietro, alla primissima razza, agli uomini polari. Essi vivevano nel clima polare tropicale. La loro razza ha potuto elevarsi a un livello particolare per il fatto che fu loro accordato un singolare grande aiuto. I piú bei pitri lunari scesero allora sulla Terra.
Gli uomini polari assomigliavano molto ai quadrupedi, ma erano fatti di una materia molle, malleabile, come una medusa, soltanto molto piú calda. Gli uomini che avevano le forme migliori, della piú nobile materia, ricevettero un aiuto particolare per il fatto che altre entità ancora, che avevano raggiunto già prima un livello superiore, erano legate alla Terra.
Nell’esoterismo, il Sole è considerato all’inizio come un pianeta; è diventato una stella solo piú tardi. La successione degli stadi percorsi dalla Terra è: Saturno, Sole, Luna, Terra. Quando il Sole era lui stesso un pianeta, tutto ciò che esiste attualmente sulla Luna e sulla Terra era ancora nel Sole. Piú tardi, il Sole e la Luna sono usciti dalla Terra.
Risaliamo adesso al tempo dell’antico Sole. Tutto quello che abita attualmente la Terra abitava quel Sole. Gli esseri avevano allora tutta un’altra forma. A quell’epoca, l’uomo aveva solo un corpo fisico – che era molto meno denso di quello attuale ‒ e un corpo eterico. Tutta la maniera di vivere dell’uomo era allora vegetale. Gli esseri vivevano della luce del Sole. A quel tempo, questa luce veniva loro dal centro del loro proprio pianeta. Erano totalmente differenti dall’uomo attuale. A differenza dell’uomo attuale, l’uomo solare aveva la testa in basso e la luce gli illuminava la testa. Tutto quello che è in relazione con la riproduzione si sviluppava liberamente dalla parte opposta. L’uomo allungava in un certo senso le sue gambe in aria. La pianta si è fermata a quel livello: ancor oggi, essa ha le radici nel suolo ed eleva nell’aria i suoi organi di riproduzione, gli stami e i pistilli. Quell’uomo solare si è evoluto in sette tappe. Sul pianeta, aveva la posizione che la pianta, radicata nella terra, ha ancor oggi. In seguito, alla terza incarnazione della Terra, egli è diventato uomo lunare. A quell’epoca egli si è inclinato: da verticale è diventato orizzontale (animale). L’abbozzo della colonna vertebrale risale a quell’epoca. Il suo simbolo è il Tau: T. Sulla Terra, l’uomo si è completamente rovesciato. Il simbolo è la croce. La croce simboleggia l’evoluzione passata dal Sole alla Luna e poi alla Terra. Sulla Terra l’evoluzione ha compiuto la parte della croce al di sopra del punto d’incrocio. La Terra continua la sua evoluzione portando la croce sulla schiena.
Gli uomini solari erano arrivati a un certo grado elevato di sviluppo. Ora, certi Adepti del Sole erano progrediti piú degli altri uomini solari. Sono in seguito passati sulla Luna. Anche là ebbero la possibilità di essere piú avanzati rispetto agli altri uomini lunari e si svilupparono fino a un livello particolarmente elevato. Sono questi gli antenati degli uomini terrestri, molto piú avanti rispetto agli altri. Ora, quando alla seconda epoca della quarta ronda, gli Iperborei vivevano nelle loro forme malleabili, questi figli del Sole furono in grado d’incarnarsi e costituirono una razza particolarmente bella. Erano i pitri solari. Avevano raggiunto la verticalità già nell’èra iperborea. Hanno completamente capovolto il corpo iperboreo; gli altri uomini allora non ne sarebbero stati capaci. Nell’èra iperborea, i pitri solari sono diventati quei magnifici uomini-Apollo che si erano già raddrizzati durante la seconda razza.
