Elementi fondamentali dell'esoterismo

Antroposofia

Elementi fondamentali dell'esoterismo

Per completare le conferenze precedenti, desidero oggi aggiungere alcune considerazioni sotto forma di aforismi che concernono l’evoluzione delle differenti razze. Ma prima, è bene attirare l’attenzione su alcuni soggetti che sono raramente citati in letteratura.

In primo luogo questo: quelle che nelle diverse civiltà si possono chiamare regole o leggi della nutrizione, sembrano risultare perfettamente arbitrarie. Ora, non è assolutamente il caso, perché queste leggi derivano da un sapere e da una grande saggezza. Bisogna anche evidenziare che l’attuale umanità non è assolutamente in grado di concepire quello che adesso esamineremo. Tutto questo ci condurrà poi a fissare le basi di certe leggi della vita sociale. Nessuno dovrebbe dunque immaginare che optando per il vegetarianesimo o altro, si diventi immediatamente un adepto.

Nelle popolazioni orientali esiste una certa arte di guarire, in cui tutto dipende dall’at­tenzione che i medici portano al tipo di alimentazione del corpo fisico. Là dove esiste ancora l’antica vita spirituale, ci sono uomini che sono diventati guaritori secondo un’usanza del passato, vale a dire nutrendosi esclusivamente di latte. Sanno che escludendo ogni altro tipo di alimento acquisiscono delle forze fisiche di guarigione, soprattutto per curare le malattie mentali. Essi hanno un particolare modo di praticare: sanno molto bene che l’alimentazione fatta esclusivamente di latte permette loro di sviluppare certe forze.

Cercheremo di capire su quale intuizione si fonda questa pratica. Si può avere tale profonda intuizione in questo modo. Conosciamo una certa fase dell’evoluzione umana, quella in atto alla metà dell’era della Lemuria, nella quale l’elemento umano originale si era scisso in una corrente ascendente e in una che sprofondava nell’animalità. Ciò è stato accompagnato da una scissione in seno alle forze radicate nella Terra, mentre questa era ancora unita alla Luna. Alcune di queste forze si sono ritirate dalla Terra per accompagnare la Luna che si è separata dal globo terrestre.

GloboCerchiamo per un attimo di rappresentarci l’epoca in cui la Terra e la Luna formavano ancora un solo globo. L’es­sere umano si trovava allora ad uno stadio di evoluzione molto differente. Disponeva già del sangue caldo, ma non conosceva ancora la separazione dei due sessi. Si osserva questa separazione a partire dal momento in cui la Luna si è staccata dalla Terra. Dirigendo oggi il vostro sguardo verso la Luna potete dirvi: per il fatto che questa Luna si è staccata dalla Terra, la forza di riproduzione negli esseri umani è ugualmente passata per una scissione. Una volta ci fu anche un periodo terrestre in cui l’umanità era direttamente legata all’animalità, era immersa nel regno animale e vi estraeva il suo nutrimento. Questo modo d’alimentarsi è difficilmente accessibile alla comprensione di colui che non dispone della capacità di chiaroveggenza. Possiamo farcene un’idea quando osserviamo il modo di alimentazione normale dei mammiferi che nutrono i loro piccoli con il loro proprio latte. Questo tipo di alimentazione è apparso al momento della separazione delle forze di riproduzione. Prima, gli uomini potevano prelevare i loro alimenti direttamente nell’atmosfera circostante, esattamente come oggi i polmoni fanno con l’aria. Allora, l’uomo era direttamente collegato al suo ambiente da una specie di filo da cui succhiare, un po’ come l’embrione si nutre nel ventre di sua madre. L’antica forma di alimentazione si presentava allora cosí. Oggi, di tutto questo, sussiste il modo con cui si nutrono i mammiferi. Il latte assomiglia al nutrimento che l’uomo riceveva all’epoca che ha preceduto la Lemuria. Il latte è l’antico cibo divino, la prima specie di alimento che ha conosciuto la Terra. In quell’epoca lontana, la natura della Terra era tale che questo alimento poteva essere aspirato ovunque. Il latte è dunque un prodotto che ci arriva dal primo modo in cui l’essere umano si nutriva sulla Terra. Con il suo fisico, l’uomo era ancora piú vicino al divino. Aspirava il latte dall’atmosfera ambiente. Gli occultisti sanno in che modo gli uomini sono collegati alla natura. La consumazione di latte è la metamorfosi di un’antichissima forma di alimentazione. Da sempre, il latte è stato il primo alimento dell’essere umano. C’è un’espressione tedesca nella quale il latte è definito di proposito “il latte del pio modo di pensare”.

