Vi danno ciuccio, culla e biberon,
e regredite alla felice età
di un bebé senza crucci né pensieri,
che non paga le tasse, non sopporta
lo stress di un’esistenza al cardiopalma
guidando un bus nel traffico di Roma,
dirigendo una banca intossicata.
E la famiglia, il mutuo, la domenica
a stordirvi di calcio alla Tv
con la moglie che evade con lo shopping,
la figlia fuori corso, il maschio invece
fuori di testa perché praticante
jumping, drafting, crossing e quant’altro
per vedere se è facile morire.
E a voi, la strizza al cuore, ché lo amate,
tocca pagare i danni e dire “Okey”.
Nella nursery, asilo per adulti,
vi spogliate di abiti e decenza,
non dovete parlare, vi titillano
con filastrocche, mentre mani abili
e delicate di ‘maestre’ ad hoc
vi mettono cuffiette e pannolini.
Gioco e serenità vi garantiscono
queste nicchie di fughe dall’inferno,
nidi di uccelli che hanno perso il gusto
e la capacità di sorvolare
la palude di un luogo senza luce,
e amore, e dignità, quello che all’uomo
era promesso quando venne al mondo.
Il ritrovarlo in questa dimensione
è fallimento piú che regressione.
La soluzione è l’uomo regredito
al Sé divino che l’ha concepito.
Il cronista