Lux et Umbra

Nuova Religione

Lux et Umbra

Nel corso dei secoli, la piú potente e longeva organizzazione che opera su questo pianeta, ovvero la Chiesa Cattolica Romana, oggi identificata con il Vaticano, ha sempre manifestato due facce contrapposte.

Dal momento in cui acquisí completezza mistica con il concilio di Nicea, il cristianesimo sacerdotale o presbiteriano si configurò con due aspetti: uno rivolto alla Luce, che rappresenta quello di facciata, l’altro rivolto alla tenebra, che è quello occulto. Post tenebra lux. «La luce risplende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno compresa».

 

Lux et Umbra

TemplareIn queste due figure simbolicamente equipollenti – la prima delle quali simbolo importante del cristianesimo primitivo – è derivabile un processo astronomico in cui sono raffigurate le fasi dei solstizi e degli equinozi che si susseguono nel corso dell’anno (estrat­to dagli Atti del Primo Convegno sul Templarismo presso il Castello di Palombara Sabina (RM) – Luglio 2006),

Le fasi sono divise in quattro segni e quattro elementi primordiali. Per ciò che concerne i solstizi possiamo affermare che la Chiesa cattolica ha dedicato a Giovanni Evangelista il solstizio d’inverno, sostituendo la festa del Sol Invictus degli antichi Misteri, con la Luce del Verbo fatto uomo dei Vangeli, e ha dedicato a Giovanni Battista il solstizio d’estate, sostituendo la festa del Fuoco degli antichi con i fuochi di san Giovanni.

La separazione della luce dalle tenebre, pertinente ai due solstizi, sarà l’elemento portante delle vicende medievali dei Rosacroce, dei Fedeli d’Amore e in particolare dei Poveri Cavalieri di Cristo a noi noti come Templari.

Il pesce sostituí invece la figura del Messia a quella del dio pesce babilonese Oannes che, secondo Beroso (273 a.C.), civilizzò le popolazioni mesopotamiche tra il 600

«Maometto insegna ad alcuni discepoli» – Miniatura del XVI secolo

«Maometto insegna ad alcuni discepoli» – Miniatura del XVI secolo

0 e il 5000 a.C.

Dalla prima faccia del Cristianesimo, quella luminosa, si delineano le tre chiese del Libro: l’ebraica che lo precedeva, rappresentata nella mediazione uomo-dio da Metatron e da una lingua semitica cosmologicamente sacra; la cattolica, con tutte le sue successive frammentazioni ecumeniche, rappresentata da Michael e da due lingue liturgiche come il latino e il greco; e infine l’islamica, a lei posteriore, rappresentata da Gabriel e un’altra lingua semitica come l’arabo.

Quest’ultima religione fu appositamente creata dall’Occidente, con una vera e propria operazione di intelligence monoteistica, da parte dell’Impero Romano verso i popoli barbari confinanti che attingevano prevalentemente a forme di culto persiano.

Ricordiamo che Maometto nel VII secolo d.C. creò dapprima un proprio gruppo di 12 discepoli (quelli “della veranda”), ispirandosi agli Apostoli di Gesú, che si alternava­no a turno in studi mistici tenuti a Gerusalemme con ebrei e cristiani. La religione Islamica fu dun­que voluta dalla Chiesa Romana dopo la morte di Giustiniano I il Grande, e tollerata per meglio controllare le popolazioni bar­bare che spingevano da Est ai confini dell’Impero.

In realtà, dopo poco tempo l’operazione di control­lo sfuggí di mano all’Occidente, quando, pur rimanendo le rivalità tra sciiti e sunniti, fu introdotta la Sharía dei Califfati, aumentando cosí il livello di autonomia e consapevolezza di questi ultimi. La storia ci insegna quello che accadde poi nel corso deIda e Pingalai secoli successivi nel Mediterraneo tra cristiani e islamici con le Crociate, sino alla perdita di Costantinopoli nel 1453 e alla fatidica battaglia di Lepanto del 1571.

Dalla seconda faccia, quella in ombra, si originò invece un’unica Chiesa, depositaria delle chiavi dei misteri piú reconditi: quella Gnostica, che si sarebbe poi chiamata, nel linguaggio dei Rosacroce, Chiesa Mistica, e che in età medievale basava molte delle proprie conoscenze e ritualità segrete sul misticismo della Kabbalah, con innesti ad alcune tradizione orientali come l’egizia, la babilonese e l’induista, quest’ultima mol­to importante per inquadrare le simbologie energetiche insite nel serpente kundalini e nelle due correnti sinusoidali note come Ida e Pingala.