Possiamo domandarci quali furono all’origine le conseguenze di questo prelevare il latte succhiandolo nell’atmosfera circostante. Era stato reso possibile dalle forze lunari in seno alla Terra. Esse erano come una specie di sangue generale di tutta la Terra intera. Ma con l’uscita della Luna, le forze lunari poterono concentrarsi solo in certi organi degli esseri viventi.

L’occultista dice che il latte è un alimento lunare e che coloro che se ne nutrono sono dei “figli della Luna”. La Luna ha portato a maturità il latte. Si sa in effetti che alcuni guaritori in Oriente vivono esclusivamente di latte, assimilando cosí le forze originarie della Terra, forze che una volta erano sparse ovunque sulla Terra. I guaritori si sono detti: quelle sono le forze che hanno permesso all’essere umano di condurre un’esistenza terrestre. Quelle forze creatrici devono dunque essere anche forze di guarigione. Quindi, consumando del latte ed escludendo ogni altro alimento, sviluppiamo in noi la forza che permette di favorire ogni guarigione.

Ritorniamo per un attimo all’epoca pre-lemurica. Esisteva allora una situazione per cui il latte poteva essere succhiato dall’ambiente. Ci fu quindi lo stadio in cui il latte divenne l’alimento generale dell’uomo, poi quello in cui si consumò il latte materno. L’epoca che precedette quella in cui il latte era estratto dalla natura è quella nella quale il Sole e la Terra formavano ancora un solo globo. Esisteva allora un alimento solare. Come il latte è un residuo della Luna, nello stesso modo esistevano dei prodotti solari, che sono stati portati a maturità dal Sole. Tutto quello che riceve i raggi solari, cioè i fiori e i frutti delle piante, tutto questo fa parte del Sole. Una volta, le piante s’inclinavano verso il centro della Terra che era ancora unita al Sole. I loro fiori erano piantati nel Sole. Nel momento in cui la Terra s’è separata dal Sole, la pianta ha mantenuto il suo carattere antico e ha diretto nuovamente i suoi fiori verso il Sole. L’uomo è una pianta capovolta. Nella pianta, quello che spunta alla superficie della Terra intrattiene con il Sole lo stesso rapporto che il latte ha con la Luna. Quello che spunta sulla superficie della Terra è dunque un alimento solare. L’alimentazione esclusivamente lattea è stata rimpiazzata progressivamente da un’alimentazione vegetale essenzialmente derivata dalla parte superiore della pianta. Cosí si presenta il secondo tipo di alimentazione degli uomini.

Caino e AbeleVerso la fine dell’epoca lemurica c’erano dunque due stirpi: quella dei “Figli della Luna”, che allevavano il bestiame e si nutrivano di prodotti di origine animale, di latte, e poi c’era quella che si nutriva di piante, di prodotti della terra. Questa realtà trova il proprio riflesso nel racconto di Caino e Abele. Abele è pastore, mentre Caino è coltivatore. Abele fa parte della stirpe della Luna, Caino di quella solare. Questo racconto allegorico è grandioso. L’insegnamento spirituale ne dà delle spiegazioni piuttosto occulte. Il popolo ebraico de­signava con il nome di Jahvè l’essere divino che ha dato all’uomo la possibilità di essere “un figlio della Luna” e di consumare degli alimenti lunari metamorfosati. Jahvè era la forza nutritiva della natura; essa si spande verso Abele che la attinge nele sue greggi. Il passaggio all’alimentazione solare corrisponde al rinnegamento nei confronti di Jahvè. Jahvè non accetta l’offerta sacrificale di Caino, perché questa è un alimento solare.

