Al tempo della già avvenuta divisione dei sessi, e con la Luna ancora unita alla Terra, l’azione congiunta di forze umane inconsce e di forze gerarchiche sovracoscienti, in particolare degli Angeli, che le fecero fluire extraumanamente, permise la congiunzione dei due sessi per la generazione di nuovi corpi fisici, ma tutto questo avvenne secondo un concepimento esente da desiderio, da brama, una “immacolata concezione”. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Quello che ancora oggi non può essere accettato scientificamente, né essere spiegato dalle nostre menti – l’immacolata concezione di Gesú – comincia a trovare qui una soluzione. Dobbiamo renderci conto che per un certo tempo l’umanità ha potuto generare nuovi corpi fisici per mezzo di una unione sessuale vissuta in assoluta assenza di brame e desideri. È durato relativamente poco tempo, però è avvenuto! Per aver sottratto parte della forza dell’anima al corpo fisico, l’uomo ha edificato due nuovi organi importantissimi, e in piú ha metamorfosato parte di quella forza nell’attività pensante, è diventata facoltà del pensare. Che negli uomini ci sia una strettissima relazione tra la funzione sessuale e l’attività pensante è un’assoluta verità, di cui ognuno dovrebbe cominciare a rendersi conto e a fare esperienza.
Ho detto che questa situazione esistenziale dell’umanità, che tutti abbiamo attraversato, durò poco. Quello fu anche il periodo in cui determinate coppie umane, particolarmente forti, riuscirono a resistere alle influenze fossilizzanti della Luna fino al massimo grado, precedente la sua fuoriuscita dalla Terra. Infatti, Rudolf Steiner ci spiega che rimasero pochissime coppie, protette dal Cristo nel loro corpo eterico, in grado di resistere a tali influenze, fino all’ultimo momento, cioè fintantoché la Luna non venne espulsa dalla Terra: si potrebbe parlare di una sola coppia capace di garantire la generazione di altri corpi fisici. Esattamente questa è la coppia primordiale che, biblicamente, è denominata “Adamo ed Eva”, e collocata nel paradiso terrestre, ancora immune da errore. Tale coppia riuscí a generare nuovi corpi fisici secondo una modalità che era ancora esente da brama e da desiderio, quindi dal “peccato originale”, perché in essi il polo della coscienza era ancora dormiente.
Nei Misteri dell’antichità erano celebrate le cosiddette “Nozze del tempio”. Quando era reputato necessario, una coppia adeguatamente scelta e particolarmente preparata, era fatta unire fisicamente, durante l’incoscienza di un sonno indotto dai sacerdoti addetti al Tempio, per cosí generare, senza la presenza di brama erotica nei genitori, un essere umano avente, nel corpo astrale, il minor portato ereditario scaturito dal peccato originale. In che cosa consiste, veramente, il peccato originale, che sarebbe piú giusto definire “generazionale”? Nell’aver cominciato a vivere l’accoppiamento fisico spinti dal desiderio. Com’è potuto accadere questo? Qui troviamo un’altra cosa bellissima, un altro fenomeno concomitante, che noi dobbiamo considerare; cercheremo di descriverlo a brani, a spezzoni, perché non si può spiegare tutto contemporaneamente.
Tento di rendere piú comprensibile quanto è stato descritto fin qui. L’anima dell’androgino era tutta impegnata verso l’esterno: era incarnata nella materia corporea, ma consideriamola avente una faccia esteriore e l’altra interiore. Tutte le forze nell’androgino erano rivolte verso l’esteriorità, verso la materia in cui era incarnata per plasmarla, nulla di queste forze era rivolta verso l’interiorità, verso se stessa. Nessuna forza dell’anima era rivolta verso se stessa, tutte le sue forze – perché cosí era stato creato l’uomo – erano in completa, assoluta, totale dedizione all’esterno, alla materia, per plasmarla secondo le proprie facoltà. Nel momento in cui una parte dell’anima rimase libera dall’impegno nella materia, oltre a realizzare tutto ciò che già abbiamo detto – farsi fecondare dallo Spirito ed edificare il sistema nervoso e il cervello – non rivolse piú le sue forze soltanto verso l’esterno, ma cominciò a rivolgerle anche verso l’interno.
