Elementi fondamentali dell'esoterismo

Antroposofia

Elementi fondamentali dell'esoterismo

Cinque sensiDarò un particolare esempio per mostrare come ci si può immergere nelle profondità degli scritti religiosi e capire sempre meglio cosa contengono.

Se consideriamo gli organi dei nostri sensi come si considerano abitualmente, vediamo che:

  • l’organo dell’odorato ci permette di percepire la so­stanza È impossibile che l’uomo abbia una percezione olfattiva senza che ci sia l’emanazione di una sostanza. Esiste un legame con la sostanza stessa.
  • L’organo del gusto non si lega alla sostanza stessa, dissolve le cose e percepisce l’effetto che producono. Possiamo dunque chiamare il gusto un senso chimico, perché esso penetra nella struttura della sostanza.
  • Il terzo senso, la vista, non ha piú niente a che fare con la sostanza, perché percepisce soltanto delle immagini tracciate dalla sostanza.
  • Il quarto senso, il tatto, ha ancor meno a che fare con quanto è sostanza, perché percepisce degli oggetti solo le qualità dell’ambiente del tipo caldo/freddo, vale a dire uno stato della sostanza; non dipende piú dalla sostanza stessa, ma dallo stato che le regna intorno.
  • L’udito, poi, non dipende per nulla dall’aria, perché percepiamo solo le vibrazioni dell’aria, il che è assolutamente in un rapporto del tutto esteriore con il mondo materiale; la materia, l’aria, è solo l’intermediaria per la propagazione delle onde sonore.

L’odorato è il gradino piú basso di percezione della sostanza, poi viene il gusto, dopo il gusto, la vista, il tatto e infine l’udito. Prendiamo il tatto, possiamo adesso porci una domanda: “Che cosa sono il caldo e il freddo?” È quanto contenuto nell’etere di calore. Il tatto percepisce dunque l’etere di calore, la vista l’etere di luce, il gusto l’etere chimico, l’odorato l’etere di vita, l’udito percepisce l’aria. Un sesto e settimo senso, che si svilupperanno in avvenire, percepiranno l’acqua e la terra.

Nei nostri sensi abbiamo dunque una graduale successione di quelle che chiamiamo le nostre sostanze. Vediamo per primi i nostri tre sensi inferiori.

La vista percepisce gli oggetti che stanno attorno a noi grazie all’etere di luce. Ci fu però un tempo in cui tutto quello che ci circondava era buio e oscuro. Risaliamo al momento in cui la vista è apparsa nell’uomo e quando il mondo esteriore, in quanto tale, gli è diventato percepibile. Prima, l’occhio non era ancora aperto sull’esterno. Immaginiamo la stessa forza che l’occhio riceve dall’esterno, nell’etere di luce, scorrere dall’interno verso l’esterno, dunque attraversando gli occhi in senso inverso. Se fosse cosí, l’essere illuminerebbe le persone intorno a lui. Una simile cosa è esistita in una certa epoca, quando gli uomini possedevano un occhio in mezzo alla fronte, come i ciclopi. L’illuminazione era prodotta dalla luce che usciva; essa irraggiava dall’in­terno verso l’esterno. L’essere umano illuminava allora gli oggetti attorno a lui e anche il suo proprio corpo, come si vede ancora in certi animali marini. A quell’epoca, l’uomo non aveva ancora una coscienza propria; era solo il mezzo che la divinità appropriata utilizzava per illuminare il mondo. Quest’ultima non aveva altri mezzi che gli occhi degli uomini per vedere gli oggetti attorno.

Quando l’uomo non aveva ancora l’intelletto, era possibile che la luce attiva della divinità lo attraversasse illuminando gli oggetti. Per la divinità, l’uomo era un mediatore. Essa voleva rendere gli oggetti delimitati visibili grazie alla luce. L’uomo ricevette la sua struttura per il fatto che la luce lo attraversava. Prima che la luce attraversasse l’uomo, la divinità non aveva bisogno della luce, perché gli oggetti non erano ancora solidi; essi erano liquidi e per conseguenza non c’era ancora bisogno di luce. È il momento che descrive la Bibbia: «Le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque». Il mondo di allora era veramente acqua; l’oro, l’argento e anche gli altri metalli colavano, erano fluidi. Quando in seno all’acqua si formarono gli oggetti solidi come dei blocchi di ghiaccio, l’uomo si distaccò, e la luce divenne necessaria. «Dio disse: che la Luce sia, e la Luce fu». GENESISoltanto allora l’essere umano ebbe la sua forma. Fu il momento in cui venne introdotto l’etere di luce e quando si staccarono i componenti solidi: «Dio fece una distesa» [Genesi 1,6  Dio disse: via sia una distesa tra le acque, che separi le acque dalle acque]. Prima tutto era fatto di una sostanza acquosa; nello stesso modo con cui l’etere di luce fu introdotto nel solido, l’etere chimico fu introdotto nell’acqua. L’affinità chimica fu introdotta nell’uomo quando era ancora allo stato liquido. I rapporti di affinità chimica, secondo i quali le differenti sostanze oggi si legano insieme, furono impressi nell’individuo.