Tutto quello che fu piú tardi espulso, la Luna e la Terra, era ancora contenuto nell’antico Sole. Sul Sole, ogni vita e tutto il calore emanavano dal centro. Nel mavantara seguente (antica Luna) accadde questo: il Sole uscí dalle tenebre del pralaya. Una parte della materia solare volle staccarsi. Apparve allora dapprima una specie di forma di biscotto.
In seguito, una parte si staccò completamente e due corpi (Sole e Luna) si misero l’uno a fianco dell’altro. Il Sole mantenne la possibilità di illuminare e di riscaldare. La Luna quella della procreazione. Essa poté riprodurre gli esseri che erano esistiti sul Sole, ma questi dovevano essere illuminati e scaldati dal Sole. Fu sull’antica Luna non illuminata che dovette farsi il capovolgimento delle entità in direzione del Sole. È per questo che sulla Luna tutte le piante si sono capovolte. Gli animali si sono capovolti a metà, e ugualmente gli uomini. In cambio, ricevettero il corpo astrale, il kama, che permise loro di ricevere il calore dall’interno. A quell’epoca il kama era ancora una forza essenzialmente riscaldante. Per questo, a quell’epoca, non si girarono ancora completamente verso il Sole. C’era anche una vita nelle tenebre. La Luna gravitava attorno al Sole ma non come lo fa attualmente la nostra terra. Essa gravitava attorno al Sole, girando sempre la stessa faccia verso di lui. Un giorno lunare durava quanto sei mesi attuali. Per questo fatto, regnava un enorme calore da una parte e un freddo considerevole dall’altra.
Sull’antica Luna i predecessori dell’uomo seguivano di nuovo una certa normale evoluzione. Ma c’erano anche alcuni Adepti della Luna che superavano il resto dell’umanità. Alla fine dell’evoluzione lunare, queste entità pitri erano molto piú avanti degli altri, come gli odierni Adepti hanno superato gli altri uomini.
Adesso abbordiamo infine l’evoluzione della Terra propriamente detta. Nel pralaya che seguí l’evoluzione lunare, la Luna ritornò nel Sole. Passarono insieme per il pralaya. E quando la Terra uscí dalle tenebre, le era ancora unita tutta la massa solare. La prima razza, o razza polare, cominciò in quel momento. Gli uomini dell’antico Sole erano allora in grado di formare quella specie privilegiata, i figli solari, grazie alle condizioni che regnavano all’epoca e perché il Sole era ancora unito alla Terra.
Durante l’èra iperborea, il tutto si divise nuovamente. Una parte si isolò e la Terra uscí dal Sole. A quel momento si può applicare la teoria di Kant e Laplace. La nebulosa originaria di cui parlano, corrisponde a quello stato. Visto dall’esterno, assomigliava agli anelli di Saturno. In quel momento si formò la seconda razza iperborea. I germi degli uomini lunari, i pitri, escono a poco a poco sulla Terra a differenti gradi di perfezione. Allora, tutti avevano ancora la possibilità dell’autofecondazione.
Ci fu in seguito una seconda separazione. La Luna si separò dalla Terra e con essa se ne andò ogni possibilità di autofecondazione; da allora si ebbero tre corpi planetari: il Sole, la Terra, la Luna.
La possibilità di autofecondazione cessò; la Luna portò con sé quello che dava la possibilità dell’autofecondazione. Da allora, la Luna si trova all’esterno e noi abbiamo degli esseri che non sono piú in grado di riprodursi da soli. I due sessi apparvero nell’ èra della Lemuria.
Simili evoluzioni si fanno solo sotto la direzione di entità superiori, i Deva, il cui scopo è che l’evoluzione progredisca in un certo modo. Tutto questo movimento fu diretto dalla stessa divinità che la tradizione ebraica chiama Jahvè o Geova.
