Cosa può fare una persona per chi è malato di demenza senile? Ho personalmente incontrato, in sogno, il mio maestro di filosofia da qualche tempo affetto da una malattia ascrivibile alla sfera della dementia. Camminava lungo un luogo buio, l’avrei definito un non-luogo. È possibile portare luce in quel non-luogo in cui si trova l’Io di quella persona?
Oleg Nalcoij
La caduta in quel non-luogo avviene per karma: il suo Io non è piú qui, e richiamarlo non è facile. Judith von Halle ha scritto un libro a questo soggetto, che si intitola proprio La demenza senile, edito da CambiaMenti. Ne abbiamo dato comunicazione anche su queste pagine. In un capitolo si legge: «Per curare un malato di demenza serve una persona che si prenda l’impegno morale di farsi carico delle funzioni dell’Io del malato. L’“assenza” dell’Io genera, infatti, nell’interessato reazioni e comportamenti simili a quelli di un bambino piccolo. Anche il bambino piccolo non è ancora autonomo nei processi vitali e della coscienza; in lui l’assenza naturale dell’Io organizzatore è sostituita dalle forze dell’Io della madre. Sono proprio queste cure che servono al malato di demenza, tenendo conto che il suo corpo astrale, a differenza di quello del bambino, è già stato intaccato da impulsi e desideri di ogni tipo, che a seconda della condotta di vita e del karma possono generare problemi seri. Anche in questo caso non si riuscirà a portare la calma interiore e un certo equilibrio, se chi apporta le cure non è pienamente consapevole di dover mettere a disposizione la forza ordinatrice del proprio Io. È un lavoro duro, poiché a contatto con il malato i propri moti astrali devono sempre essere controllati e dominati. In presenza di un malato di demenza, si deve cercare il piú possibile di tenere a bada il proprio dissenso interiore e mantenere un equilibrio. …Curare un malato di demenza è un vero e proprio atto cristiano che, per risanarlo, si contrappone nettamente alle cause della malattia, ovvero all’elemento anticristiano oggi presente nell’organismo sociale». Quest’ultima frase è illuminante: ci si deve contrapporre all’elemento anticristiano! Il distaccamento avviene, dice sempre l’Autrice, per un potente influsso ahrimanico cui si soggiace. Ahrimane domina oggi questa nostra società, ecco perché sempre piú persone acquisiscono con l’età, invece della saggezza degli antichi – per cui si ricorreva all’anziano per attingere alla sua esperienza – un’assoluta mancanza di equilibrio interiore o, peggio ancora, una perdita totale della propria identità.
Vorrei sapere se il Dottore ha mai affrontato il tema dei nativi americani e della reincarnazione dei loro persecutori.
A. G.
Rudolf Steiner ha trattato dei nativi americani nella conferenza del 14 dicembre 1920, Da chi ho ereditato la mia anima? Il cammino dell’uomo di popolo in popolo. Queste le sue illuminanti parole: «…Nella ricerca spirituale, la maggior parte dell’attuale popolazione dell’Europa occidentale, ma anche di quella centrale fino alla Russia, si viene ricondotti ai tempi in cui la popolazione europea dell’epoca ha fatto da conquistatrice nei confronti dei nativi d’America. La popolazione indiana aveva delle straordinarie qualità animiche. Di solito non si rende giustizia a queste cose quando, ribadendo egoisticamente la propria civiltà “superiore”, le si considera un semplice prodotto della barbarie, o quando non si tiene conto della diversità di individui come quelli che sono stati conquistati e sterminati in seguito alla scoperta dell’America, se non li si osserva nella loro peculiarità ma li si guarda solo dall’alto di una civiltà “superiore”. Questa popolazione nativa degli indiani d’America, aveva per esempio dei singolari sentimenti panteistici. Venerava un “Grande Spirito” che pervadeva tutto il divenire. Le anime erano intensamente pervase della fede nel Grande Spirito di cui tutto era intessuto. Per via di tutto ciò che era connesso alla loro vita emotiva, queste anime erano predestinate a condurre un’esistenza relativamente breve fra la morte e la rinascita. Proprio il rapporto che si era creato fra loro e il loro territorio, il loro ambiente e il destino di essere sterminati, è stato determinante per la vita fra la morte e una nuova nascita. E ha portato a far sí che – per quanto paradossale possa sembrare, è semplicemente cosí – la maggior parte della popolazione dell’Europa Occidentale e Centrale, fino all’Est, non tutta, ma la maggior parte, derivi, per quanto riguarda il sangue, dagli antenati fisici del medioevo, ma che le anime siano quelle che sono vissute nei corpi degli antichi Indiani d’America. Per quanto possa sembrare paradossale, le cose stanno cosí per la maggior parte della popolazione europea! Questa esperienza emotiva nei confronti del Grande Spirito si è congiunta con quello che c’è nel divenire esteriore, storico e lineare, e che si assimila con il primo amore infantile, soprattutto quando lo si vive dall’interno verso l’esterno per imitazione. Ciò che assorbiamo con l’amore infantile è in gran parte assimilato dall’esterno, ma interagisce con quello che c’è dentro l’anima e che trae origine da incarnazioni precedenti. Non si capisce la vita europea se la si osserva solo unilateralmente, in base a quella che non è affatto una realtà – in base alle caratteristiche ereditate dagli avi – ma solo se si sa da dove vengono le anime che si sono unite a queste caratteristiche ereditarie per interagire con esse».