Risalendo agli antichissimi tempi, non troviamo alcun altro alimento al di fuori del latte, questo prodotto che l’uomo prende dagli animali viventi. Si tratta dell’alimento proprio delle origini, e che ai nostri giorni serve ancora nelle prime settimane di vita. Il guaritore orientale collega questo alimento alle parole bibliche “se non diventate come i bambini, non potrete entrare nel regno dei cieli”. Tutte queste cose hanno un’importanza considerevole.

Passiamo adesso dall’epoca della Lemuria a quella di Atlantide, vale a dire ai popoli che hanno vissuto nelle regioni dell’attuale Oceano Atlantico. Presso gli Atlantidi appare un fenomeno che prima non esisteva. Cominciano ad alimentarsi con prodotti presi al regno del­l’inanimato e non piú a quello del vivente. Consumano prodotti che non hanno piú vita. Qui si tratta di una importantissima transizione nell’evoluzione del genere umano. Lo sviluppo del­l’egoismo è diventato possibile per il fatto che da allora gli uomini si nutrono di elementi morti. Quest’alimentazione fatta partendo da sostanze morte s’accorda perfettamente con il bisogno di sviluppare l’Io. L’uomo diventa indipendente per il fatto stesso di assorbire ciò che è morto. Consuma la materia morta nelle sue differenti forme: con l’espansione dei popoli di cacciatori ci si interessa degli animali abbattuti; ci sono poi i popoli che non utilizzano soltanto i prodotti esposti al sole, ma anche la parte che è maturata sottoterra. Questo non è meno morto di un animale ucciso. Tutto quello che vive nella natura inferiore dell’animale, quello che è impregnato di sangue, s’è distolto dalla forza lunare. Questa è ancora presente nel latte che è legato al processo di vita. Quando consuma ciò che è morto, l’uomo ne assimila la parte perita. Ogni parte vegetale che si sviluppa sotto terra, e che non è né scaldata né illuminata dal sole, è ugualmente morta. La radice è l’equivalente del corpo animale impregnato di sangue.

In seguito, è apparso un alimento che non era mai esistito prima. L’uomo ha completato il suo nutrimento con degli alimenti puramente minerali prelevati all’interno della terra: il sale e altro. In questo modo l’uomo ha attinto successivamente il proprio nutrimento nei tre regni. Questo è pressappoco il cammino che gli Atlantidi hanno percorso nel campo dell’alimen­tazione: prima i popoli di cacciatori, poi quelle degli agricoltori, la stirpe di Caino, e in terzo luogo coloro che sono andati a sfruttare i prodotti sotterrati sotto la superficie terrestre. Ogni volta si tratta di cose che sono state deviate dalla forza di vita che le ha prodotte. Quello che nell’animale è morto si situa all’opposto della vita. La parte sotterrata nel suolo è ugualmente all’opposto della vita. Quanto al sale, è un elemento morto, il residuo del regno minerale.

