Nel lontano 1976, Stamatis Moraitis, originario della Grecia ma residente negli USA, si sentí dire dai medici che gli restavano pochi mesi di vita a causa di un cancro ai polmoni. L’uomo, un veterano di guerra, decise che doveva combattere con tutte le forze la sua ultima battaglia contro il male nella propria terra di origine, la Grecia. Intraprese allora il lungo viaggio che lo portò a Icaria, la remota isola dell’Egeo dove era nato e che aveva lasciato per emigrare negli Stati Uniti.
Icaria prende il suo nome da Icaro, che secondo la leggenda qui precipitò dal cielo per essersi portato troppo vicino al Sole con le sue ali di piume e cera, e qui fu pianto e tumulato dal padre Dedalo. È posta fra le Cicladi e la costa della Turchia, una sgranatura di varie isole, che vanno dal Sud della Grecia continentale fino a Creta, e a Oriente fin quasi alla costa anatolica.
Moraitis, con i suoi risparmi, acquistò un podere e si diede a coltivare le verdure e la frutta che al tempo dell’infanzia costituivano la dieta base della sua gente. Una fonte nel podere gli forniva un’acqua purissima, la stessa che sgorgava copiosa e tonificante ovunque dal suolo dell’isola, l’uva della vigna forniva un vino che egli stesso lavorava senza additivi chimici, gli ulivi davano olive in quantità per un olio extravergine. Non ci volle molto al debilitato Stamatis Moraitis per recuperare sul male che lo destinava a morte sicura a breve scadenza. Un’intervista fatta al ‘malato’ dopo 41 anni dalla sua preconizzata morte (Video) testimonia dell’avvenuto miracolo: le cellule anarcoidi, alterate, devianti, responsabili dello sviluppo del caos molecolare, sono state richiamate all’ordine e alle funzioni salutari. L’avanzata scienza medica, incamminata sulla via della prassi correttiva, tenta ora di riprodurre ciò che ha fatto la provvida natura dell’isola, e utilizza una mirata strategia informativa, riportando le cellule ‘disordinate’ alla memoria delle funzioni genetiche per cui sono nate.
Acaria e le tante piccole e grandi isole dell’Egeo sono lembi di terra superstiti all’eruzione del vulcano Tera, l’odierna Santorini. Avvenne, dicono gli esperti, 1.400 anni prima della nascita di Cristo. Chi visita l’isola di Creta, a Matala, sulla fascia costiera che guarda l’Egitto, può vedere faglie di roccia granitica sprofondare nel mare. Acaria, uscita indenne dal cataclisma, purificata dal fuoco, con le sue magiche fonti, i suoi frutti rinvigorenti, il suo magnetismo tellurico, ha prolungato la vita di un uomo prossimo alla morte. Non lo ha reso immortale, ma consapevole che «tra cielo e terra ci sono molte piú cose di quante la mente umana possa immaginare». Spesso l’uomo sembra dimenticarlo. Poi un simile luogo glielo rammenta, affinché non perda la speranza che una di quella cose straordinarie che avvengono tra cielo e terra tocchi il suo corpo e lo guarisca, ma piú ancora che ispiri il suo Io, mirabile organo capace di mutare il male in bene.
Naturalmente, come avviene in simili casi, l’evento ha scatenato un’ondata di curiosità e gli studiosi di tutto il mondo si sono precipitati a Icaria per indagare, carpire segreti, rivelazioni, formule che possano spiegare, oltre la portentosa guarigione di Moraitis, la sorprendente longevità che premia gli abitanti dell’isola, molti di loro ultracentenari. Hanno fatto raffronti con Okinawa in Giappone, l’Ogliastra in Sardegna, Campodimele presso Latina, Loma Linda in California e altri luoghi felici. Si domandano come mai località cosí diverse per usi e costumi, e lontane le une dalle altre, godano dello stesso favore genetico. Ma essendo per lo piú materialisti, ignorano che lo Spirito soffia dove vuole. Dal canto suo Moraitis non si è imbarcato in sofisticate elucubrazioni speculative. Uomo semplice, gli è bastato guarire.
Elideo Tolliani