Oggi ho riaperto a caso (ma ritengo guidato dall’alto) il libro di Massimo Scaligero, Kundalini d’Occidente, a pagina 60 delle Edizioni Mediterranee, e ho subito letto, partendo da metà pagina, dove Massimo spiega l’azione dell’Arcangelo del Tempo, Michele, e dice che è «intralciata dall’uomo per via ahrimanica, tuttavia necessaria al rapporto dell’essere umano con i ritmi dell’Universo, tale azione provoca la serie di disastri dei quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco». Intuisco dalle parole di Massimo che le recenti modificazioni climatiche di cui nessuno sa spiegare l’origine in modo scientifico sono palesemente di origine antropico-ahrimanica. L’aumento dell’anidride carbonica (CO2) è una balla colossale, non c’entra nulla, è solo un pretesto per creare uno stato di emergenza planetaria a scopi economici, ma prima di tutto a ingabbiare l’umanità in forme-pensiero negative attraverso sconvolgimenti con geoingegneria, armi geofisiche e armi ad energia diretta, che eliminano dal pianeta il vero supporto all’alimento di Vita, direi il supporto alla pietra filosofale, ossia la CO2. Tutto ciò fa parte della perenne lotta tra Ahrimane e Michele. Laddove Ahrimane, nei nostri giorni, sta esercitando un controllo sulle élite finanziarie e militari proprio per ridurre la CO2 sul pianeta, mentre Michele fornisce il medium all’umanità per ristabilire ciò che è alla base di tutti gli elementi naturali, e quindi di ordine e grado superiore alla stessa CO2, ovvero la sostanza eterico-pranica che afferisce a Lui come Arcangelo dell’Aria ed origine della Forza. Quindi Michele ci aiuta a comprendere gli elementi di riscatto per tutta l’umanità, ed infatti Massimo, nel capoverso successivo del testo dice: «È compito dell’Iniziato operare a ristabilire la connessione della moderna intelligenza individuale, razionalistica e dialettica, con la perenne intelligenza cosmica: a ciò gli servono limitatamente le vie “tradizionali”». Da queste parole illuminanti di Massimo Scaligero guidate da San Michele, comprendo la vera missione dell’uomo su questo pianeta.
Francesco
Un punto di vista molto particolare e interessante. In effetti, questo è un periodo in cui di pretesti per creare stati di emergenza planetaria se ne creano di continuo, e osserviamo quotidianamente un incremento di allarmi di ogni genere: inquinamento, crisi idrica, armi di distruzione di massa, terrorismo, scie chimiche, contaminazioni da micotossine, pandemie di nuovi e sconosciuti ceppi virali o batterici, cementificazione selvaggia, terremoti sempre piú frequenti e persino collisioni con giganteschi meteoriti vaganti… Questi allarmi che si susseguono senza tregua ci fanno sentire inermi di fronte a minacce contro le quali l’individuo è impossibilitato a combattere. A questo punto la soluzione non è piú esterna, ma interiore. Non possiamo difenderci dagli attacchi di quanto sembra incombere inevitabilmente su di noi? Possiamo però, collegandoci con “la perenne intelligenza cosmica” di cui scrive Massimo Scaligero, attraverso una intensa e costante disciplina interiore, renderci forti contro gli attacchi e consapevoli di quali siano quelli reali e quali invece quelli creati ad arte per toglierci energie e sicurezze.