Che cosa significa che un’anima rivolge le proprie forze totalmente verso l’esterno? Significa che è in totale dedizione. Un essere che guarda soltanto all’altro da sé, che dona tutte le proprie forze all’altro da sé, che cosa sperimenta e mette in atto? Una forza che dobbiamo denominare giustamente solo con la parola Amore. L’amore è totale dedizione di se stessi all’altro da sé. Quindi, l’anima dell’androgino viveva assolutamente questa forza dell’amore, anche se nell’incoscienza, perché tutto era governato dalle Gerarchie superiori, ma era in totale dedizione verso l’esterno, cioè donava tutta se stessa alla materia del suo corpo fisico, quindi esprimeva soltanto amore, fuori di sé, all’altro da sé.
Dal momento in cui l’anima cominciò a rivolgere parte della sua forza-amore verso l’interno, verso se stessa, quello che prima poteva essere definito altruismo, divenne egoismo. In quel momento l’essere umano ؘ– cioè noi stessi in quei tempi, non dimentichiamolo – cominciò a divenire egoista, perché l’anima iniziò a rivolgere le sue forze verso se stessa.
Che cosa significa conoscere, percepire? Significa succhiare dal mondo forze ed energie per renderle proprie, per farsene fecondare conoscitivamente. Noi vogliamo comprendere: la conoscenza comporta anche questo verbo. Concepire è un verbo che rende benissimo la parentela tra il pensare e il fecondare fisicamente. Anche il verbo comprendere significa che, per capire il mondo, lo voglio far entrare in me, ciò che è fuori di me deve diventare mio, voglio impadronirmi del mondo. I miei sensi aperti sul mondo, grazie ai loro nervi e al sistema nervoso, sono delle porte aperte che fanno entrare in me il mondo, affinché, con l’ausilio del pensare, possa impadronirmene, com-prenderlo.
Questa nuova attività, inaugurata dall’anima, era un moto centripeto che, dall’esterno, convergeva verso un costituentesi punto centrale, destinato a divenire un ego: era l’inizio di un moto egoistico. Come tale, cominciò a divenire un “desiderio” di comprensione, di conoscenza.
Con il sorgere dei moti egoistici, l’atto riproduttivo fisico, che prima era vissuto nell’incoscienza, nel sonno, verginalmente, cominciò a diventare un atto bramoso, mosso dal desiderio di “comprendere” il corpo dell’altro. Giacché le forze dell’anima non erano piú rivolte “altruisticamente” verso l’esterno, ma iniziavano a rivolgersi verso l’interno, sorse l’egoismo, cominciò il principio d’individuazione. L’uomo divenne un ego sempre piú potente, sempre meno capace di amore e dedizione all’altro. Amava perché bramava, conosceva perché desiderava conoscere.
Chi mise in moto tutto questo? L’uomo a quel punto si trovava ancora in uno stato d’incoscienza, senza nessuna autonomia; tutte le metamorfosi erano generate in lui da entità lunari molto elevate, mentre le forze della Luna diventavano talmente coercitive, talmente indurenti, che le potenze superiori dovettero allontanarle dalla Terra, perché, altrimenti, l’umanità non avrebbe avuto piú scampo. Quelle forze – che nel simbolo sono raffigurate dal drago-serpente fuoriuscente dalla Luna per carpire il nascituro della ”Vergine” partoriente – sono, appunto, le forze infere della Luna, connesse con la riproduzione fisica, quelle dell’Iside decaduta: l’Iside-Ecate. Quelle dell’Iside Sofia, invece, sono forze connesse con il concepire metafisico, con la conoscenza fecondante spiritualmente l’anima. Vedete che queste due immaginazioni simboliche di Iside stanno, tra l’altro, proprio a significare gli eventi collegati alla divisione dei sessi.
Ho detto che l’anima umana era in dedizione completa all’altro da sé, fin quando, ripiegando su se stessa parte delle sue forze d’amore, non si è generato in lei l’egoismo, ma essa ha continuato, in qualche modo, anche dopo il sorgere dell’egoismo, a poter emanare verso l’esterno delle forze di dedizione. E questo è sempre avvenuto, nonostante il sorgere del desiderio bramoso nella congiunzione dei corpi.
