…Alla mia età ho bisogno dell’aiuto dei miei figli, che però vengono raramente a trovarmi. In cambio di qualche minimo aiuto che mi danno, e solo due ore la domenica, si sentono in diritto di trattarmi con mancanza di rispetto. Sono disperata…
Chiara
Stiamo attraversando il periodo piú buio della nostra civiltà occidentale. Siamo come a Pompei prima dell’eruzione, come a Roma nel periodo della discesa dei barbari (questa volta salgono…), o come nell’antica Atlantide, quando i maghi neri trafficavano sia con il tempo meteorologico, dominandolo ai propri scopi, sia con la genetica, come gli scienziati attuali. Alcuni (pochi) resistono all’ondata di malcostume che imperversa ovunque e ad ogni livello. I piú si adeguano. E allora gli anziani sono un peso e non una risorsa, i matrimoni resistono a fatica, e spesso, per ingannare la noia che ne deriva, si ‘gioca’ allo scambio di coppia. I figli pretendono di tutto di piú già dall’infanzia, e se i genitori non riescono a soddisfarli, trovano il modo di farlo rubacchiando al compagno di scuola o, da adolescenti, vendendosi per pochi spiccioli. Gli insegnanti devono temere gli allievi, perché i genitori, sempre dalla parte dei figli, per un voto basso o una reprimenda sono pronti a denunciare maltrattamenti psicologici. Non parliamo poi delle parole sconce e delle bestemmie che fioriscono ormai sulle labbra anche dei piú piccoli, che ripetono quanto sentono in casa o a scuola…. Sono tutte cose che sappiamo già bene, ma le ripetiamo per capire perché spesso anche quelli che ci sono cari si allineano all’andazzo generale. Non tutti riescono a mantenersi educati, gentili, padroni dei propri atteggiamenti e del proprio linguaggio, ma almeno noi dobbiamo farlo, per essere d’esempio a chi ci è vicino. Mostrare serenità nonostante le avversità e malgrado il modo in cui siamo trattati, è segno di un lavoro spirituale ben fatto. Bisogna riuscirci. E allora anche gli altri saranno portati a provare una forma di ammirazione, persino in qualche caso di soggezione, e ci tratteranno con maggiore rispetto. E il rispetto può essere l’inizio di un ritrovato affetto.
Ho iniziato una dieta vegetariana, per ora, almeno non ancora, vegana. Vorrei sapere se vado incontro a problemi di carenze fisiche e che cosa invece può essere positivo.
Mafalda C.
La decisione di compiere un simile passo è sempre assolutamente personale, e ognuno vi attribuisce le proprie motivazioni. Noi, riguardo al vegetarianesimo, possiamo personalmente testimoniare dell’assoluta mancanza di problemi dovuti a carenze fisiche. Riguardo a ciò che di positivo ne deriva, riportiamo alcune brevi considerazioni espresse da Rudolf Steiner durante la sua conferenza del 27 aprile 1905: «Tutto ciò che è animale si è formato sulla Luna, e significa per questo uno sviluppo a ritroso; mentre tutto ciò che si è formato sul Sole favorisce il progresso. Per questo possiamo dire che l’alimentazione vegetale ci favorisce, invece nell’alimentazione animale troviamo la forza lunare che ci inibisce. In questo modo l’uomo porta indietro la sua stessa evoluzione». E ancora, nella stessa data: «Nel caso degli animali a sangue caldo, il kama agisce dall’interno (il sangue caldo produce le passioni), nel caso degli animali inferiori, il kama agisce da fuori, lo stesso vale per il calore. Se l’uomo mangia un pezzo di carne, egli mangia tutto l’animale. Tutto il kama dell’animale è inserito, per intero, anche in un solo pezzo di carne». Quanto al latte, Steiner non lo esclude, ponendolo in una posizione intermedia fra l’alimentazione carnea e quella vegetariana: «Tutto ciò che è connesso con la vita stessa dell’animale, che appartiene al processo vitale dell’animale, è positivo, per esempio il latte è tutto ciò che se ne può ricavare». Il 22 ottobre 1906, Steiner afferma che l’umanità deve giungere a un modo di alimentarsi sempre piú cosciente, non solo seguendo la natura, ma dando una prosecuzione alla natura, e trasformando cosí i propri organi in maniera corrispondente: «Si darà all’uomo la giusta alimentazione se lo si considera nel senso del suo divenire». Possiamo aggiungere che chi segue una disciplina spirituale arriva comunque inevitabilmente a una dieta vegetariana.