Torniamo poi allo stato in cui l’uomo, e tutta la Terra, erano ancora aerei; fu allora introdotto in lui l’etere di vita, o etere atomistico. All’epoca, l’etere di vita fu introdotto nel mondo attraverso l’uomo.

Prendiamo ancora una volta in considerazione lo stato che regnava quando Dio disse «Che la Luce sia!». La Terra cominciava a densificarsi. La Terra era illuminata. L’uomo cominciava dunque a diventare solido. Si trattava allora di conservargli le forze precedenti. A partire da quel tempo fu raggiunto lo stadio in cui l’uomo lasciava passare la luce attraverso di lui. In seguito si produsse un capovolgimento completo: l’uomo cominciò allora a percepire la luce dall’esterno.

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All’origine furono introdotti nel mondo attraverso l’uomo:

 

     1. l’etere atomistico o etere di vita

     2. l’etere chimico

     3. l’etere di luce

 

Il capovolgimento fu:

 

     1. la percezione dell’etere di vita

     2. la percezione dell’etere chimico

     3. la percezione dell’etere di luce

 

L’uomo ricevette allora la luce di ritorno dal mondo (capovolgimento del turbine). Una volta emanava lui stesso la luce, da allora la luce entrò in lui e vi si rinchiuse, per questo egli è diventato cosciente. La luce brillò in lui; l’uomo cominciò a lasciare tutto il mondo circostante riflettersi in lui. Il passo successivo fu quello in cui l’uomo cominciò a conoscere gli oggetti secondo la loro composizione chimica, ad avere simpatia o antipatia per le sostanze, un’affinità con il resto del mondo. Alla fine, percepí in sé anche l’etere atomistico o etere di vita.

L’uomo ebbe la sua statura solida grazie all’introduzione della luce nel mondo. Grazie al­l’introduzione dell’etere chimico, ebbe un’affinità con il mondo. Grazie all’etere atomistico ha ricevuto la vita.

Dunque, attraverso gli occhi ebbe la sua statura, attraverso il senso del gusto la sua affinità con il mondo; attraverso l’odorato, il naso: la sua vita. Jahvè soffiò nelle sue narici il soffio vivente.

Se ci avviciniamo agli scritti religiosi con simili rappresentazioni, scopriamo che vi sono depositate le piú profonde verità. Vediamo però se, all’origine, ci sono state consegnate cosí come le abbiamo attualmente.

Immaginiamo, per esempio, l’architetto del tunnel del San Gottardo e poi colui che lo descrive. Non era forse proprio necessario che il costruttore del tunnel avesse del genio civile allo stato cosciente, ma egli ha trascritto un’idea nella realtà. Per gli antichi saggi, in rapporto a quelli attuali, è la stessa cosa. All’epoca, avevano una saggezza creatrice. Ai nostri giorni, abbiamo una saggezza percepita. La saggezza creatrice è quella che un tempo ha fatto l’uomo, ha costruito pezzo per pezzo ciò che l’anatomista odierno estrae e descrive. La saggezza creatrice è esattamente la stessa, la stessa che utilizziamo oggi. Essa è stata depositata nel mondo. Nell’antica saggezza si ha a che fare con il piano dell’universo. Potete adesso capire perché il mistico deve entrare in se stesso. Il vero mistico deve essere un esploratore dell’interiorità. Egli cerca di ritrovare gli stadi dell’evoluzione grazie ai quali è stato creato.

LemuriaSe potessimo chiudere completamente gli occhi a tutta la luce e creare quindi la luce in noi, finché il mondo appaia illuminato dalla nostra interiorità, potremmo allora immergerci in noi stessi, nella saggezza creatrice, e percepire tutto all’interno. Questo ha un valore pratico, perché ci si ricorda che, in fondo, l’uomo è stato costruito per il fatto che è passato attraverso il regno minerale, vegetale e animale; tutto questo è dunque anche in lui. Quello che è al di fuori, nel mondo, sono i residui di quello che l’uomo stesso è stato.

Nella sua genesi, il cuore umano aveva affinità con quello che allora avveniva all’esterno. Nel mo­mento in cui ci si immerge nel cuore, si ricrea per sé l’ambiente come era all’epoca in cui il cuore è nato, nell’èra della Lemuria. Se ci si concentra sull’attività del cuore, si può far sorgere come per magia tutto l’ambiente dell’èra della Lemuria, quando si è formato il cuore. I paesaggi della Lemuria sorgono allora in noi. Chi si concentra sul cuore vede la genesi del genere umano.