Questa forza di dedizione è stata conferita agli uomini dagli Angeli. Questi Spiriti gerarchici sono dotati di una capacità di conoscenza che non abbisogna di un cervello fisico. Sono esseri che, a un certo punto, quando l’umanità, nell’evolversi, ha cominciato a usare il cervello fisico per entrare in comunicazione con lo Spirito, si sono trovati di fronte all’abisso creatosi tra loro e gli uomini, poiché non potevano piú comunicare con anime umane che si collegavano con lo Spirito attraverso un organo fisico. Non essendo dotati di un tale organo fisico, non hanno piú avuto un rapporto diretto con gli uomini, un abisso si è scavato tra gli Angeli e gli uomini. Ma gli Angeli hanno continuato a dare agli uomini la forza di attrazione dell’uno verso l’altro, affinché per mezzo di questa forza e del congiungimento carnale, anche se pieno di desiderio, avvenisse la riproduzione di corpi fisici sempre meglio strutturati, ottenendo cosí l’evoluzione degli individui, e anche di popoli e razze.
Le qualità dei corpi fisici, di cui oggi noi siamo portatori, si sono evolute nel tempo. Da un certo punto di vista, non siamo mai stati cosí perfetti nel corpo fisico come lo siamo oggi, in particolare nel cervello, anche se non sembra. Questo è avvenuto attraverso l’evoluzione dei corpi, che in qualche modo è stata agevolata dagli Angeli, che da sempre conducono, guidati da Gabriele – Arcangelo dell’Annunciazione, della famiglia e delle nascite – i fatti cosiddetti “amorosi” tra gli esseri umani, giacché questi devono assolutamente generare corpi nuovi, piú adatti ai vari tempi evolutivi attraversati dall’umanità. A chi occorrono questi corpi fisici sempre piú adatti? Servono alle anime che, continuamente incarnandosi, continuano a evolvere.
Come è avvenuta l’evoluzione delle anime degli uomini che, nel tempo, hanno dovuto trovare corpi sempre piú adeguati alla loro trasformazione? È avvenuta attraverso l’azione fecondante di esseri spirituali superiori all’uomo. Gli Angeli non potevano piú comunicare direttamente con gli uomini che, sempre piú terrestrizzandosi, ormai potevano collegarsi con lo Spirito solo attraverso l’inerire al cervello fisico. Noi siamo coscienti dei pensieri grazie al nostro cervello fisico, perché abbiamo il cervello fisico, mentre gli Angeli non lo hanno. Essi sviluppano istantaneamente, per loro natura, tutta la conoscenza partendo da un particolare, perché in loro questa agisce similmente alla luce del sole: come la luce del sole illumina e tesse collegando istantaneamente tutto e tutti, cosí gli Angeli hanno tutta la conoscenza, tutta la saggezza, con la stessa facilità e naturalezza con cui un uccello vola. Cosí si esprime Steiner. Solo gli Io umani, differentemente da tutte le Gerarchie (tranne il Cristo), stanno attraversando la loro evoluzione incarnati nella materia, e si devono appropriare della conoscenza attraverso questa “deviazione momentanea” dello Spirito pensante per il cervello fisico umano. È un’esperienza unica degli uomini che, quando sarà pienamente compiuta, ci renderà appunto unici nell’universo gerarchico. Questa forma di conoscenza ce la stiamo conquistando da millenni, cercando faticosamente di fare delle sintesi, unendo particolare dopo particolare. Tutto ciò è stato evolutivamente necessario, perché abbiamo dovuto collegare lo Spirito con la materia, e l’organo sviluppato e organizzato per ottenere ciò è stato il cervello, in unione con il sistema nervoso. Questo però, sin dagli inizi di tale processo, ci ha tagliati fuori dal collegamento, anche se semicosciente, con le Gerarchie celesti, ma ciò non è avvenuto con tutti gli esseri spirituali.
Sono esistiti, ed esistono tuttora, degli esseri che stanno, in senso evolutivo, a metà strada fra noi e gli Angeli. Questi esseri, per un lunghissimo periodo, hanno accompagnato l’umanità, come guide, esattamente come gli Angeli. Essi, però, pur non essendo evoluti tanto quanto gli Angeli, erano comunque dell’antica Luna, che hanno trovato nell’incarnazione della Terra la possibilità di raggiungere il grado angelico, avvalendosi delle forze dell’uomo. Quando gli uomini hanno cominciato ad avere un cervello, bloccando agli Angeli la possibilità di continuare a guidarli direttamente – gli Angeli non parlano un linguaggio comprensibile da esseri che usano il cervello fisico – questi altri esseri hanno potuto fare ciò che era divenuto impossibile agli Angeli, e in tal modo hanno potuto introdurre nell’uomo gli impulsi del pensare e del conoscere.
