L’appartenenza all’ordine invisibile è piú ardua a riconoscersi perché la meno evidente. Qualcosa non ho capito o non ho realizzato. Una insufficienza interiore mi sgomenta di fronte all’opus solare. Parlando con un amico gurdjeffiano convinto, è saltato fuori il tema della distinzione tra Raja Yoga e concentrazione. A suo dire identici, chiedeva a me lumi sulla differenza. Avendolo rimandato a testi di Massimo Scaligero come Dallo Yoga alla Rosacroce, ho poi tentato di mettere in luce alcuni punti. Ognuno di essi veniva riferito però allo yoga stesso come sua natura, e quindi non peculiare della via dei nuovi tempi. Dopo aver messo in luce la dinamicità della concentrazione di contro alla staticità delle tecniche orientali, l’attenzione al pensare contro l’attenzione al tema, l’autoreferenzialità del pensiero come sua essenza e non ultimo il ruolo del soggetto-Io nell’operazione tendente a non escludere il mentale ma a possederlo come suo intimo movimento fino a estinguerlo, la risposta è stata che dai suoi studi queste emergevano tutte come caratteristiche del Raja Yoga. Incapace di distinguere dialetticamente le due operazioni meditative, mi sono ripromesso di approfondire il tema in futuro. Il dialogo non ha avuto alcunché di polemico e il tono era cordiale e di assenso profondo tra amici. La risposta che mi do è che l’elemento di distinzione tra le due vie non è una nozione da scovare e che metta in luce le diversità, è piuttosto il grado di penetrazione noetica della questione, che risponda ad un contenuto interiore sperimentato, che è dire il quid solare aggiunto, percepibile solo da chi abbia una reale connessione con quello che la dialettica sa già dire ma è incapace di realizzare. Due vie discorsivamente coincidenti, laddove il discorso sia privo del movimento di pensiero che colga la reale distinzione, impossibile a cogliersi a parole. Chi muova il pensiero è già distinto dallo Yoga e, per una ironia di contraddizione cara allo spirituale, lo ha invero realizzato. Chi non supera una soglia che è quella dell’anima razionale non intuisce il grado cosciente dell’operazione e vede tutto yoghico, perché rispondente al suo grado come uomo orientale occulto. Ecco il mio sgomento: incapace di cogliere quel quid solare, non sono che un primitivo. Quella conversazione è stata il segno della mia incapacità di donarmi alla causa dello Spirito fino alla dedizione dell’esperienza solare: il pensiero vivente. Sento questo pensiero chiamarmi, ma non so rispondere adeguatamente.
Emanuele
I temi e i problemi sono posti in maniera approfondita ed esauriente, e sono tratte anche le giuste conclusioni. Giuste non in generale – non esistono risposte valide per tutti – ma per chi le pone e la sua sensibilità. L’appartenenza a un Ordine invisibile diviene manifesta quando si cammina per una Via che si è scelta e si resta fedele ad essa. I Maestri sanno allora che possono manifestare la loro presenza dando risposte in maniera apparentemente occulta, ma che risulta evidente nei risultati. Formuliamo in noi una domanda e prendendo un libro in mano e aprendolo ‘a caso’, troviamo lí, squadernata davanti ai nostri occhi, la risposta. O incontriamo per la strada una persona mai conosciuta, con la quale scambiamo qualche battuta di poco conto, ma poi ecco che in maniera semplice e chiara arriva la soluzione proprio all’argomento che ci assillava. Venendo al tema proposto e alla conversazione avuta con l’amico, possiamo dire che il Raja Yoga era valido per un complesso psicofisico di altra e ben piú lontana epoca. L’uomo si allontanava dalla tradizione e cercava di tornare alla conoscenza intuitiva che in precedenza possedeva naturalmente e che si andava ottenebrando. Nel timore di perderla studiava il sistema piú idoneo a trattenerla, attraverso le varie posture del fisico, la respirazione e la meditazione volta al vuoto assoluto. Ora quella conoscenza intuitiva è andata del tutto perduta e siamo in un’epoca in cui è necessario realizzare l’anima cosciente. Non dobbiamo tendere all’annullamento, al vuoto, ma al rafforzamento dell’individuo e ad una nuova coscienza dell’Io. Le vie dunque non sono coincidenti bensí hanno direzioni opposte. Il Raja Yoga e altre tecniche come lo Hatha Yoga o il Kundalini Yoga, oggi riscoperte e tanto in voga nelle palestre e nei circoli di tipo buddistico, nacquero con l’intento di riportare indietro la coscienza umana, verso il tempo in cui l’asceta aveva un diretto contatto con il Mondo spirituale. Oggi il nostro ritorno indietro, in un tempo in cui stiamo risalendo alla luce dopo l’epoca piú buia del Kaliyuga, otterrebbe un effetto contrario rispetto a quanto si cerca di ottenere. La Via del pensiero vivente va invece verso il futuro, verso il tempo in cui il nostro contatto con il divino avverrà attivando la nostra volontà individuale. « Chi muova il pensiero è già distinto dallo Yoga e, per una ironia di contraddizione cara allo spirituale, lo ha invero realizzato. Chi non supera una soglia che è quella dell’anima razionale non intuisce il grado cosciente dell’operazione e vede tutto yoghico, perché rispondente al suo grado come uomo orientale occulto». Non c’è da convincere chi non è ancora pronto ad attuare il necessario e attuale risveglio dell’Io e preferisce cullarsi nel sogno di un’èra scomparsa e rivitalizzata da opportunismi economicamente assai redditizi…
Vorrei chiedere a qualcuno se nell’ipotesi della terra cava (intendendo con ciò lo spazio che va dal mantello al nucleo esterno con nucleo interno e crosta esclusi) gli abitanti (umani e no) sono fisicamente ermafroditi (androgini) oppure divisi in due sessi come noi. Quale delle due opzioni sarebbe la piú verosimile in quell’ipotesi? Come potrei formulare la domanda?
Patrizio
La domanda non ha bisogno di ulteriore formulazione, è già fatta, ma dobbiamo chiederci cosa aggiungerebbe una tale informazione al compito che è riservato a noi uomini della superficie. Il lavoro di coloro che vivono all’interno della Terra si svolge in una dimensione assai diversa dalla nostra, e li chiama a raggiungimenti a loro destinati. Ci sarà un giorno in cui potremo collaborare e ci saranno scambi proficui. Scambi che già avvengono con i Maestri, e anche con alcuni discepoli della Via spirituale piú avanzati nella disciplina interiore. Per il momento dobbiamo superare l’estrema bellicosità che ci contraddistingue, e che rischia di destabilizzare anche il piano sottostante il nostro. Verrà il tempo in cui ciò che gli alchimisti hanno celato sotto l’acronimo di VITRIOL (Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem), cui a volte aggiungevano VM (Veram Medicinam), non riguarderà soltanto le purificazioni alchemiche necessarie per pervenire alla Grande Opera – purificazioni oltre che degli elementi minerali anche dell’interiorità dello sperimentatore – ma potrà essere inteso anche come una vera e propria visita alla Terra interna, dopo aver realizzato la Pietra Filosofale e aver trovato la “Vera Medicina”. Quanto alla divisione dei sessi, sappiamo dalla Scienza dello Spirito che essa riguarda un periodo assai breve della civiltà umana, che è stata androgina e tornerà ad esserlo. Se alcune delle civiltà interne hanno lavorato con maggiore solerzia rispetto a noi, che ci attardiamo ancora e perdiamo del tempo prezioso, può darsi che abbiano realizzato ciò che aspetta anche noi ma che non sembriamo molto desiderosi di realizzare.