Concentrandosi sulla parte interna del cervello, che si è formata solo poco a poco durante l’èra di Atlantide, si vedono emergere i paesaggi di quest’ultima.

AtlantideSe ci si concentra sul plesso solare, si è riportati all’epoca degli Iperborei. Cosí si risale ai mondi scomparsi. Non è un ruminare nella propria interiorità, ma una vera percezione dei differenti organi nella loro affinità con l’universo. È in questo modo che Paracelso ha trovato i suoi rimedi per guarire i malati. Sapeva che la digitale purpurea è apparsa quando è nato il cuore umano. Grazie alla concentrazione su un organo si rivelano le medicine cor­rispondenti. Le parti del macrocosmo sono dunque legate alla natura microcosmica dell’uomo.

sangueAdesso si capisce facilmente cosa vuol dire «l’uomo ha il sangue rosso e caldo, e lo stesso vale per gli animali superiori». Vuol dire che da allora l’uomo è abilitato a separarsi dal suo ambiente, a diventare un’unità chiusa in se stessa, autonoma. Il pesce non lo è. Il pesce ha la temperatura dell’ambiente. Con il sangue rosso e caldo, l’uomo ha avuto la capacità di sviluppare un calore interno. Questo gli ha permesso di separarsi dall’ambiente in cui vive. Prima, egli aveva la temperatura ambiente. Cos’è realmente successo allora?

Consideriamo l’essere umano indifferenziato prima della Lemuria. Sulla Terra intera c’era ovunque lo stesso calore. Il calore all’interno dell’uomo era uguale a quello esterno. Ad un certo momento, lo stato di calore interno è aumentato. Quel calore nell’uomo ha significato dunque un calore suo proprio, un calore catturato nell’isolamento; fuori, nel mondo, si produceva il contrario: vi erano il calore, il fuoco. Prima, all’esterno, non c’era ancora fuoco. La possibilità di far sprigionare delle scintille nella natura apparve solo quando il calore apparve nell’uomo. Da allora, fuori ci fu il fuoco benefico e nell’uomo il fuoco egoistico.

Jan Cossiers «Prometeo ruba il fuoco agli dèi»

Jan Cossiers «Prometeo ruba il fuoco agli dèi»

Ci fu dunque il momento in cui il fuoco per l’uomo fu tratto da esseri spirituali. Gli uomini hanno preso il loro calore dal corpo di un particolare essere spirituale: Agni. Per questo fatto, ciò che esisteva prima nel mondo come spirito del fuoco dovette ritirarsi e poté apparire solo a momenti sotto forma di fuoco. Il mito di Prometeo si basa su questo fatto. La divinità ha perso il suo corpo precedente, e si è creato un nuovo corpo nel fuoco esterno. Avete qui un esempio del tutto particolare che mostra come l’uomo, in un certo modo, ha un’azione distruttrice sulle forze elementari della natura. L’uomo ha provocato l’apparizione dell’ele­mento fuoco per il fatto che è diventato un essere isolato. Per questa ragione esiste una frase occulta che dice che, in fondo, l’uomo è un distruttore nei confronti degli esseri elementari. Questo ci porta lontano e ci fa capire come anche oggi, dato che si evolve, l’uomo crea continuamente nel suo ambiente nuove condizioni, nuove forze naturali. Egli modella la Terra. Il fuoco è apparso nell’èra della Lemuria; ecco perché la Lemuria ha potuto perire per il fuoco che l’uomo stesso aveva creato.

Termine delle èreIl continente di Atlantide è perito per l’acqua. Il quinto continente perirà per il male. Si può osservare nel modo seguente una specie di regressione.

Il passo successivo dell’uomo – durante l’èra atlantidea – fu di lavorare sul suo corpo eterico. Per fare questo, attirò l’aria del suo ambiente. Modificò il suo corpo eterico nel senso che, su Atlantide, le condizioni cambiarono completamente. Prima, su Atlantide, la superficie della Terra era immersa completamente nella nebbia; l’atmosfera era tale che nessun arcobaleno avrebbe potuto formarsi. All’epoca, l’uomo agiva sul­l’acqua. Nell’era lemurica, agiva sulla terra ferma; questo fece scaturire il fuoco. Nell’era di Atlantide, agiva sull’acqua; questo produsse la luce (essa corrisponde alla luce all’interno del nostro intelletto). In seguito, agirà sull’aria. L’uomo farà perire la quinta razza radicale a causa di ciò che si chiama il male. Poi verrà la sesta razza radicale. La quinta razza radicale è quella che sviluppa il manas sul piano fisico.

Nell’antica India, si viveva in una trance profonda nello stato che corrisponde al manas. È allora che i rishi rivelarono l’antica saggezza agli antichi Indiani.

