Si ripresenteranno parole già lette precedentemente, ma che si giudica utile riproporre alla nostra memoria: quelle relative al momento finale del mistero del Golgotha. In quel momento il Christo fonda la creazione di un principio che, nel futuro, potrà riunificare androginicamente la donna e l’uomo, e fonda questo principio unendo il Suo Io alla ‘Donna’. Questo è il segreto manifesto che si può contemplare, come simbolo cosmico, dal venerdí della Pasqua: «In verità, dunque, lo Spirito del Sole è contenuto nella coppa della Luna» (R. Steiner, conferenza del 2 gennaio 1914 – O.O. N° 149). Avviene cosí che nella coppa-Maria solarizzata, si attua la riunificazione dei sessi che, ancora non possibile nel corpo fisico, si realizza completamente nel suo corpo eterico per la presenza unificante del principio dell’Io del Christo. In lei il corpo eterico non è piú solo maschile. Quel “passa qualcosa tra me e te” si è realizzato al massimo grado; il Christo ha trasfuso Se stesso, il Suo principio dell’Io universale nella madre: «Era però necessario che il principio del Christo, il Suo Io che contiene l’elemento paterno [maschile], si riunisse dall’alto della croce con il principio eterico, con la madre». L’elemento della saggezza-madre-femminile si riunisce con l’elemento Io-padre-maschile. Ma si deve considerare con attenzione, che questo fu un fatto cosmico, che accadde sí sulla Terra e a cui fu ceduto il potere, ma esso fu di natura cosmica. Si pensi al simbolo cosmico di tutto ciò, si rileggano le parole: «In verità dunque lo Spirito del Sole è contenuto nella coppa della Luna». Massimo Scaligero in Graal – Saggio sul mistero del sacro Amore, alla fine del secondo capitolo scrive: «La resurrezione di tale potere, alla cui perdita sono correlati il vincolo sensuale dell’amore terrestre, la necessità dell’egoismo, la malattia e la morte, è visibile nel simbolo della Vergine che si regge sulla falce della Luna e ha sotto i piedi il Serpente. È come se la Vergine si librasse nel cielo per virtú della Luna purificata dell’onta del Serpe, onde la falce luminosa è l’Ostensorio celeste, o il Calice dell’Ultima Cena, che si dona come simbolo della forza radicale liberatrice dell’uomo».
L’Io del Christo è un Io macrocosmico, e la stessa Maria, ricevendolo in sé, da quel momento assume una valenza non piú limitata ai processi terreni, ma capace di un agire cosmico al servizio di un’Entita macrocosmica. Se la cosa suona inaccettabile, o peggio, si pensi al quinto sacrificio dell’Anima nathanica attuato al servizio del Christo nella seconda metà del diciannovesimo secolo, del Buddha su Marte, e all’ideale di Michele indicante agli uomini attuali di divenire “cosmopoliti”: cittadini del cosmo. Si sa che quella ‘Donna’ ai piedi della croce, era una proiezione terrena della Iside-Sophia cosmica, e anche la sua morte e la sua Ascensione, avvenute in circostanze misteriose, debbono far pensare a qualcosa di non limitato a un ruolo solo terreno.
Si rilegga anche: «Nell’Epoca Lemurica era lo stesso cosmo che rivelava all’uomo quello che poteva conoscere del proprio Io, ovvero della forza piú interiore della propria anima. …Ma perché l’uomo potesse trovare sulla Terra ciò che un tempo aveva ricevuto dal cielo, gli fu inviato il loro messaggero piú grande, il Christo. Il Mistero del Golgotha è quindi un fatto cosmico, in quanto l’uomo aveva perduto ciò che gli era stato rivelato dal cielo, dal cosmo, dai tempi della Lemuria.