Arriviamo adesso alla quinta razza umana. I consumatori di latte esistono sempre a fianco di coloro che si nutrono di frutta; pertanto si aggiungono altre cose che costituiscono cosí una novità. Quello che caratterizza particolarmente la quinta razza è il fatto di sfruttare il minerale servendosi di processi chimici. I testi della Genesi vi fanno allusione. Qual è il prodotto che si ottiene con dei processi chimici? Il progresso nell’evoluzione permette di applicare la chimica alle piante, ai frutti. Si produce del vino. Questo non esisteva su Atlantide. La Bibbia ci racconta che Noè, il padre delle origini, si è ubriacato con il vino. Grazie ad un processo chimico minerale, si ottiene un prodotto estratto dal regno vegetale. Il vino avrà in seguito un particolare ruolo da svolgere durante tutta la quinta razza radicale. Tutti gli Iniziati dell’inizio della quinta razza radicale traevano le loro tradizioni dall’epoca propria della razza di Atlantide, quando il vino ancora non esisteva. Gli Iniziati dell’India, della Persia e dell’Egitto non avevano bisogno di vino. Per le cerimonie religiose era utilizzata solo l’acqua.

Il vino è dunque apparso al momento della quinta razza radicale, quando il trattamento minerale della pianta svolse il suo ruolo. Le tre prime sotto-razze erano solo la ripetizione di quanto le aveva precedute. È la quarta sottorazza che ha cominciato a sviluppare l’elemento nuovo che era apparso con la quinta razza radicale. Essa ha attribuito al vino un certo carattere sacro. A tal fine si vedono sorgere degli atti cultuali nei quali il vino svolge un ruolo importante (i riti dionisiaci). Si venera perfino un dio del vino.

Questo è stato preparato progressivamente durante la lunga storia dell’umanità. La cultura della vigna è apparsa per la prima volta presso i Persiani. Ma allora il vino non aveva ancora un carattere religioso. È soltanto poco a poco che esso entra nelle cerimonie del culto dionisiaco. La quarta sottorazza è quella che dà origine al cristianesimo, ma anche quella che, sette secoli prima, aveva annunciato la sua missione con i giochi in onore di Dionisio. È in quel momento che il vino fa la sua entrata nel culto. Questo fatto è stato raccontato in maniera meravigliosa dall’evangelista Giovanni che, piú di tutti gli altri, aveva una profonda conoscenza del cristianesimo. Già all’inizio del suo Vangelo egli parla della trasformazione dell’acqua in vino. Il cristianesimo è nato per la quarta sottorazza della quinta razza radicale.

Per santificare quello che si deve sviluppare sul piano fisico è necessario un insegnamento. Il vino isola l’uomo da ogni influenza spirituale. Colui che beve vino non può accedere allo spirituale. Non può saper nulla di atma, buddhi e manas, di quello che permane e di quello che si reincarna. Bisognava che fosse cosí. Il fluire dell’evoluzione umana segue un corso discendente e ascendente. Occorre che l’uomo raggiunga una volta il punto piú basso. E affinché discendesse interamente nel piano fisico, l’apparizione del culto di Dionisio era indispensabile. Per mezzo di questo culto, il corpo umano doveva essere preparato a vivere il materialismo. Fu quindi necessario che apparisse una religione che trasforma l’acqua in vino. Prima, era severamente interdetto ai preti di bere vino. Questa astinenza apriva loro l’accesso all’atman, alla buddhi e al manas. Bisognava allora che apparisse una religione capace di far discendere l’uomo fino nelle profondità del mondo fisico, perché egli correva il rischio di non scendere abbastanza in basso. Una religione che conducesse l’uomo verso il basso, aveva bisogno di una rivelazione esteriore, una rivelazione nella quale fosse fatta astrazione dall’atman, dalla buddhi e dal manas, ma anche dalla reincarnazione: una religione che si contentasse di dare un orientamento di ordine generale. La prossima tappa sarà quella nella quale il vino dovrà di nuovo essere trasformato in acqua.

