Fra i nespoli, l’abete
e il verde alloro
risplende l’oro dei platani
nel giorno d’Ognissanti.
Per qualche tempo
attendete,
non cadete, foglie:
che possa contemplare
l’oro del sole
divenuto foglia,
luce
di questo giorno
che la pioggia bagna.
Alda Gallerano
Incline alla solitudine
è colui che viaggia fra deserti
senza ricercare il rumore.
Sconosciuto è il suo silenzio
agli occhi degli stolti
e di coloro che del caos
s’impossessano
compulsivamente.
Apparteniamo
a questo fragoroso spazio,
occupiamo questa terra
senza rispetto e senza dignità.
Distruggiamo essa
e noi stessi
costruendo grandi città,
spazi meccanici,
incubi di plastica
e frontiere murate
dove non filtrano neppure
gli ultimi raggi di sole.
Rita Marcía
Nella gente
nella folla
nelle strade
nella solitudine
nel silenzio
nella felicità,
nella tristezza,
quando i miei occhi
incrociano
occhi
e le parole parlano
nulla
e il mio cuore perdona dolore
e il mio cuore cerca amore
nella strada
nella casa
ovunque
ogni momento
creo.
Quando mi volgo a Te
innominato
che sei e non sei
che fuggi
e vieni a me
che mi abbandoni e fuggi
che non mi abbandoni mai
e quando Ti chiedo
al sole, al mondo
grazie a Te, origine
io creo.
Stelvio
Si spinga oltre
la sfera di Hill
un grido di conquista;
si spinga oltre quella sfera
per non tornare indietro.
Si lasci trasportare
un candido desiderio
nella scia di una cometa
come la cesta
nelle acque del Nilo,
perché adesso
si può ascoltare una pulsar,
lontana anni luce,
come un cuore che batte
a distanza di un palmo
e riuscire a vedere
come i geyser di Encelado
raggiungono il cielo.
Guardo lassú
e vedo galassie torcersi
in una singolarità,
e poi stelle nascere,
come fenici,
dalle proprie ceneri.
Io guardo lassú
perché desidero
che il mio volere
si disponga in sizigia
col volere del Padre
per operare nella luce degli astri.
.
Pietro Sculco
Le uova d’oro
In uno scenario di totale anomia, che senso ha prendersela con la poesia? Eppure a Trieste una mano ignota, da una dozzina d’anni, ce l’ha con la statua bronzea di Umberto Saba, mite e umanissimo vate della città giuliana. A piú riprese, nel corso degli anni, gli ha spezzato il bastone e rubato la pipa. Per i vari restauri il Comune ha speso finora dodicimila euro. Volendo mettere fine allo scempio e alla spesa, ha deciso di ricorre a telecamere di sorveglianza.
Cosa rende antipatico
Saba Umberto, poeta,
se un ignoto lunatico,
barbaro ed antiesteta,
che ignoranza costipa,
gli frantuma il bastone
e gli ruba la pipa?
Avvilisce l’azione,
a dir poco meschina,
frutto del vandalismo:
mostra la brutta china
che ha preso il progressismo
spingendo iconoclasti
a perpetrare guasti
contro icone dell’arte
cui dobbiamo gran parte,
per estro e fantasia,
di sana economia.
Grazie a ruderi e chiese
ci paghiamo le spese,
con affreschi e dipinti
sono i debiti estinti,
da Bardonecchia a Vieste,
da Trapani a Trieste.
E allora, siamo pratici,
anche con gli antipatici
vati, pittori e santi,
scultori e musicanti,
nell’Italia vorace
tocca lasciarli in pace,
ché proprio grazie a loro
il genio si fa oro.
Egidio Salimbeni