Quindi apparve l’impulso che gli si poté rivelare dalla Terra stessa; solo che l’uomo deve gradualmente sviluppare quello che gli è stato rivelato dalla Terra nell’impulso del Christo, e svilupparlo proprio con quel processo di ringiovanimento del quale abbiamo parlato. Come risultato di questo sviluppo umano ora portiamo in noi qualcosa che è, per cosí dire, meraviglioso. Ho già indicato ieri che la conoscenza del nostro tempo è piú spirituale che mai, l’uomo tuttavia non se ne accorge perché non la lascia maturare. Quello che oggi possiamo conoscere sulla natura è assai piú spirituale di quanto mai finora sia stato noto. Un tempo si sapevano certe realtà solo recate dal cosmo stesso».
Perché Steiner, in relazione al processo di ringiovanimento dice che: «Quello che oggi possiamo conoscere sulla natura è assai piú spirituale di quanto mai finora sia stato noto»? Perché una volta la conoscenza della natura che scendeva dal cosmo come dono, era andata perduta, mentre ora tale dono deve essere riconquistato dalla Terra con la libera volontà dall’uomo. E questa conquista è correlata con tutto il mistero del ringiovanimento del corpo eterico, realizzabile con una saggezza collegata all’impulso del Christo: «Quindi apparve l’impulso che gli si poté rivelare dalla Terra stessa; solo che l’uomo deve gradualmente sviluppare quello che gli è stato rivelato dalla Terra nell’impulso del Christo, e svilupparlo proprio con quel processo di ringiovanimento del quale abbiamo parlato. Come risultato di questo sviluppo umano ora portiamo in noi qualcosa che è, per cosí dire, meraviglioso».
In queste parole di Steiner, “natura” e “Terra” devono essere legate interiormente con la parola “madre”, e molto si squadernerà alla coscienza meditante: Madre-Natura e Madre-Terra, sono due immaginazioni che, da sempre, hanno accompagnato la storia evolutiva dell’anima umana. La Iside, per l’egizio piú antico, era molto di piú della sposa di Osiride, o dell’Anima di popolo: era l’elemento cosmico-spirituale femminile che, fecondato dall’elemento cosmico-spirituale maschile, generava e alimentava i mondi. Similmente, gli uomini del nostro tempo dovranno imparare a considerare la Nuova Iside. L’intero ciclo dell’Opera Omnia N° 180 è dedicato a questi temi, e nella conferenza del 6 gennaio 1918 Steiner ha donato all’umanità la “Leggenda della nuova Iside”, mettendola in occulta relazione con la statua del “Rappresentante dell’umanità”. Ma, in quel ciclo si è esortati a imparare di nuovo a leggere la scrittura stellare, e a riconquistare l’essenza perduta delle parole: del Logos. Se ciò che veniva donato nel passato, e viene ancora donato dal cosmo in forma cristizzata, ora deve essere riconquistato dalla Terra, ovvero dall’Io umano autocosciente, allora ci si dovrebbe chiedere cos’è cambiato del passato, e qual è la situazione attuale.
Si troveranno le risposte nella conferenza già citata: «Ho già descritto …come si possa riscontrare in ogni punto della tradizione, che le manifestazioni dell’ebraismo antico vanno ricercate nelle attività terrestri, nella mobilità spirituale della Terra. Si trattava di respingere ciò che opera negli elementi per impulsi provenienti dagli astri e che contribuisce a stimolare spiritualmente le forze di tipo sibillino [oracolari]. Quella tendenza era giustificata nell’astrologia del terzo periodo postatlantico, quando l’umanità possedeva ancora tanta parte dell’antica eredità spirituale, da poter accogliere il bene mediante le rivelazioni della scrittura stellare, grazie all’azione degli elementi della natura sull’anima. Nel quarto periodo postatlantico la forza degli astri era, per cosí dire, regredita di fronte agli elementi che circondano la Terra [nell’atmosfera e in tutto il resto]; l’influsso degli