Proseguo nel mettere a disposizione dei lettori la corrispondenza via e-mail, procurata illegalmente, che il giovane diavolo Giunior W. Berlicche, inviato speciale per il «Daily Horror Chronicle» nel paludoso fronte terrestre, ha confidenzialmente indirizzato alla sua demoniaca collega Vermilingua, attualmente segretaria di redazione del prestigioso media deviato, all’indirizzo elettronico
Vermilingua@dailyhorrorchronicle.inf.
Andrea di Furia
Vedi “Premessa” www.larchetipo.com/2007/set07/premessa.pdf
Carissima Vermilingua,
non mi è stato facile decidere di rispondere alle domande della tua ultima mail. Mi trovo nel mezzo di un tour abusivo sul paludoso fronte terrestre: senza nulla osta di Fàucidaschiaffi e perciò senza la copertura assicurativa astrale. Qualunque traccia della mia posizione potrebbe mettermi nei guai. Tuttavia il momento qui è particolarmente importante e non vorrei che la tua carriera fosse ostacolata lí senza queste informazioni di prima mano.
Veniamo alla prima: «Qual è l’intenzione attuale dell’Universitaria Satanica Alleanza stipulata tra la Fanatic e Furbonia?». Fammi indovino che ti farò ricco! Ciononostante, tra gli obiettivi principali te ne indicherei due. Il primo ossessivo compito condiviso è quello di impedire alle nostre caramellate caviucce di passare dalla logica del 2 (bene/male) alla logica del 3 (bene/male/dipende) con la dogmatica motivazione che “non ci sono alternative”. Tiè! Direi ottimamente raggiunto, perché già vanno in confusione.
La logica del 2, come ben sai Vermilingua, impedisce loro di considerare anche l’esistenza e l’operato del Nemico e delle sue coorti. Con ciò vengono esasperati i conflitti (Spiritualisti/Materialisti – Conservatori/Riformisti – Liberisti/Collettivisti) e si impedisce che l’equilibrio (di cui è portatore e origine proprio il Nemico) possa attecchire su quel ceruleo sassetto cosmico di cui vogliamo impadronirci. E, come puoi leggere di séguito da quanto ho registrato sul mio moleskine astrale, come abbandonano l’abituale logica conflittuale del 2, ecco, inevitabile, sopravvenire la confusione.
Massimo Gramellini: «Da qualche mese, a Roma, nel quartiere di piazza Bologna, un giovane africano si è inventato un sistema intelligente per guadagnarsi il pane. Pulisce le strade, specie le piú strette disdegnate dai netturbini, che prediligono i grandi spazi, come i cowboy. Un caso esemplare di imprenditore: trovare il bisogno e offrire la soluzione a costi competitivi. Il ragazzo mastica qualcosa di marketing. Infatti gira con un cartello in cui inneggia alla bellezza di Roma e chiede un contributo che nessuno ha il cuore di negargli. La lettrice che mi ha descritto la scena non esita a definirla un’apparizione. Sostiene che lí non se ne vedeva uno dal giorno della cresima di sua nipote, adesso sposata e con tre figli. Quando i netturbini hanno sollevato i cassonetti per rovesciarne il contenuto nel camion, il giovane ha protestato: e io che ci sto a fare? I netturbini si sono guardati negli occhi e hanno cercato un compromesso onorevole. Ritirare il grosso della spazzatura, lasciandone in strada un paio di sacchi, cosicché il ragazzo potesse continuare a svolgere, abusivamente ma efficacemente, il suo (e loro) mestiere. Il mio, di mestiere, obbligherebbe a trarre una morale da questa storia, ma ho le idee ancora piú confuse del solito. Perciò prendo esempio da quei netturbini e vi rovescio addosso un paio di sacchi pieni di dubbi. Giudicate voi».
Proprio adesso, nel “bel Paese là dove ’l sí suona”, il conflitto (integralista, ideologico, utilitaristico) è ben alimentato in ognuna delle possibili iniziative nelle tre dimensioni sociali: ad esempio tra favorevoli e contrari ai vaccini, tra Governo e Opposizione sulle politiche interne ed europee, tra coloro a cui serve e a cui non serve la TAV tra Italia e Francia.
Il secondo compito ossessivo riguarda la strutturazione del loro tridimensionale sistema sociale con l’idea errata (slap, slap) che “non ci sono alternative” all’attuale monodimensionalità predominante.
