Agave

Poesia

AgaveAgave fiorita

Tenue ma forte, quasi un giunco, il fusto,

grappoli di germogli pronti a schiudersi

lungo i rameggi tesi, braccia aperte

per dire quanta e quale fu la linfa

e la potenza che li spinse a emergere

all’aria, al sole, e farsi meraviglia,

per una sola volta: è il suo destino

che questa pianta sbocci e presto muoia.

Molti anni ha impiegato per fiorire

tra rovi, sassi e aliti salmastri

l’agave che solleva un ostensorio

esposto al mare, a un cielo ora sereno

ora in tumulto per la pioggia e il tuono!

Saranno venti gli anni, forse piú,

forse è bastata un’ora di incantesimo

lunare, una caduta di cinígia

stellare da combuste nebulose

per farne un portentoso candelabro

nel tempio dove il cantico dei cantici

di mille e piú ferventi creature

tesse lodi all’Eterno, che risponde

nel sussurro del vento fra i lentischi

o arde nell’incendio che consuma

la tamerice, il pino, la ginestra.

Forse in questo è il segreto per tramare

sogni di eternità che l’uomo ignora:

farsi cosa devota in umiltà,

segnale dell’occulto meccanismo

del nascere, fiorire e disfiorire

e di nuovo ripetere il mistero

dell’essenza che urge per esprimere

in parole, sorrisi, sguardi e gesti

la rara infiorescenza del pensiero.

 

                     Fulvio Di Lieto