Maggiore
l’abbaglio della neve
al crepuscolo.
Il bianco luminoso
rischiara le ombre
che dal cielo chiuso
planano sulla terra.
Ancora un poco
e la notte verrà.
Nel buio
un chiarore diffuso di luce
dalla terra
salirà verso il cielo.
Alda Gallerano
Non c’è pace
fra il cemento,
in questo paese
dei Balocchi.
Tutto sembra essere
divertente,
immaginazione
allo stato puro.
Ma quando
si spengono le luci,
e cala il silenzio,
ci domina la paura,
la solitudine.
Ci manca la compagnia
materiale.
Ci illudiamo
che la vera felicità
provenga da quei cubi
asfissianti
che ci racchiudono
castrandoci, e ci offrono
tante portate differenti,
come in un grande
banchetto.
Ma il prezzo da pagare
diventa infinito.
Ritiriamoci da questo
ingarbugliato sistema.
Ricerchiamo la solitudine
dei grandi saggi,
perché essa
è la vera compagna
dei nostri giorni.
Con essa possiamo
vederci dentro
e riscrivere
la nostra storia.
Possiamo riavvicinarci,
in pace con noi stessi,
alla natura,
che è la vera maestra
e madre di tutti noi.
Rita Marcía
Ciò che cerco è il pianto,
chiudere la catena
su di me e liberarla,
e incontro
le storture di un cuore
mentre il supremo
equilibrio sfugge;
cosí credo (o m’inganno)
che questo dolore
sia il solo senso
ma intanto voglio
e credo
che trasfigurato il dolore
possa l’uomo quietarsi,
ed osservare i tesori
mentre scorre in sé
un pianto eterno,
e lí con la mano
discernere il corallo,
a giada, e sopportare
la paura della fine
finché essa piú non è
e resta (ma resta?)
il quieto godere.
Ma la fonte,
ove trovassi la fonte
da cui tanta ricchezza
sgorga, che potrei
fare ancora?
Dopo gli anni passati
a sondare l’abisso
scoprire infine
che abisso non è
ma cielo,
e quindi che il volare
mi appartiene
ma non il cielo,
e tornare a sera
a un’altra fonte
che neppure
mi appartiene,
mentre i
che quella fonte sono,
guardo me
riflesso nei riflessi
e pensoso separo
le cristalline trasparenze
dell’acqua
scoprendola acqua
di uno smeraldino mare.
.
Stelvio
Il cimitero di Melilli, in quel di Siracusa, di italica ascendenza, è a gestione privata. Una società si occupa della manutenzione delle sepolture e dei servizi connessi. Tutto funziona perciò alla perfezione. Al punto che gli addetti si possono permettere di godere della pausa pranzo allestendo una tavolata con tanto di grill. Insolenza? No, reminiscenza di una cultura in cui la vita e la morte si assimilavano nel flusso dell’eterno divenire.
Barbecue fra le tombe
può sembrare un insulto,
ma cita l’ecatombe
di un primitivo culto:
al defunto in partenza
per l’estremo tragitto
si dava sussistenza
con cibo lesso e fritto
e un gotto di Falerno,
un dolce per finire,
ché laggiú nell’Averno
era tutto un soffrire.
Ecco perché a Melilli,
senza tanti cavilli,
un’allegra brigata
ha fatto una grigliata
tra loculi infiorati,
certi che i trapassati
trovassero allegria
nella gastronomia.
E del resto, in un mondo
dal disagio profondo,
un ritrovo gioioso
è l’eterno riposo.
Egidio Salimbeni