Le nozze di CanaSe a quei tempi l’acqua non fosse stata trasformata in vino, l’uomo non avrebbe potuto fare l’esperienza di tutto quello che accade quaggiú. All’inizio del Vangelo di Giovanni (nel racconto della trasformazione dell’acqua in vino durante le nozze di Cana) è descritto come il Cristo ha tenuto conto di quello che esisteva allora. Ma Egli ha ugualmente tenuto conto dell’avvenire istituendo la Cena. Questa Santa Cena è il massimo simbolo di quello che è stato messo in opera dalla civiltà in seno alla quarta sottorazza. Se Egli era il vero “Figlio dell’uo­mo” che è disceso completamente nelle profondità terrestri per uscirne poi elevandosi di nuovo possentemente, fu necessario attenersi a quello che esisteva allora e mostrare agli uomini il rapporto che esiste fra il contenuto fisico della razza e la sua specifica missione. Affinché potesse riprendere il cammino ascendente, l’umanità aveva bisogno di un simbolo che conducesse dalla morte alla vita: il pane e il vino. In senso occulto, il pane è ciò che può apparire quando la pianta è stata uccisa. Il vino è ciò che appare quando la pianta è stata uccisa e sottomessa ad un trattamento minerale. Quando si cuoce l’elemento vegetale si fa la stessa cosa di quando si uccide un animale. Quando dal regno vegetale estraiamo il vino, in un certo modo facciamo la stessa cosa di quando dissanguiamo un animale. Il pane e il vino costituiscono il simbolo della quarta sottorazza. Quello che deve svilupparsi in avvenire è la fase nella quale si passa dalla pianta al nutrimento minerale. Bisognerà nuovamente sacrificare, abbandonare il pane e il vino. Il Cristo apparso nella quarta sottorazza mette in valore il pane e il vino: «Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue». Con questo ha voluto creare una transizione dal nutrimento carneo a quello vegetale, una transizione verso qualcosa di piú evoluto.

Esistevano allora due categorie di uomini: prima quelli che si nutrivano di carne e di sangue, gli uomini precristiani, sui quali il Cristo non contava, poi c’erano quelli che si accontentavano di uccidere solo le piante e di estrarne il succo, coloro che mangiano il pane e bevono il vino. Il Cristo contava su di loro. Sono i precursori dell’umanità del futuro.

Il significato della Cena è di passare dall’alimentazione ricavata dagli animali morti ad una ricavata dalle piante morte. Quando la nostra quinta sottorazza sarà arrivata alla sua fine, si capirà il senso della Cena. Questo avverrà nella sesta sottorazza. Non si consumerà piú alcuna alimentazione carnea. Fino ad allora, diventerà possibile introdurre una terza maniera di alimentarsi, quella puramente minerale. L’uomo avrà imparato a fabbricare il suo cibo da solo. Per il momento, riceve quello che gli dèi hanno creato per lui. In seguito, egli si eleverà e preparerà lui stesso in laboratori chimici gli alimenti di cui ha bisogno.

Potete dunque constatare che tutto nasce da intuizioni profonde. Quando, da parte degli orientali dell’Antichità, troviamo ogni specie di prescrizione su cosa bisogna mangiare, a dire il vero non si tratta di direttive, ma semplicemente di una massima: tu non devi esigere dalle sostanze che esse agiscano in modo diverso da quello che fanno.

Il corpo fisico è quello che in seguito il Cristo eliminerà, quello che sarà realmente sacrificato una volta che la Cena non esisterà piú. Esso è destinato a morire. Questa morte del corpo fisico si applicherà all’insieme dell’umanità. Verso la metà della sesta sottorazza, nel corso del suo ultimo terzo, il corpo fisico non esisterà piú. L’uomo sarà nuovamente interamente eterico. Sarà fatto di una sostanza ben piú sottile. Ma questo non si realizzerà se l’uomo stesso non farà il necessario perché accada. A tale scopo, deve dapprima passare all’alimentazione che produrrà lui stesso in laboratorio. Nella misura in cui l’uomo non preleverà piú il suo nutrimento dalla natura, quando gli alimenti saranno il prodotto della sua propria saggezza, prodotti per la divinità che lo abita, egli s’incamminerà sulla via della propria deificazione.

