Il Duomo di Siena

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Il Duomo di Siena

Duomo di SienaAssunzione di Bartolomeo CesiEretto su un santuario pre­esistente di Minerva, è dedicato a Maria Assunta in Cielo, come lo è il Palio, che si corre il 15 in onore della Vergine, da cui il nome “Palio dell’Assunta”.

Cosí “Opera di Santa Maria” fu definita l’edificazione della cattedrale, iniziata nel 1179.

Tanti furono gli architetti che ne curarono la costruzione, tra cui Giovanni Pisano, e grandi i pittori e gli scultori che vi lavorarono e la resero il grande tesoro oggi da ammirare.

Ermete TrismegistoQuattro statue MichelangeloMichelangelo giovane, dal 1501 al 1504, eseguí per l’Altare Piccolomini quattro statue di santi: San Pio, San Gregorio, San Pietro e San Paolo. Giovanni Pisano scolpí in stile gotico per la facciata e l’interno quattordici statue di profeti, sibille, patriarchi e filosofi, tutte annuncianti la venuta del Cristo. Nello stesso spirito di richiamo al misterico è la tarsia di marmi policromi che mostra Ermete Trismegisto, il tre volte sapiente, mitico fondatore della Scienza Ermetica, mentre indica la famosa “Tabula Smaragdina” il cui testo si diceva inciso su una lastra di puro smeraldo. Conosciuto an­che come Hermes dai Greci, Mercurio dai Romani, Thot, lo scriba di Osiride, Ermete recuperò la Tabula dopo il Grande Diluvio. Essa contiene le norme delle Sette Arti Liberali, conoscendo le quali ogni mistero è svelato, ogni magia realizzata. Stupisce di trovare in un contesto religioso cristiano, un’opera che si riferisce alla Tabula, ritenuta la rivelazione delle essenze nascoste delle cose, secondo la tradizione misterica pagana, ripresa anche dalla dottrina islamica, che la inserí, nell’825 d.C. nel Kitab Sirr al-haliqua, il Libro della Creazione, nella linea di un sincretismo realizzatosi nel rispetto della Verità, che è unica, per tutti: ieri, oggi, sempre.

Giorgio Vasari, visitando il Duomo e soffermatosi a osservare la sequenza delle 1.300 tarsie che Giovanni di Maestro Stefano, l’autore, aveva assemblato per formarne il superbo pavimento, giudicando l’opera non soltanto con l’occhio dell’esperto ma col piú sottile senso del­l’indagatore delle piú alte e segrete magie espressive, scrisse nel suo Le vite de’ piú eccellenti pittori, scultori, e architettori: «Il piú bello, grande e magnifico pavimento che mai fusse stato fatto». Che avesse letto la Tavola Smeraldina e ne cogliesse i segni in ogni opera?

 

 

 

 

Elideo Tolliani