Era un dio lunare. Aveva nel senso piú eminente la forza sviluppata sulla Luna e tendeva a far evolvere l’umanità in questo senso. In seno al mondo terrestre, Jahvè rappresenta la divinità che dona agli esseri la possibilità della fecondazione fisica. Tutto il resto (l’intelletto) non era nelle intenzioni di Jahvè. Se nell’evoluzione fosse rimasta solo l’intenzione di Jahvè, l’uomo avrebbe in ogni caso cessato di riprodursi, perché la forza di riproduzione si sarebbe esaurita. Si sarebbe allora occupato unicamente di produrre delle belle forme, perché quello che è interiore, intellettuale, gli era indifferente.
Jahvè voleva produrre degli esseri umani di belle forme, delle specie di belle statue. Secondo la sua intenzione, la forza di riproduzione doveva continuare fino all’esaurimento. Voleva avere un pianeta dove c’erano solo delle forme belle, ma completamente immobili. Se la Terra, con la Luna in sé, avesse continuato a evolvere, sarebbe arrivata ad avere una forma immobile, gelata. Jahvè avrebbe reso eterno il suo pianeta facendolo diventare un monumento commemorativo dell’intenzione che egli aveva per farla evolvere. Questo sarebbe certamente avvenuto se gli Adepti che avevano oltrepassato l’evoluzione lunare non si fossero allora manifestati. Si sono manifestati allo stesso momento. Avevano già sviluppato sulla Luna quello che noi abbiamo sviluppato solo sulla Terra: l’intelletto e lo Spirito. Si occuparono allora del resto dell’umanità e la strapparono al destino che altrimenti l’attendeva. Una nuova scintilla fu accesa nel corpo astrale. Diedero giustamente al corpo astrale dell’epoca l’impulso di evolvere al di là del punto critico. Jahvè poté allora salvarsi solo cambiando il suo modo di agire. Creò l’uomo e la donna. Quello che non poteva essere mantenuto in un sesso unico fu diviso nei due sessi.
C’erano allora due correnti, quella di Jahvè e quella degli Adepti lunari. L’interesse degli Adepti lunari era di spiritualizzare l’umanità. Ma Jahvè voleva farne delle belle statue. Allora queste due forze si combatterono.
Sulla Terra noi abbiamo dunque a che fare con una forza che ha il potere dell’autofecondazione: la Kryashakti. Oggi essa esiste sulla Terra solo nei piú elevati Misteri. A quell’epoca ognuno l’aveva in sé. Grazie a quella forza, l’uomo aveva il potere di riprodursi da sé. All’epoca, essa fu scissa in due. Fu cosí che sulla Terra ci furono i due sessi.
Jahvè prese tutta la forza dell’autofecondazione della Terra e la situò nella Luna, a fianco della Terra. È la ragione del legame tra la forza di riproduzione e gli esseri lunari. Abbiamo dunque l’essere umano con la forza di riproduzione indebolita, ma non ancora con la possibilità di spiritualizzarsi. Ecco i predecessori dell’umanità attuale. Gli Adepti lunari andarono allora da loro e dissero: «Non dovete seguire Jahvè, non vi lascerà accedere alla conoscenza, ora voi dovete arrivarci». Questo è il serpente. Il serpente si trova di fronte alla donna perché lei aveva la forza di autofecondazione.
Allora Jahvè disse: «L’essere umano è diventato come uno di noi», e fu cosí che la morte e tutto quello che vi è connesso fu introdotta nel mondo.
Si chiamano Adepti lunari quelli di Lucifero; sono coloro che hanno dato tutto quello che è l’intellettualità umana. La diedero ai corpi astrale e fisico, altrimenti la monade non avrebbe potuto entrarvi e la Terra sarebbe diventata un monumento planetario commemorativo della grandezza di Jahvè. Grazie all’intervento del principio luciferico, fu salvata l’autonomia umana, la spiritualità.