elementi veniva sentito in modo che chi comprendeva lo spirito dei tempi [soprattutto a quarto periodo inoltrato] doveva dirsi: guardiamoci da quanto penetra dagli astri entro gli elementi terrestri, poiché stimola le forze sibilline, ora non piú giustificate! Per essersi diffuso nell’aura terrestre l’impulso del Christo, le forze sibilline dovranno essere nuovamente armonizzate, sí che ne potessero scaturire di nuovo rivelazioni valide. Coloro che erano a conoscenza dei segreti dell’antico ebraismo non guardavano volentieri su agli astri, per ottenere rivelazioni dalla sfera spirituale. Seguivano il Dio Jahvè che appartiene all’evoluzione della Terra, e che è divenuto una divinità lunare solo per favorire l’evoluzione della Terra. Nelle festività lunari degli Ebrei si esprime chiaramente il fatto che ‘il Signore della Terra’ appare simbolicamente nel suo riflesso dalla Luna. …Se si riassume nel suo aspetto naturale tutto quanto proviene per l’evoluzione terrestre dalle passate evoluzioni di Saturno, dell’antico Sole, e dell’antica Luna, tutto questo ci si presenta, da parte dell’antichità ebraica, simbolizzato nella figura e nel nome di Eva, Eve [è noto che nella grafia ebraica le vocali non vengono mai indicate chiaramente]. Se a questi suoni aggiungiamo il segno corrispondente alla divinità ebraica che guida i destini terrestri, otteniamo un termine non meno valido di altri: Jeve, Jahve, il reggitore della Terra simbolizzato nella Luna, congiunto con il frutto dell’evoluzione lunare a favore dell’evoluzione terrestre, il Signore della Terra congiunto con la madre terrestre [Madre-Terra], le cui forze sono il frutto dell’evoluzione lunare: ecco Jahvè! Dall’antichità ebraica ci perviene dunque l’accenno misterioso al congiungimento delle forze lunari che hanno lasciato indietro il loro residuo nella Luna fisica, astronomica e, sul piano dell’umanità, l’elemento femminile della natura umana. Il congiungimento del Signore della Terra con la madre lunare».
Delle vere ‘nozze’, dunque, che da quelle di Cana in poi saranno rinnovate dal Christo fino al Golgotha, dove, per effetto della definitiva congiunzione con Maria, come Eva non piú unita a Jahvè ma al Christo, fu da Lui metamorfosata e redenta, eletta a “Nuova Iside”, capace di ridare la conoscenza stellare in forma nuova, una forma che deve essere conquistata dalla Terra, dall’uomo. Come? Il modo è raffigurato nella statua lignea del “Rappresentante dell’umanità”, che avanza senza combattere, mantenendo l’equilibrio del vero amore e della vera saggezza interiore fra Lucifero e Ahrimane. A quella statua, Steiner, come si è già letto in un suo inserto precedente, una volta assegnò il nome di Parsifal, e ci rese coscienti che dietro di essa, nascosta ai piú ma visibile a pochi, giace la Nuova Iside dormiente. Dorme nell’anima e nella coscienza dei piú: per questo non possono vederla, celata dalla statua.
Si è sulla via di una sintesi mirabile, che deve sorgere nell’anima degli uomini, almeno dei piú volenterosi. Parsifal abbandonò, senza neanche salutarla, la madre vedova (il cui nome, Herzelaide, è legato al cuore), per farsi cavaliere, ed ella ne morí di crepacuore. Nel suo peregrinare giunse al castello del Graal, e fu invitato da un Servitore del Graal ad assistere, nella piena inconsapevolezza, alla cerimonia della distribuzione del Cibo divino, contenuto in una luminosa coppa portata da una Vergine. Di quanto vide non comprese nulla e non chiese nulla. Il giorno dopo, al risveglio, non trovò piú nessuno, tranne chi lo aveva invitato, il quale lo trattò da povero stolto, perché non aveva né compreso, né chiesto il senso di quanto visto. Ripartí dal castello con l’infinito anelito di ritrovare, e conoscere, il segreto del Graal e del suo contenuto.