Quando l’uomo comincerà a nutrirsi con i suoi propri mezzi, sarà gettata la base per accedere a qualcosa di superiore, cioè l’uomo potrà procreare da solo. Egli creerà progressivamente una vita partendo dal mondo minerale.

In questo modo s’annuncia la grande fase del divenire umano. Quello che oggi gli scienziati sanno è solo una piccola frazione di una grande evoluzione.

Con Saturno, si è entrati nell’epoca del minerale. Ai tempi di Atlantide, il consumo di sostanze morte ha preparato lo sbocciare dell’egoismo. Fino alla quinta sottorazza, quella dei Protosemiti, l’Io umano ha cominciato lentamente a svilupparsi. Nella sesta sottorazza della quinta razza radicale, questo Io arriverà di nuovo a uno stadio superiore del suo sviluppo. Questo vuol dire che stiamo andando verso un nuovo vortice dell’esistenza.

La svolta attuale è cominciata all’epoca durante la quale i Protosemiti hanno stabilito le basi dell’attuale razza primitiva.

Alimentazione

È alla civiltà proto-semita che dobbiamo tutto ciò che esiste oggi. Ma ora, grazie ai popoli sla­vi, inizia un nuovo impulso, un impulso che si apre sul futuro. Un popolo introduce un nuovo impulso nel mondo per una certa rottura con il passato. Questo si delinea nella popolazione contadina russa sotto le spoglie di una spiritualità nascosta, che forma la seconda parte della svolta, del futuro vortice. Attualmente, mentre si prepara qualcosa di nuovo, un’altra civiltà si trova in piena decadenza.

Nuovo impulsoTutto questo si prepara al­l’Ovest ma è all’Est che si con­cretizzerà. Il vecchio deve però stimolare il nuovo. Ovunque ve­diamo attualmente nuovi germi, tutto è ancora grossolano e maldestro. Il vecchio invece entra nella fase di rifinitura, ma porta in sé la critica, la decadenza. I portatori dell’antica civiltà vengono dai rami semiti e sono loro a introdurre quello che anima il vortice. Tutti por­tano in loro una certa origine semita. Per esempio Lassalle, Marx. Questo si mescola al vortice. Nel centro del vortice non è possibile alcuna prosecuzione. Bisogna fare un salto come per passare da una riva all’al­tra, un salto verso la spiritualità della futura cultura dell’Est. Si tratta di un impulso completamente nuovo.

In un primo tempo, l’impul­so dell’avvenire è piuttosto pesante e marcato dal passato. Haeckel assomiglia a un uomo che nuota in mezzo al fiume ed è trascinato da due gorghi. La prima parte del suo libro Gli Enigmi dell’Universo è positiva e costituisce una teosofia elemen­tare, mentre la seconda parte è negativa e distrugge tutto.

Questo è dovuto al vortice.

Fra il socialismo dell’Est e dell’Ovest si possono ugualmente constatare questi contrasti. Il socialismo occidentale è un socialismo della produzione, mentre quello dell’Est è un socialismo della consumazione. Dal punto di vista sociale, colui che regola la produzione conta sull’istinto possessivo, sull’egoismo. Colui che regola la consumazione è attento a quello che gli altri desiderano ricevere da lui; il suo sguardo è rivolto ai suoi simili. Si basa sulla fraternità. Il socialismo della produzione – Marx, Lassalle – s’interessa all’operaio, ma solo nella misura in cui è produttivo. All’est, è la consumazione che si trova in primo piano, per esempio in Kropotkine, Bakouinine, Herzen. Se osservate Kropotkine, potete costatare come le cose si urtano. Ha immediatamente afferrato il principio di aiuto reciproco praticato dagli animali. Il socialismo dell’ovest è invece interamente rivolto verso la lotta. È cosí che le correnti interferiscono le une nelle altre nel corso dell’evoluzione del mondo.

 

Rudolf Steiner 


Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner

Berlino, 4 novembre 1905 ‒ O.O. N° 93a. Traduzione di Angiola Lagarde.