Poi, affinché l’uomo non si spiritualizzasse interamente, Jahvè divise la forza di riproduzione in due. Ma quello che si sarebbe perduto se Jahvè avesse lavorato da solo, riapparirà con la sesta razza radicale: l’essere umano vi sarà spiritualizzato al punto di riacquistare la Kryashakti, la forza di riproduzione creatrice. Sarà nuovamente capace di riprodurre i suoi simili. Cosí l’umanità fu salvata dall’inganno.
Grazie al potere di Jahvè, l’uomo porta dunque in sé la possibilità di immobilizzarsi. Se si osservano i tre corpi inferiori, si vede che recano in loro il germe del ritorno allo stato fisico della Terra. Le parti superiori, atman, buddhi, manas, hanno potuto entrare nell’uomo solo per il fatto che venne il serpente. L’essere umano ricevette per questo una nuova vita e la forza di restare sul pianeta terrestre. Ma la forza di riproduzione divenne bisessuale, e per questo fatto nel mondo sono entrate la nascita e la morte; prima non c’era la morte e neppure la nascita.
Se l’essere umano lavora sul corpo fisico partendo dallo Spirito, egli supera la morte. Le forze individuali si esauriscono se prendono delle forme speciali. La forza entra allora nella forma in una densità sempre piú forte, ed è per questo che all’epoca della Lemuria la vita dovette ricevere un nuovo impulso, che fu prodotto con una rotazione della sfera terrestre. L’asse della terra fu progressivamente girato. A quei tempi, al Polo Nord c’era un clima tropicale; piú tardi, grazie alla rotazione dell’asse terrestre, il clima tropicale si situò in mezzo. Quest’inversione si effettuò con una relativa rapidità, ma durò tuttavia circa quattro milioni di anni. L’èra della Lemuria ebbe luogo 22 milioni di anni fa. Ci vollero quattro milioni di anni ai pitri lunari per far girare l’asse. L’intelligenza dei pitri lunari era allora ben piú evoluta di quella degli uomini attuali.
A quell’epoca, l’essere umano bisessuato si sviluppò partendo da quello unisessuato. Nei primi tempi, fra gli esseri umani unisessuati c’erano degli individui molto in ritardo, ma anche altri molto avanti. Soltanto una piccola parte offriva un abitacolo adeguato alle monadi che discendevano. È a quel momento che gli esseri umani si sono divisi nei due sessi. Gli animali l’avevano già fatto. Sulla Terra vivevano allora accanto agli uomini animali maschi e femmina. Sulla Terra, configurata del tutto diversamente, potevano vivere allora delle forme molto grottesche. Avevano anche la possibilità di volare. Portavano in loro i precursori di coloro che sono oggi gli uomini. Le religioni esoteriche chiamano “tori” gli esseri umani che hanno il potere di riprodursi da soli. A questo si riferiscono certi simboli animali. Il toro è simbolo della fecondità; fu preceduto dal leone, simbolo del coraggio, preceduto a sua volta dall’aquila. Nella visione di Ezechiele, in considerazione dei tempi lontani, gli animali hanno delle ali perché potevano elevarsi un poco al di sopra della Terra. L’essere umano apparve solo piú tardi.
Abbiamo dunque l’essere umano come si sviluppa verso la bisessualità partendo dall’unisessualità e, a fianco, già degli animali di due sessi, maschi e femmine. In effetti, è solo grazie ai pitri lunari che gli uomini hanno avuto la maturità per avere un corpo capace di ricevere la monade. Le monadi, tuttavia, prendono e sviluppano una nobile forma umana solo negli esemplari piú evoluti; ma questi ultimi devono però astenersi da ogni forma di contatto con gli altri, altrimenti perderebbero la loro nobile forma. È soltanto in quell’epoca che il corpo si forma dalla monade. Le altre forme meno avanzate non piacevano alle monadi che discendevano; per questo esse mettevano solo una parte della loro forza spirituale nei corpi umani incompleti, e la terza ondata si rifiutò anche completamente di incarnarsi. Cosí, c’erano in parte dei corpi umani fecondati dallo Spirito soltanto debolmente e in parte altri del tutto senza Spirito.