Mentre Lazzaro si uní alla Madre e ‘La tenne sempre con sé’, il giovinetto Parsifal l’abbandonò, ché non si era ancora potuto appropriare della saggezza conquistabile solo invecchiando nel corpo fisico e ringiovanendo nell’eterico. Egli non aveva ancora potuto raggiungere l’equilibrio interiore fra l’elemento materno e quello paterno, ma aveva in sé tutte le qualità necessarie già conquistate in vite precedenti, e in piú un quid meraviglioso donato a lui e a tutti gli uomini dal Christo, grazie al sacrificio del Golgotha e alla Resurrezione. Di che si tratta? Si abbia la pazienza, ancora una volta, di rileggere un passo già presentato in precedenza: «Con il germe umano viene a configurarsi un quid che non viene suscitato dal germe, ma che nasce, per cosí dire, virginalmente, e si riversa nel germe da tutt’altre sfere. Con il germe umano viene a configurarsi un quid che non proviene da padre e madre, e che nondimeno gli appartiene, che è destinato a lui, che si riversa nel suo Io, e che può essere nobilitato se accoglie il principio del Christo. Nasce virginalmente nell’uomo ciò che nel corso del suo divenire si collega con il Christo; ciò è connesso, come la scienza naturale riconoscerà un giorno, con l’importante svolta avvenuta al tempo del Christo Gesú. …L’umanità si è trasformata, ed essa ora deve sviluppare a poco a poco e nobilitare, accogliendo il principio del Christo, l’elemento virginale che si va aggiungendo agli altri elementi provenienti dal solo germe. …Dopo il Christo, venne ad aggiungersi ciò che nasce virginalmente, ciò che non è affatto suscitato se un uomo è dedito soltanto alla coscienza materialistica. Ma se egli invece si abbandona al calore emanante dal principio del Christo, il nuovo elemento potrà svilupparsi e l’uomo lo porterà poi con sé nelle incarnazioni successive, innalzandolo a livelli sempre piú elevati. …Solo la sfera incosciente è quella che – ultimo retaggio dell’incarnazione di Saturno, Sole e Luna, in cui non esistevano le forze luciferiche – penetra oggi come fonte virginale nell’uomo; ma collegandosi con l’uomo, essa deve unirsi con quella che quest’ultimo può sviluppare in sé, mercé il principio del Christo. …Solo quanto nell’uomo d’oggi è ancora infantile, possiede un ultimo resto della natura che l’uomo aveva prima di soggiacere all’influsso delle entità luciferiche. …Le forze luciferiche compenetrano già anche il bambino, cosicché nella vita ordinaria, non può palesarsi ciò che fu immesso nell’uomo prima dell’influsso luciferico. Spetta alla forza del Christo risvegliarlo. La forza del Christo deve collegarsi con quelle che sono le forze migliori della natura infantile dell’uomo. …Qui ci viene mostrata tutta la grande importanza di ciò che è rimasto infantile nell’uomo, e deve venir curato e coltivato nella natura umana. …Dobbiamo rendere saggia la parte infantile dell’uomo, affinché anche le altre facoltà riacquistino saggezza. Ogni uomo, sotto questo riguardo, porta in sé la natura infantile; e, quando sia attiva, essa sarà anche suscettibile di collegarsi col principio del Christo”.
Sí, “dobbiamo rendere saggia la parte infantile dell’uomo”, quella parte incosciente del corpo eterico che «penetra oggi come fonte virginale nell’uomo» e si è mantenuta ‘pura e folle’ (questo il significato piú giusto del nome Parsifal), quella parte deve essere nutrita dalla Saggezza-Sophia cosmica, che non dovrà piú essere abbandonata, ma ‘tenuta sempre con sé’ e si dovrà renderla attiva, cosí «essa sarà suscettibile di collegarsi col principio del Christo».
Ma ci si collega con il principio del Christo solo dopo aver unito l’Io alla “Madre-Natura” cristificata, avendo, cosí, già avviato il processo di reintegrazione dell’androgino nel proprio corpo eterico. E collegarsi col principio del Christo, come si è già potuto conoscere, rende attrattivi per il Suo Fantòma. Come realizzò Parsifal tutto ciò? In quale modo «rese saggia la parte infantile dell’uomo», quella parte incosciente del corpo eterico che «penetra oggi come fonte virginale nell’uomo»? E perché ciò fu, ed è, necessario?