E qui veniamo alla tua seconda domanda, Vermilingua: «Cosa pensano della strutturazione del loro attuale sistema sociale?». Che non è piú facile, ma addirittura piú difficile. Perché i nostri croissant emotivi… non pensano neppure un minuto alla “strutturazione” del sistema sociale. La subiscono passivamente come fossero addormentati in un magico sonno che impedisce loro di caratterizzare persino storicamente questa “monodimensionalità strutturale”, che poi vuol indicare come una sola delle tre dimensioni sociali prenda il sopravvento sulle altre due e ne fa quello che vuole: nel loro Medioevo è la dimensione culturale; nel loro Risorgimento la dimensione politica; a inizio Terzo millennio la dimensione economica.
Se tu avessi partecipato alle lezioni di Frantumasquame al master in damnatio administration – invece che pensare ad arricchirti con i tuoi arítmici tour nelle Malebolge, con Ruttartiglio come primo tamburo, per poterti comperare la promozione finale – sapresti che noi della Furbonia definiamo queste tre tipologie di squilibrata e unilaterale “strutturazione monodimensionale” rispettivamente come Società solida, a traino culturale; Società liquida, a traino politico; Società gassosa, a traino economico.
Per i nostri cappuccini animici queste tre differentissime unilateralità strutturali del sistema sociale sono la stessa cosa: sono soltanto lo stesso identico sistema sociale di sempre.
Pensa che quando qualcuno si accorge che la situazione è degenerata e, caso rarissimo, invece di accusare qualcun altro o il sistema sociale si domanda “Come abbiamo potuto permettere che le cose finissero in questo modo perverso?”, cercando di trovarne le ragioni oggettive, però non finisce a pensare alla squilibrata e unilaterale strutturazione esteriore del sistema sociale, bensí ricade a considerare l’atteggiamento interiore umano concludendo cosí: «Dormivamo!».
Un po’ come se di fronte ad un terreno per nulla fertile si desse la colpa ai fertili semi. Certo, i semi (gli uomini e le loro iniziative personali e istituzionali) fanno fatica ad attecchire, ma proprio perché il terreno (il sistema sociale cosí com’è strutturato) non è piú fertile. Basta cambiare terreno e i semi faranno il loro dovere.
Cambiare terreno vuol dire cambiare struttura al sistema sociale: portarla, come dicono gli odiatissimi Agenti del Nemico, da una dimensione predominante squilibrata a tre dimensioni equilibrate e sinergiche.
Ed eccoci ora alla tua terza domanda, Vermilingua: «Possibile che ancora nessuno abbia pensato che il problema sociale è soprattutto la sua attuale strutturazione monodimensionale?».
Certamente, Vermilingua. Ci ha pensato chi, nonostante il fuoco di sbarramento della nostra Satanica Alleanza, è in grado di ragionare con la logica del 3. Ma il problema sorge quando poi, dopo aver compreso intellettualmente le ragioni di questo cambiamento strutturale, deve passare al concreto – ossia alla raccolta (dimensionale) differenziata del sociale – e si auto paralizza con la domanda: «E come si fa a rendere tridimensionale il sistema sociale?».
Questa domanda è la cartina di tornasole per stabilire, tra le nostre pastasciuttine emotive, chi ha davvero compreso il concretissimo concetto di strutturazione del sistema sociale e chi no. Chi non l’ha compreso, ma l’ha solo astrattamente considerato, a questo punto o rifiuta di continuare nelle sue considerazioni o passa dalla “struttura” [= dalla “forma”], alla “sostanza” del sistema sociale: non accorgendosi minimamente dell’abissale differenza tra le due.
Chi rinuncia, per la fatica di passare dal considerare al comprendere, di solito ragiona in due modalità obbligate. Seguendo la prima vede la tridimensionalità strutturale del sistema sociale come molto complicata, e poiché si è convinto (grazie ai Malèfici Custodi della Fanatic) che la concretezza o la verità o la bontà o la realtà dev’essere semplice, la rifiuta come un’utopia teoricamente ammissibile, ma praticamente irrealizzabile. Un rifiuto dogmatico che non vuole neppure mettersi scientificamente in discussione verificando se è vero oppure no quello che ha pensato… realizzando nel concreto un esperimento.
E poiché la tridimensionalità del sistema sociale è ritenuta un’utopia, a costui non resta che cadere nella seconda modalità: nell’esempio di prima, Vermilingua: invece di cambiare terreno di coltivazione si mette a lavorare “puntualmente” sui semi, affinché rendano piú fertile il terreno a dispetto della sua realtà.