Alla metà dell’era della Lemuria abbiamo dunque i primi figli della nebbia di fuoco: s’incarnarono nell’elemento fuoco che circondava la Terra. I figli della nebbia di fuoco erano i primi arhats. In seguito ne apparvero le altre due specie. Nella prima razza lemurica, coloro che avevano ricevuto solo una piccola scintilla, erano poco adatti a fondare una cultura, e perirono presto. Ma coloro che non avevano ricevuto niente hanno espresso in modo particolare la loro natura inferiore, incrociandosi con gli animali. Le ultime razze degli abitanti della Lemuria derivano da questo incrocio. Gli istinti animali selvaggi vivevano in forme umane selvagge che assomigliavano agli animali. Questo produsse una degradazione di ogni sostanza umana.
All’epoca, se tutti gli esseri umani fossero stati fecondati dalle monadi, tutta la specie umana sarebbe diventata assai migliore. Il primo male proviene dal fatto che alcune monadi rifiutarono di incarnarsi. Da ciò e dal conseguente incrocio provenne il deterioramento. L’essere umano fu considerevolmente deteriorato a livello fisico. Si tratta di un’epoca nella quale il genere umano fu degradato. Fu soltanto nell’era di Atlantide che le monadi, rimpiangendo il loro precedente rifiuto, discesero ed entrarono in tutti gli esseri umani. Da ciò nacquero le differenti razze atlantidee.
Abbiamo conosciuto dunque un’epoca nella quale è stato fatto qualcosa per la degradazione della Terra. Ogni degradazione delle razze produce anche una degradazione della Terra. È la genesi del karma primordiale. Fu deposto il primo germe del karma. Tutto il seguito è una conseguenza di questo karma primordiale; perché, se le monadi fossero entrate al momento giusto nelle forme umane, gli esseri umani avrebbe avuto la sicurezza dell’animale. Non avrebbero potuto fare errori, ma non avrebbero nemmeno potuto sviluppare la libertà. Gli arhats originali non possono sbagliare: sono angeli in forma umana. Ora, gli Adepti lunari hanno proprio incitato certe monadi ad attendere a incarnarsi.
Cosí fece la sua entrata nel mondo il principio dell’ascesa, il fatto di non voler abitare la Terra. Questa incapacità di adattamento fra la natura superiore e quella inferiore è apparsa in quel momento. L’uomo fu preda dell’incertezza; da allora, deve cercare di passare attraverso esperienze diverse, in un movimento pendolare, per vedere come potersi orientare nel mondo. A causa di questo karma originario venne anche in seguito il suo proprio karma. Egli può cosí commettere errori.
Era previsto che gli uomini arrivassero alla conoscenza. Questo poteva avvenire solo con il karma originario. Il principio luciferico degli Adepti lunari voleva far evolvere l’umanità sempre piú verso la libertà e l’autonomia. Questo è espresso bene nel mito di Prometeo: Giove non vuole che gli uomini abbiano il fuoco, ma Prometeo glielo dà, e con esso la facoltà di elevarsi sempre di piú, evolvendosi. Con questo, Prometeo condanna però l’uomo alla sofferenza. Si deve allora attendere che arrivi un eroe solare, che il principio dell’eroe solare, alla sesta razza, renda l’uomo capace di evolvere senza la conoscenza luciferica. Coloro che sono evoluti quanto Prometeo sono degli eroi solari.
Abbiamo dunque un uomo duplice: uno ha accettato il principio di Jahvè, vale a dire il perfezionare la Terra fisica; l’altro, l’uomo spirituale, che si eleva evolvendosi. Jahvè e Lucifero sono in un perpetuo combattimento. Lucifero vuol far evolvere tutto verso la conoscenza, verso la luce. Nel Devachan, l’uomo può far maturare un poco di piú uno dei princípi, quello di Lucifero. Piú resta nel Devachan, piú può svilupparlo. Bisogna che passi attraverso altre incarnazioni, finché abbia completamente sviluppato questo principio.
