Le marinerie di Napoli e Amalfi, cabotando lungo le coste tirreniche per attività di commercio e pesca, avevano in Marsiglia un punto base per le relazioni con il territorio cisalpino, la Provenza e la regione pirenaica. Vi si formarono quindi comunità italiane importanti. Al punto che ad esempio Mazzini, nel 1831, vi fondò la Giovane Italia, lui esule da Torino, per la sua affiliazione alla Carboneria. Garibaldi vi si imbarcò per le Americhe. Sempre a Marsiglia, il 10 marzo 1831, su volere del re Luigi Filippo fu istituita “La Légion Etrangère”, la Legione Straniera. E cosí, mentre Mazzini arruolava i figli degli immigrati italiani per la “Giovine Italia”, l’esercito reale francese li immatricolava per le imprese coloniali in Africa e nei Territori di Oltremare.
Dal mare intanto non smettevano di attraccare al Vecchio Porto i pescherecci di Cetara, provenienti dalla Costa d’Amalfi. Portavano vasellame e statuine di gesso da scambiare con stoffe di pregio, sete e broccati. Perché questo particolare scambio? La Rivoluzione giacobina aveva chiuso le chiese nel 1793 e vietato quindi le cerimonie religiose del culto tradizionale. I Santi dagli altari e dai tabernacoli delle cattedrali e canoniche si rifugiarono nelle case private, i riti divennero catacombali. Anche la produzione dei famosi “santon”, figurine in gesso per il presepe che ogni anno veniva allestito nelle grandi cattedrali come nelle piccole chiese rurali, fu sospesa.
E allora, come i profughi del primo cristianesimo, con Giuseppe di Arimatea e le Tre Marie, perseguitati a Gerusalemme, presero la via del mare e arrivarono alle Bocche del Rodano, alla Camargue, creando il primo nucleo cristiano portatore del Graal, i marinai italiani vi portarono le figure del Presepe. Erano in gesso dipinto, e alcune rivestite di stoffa.
Una volta placata la follia rivoluzionaria, un marsigliese, Jean Louis Lagnel, nel 1798, iniziò una produzione in proprio dei “santon”. Lagnel si era però reso conto che l’argilla di Provenza, di origine fluviale, specie quella del Rodano, era piú modellabile e duratura del gesso, e le sue statuine divennero subito molto richieste, tanto che nel 1803 fu organizzata, sempre a Marsiglia, la prima “Foire aux santons”. Fiera che in seguito venne allestita in molte altre città della Provenza e della Linguadoca, esibendo, con la gaia devozione, la fantasmagoria dei colori e la varietà dei caratteri dei personaggi, che fanno dimenticare le follie del presente e quelle del passato.
Cosí, se dal Vecchio Porto il visitatore guarda al largo, nella baia, il Castello d’If, in cui Dumas immaginò di recludere a vita l’innocente Edmond Dantès, poi Conte di Montecristo, si riconsolerà con una visita a uno dei laboratori dove ancora oggi si fanno i santon. Alla fine, vedendo le figurine in estasi per il prodigio cui assistono, ma anche per la gioia di vivere in pace e fraternità, saprà che il mondo perfetto può esistere: è per le donne e gli uomini di buona volontà!