Giacché il pensare umano è una facoltà del corpo astrale, e questo ha il suo supporto fisico nel sistema nervoso – attualmente in particolare nel cervello – si può comprendere come tali esseri, che la Scienza dello Spirito definisce “luciferici”, si siano comportati verso gli uomini come “fratelli maggiori” e “consiglieri”, perché la loro natura era, ed è, di mezzo grado piú simile all’umana, rispetto a quella degli Angeli pienamente sviluppati. Le conseguenze negative di tali fatti le conosciamo bene, ma giova affermare che noi tutti dobbiamo a tale influenza luciferica gli insopprimibili impulsi alla conoscenza e all’autonomia, anche se arbitrari. Il compito è di cristificarli.
Ora poniamoci la domanda: secondo la tradizione, su quale albero stava attorcigliato il serpente nel giardino dell’Eden? Sull’albero della Conoscenza! L’albero della Conoscenza – da differenziare bene dall’albero della Vita, presente anch’esso nel giardino dell’Eden – aveva intorno a sé un serpente, il serpente che ha detto all’uomo: «Se tu vuoi, potrai conoscere, potrai aprire gli occhi e diventerai come Dio, perché conoscerai il bene e il male». In queste parole, che agli uomini di oggi suonano quasi fanciullesche, c’è un profondissimo segreto, cui ho appena fatto cenno: le azioni di Lucifero sono esattamente quelle che ci hanno dato lo stimolo di mettere in moto l’attività pensante. L’uomo aveva sí strutturato l’apparato nervoso, aveva plasmato i suoi sensi per percepire il mondo fisico, ma chi gli insegnò a pensarlo? Sono stati gli esseri luciferici che, agendo nei corpi astrali umani, gli hanno dato la luce del pensare e, con questa, la possibilità della conoscenza e del libero arbitrio: una “libertà vigilata” da Lucifero e dalle sue schiere; per questo sono chiamati “portatori di luce”, luciferi. Ecco perché c’è il simbolo del serpente, perché tutto l’apparato nervoso della colonna vertebrale e il cervello – che, se osservati bene, hanno la forma del serpente eretto verticalmente, con sopra la testa – sono diventati la sede di azione di questi esseri che, in essa, hanno bloccato lo scorrere della luce divina, fino allora liberamente fluente, generando ulteriori conseguenze.
Da quel momento noi abbiamo iniziato a forgiare la facoltà del pensare, ma tutte le nostre conoscenze fino alla venuta del Cristo, soprattutto quelle piú occulte, quelle dei Misteri, sono conoscenze luciferiche: questo dice la Scienza dello Spirito. Noi dobbiamo a Lucifero la facoltà del pensare e del conoscere, perché sono gli esseri luciferici, come esseri a metà fra gli Angeli e l’uomo, che hanno stimolato in noi questa facoltà. Non sto facendo l’apologia di Lucifero, non dico che Lucifero è qualcuno da adorare, sto dicendo che gli uomini hanno avuto due specie di maestri e di guide: i Maestri spirituali gerarchici, che hanno conferito agli uomini, tra l’altro, la forza della dedizione all’altro da sé; e Maestri spirituali non gerarchici, posti a metà strada fra gli uomini e gli Angeli. Sono i semidei delle mitologie, che hanno dato agli uomini la facoltà e la possibilità della libertà luciferica, il libero arbitrio, che è solo arbitrariamente libero. Noi siamo portatori di questi due impulsi: quello del conoscere, che ha dietro l’azione degli esseri luciferici, e quello della dedizione, che ha dietro l’azione degli Angeli.
Il punto è che l’Io dell’uomo dovrà divenire capace, sfuggendo alle costrizioni luciferiche, ai condizionamenti erotici del desiderio, di mettere insieme questi due impulsi, in modo che, detto in termini occulti, sulla Stella di Lucifero possa sorgere la Croce di Cristo. Perché se fino ad oggi noi siamo diventati ciò che siamo, lo dobbiamo moltissimo anche agli Ostacolatori, lo dobbiamo al fatto che gli Angeli si sono, in qualche modo, esiliati dalla nostra coscienza, nella quale sono entrati completamente gli esseri luciferici, e in seguito anche quelli arimanici, i quali ci hanno dato la conoscenza e l’autonomia, come impulso alla libertà.