Nel mondo c’è dunque un principio di Jahvè e un principio di Lucifero. Se fosse insegnato solo il principio di Jahvè, l’uomo sarebbe destinato alla Terra. Se si lasciassero scomparire completamente dalla Terra gli insegnamenti della reincarnazione e del karma, si riconquisterebbero per Jahvè tutte le monadi e l’uomo fisico sarebbe allora consegnato alla Terra, a un pianeta pietrificato. Ma se s’insegnano la reincarnazione e il karma, si conduce l’uomo verso la spiritualizzazione. Per questa ragione il cristianesimo ha fatto il piú giusto compromesso e, per un certo tempo, non ha insegnato la reincarnazione e il karma, però l’importanza di questa esistenza terrestre precisa che l’uomo possa amare la Terra fino a che sia maturo per un cristianesimo nuovo, che preveda l’insegnamento della reincarnazione e del karma, che salva la Terra e faccia entrare tutta la semenza nel Devachan. Nello stesso cristianesimo sono dunque i due princípi che si combattono oggi: uno senza la reincarnazione e il karma, l’altro con questo insegnamento. Con il primo insegnamento, tutto quello che Lucifero può realizzare sarebbe tolto agli uomini. Cadrebbero in effetti al di là della reincarnazione e volterebbero le spalle alla Terra, diventerebbero degli angeli degenerati. La Terra andrebbe allora verso la distruzione. Se Jahvè e la sua milizia vincessero, la Terra diventerebbe come una specie di Luna, un corpo sclerotizzato. Si sarebbe allora venuti meno al dovere della spiritualizzazione. Nella Bhagavad Gita è descritto il combattimento fra Jahvè, Lucifero e le loro armate.
Oggi sarebbe anche possibile che il cristianesimo prendesse il sopravvento senza l’insegnamento della reincarnazione e del karma. Allora la Terra sarebbe persa per il principio di Lucifero. La Terra intera è ancora un campo di battaglia fra questi due princípi. Il principio che eleva la Terra alla spiritualità è Lucifero. Per vivere secondo questo principio, bisogna prima di tutto amare la Terra, bisogna discendere sulla Terra. Lucifero è il principe che regna nel campo della scienza e dell’arte. Ma non può discendere completamente sulla Terra, la sua forza non è sufficiente. Da solo, Lucifero non potrà far salire tutto quello che c’è sulla Terra. Per questo, non ci vuole soltanto la forza di un Adepto lunare, ci vuole quella di un Adepto solare, che riceve anche la vita che si esprime non solo nell’arte e nella scienza, ma nel legame fra gli uomini. Lucifero è rappresentato come un drago alato; in Ezechiele come un toro alato.
Venne un eroe solare, simile a quelli che apparvero nell’èra iperborea. In Ezechiele è rappresentato da un leone alato. Quest’eroe che dona il secondo impulso è il Cristo, il Leone della tribú di Giuda. Il rappresentante dell’aquila non verrà che piú tardi. Rappresenta il principio del Padre. Il Cristo è un eroe solare, una natura di leone, un pitri solare.
Il terzo impulso verrà da un Adepto che era tale già su Saturno. Attualmente, un tale Adepto non può ancora incarnarsi sulla Terra. Quando l’uomo potrà non soltanto elevare la sua natura superiore, ma anche rinunciare completamente alla sua natura inferiore, soltanto allora potrà incarnarsi quest’Adepto supremo, l’Adepto di Saturno, il principio del Padre, il Dio nascosto.
Rudolf Steiner
Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner.
Berlino, 25 ottobre 1905 ‒ O.O. N° 93a. Traduzione di Angiola Lagarde.