Lo stesso Steiner aggiunse altre domande a queste proposte: «In quale momento dell’anno Parsifal entrò, ancora ignaro, nel castello del Graal? …Quando fu che egli vide giacere Amfortas ferito, e al suo ingresso i dolori di Amfortas si esacerbarono terribilmente? In che momento entrò nel castello del Graal? Ce lo dice la leggenda: era tempo di Saturno, Saturno e il Sole si trovavano entrambi in culminazione, nel segno del Cancro».
Cosa si nasconde dietro queste domande, rivolte all’umanità, da Steiner? E perché, nell’altro ciclo citato, quello della leggenda della Nuova Iside, egli spiega anche questo? «Quando il Sole si trovava in primavera [periodo in cui cadrà la Pasqua cristiana dalla venuta del Christo] nel segno del Cancro, sulla terra l’uomo si trovava nella civilizzazione dello stesso nome [civiltà paleo indiana] …e il Cancro corrisponde alla Luna; altrimenti detto, le forze della Luna sono del tutto specialmente attive quando la Luna è nel Cancro. Si dice allora che la Luna ha la sua ‘casa’ nel Cancro: è là soprattutto che essa può dispensare le sue forze. Come la gabbia toracica corrisponde al Cancro, alla Luna corrisponde l’organismo della sfera sessuale. E in effetti si può dire che durante questa prima civilizzazione …tutti i concetti interiori concernenti la conoscenza del mondo gli [all’uomo] erano trasmessi attraverso il suo organismo sessuale, e ciò era tanto piú giustificato perché esso possedeva ancora una certa purezza ingenua [corsivo di Steiner], che s’è perduta nella decadenza delle civiltà ulteriori».
Quando Parsifal giunse al castello del Graal, durante il tempo in cui Saturno, Sole e Luna sono in Cancro, dal cosmo fluivano sulla Terra, nel tessere della luce e calore estivo, le forze della Saggezza operante nella Natura del mondo: i rilucenti pensieri universali di Uriele; mentre, dal basso, Gabriele (l’Arcangelo che annunciò alla Vergine Maria la fecondazione dello Spirito Santo) inviava le forze per la nascita, crescita e riproduzione umana (conferenza dell’ottobre 1923 ‒ O.O. N° 229).
Perciò, anche oggi tutto questo si trasmette all’uomo attraverso il suo organismo sessuale: la forza che ‘concepisce’ è la stessa, anche se agisce in due forme e luoghi differenti del corpo fisico umano. Parsifal, per karma, era già portatore della forza che «penetra come fonte virginale nell’uomo»; (e chi vuole può anche meditare sul ‘risveglio del giovinetto figlio della vedova di Nain), quindi poté andare incontro a esperienze differenti dal resto dell’umanità di allora. Nel resto degli uomini, infatti, si era già persa la forza della primitiva purezza ingenua, essa era degenerata.
Steiner spiega di quale forza si tratti: «Si trattava di forze elementari naturali che non si manifestavano, o non venivano prese in considerazione nel modo in cui si mostrano nella vita esterna, bensí nel modo in cui stavano in rapporto con i mondi spirituali ancora nel terzo periodo postatlantico [civiltà egizio-babilonese]. Ciò che per cosí dire pulsa attraverso gli elementi, nel sangue e nel sistema nervoso degli uomini, s’innalzava e accoglieva i segreti. Non si tratta di ascetismo sensuale, bensí della percezione dei sacri misteri. …Questi potevano ancora essere accolti con le medesime forze che dominano di solito l’uomo sulla Terra [forze sessuali]. Ora però è giunto il tempo in cui i sacri misteri si rivelano solo alle pure forze innocenti dell’anima, se l’uomo trova la capacità di sollevarsi da quanto lo costringe al suo compito terreno, dal quale del resto neppure l’antroposofia vuole estraniarlo. Deve però innalzarsi da questo compito terreno, cioè da quello che era lecito che in lui operasse nel tempo dell’astrologia antica; egli deve sollevarsi piú in alto, per trovare in modo nuovo la via verso gli antichi segreti».
Mario Iannarelli