La seconda rivelazione fu fatta ai Persiani in uno stato simile al nostro sonno profondo. In quello stato, l’uomo udiva la parola. Era lo stato della trance del sonno degli antichi Persiani. La parola è detta honover dai Persiani.

Terza rivelazione: i popoli dell’Asia Minore, i babilonesi, gli egiziani, percepivano grazie al manas nella coscienza immaginativa; avevano delle visioni o delle visioni/sogni.

Cultura del manasQuarta rivelazione: nei Semiti, Greci e Romani fu sviluppata una coscienza chiara e desta. Il manas veniva percepito nella chiara coscienza diurna in quanto uomo incarnato, il Cristo Gesú.

Negli Indiani troviamo dun­que la trance del corpo fisico; nei Persiani, troviamo il sonno profondo del corpo eterico; nei popoli dell’Asia minore, troviamo la coscienza immaginativa del corpo astrale; nei Semiti, Greci, Romani la coscienza di veglia dell’Io.

Attualmente, nella quinta sottorazza, non c’è la percezione di un manas che avanza, questa sottorazza vede però l’ele­mento supremo nell’esperienza psichica dei semplici concetti. La nostra sottorazza ha sviluppato il manas psichico, l’attuale scienza.

La sesta sottorazza svilupperà un manas sovrapsichico. Quello che nell’uomo è adesso sem­plicemente una specie di sapere, nella sesta sottorazza sarà una realtà immediata, una forza sociale. Incombe alla sesta sottorazza di far penetrare nell’organismo sociale quello che tutta l’evoluzione precedente ha prodotto. Soltanto allora il cristianesimo avrà il ruolo di strutturazione sociale. La sesta sottorazza diventa la razza-germe fondamentale per la sesta razza radicale.

La quinta sottorazza deriva dai Proto-semiti, la quinta sottorazza della quarta razza radicale. I Proto-semiti hanno sviluppato l’Io individuale che produce l’egoismo. L’umanità deve loro il fatto di essere divenuti autonomi. L’uomo deve dapprima trovare se stesso, ma anche nuovamente donare se stesso. Deve dedicarsi a quello che rende reale il pensiero. La sesta sottorazza è destinata a sostituire la parentela data dal sangue con quella del manas, la parentela di Spirito. Il pensiero che è altruista svilupperà la disposizione a superare l’egoismo.La settima sottorazza sarà una nascita prematura. Essa trasporrà troppo presto quello che proviene dal manas in una realtà ancora troppo forte. Nella sesta sottorazza sarà data la disposizione a superare l’egoismo, ma in maniera tale da far rispettare l’equilibrio fra l’Io e l’assenza di Io. L’uomo della sesta sottorazza non si perderà all’esterno, né si rinchiuderà all’interno. Nella settima sottorazza ci sarà una specie d’ipertrofia: l’uomo manifesterà allora all’esterno quello che ha in lui attualmente: il suo egoismo. Invece coloro che costituiranno la sesta sottorazza si manterranno in equilibrio. La settima sottorazza indurirà l’egoismo. I popoli angloamericani finiranno per essere come qualcosa di immobilizzato fino nella sesta razza radicale, come oggi i cinesi sono un resto rimasto fermo dell’èra di Atlandide, la quarta razza radicale.

L’egoismo universale emana dalla razza anglo-americana. Partendo da lí, l’egoismo coprirà tutta la Terra. Tutte le invenzioni che coprono la Terra di una rete di egoismo vengono dal­l’Inghilterra e dall’America. Dunque, partendo da lí tutta la Terra sarà coperta da una ragnatela di egoismo, di male. Ma all’Est una piccola colonia formerà per l’avvenire il seme della nuova vita.

Esercito della SalvezzaLa cultura anglo-america­na consuma la cultura del­l’Europa. In Inghilterra e in America le sètte non rappresentano altro che i piú incredibili processi di conservazione delle cose antiche. Società come l’Esercito della Salvezza e la Società Teosofica sono state però lí create pro­prio per salvare le anime dal­la decadenza, perché l’evolu­zione delle razze non va di pari passo con l’evoluzione delle anime. La razza stessa va verso la propria rovina. Porta in sé la disposizione ad essere la razza del male.

 

  • Nella quarta sottorazza il lavoro era un tributo (il lavoro degli schiavi).
  • Nella quinta sottorazza il lavoro è una merce (lavoro venduto).
  • Nella sesta sottorazza il lavoro sarà un sacrificio (lavoro libero).

 

L’esistenza economica sarà allora separata dal lavoro; non ci sarà piú proprietà privata, tutto sarà bene comune. Non si lavorerà allora piú per la propria esistenza, ma si farà tutto con assoluto sacrificio per il bene dell’umanità.

 

Rudolf Steiner


Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner

Berlino, 31 ottobre 1905 ‒ O.O. N° 93a. Traduzione di Angiola Lagarde.