Mi è stato segnalato da un amico un documentario in rete su Maître Philippe [Video: “Il cane del Pastore”]. Pur sapendo che lo conoscete molto bene, vorrei riproporlo alla vostra attenzione. Io ho conosciuto questo grande Maestro e guaritore attraverso L’Archetipo, nei vari articoli che avete pubblicato, ma il video mi ha particolarmente appassionato perché non solo parla di lui e della sua opera di terapeuta e di “Padre dei poveri”, ma è stato girato nei luoghi dove lui è vissuto. Credo che rivederlo faccia bene al cuore.
Maria Grazia L.
Nel caso di personalità tanto elevate e soccorritrici dell’umanità come Maître Philippe, è in effetti molto interessante conoscere, oltre l’opera, anche la vita e i luoghi dove questa si è svolta. Siamo anche noi certi che riproporlo come visionabile in rete, possa sempre risultare utile.
In un periodo di continue e sempre crescenti difficoltà, in particolare nel mio caso di difficoltà economiche, vorrei sapere se è perdonabile, quando ci si sente presi dallo sconforto, cercare di uscirne comunque, anche entrando in contrasto in qualche modo con i principi della disciplina spirituale, che pure si condividono e in cui si crede. Temendo infatti che i problemi di oggi potessero diventare in futuro ancora piú gravi e addirittura non piú risolvibili, ho creduto necessario fare quanto ritenevo indispensabile, in particolare un illecito finanziario, per assicurarmi una certa tranquillità negli anni a venire, anche se non sono molto fiera di me per il sistema adottato…
Raffaella T.
La preoccupazione per il denaro è comprensibile, ma non è giustificabile. Ci troviamo a rincorrere ciò che Massimo Scaligero una volta, in una riunione, definí con una battuta: “la scarsella assicurata”. Non è questo che lo spiritualista deve inseguire, addirittura entrando in contrasto con i princípi del cammino interiore che ha deciso di seguire. Non dobbiamo pensare di trovarci dinanzi a un potere che consideriamo appartenente all’Ostacolatore. Credendo che il denaro sia una sua emanazione, finiamo per fare il gioco di Ahrimane: in realtà esso non appartiene a lui, ma noi ci comportiamo come se lo considerassimo il suo dominio. Tutte le situazioni che conducono alla lotta per procacciarsi il denaro in quantità adeguata, sempre piú adeguata (non sembra mai adeguata abbastanza), si concludono quando arriviamo a pensare i giusti pensieri, quando operiamo quella liberazione che modifica tutta la nostra vita. Comprendiamo allora che il denaro è un simbolo altamente spirituale. Rispetto al contenuto di questo simbolo, dobbiamo essere pronti ad acquisire un pensiero piú profondo, quello che ci fa comprendere immaginativamente il senso del denaro, e anche il senso delle nostre effettive necessità. Si tratta di trovare il giusto equilibro fra i nostri reali bisogni e quanto il karma ci porta incontro. Sono casi rarissimi, e del tutto particolari, quelli in cui, per karma, siamo destinati a una completa povertà, persino a mendicare. Ognuno di noi, invece, nasce con quello che gli spetta. Per cui, se afferriamo questa verità, non dovremmo mai avere paura che ci manchi il necessario. La paura indebolisce l’Io, e allontana la possibilità dell’uso di questo elemento, l’elemento del denaro, per lo Spirito. Abbiamo l’esempio di ammirevoli individui, che non si sono preoccupati in anticipo di procurarsi i mezzi necessari per realizzare quanto ritenevano importante: hanno creato organizzazioni di aiuto e sostegno, hanno fondato ospedali, asili o scuole, partendo non dalla ricerca del denaro ma da un’idea valida, alla quale affluiscono sempre, per karma, i necessari aiuti. Quindi una nostra conquista deve essere liberarci dal timore della mancanza di sussistenza. Se le nostre azioni saranno indirizzate al bene, dobbiamo essere certi che il Mondo spirituale saprà ricompensarci nella giusta misura e al momento opportuno. Il “Padre nostro”, la preghiera che il Cristo stesso ci ha insegnato, recita: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Dice “oggi”, non domani. Non dobbiamo quindi sacrificare il presente, con azioni che noi stessi giudichiamo riprovevoli, per assicurarci la stabilità economica di un lontano quanto ipotetico avvenire.