Il senso di tutto ciò è che noi, attraverso le forze che ci siamo già conquistate e quelle di cui ci approprieremo in futuro, dovremo riuscire a ricomporre nella nostra anima l’unità dell’elemento maschile con quello femminile, e a ricostituire coscientemente, purificando la nostra anima dagli impulsi degli Ostacolatori, l’elemento androginico dell’anima. Questo presupporrà la capacità di riuscire ad andare incontro, sempre piú coscientemente, all’altra metà della propria anima da cui, nel tempo antico fummo divisi. Ognuno di noi ha la metà complementare dell’anima che alberga in un altro corpo fisico, e attraverso successive incarnazioni, che non sono infinite, è destinato a reincontrarla, a fondersi con e in essa. E ci potremo già reincontrare anche quando patiremo ancora la divisione sessuale nel corpo fisico, però solo se saremo capaci, grazie alle forze del nostro Io superiore agente in senso pacificatore nell’anima, di collegare la nostra mezza anima con l’altra metà, che alberga in un altro corpo. Poiché queste due parti dell’unica anima primordiale si attirano da sempre e finiranno per ritrovarsi, tutto questo avverrà! Come già avvenuto nel passato quando, incoscientemente, nel Tempio si univano le anime senza desiderio dei corpi, cosí noi potremo raggiungere di nuovo, ma del tutto desti nella coscienza dell’Io, la beatitudine del congiungimento delle anime monche, anche se incarnate ancora in corpi divisi sessualmente. Però, solo se non saremo piú esseri schiavi dell’eros, solo se sapremo unirci carnalmente senza essere schiavi del desiderio, non spinti piú dall’amore fisico, ma da quello innalzato dal Cristo grazie al Sacrificio del Golgotha: dal conquistato Amore innalzato all’animico. A quel punto non agiranno piú gli impulsi di Lucifero e di Arimane, ma quello voluto dal nostro Io, capace di instaurare di nuovo l’equilibrio dei nostri quattro eteri.
In tutto questo, il segreto qual è? Qui arriviamo finalmente a uno degli aspetti del Mistero del Graal. Quando quella coppia, già divisa fisicamente nei due sessi, si univa verginalmente nella piú completa incoscienza, c’era una collaborazione di forze umane e divine. Che cosa avveniva? Avveniva che nel cuore dell’uomo ci fosse allora, e oggi ancor piú come effetto del Sacrificio del Golgotha, la scaturigine, il centro della vera forza dell’amore, della totale dedizione di sé, che non può essere altrove. Il centro della forza d’amore, della totale dedizione di sé era, e sarà sempre di piú, nel nostro cuore. In quella coppia che si univa verginalmente, dal cuore scorrevano due correnti spirituali: una verso l’alto e l’altra verso il basso, sino alla radice della spina dorsale, là dove c’è la zona del piacere legato al sesso. Queste due correnti spirituali erano una forza di Vita e una forza di Luce, che venivano riunite, armonizzandole, da una forza musicale, sonora: la forza del Verbo, manifestantesi come Armonia delle Sfere, una forza capace di mettere in accordo quella dell’etere della Luce e quella dell’etere della Vita: il polo della luce, o della coscienza, e il polo della vita.
Con l’azione degli esseri luciferici e arimanici è accaduto che la corrente – definibile Vita di luce – che scendeva verso il basso, verso la zona del volere, per renderlo con la fecondazione e la riproduzione creatore fin nella materia, e la corrente – definibile Luce di vita – che saliva verso l’alto, verso la zona del pensare per renderlo vivente e creante, tutto questo è stato bloccato. La forza che allora scaturiva dal cuore non scorre piú; scaturisce soltanto in certi momenti, perché ci è donata, non è piú nostra. Ciò che prima scendeva come elemento armonizzante, sonoro, incantatore del Serpente, non essendoci piú, ha permesso a questo, arrotolato alla radice della spina dorsale, di cominciare a salire lungo la colonna vertebrale, cosí ostruendo il condotto originario dello Spirito, giungendo fino al cuore e al cervello per dominarci.
