Il talismano dei Rosacroce

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Il talismano dei Rosacroce

Alla Ricerca dei Rosacroce

 

Il Talismano dei RosacroceChi saranno mai questi compagni della Sacra Fraternitas dei Rosacroce di cui si accenna in questo libro? Per qualcuno sicuramente un’associazione cui ci s’iscrive, una delle tante che nel caos di questi tempi esistono sulla piazza. Qualcun altro, magari dotato di piú fantasia, si immaginerà che si tratta di personaggi semi-mitologici che in qualche momento critico si presenteranno in piedi, ritti sulla torre civica, in calzamaglia nera con una fiammeggiante “R” rossa sul petto per risolvere la difficile situazione. Altri, con inclinazioni dietrologiche, riterranno che si tratti di un ristretto circolo di potenti che tenta di influenzare l’umanità secondo il proprio comodo e i propri interessi.

Circa i Rosacroce non ripeterò le solite cose che ognuno può facilmente trovarsi da solo e, inoltre, temo di dover deludere il lettore, qualora appartenga ad una delle categorie sopra evidenziate o ad altre consimili; ciò anche perché i Rosacroce, quando si presentano sul piano terrestre, cercano di non mettersi in evidenza, di mascherare la propria vera natura, magari di celarsi dietro lo schermo di persone molto semplici o, persino, utilizzano i difetti della propria personalità umana per nascondere dietro ad essi la loro vera individualità. Ciò al fine di essere piú liberi e poter evitare inopportune attenzioni che paralizzerebbero il lavoro interiore che sono chiamati a svolgere. A questo proposito possiamo ricordare un fatto di cui fu protagonista il dottor Giovanni Colazza, il Leo di UR: un giorno, transitando davanti a un pizzicagnolo, si accorse che il garzone di bottega era un Rosacroce. Era ancora tutto preso dallo stupore e dalla meraviglia per quell’incontro inaspettato quando Questi, voltosi verso di Lui, si pose l’indice sulla bocca e gli fece inequivocabile cenno di tacere e di non tradirne l’autentico essere. E che dire dello pseudo conte di Saint Germain (conte=comes=compagno di saint=santa germain=fratellanza: compagno di santa fratellanza) e del duplice Giuseppe Balsamo? Probabilmente, come sospettò Pio Filippani Ronconi nel caso della prima figura, si trattava del medesimo personaggio che si mascherava con una doppia identità.

Detto, quindi, ciò che i Rosacroce non sono, possiamo tentare di individuare come ci si può avvicinare a questa Fratellanza, costituita da entità celesti con un ben determinato orientamento e compito di carattere spirituale e altri esseri in cammino per avvicinarsi a queste vette dello Spirito e che vengono definiti quali amici o discepoli della Rosacroce.

Rudolf Steiner, il quale rivelò il segreto che tutti gli occultisti occidentali cercavano per entrare in contatto con questa Fratellanza, nel suo libro Scienza Occulta (ma come disse Goethe «Nulla è piú difficile da vedere di ciò che sta sotto il nostro naso»), ebbe a sostenere quanto segue: «La sapienza dei Rosacroce non deve entrare soltanto nella testa e nel cuore, ma anche nella mano, nell’attività giornaliera dell’uomo. Essa non vuol destare in noi una sentimentale partecipazione, ma farci conseguire facoltà atte a lavorare al servizio dell’umanità. Immaginiamo un’associazione che si proponga la fratellanza fra gli uomini, limitandosi però a predicarla; essa non agirebbe in senso rosicruciano. Per un Rosacroce, se un uomo si è rotta una gamba per la strada e quattordici persone lo circondano piene di affettuosi sentimenti e di compassione, ma nessuno gli sa rimettere a posto la gamba, tutte quattordici gli sono meno utili di qualcun altro che arrivi, forse per nulla sentimentale, ma che sa rimettere a posto una gamba, e lo fa. L’atteggiamento che pervade i Rosacroce è la sapienza attiva, la possibilità di attingere alla sapienza per agire nella vita» (Rudolf Steiner, La saggezza dei Rosacroce, Editrice Antroposofica, prima di quattordici conferenze, tenuta a Monaco il 22 maggio 1907).

Da qui si evince che per incontrare i Rosacroce è necessario instradarsi nella direzione di uno spirito attivo, perché «nel presente tempo non c’è bisogno di spirito astratto: il mondo spirituale ha bisogno di concretezza», come ebbe a dire Pio Filippani Ronconi.

Il rischio è il proiettare l’ordinaria materialistica visione del mondo nel campo dello Spirito, dando vita, cosí, a quel tipo di spiritualismo astratto di cui parla Rudolf Steiner in Filosofia della Libertà (Editrice Antroposofica, Milano 1966) alle pagg. 153-154: «Non importa che uno affermi che per lui il mondo non finisce nell’esistenza puramente materiale e che quindi egli non è un materialista. Si tratta di vedere se egli svolge dei concetti che siano unicamente applicabili a un’esistenza materiale».

A tale proposito ricordiamo, infine, questo passaggio di Massimo Scaligero in Dallo Yoga alla Rosacroce, ed. Perseo, pag. 50: «Il sentiero della Rosacroce in effetto conduce il discepolo alla penetrazione del mistero della Materia, come di una condizione di morte dello Spirito, che funzionando come un vuoto di vita, può lasciar fluire la corrente trascendente dell’Io quale volontà magica, secondo una ricongiunzione che reca in sé il potere della resurrezione: l’intimo impulso del Logos».

Se c’è un limite nel libro di von Sebottendorff, peraltro ormai appartenente a un’epoca trascorsa, c’è l’implicito cenno contenuto nei riferimenti biografici alla storia della ricerca condotta dall’autore, per cui sembra che solo “ex oriente lux”: di questi tempi, invece, la luce non proviene piú da Oriente perché in Occidente ha svolto il Suo alto Magistero il Bodhisattva Maitreya, che poi è l’unico tra queste altissime individualità che nelle rappresentazioni sacre orientali viene raffigurato seduto all’occidentale.

A questo proposito vogliamo ricordare la vicenda di un amico, R. L., che, convertitosi all’Islam sulla scia delle indicazioni guenoniane per le quali solo quella era una tradizione ancora attiva e vivente, si recò in Siria presso una tariqa sufi per chiedere la barakah – il collegamento iniziatico – allo sheikh; il quale, però, prese tempo e lo rimandò al mattino successivo; dopo la notte di ispirazione nel sogno o nel sonno profondo, gli disse che qualcosa lo aspettava in occidente. Uno sheikh molto piú libero e autentico di certi intellettuali musulmani nostrani, in quanto lo spirituale lo percepiva e non lo presupponeva/supponeva/pensava astrattamente: poche settimane dopo il ritorno in Italia, questo amico incontrò Massimo Scaligero.

E per quanto attiene alle eventuali manchevolezze dell’autore, beh, sarà saggio applicare il detto rosicruciano “colpire l’errore e non l’errante” – avversare i comportamenti e non la persona che li compie – e segnalare indirettamente quanto può esservi da rettificare.

Ritenendo, infine, di aver fornito al lettore sufficienti spunti di ricerca, poniamo a suggello di questo scritto il detto rosicruciano:

 

 

Ex Deo nascimur

In Christo morimur

Per Spiritum sanctum reviviscimus.

Marco Allasia



 

Rudolf von Sebottendorff, Il talismano dei Rosacroce

NovAntico Editrice www.novantico.com

Prefazioni di:  Federico Prizzi, Gabriella Chioma, Ermanno Visintainer e Marco Allasia

 

Pagine  285  –  Prezzo  € 18,00