Tornando ai simboli cristiani, la figura con il pesce mostra anche il serpente avvolto alla Tau. Queste simbologie del serpente e del pesce le ritroviamo ai nostri giorni espresse nel bastone pastorale e nel copricapo detto mitra dell’officiante al rito cristiano.

 

Simboli precristiani

 

Il dilemma di Benedetto XVIÈ come se nei paramenti degli ierofanti cristiani di pochi anni fa si volesse in qualche modo tenere ancora memoria di un antico e grandioso passato, passato che ha rappresentato l’origine della Chiesa di Roma e che però ai nostri giorni sta scomparendo per lasciare posto ad una nuova e oggi ancora embrionale forma di religione globale dominante che potrebbe rimpiazzare, in un ipotetico arco temporale di alcuni decenni, le tre grandi religioni del Libro, magari a fronte di un evento epocale catastrofico o di natura extra-planetaria.

Ecco dunque l’inversione dei simboli della tradizione vetero-testamentaria, ed ecco l’introdu­zione di nuovi paramenti e nuove ierofanie liturgiche ai vertici del clero papale, per il nuovo controllo delle masse che risulti piú consono all’èra tecnologica attuale ormai priva di sacralità. Possiamo senza dubbio affermare che con il Concilio Vaticano II si è dato inizio a uno spostamento dell’asse liturgico ed ecumenico rispetto a quello della tradizione di Nicea. L’abbandono del rito tridentino con lo scisma dei lefebvriani ne è stato un esempio dirompente.

Papa Ratzinger (amico del vescovo scissionista Lefebvre) ne fu totalmente travolto, e il suo dilemma (quello di un papa che insegue i mutamenti sociali in chiave tecnologica), già in un certo modo profetizzato in un romanzo del lontano 1978, trova ora ragione di conforto nella solitudine e nel ritiro spirituale del vero rappresentante papale dimissionario.

Se Papa Benedetto XVI ha saputo gestire una pressione proveniente da forze interne al Vaticano, e a lui sovrastanti, nel ritiro di preghiera a lui concesso, opponendosi al nuovo per­corso imposto, il nuovo pontefice è molto attivo nell’immettere i neo-simboli consoni al processo di trasformazione cui stiamo assistendo. I nuovi ierofanti, cosí come i loro predecessori, da un lato si affidano ai Maestri Costruttori per la realizzazione di opere che riassumano nei simboli i nuovi percorsi e le loro ritualità occulte (Umbra), dall’altra, loro stessi immettono queste simbologie nei riti ufficiali estesi ai fedeli e sapientemente ripresi dai media main stream (Lux).

 

Città del Vaticano – Sala Nervi a forma di testa di serpente. Voluta da Paolo VI e inaugurata nel 1971

Città del Vaticano – Sala Nervi a forma di testa di serpente. Voluta da Paolo VI e inaugurata nel 1971

 

Da questo punto di vista papa Bergoglio, ad esempio, è un maestro nel ridimensionare la figura di Gesú. Nelle sue recenti omelie ha dichiarato che Gesú “si fa serpente”, oppure che Gesú non era pulito e che fa un po’ lo scemo…(https://www.youtube.com/watch?v=nJ-viWw6bB0).

Inoltre ha rafforzato i rapporti con musulmani ed ebrei, nell’ottica di una possibile religione unica, pregando con il Gran Mufti alla Moschea di Istanbul e stabilendo contatti con le élite finanziarie piú potenti del pianeta, quelle stesse élite che inequivocabilmente professano riti molochiani babilonesi associati alle simbologie taurine e cornute, che nell’antichità prevedevano l’uso rituale di sacrifici cruenti.

 

Antipapa con corna

 

Quindi non dobbiamo stupirci della sostituzione operata da Bergoglio dell’antico pastorale, un tempo carico di simbologia sacrale, con il nuovo pastorale che richiama appunto nuove forme rituali piú consone alle élite dominanti, e che i fedeli e i religiosi dapprima tollereranno come semplici stravaganze papali, ma che in un futuro imminente, attraverso una iniezione per gradi, dovranno subire forzatamente.

 

Francesco Settimio