C’è stato un periodo in cui questa piena armonia musicale, dominando il Serpente, manteneva nell’essere umano l’equilibrio degli eteri. In quel periodo, i fasci nervosi della colonna vertebrale, immersi nel liquido cefalo-rachidiano, vibravano, sempre accordati dalla musica celeste dell’Armonia delle Sfere. Vi era un Essere Angelico/ Arcangelico che vi immetteva il Verbo sonoro, e accordava questo strumento secondo armonie celesti: questo è il mito di Apollo che suonava sulle “corde” della cetra, e noi dobbiamo riconoscere in questo l’agire dell’Anima Natanica, di quell’essere che, già per cinque volte, si è fatto Graal del Cristo per aiutare l’umanità sofferente. Infatti, quando i sensi – subendo l’azione crescente degli impulsi luciferici nei corpi fisici degenerati, imperfetti, perché già divisi in due sessi – cominciavano a diventare assolutamente incompatibili con la giusta evoluzione dell’uomo, quest’essere si è fatto portavoce e tramite del Cristo, per portarvi forze di equilibrio, evitando cosí che diventassero completamente dominati dalle forze infere. Il Serpente fu incantato con la musica celeste in quel particolare momento della nostra storia, e per un certo periodo quei corpi, anche se divisi in sessi, poterono generarne altri vivendo in questo incantamento. Per un certo, particolarissimo periodo, la forza del Serpente non poté agire, se non per la sola riproduzione corporea, non potendo piú nulla nell’anima umana, ove già aveva dominato gli uomini, sostituendosi alla forza del Vero Amore.
Tale periodo terminò, ma esso sarà da noi rivissuto quando, sulla via della ricostituzione dell’androgino, ma ancora divisi sessualmente nei corpi fisici, sapremo riconquistarci, con forze autonome e coscienti, la possibilità di far rifluire nel nostro corpo astrale – e quindi anche nei nervi spinali e nel cervello – quell’Armonia delle Sfere che, unica, saprà incantare il Serpente, contemporaneamente disincantando in noi la vera forza dell’Amore, a suo tempo dislocata da Lucifero nella zona del sesso. Disincanterà la vera forza Kundalini, permettendole di risalire verso la sua vera e originaria sede: il cuore.
L’eros è una forza divina invertita. Non si tratta di fare i moralisti, dobbiamo prendere atto che questa è la realtà. Il Vero Amore non ha nulla a che vedere con il desiderio erotico, il vero Amore non esclude e non escluderà, finché sarà necessario generare nuovi corpi in tal modo, l’accoppiamento fisico, ma ha un tutt’altro scopo, piú importante, piú desiderabile da ogni punto di vista, perché finalmente appagante in eterno: l’incomparabile beatitudine del ricongiungimento delle anime divise a metà. È di questo che abbiamo veramente bisogno. Da quando l’anima ha perso l’esperienza unitaria dell’androgino, la cerca all’esterno di sé; avendola persa dentro di sé, la cerca, disperatamente, fuori di sé, e crede identificarla nell’unione con il corpo dell’altro. Nel congiungimento fisico cerca il ricongiungimento dell’anima, che non potrà mai avvenire attraverso il corpo fisico. Ecco perché l’unione dei corpi fisici è sempre insoddisfacente, mai durevolmente appagante, perché quello che, inconsciamente, si cerca in essa, è l’unione delle anime, mai raggiungibile attraverso l’unione fisica.
Per questo, nel futuro, grazie a chi dirige tutte le cose umane, e se liberamente lo vorremo, riconquisteremo prima l’unità dell’anima, poi l’unicità dei corpi, perché torneremo a essere bisessuali, androgini, ad avere l’unità del corpo e dell’anima dominati dall’Io, a differenza dello stato androginico originario, in cui il nostro Io non era ancora incarnato. Viene da supporre che, se questo non fosse raggiunto, non potremmo riformare il nostro Fantòma: come mai potremmo riformarci un Fantòma perfetto, se questo derivasse da un corpo fisico diviso a metà, maschile o femminile? Come sarebbe possibile creare un Fantòma partendo da un corpo fisico che ancora patisse la divisione in sessi? Probabilmente, sarà un traguardo raggiungibile solo partendo da un corpo fisico avente in sé l’elemento maschile e femminile. Questa riunione giace nel futuro, ma non è poi cosí distante.
Mario Iannarelli