Narra la leggenda che nell’anno 612 l’abate irlandese Colombano, insieme ad alcuni monaci, giunse a Milano nel periodo che precedeva la Pasqua e fu ricevuto alla corte longobarda. Venne allestito, per onorare gli ospiti, un pranzo sontuoso. In particolare furono servite a tavola delle colombe arrostite. Ma il santo monaco rifiutò di mangiarne la carne, cibo che i monaci non consumavano abitualmente, tanto piú essendo quello il periodo della Quaresima.
La regina Teodolinda si sentí profondamente offesa da quel rifiuto. Allora San Colombano tracciò un segno di croce con la mano destra sulle colombe, trasformando quella carne arrostita in un impasto di pane dolce, candido come le vesti bianche indossate dai monaci. Da allora, ogni anno, a Pasqua ricordiamo il miracolo di San Colombano con le dolci colombe pasquali.
Profondamente colpita dal miracolo operato dal santo, la regina Teodolinda, che era una fervente cattolica, decise di donargli un terreno a Bobbio (Piacenza), dove i monaci costruirono una imponente Abbazia, che prese il nome di San Colombano.
Abbazia di San Colombano
L’Abbazia, che divenne tanto importante da essere considerata “la Montecassino dell’Italia settentrionale”, conserva i piú antichi manoscritti in lingua latina esistenti al mondo.
Nel periodo rinascimentale l’antica chiesa conventuale fu trasformata in Basilica, sulle cui pareti si possono tuttora ammirare affreschi e frasi tratte dalle Sagre Scritture.
Basilica di San Colombano
In particolare evidenza è posto un versetto dal Vangelo di Giovanni, che recita: «È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono Spirito e Vita».
I monaci erano dediti non solo alla vita religiosa e culturale, ma anche a dissodare il terreno, coltivando in particolare il castagno, l’olivo, la vite, gli alberi da frutto e gli ortaggi, per il proprio sostentamento e per quello dei poveri e dei pellegrini che bussavano alla loro porta.