L'Arbresle

Siti e miti

L'Arbresle

Castello dell'ArbresleCon la conquista, nel 52 a.C., di Alesia e la cattura del re Vercingetorige a capo della coalizione celtica, la Gallia era di fatto sottomessa a Roma. La campagna per una cosí vasta impresa era durata otto anni. Cesare l’aveva magistralmente condotta, e ora la Provincia – da cui il nome Provenza, il territorio dalle Alpi ai Pirenei – andava riordinato secondo le strutture amministrative, giuridiche e logistiche romane, fermi restando il culto, i costumi e gli usi che Roma, in Gallia come altrove, mai aveva toccato. Prima iniziativa, le strade. Agrippa fece costruire quattro cammini imperiali: uno, quello di Aquitania, collegava le Alpi ai Pirenei, il secondo conduceva in Belgio e in Germania, il terzo in Italia, il quarto, detto lugdunense, raccordava il Nord a Massilia, l’odierna Marsiglia, passando per Lugdunum. Alla confluenza di due grandi fiumi, la Saona e il Rodano, l’odierna Lione era sede del governatore romano della Gallia, e importante centro di scambi commerciali, culturali e di attività imprenditoriali. Lungo questo sentiero che univa il Mare del Nord al Mediterraneo, su una breve altura, sorgeva un borgo celtico. I Romani, dopo averlo debitamente fortificato e collegato alla rete stradale con un ponte, per l’abbondanza di verde boschivo della zona lo definirono Arborosa. Con questo nome arboreo, l’Arbresle è entrata nella storia.

Una storia in cui i fatti d’arme, di conquista e di fede si avvicendano. Per la sua posizione che ne faceva un crocevia strategico, con la fine dell’Impero romano l’Arbresle ha visto passare Unni e Saraceni, i Crociati diretti in Terra Santa, gli eserciti della Guerra dei Cento Anni, le armate francesi dirette in Italia attraverso le Alpi e quelle napoleoniche in partenza da Tolone per l’Egitto. vhLungo il tragitto stradale negli anni erano fioriti ostelli per i pellegrini e ospedali, abbazie e monasteri. Nel 542 d.C., nello spirito della Gallia Cristiana, San Mauro, discepolo di San Benedetto, con sei confratelli fondò l’abbazia di Savigny, un faro di devozione e carità, alla cui conduzione la comunità di Arborosa partecipò attivamente, per diffondere nella regione il messaggio del Cristo che Roma andava spargendo nell’Impero.

All’Arbresle sostò, nel 1804, il papa Pio VII, diretto a Parigi per incoronarvi Napoleone. Il pontefice trascorse la notte nel presbiterio della chiesa di San Giovanni Battista, celebrandovi la messa, prima di riprendere la via di Parigi. Nel 1814, lo stesso Napoleone vi transitò due volte: per andare in esilio al­l’Elba, e per il suo ritorno, dopo i Cento Giorni, ma solo per veder tramontare definitivamente la sua stella a Waterloo. Il Clos Landar a L'ArbresleNel 1825 Victor Hugo, l’autore dei Miserabili, visitò l’Arbresle, lasciando un ricordo poetico del borgo.

Lione e l’Arbresle, due poli del vasto uni­verso di carità e fede in cui ha operato Maître Philippe. Nella grande città dove il Rodano e la Saona si incontrano, il “Padre dei Poveri” ha guarito i malati nel corpo ma soprattutto nell’anima, durante gli anni del suo apostolato, a cavallo dei secoli piú travagliati della storia umana, l’Ottocento e il Novecento, essendo il materialismo la sola fede rimasta. All’Arbresle, nel Clos Landar, Maître Philippe trascorreva l’estate, e lí si spense il 2 agosto 1905. Ma la sua stella, improntata del Cristo, vive.

 

Elideo Tolliani