Ecco allora che ragiona sul denaro o sul lavoro o sull’elemento culturale. Sono solo tre “punti sostanziali” tra le migliaia che vengono attualmente presi in considerazione, ma indicativi dell’enorme investimento di tempo ed energie occorrenti per un cambiamento in meglio del sistema sociale, che però la realtà degli ultimi due secoli ha dimostrato essere impossibile. E questa seconda modalità che ignora il panorama a 360° (la struttura del sistema) preferendogli pochi singoli “punti di vista sostanziali”, li accomuna a tutte le altre caviucce aulenti, che della tridimensionalità strutturale del sistema sociale neppure sentono l’odore. Come puoi vedere da questi frammenti che estraggo dal mio fertilissimo moleskine astrale.
Alessandro Baricco: «Dunque, riassumendo: è andato in pezzi un certo patto tra le élites e la gente [grazie al quale le prime lavorano a realizzare un mondo migliore per tutti], e adesso la gente ha deciso di fare da sola. …Possono essere di sinistra come di destra [le élites]. Una sorprendente cecità morale – mi sento di aggiungere – impedisce loro di vedere le ingiustizie e la violenza che tengono in piedi il sistema in cui credono. Dormono dunque sereni, benché spesso con l’ausilio di psicofarmaci».
Qui, Vermilingua, puoi notare come con la parola sistema non ci si riferisca alla sua struttura unilaterale: piuttosto è un termine onnicomprensivo con cui si legano insieme i vari “punti” che vengono poi osservati.
Alessandro Baricco: «…1. La sua [dell’élite] idea di sviluppo e progresso non riesce a generare giustizia sociale, distribuisce la ricchezza in un modo delirante, distrugge lavoro piú di quanto riesca a generarne, lascia il centro del gioco a potenze economiche scarsamente controllabili, continua ad essere fondata su un feroce controllo di intere zone deboli del pianeta e mette in serio pericolo la Terra, dimenticandosi che è la casa di tutti e non la discarica di pochi. 2. Le élite son da tempo preda di un torpore profondo, una sorta di ipnosi da cui declinano un pensiero unico, allestendo raffinati teoremi il cui risultato è sempre lo stesso, totemico: There Is No Alternative. Si sarà notato che non reagiscono piú a nulla, sono ipnotizzate da se stesse, hanno perso completamente il contatto con la vita che fa la gente, spendono piú della metà del tempo a contemplarsi e arredare i propri privilegi. Stanno arrestando la storia, e allevando degli eredi incapaci di pensare qualcosa di diverso dalle ossessioni dei padri».
Qui invece, Vermilingua, non devi sostare sull’ottimo lavoro delle nostre infernali task force quanto sul fatto che in questa analisi cosí acuta non c’è il minimo accenno alla strutturazione del sistema sociale, ovvero al “terreno” (slap, slap) che favorisce questa libidinosissima infertilità sociale. C’è solo un elenco di “punti sostanziali”, che sembra dare una visione panoramica, ma è un panorama molle che manca di “forma”, che manca di “struttura”. Per nostra fortuna.
E dopo la diagnosi resta da verificare la terapia consigliata, tanto per vedere se si va a parare dove noi della Furbonia University temiamo piú di tutto: ovvero sulla strutturazione tridimensionale del sistema sociale. Te ne dò un assaggio puntuale, Vermilingua.
Alessandro Baricco: «Ogni giorno che passa, diminuiscono le scorte: di forza, di bellezza, di rispetto, di umanità, perfino di umorismo. …C’è qualcosa che possiamo fare, per cambiare l’inerzia di questa disfatta? Che io sappia, ammettere che la gente ha ragione. Riprendere il contatto con la realtà e accorgersi del casino che abbiamo combinato. Mettersi immediatamente al lavoro per redistribuire la ricchezza. Tornare ad occuparci di giustizia sociale. …Dare un significato nuovo a parole come progresso e sviluppo, quello che hanno è ormai avvelenato. …Liberare le intelligenze capaci di portarci fuori dal pensiero unico There Is No Alternative. …Buttare via i numeri con cui misuriamo il mondo (primo fra tutti l’assurdo PIL) e coniare nuovi metri e misure che siano all’altezza delle nostre vite. Riacquistare nuovamente fiducia nella cultura, tutti, e investire sull’educazione sempre. Pensare in grande. Pensare».
Come vedi, Vermilingua, possiamo stare tranquilli: sono tutti suggerimenti che non spostano di un micron il problema chiave del sistema sociale attuale delle nostre polentine animiche. Sono tutti interventi “puntuali” – tutti semi che non possono modificare l’infertilità del terreno sociale – e non ce n’è nemmeno uno “panoramico”, ossia che miri a modificare la struttura del sistema sociale.
E cosí come il contadino abbandona i terreni infertili e si sposta per trovare nuove terre coltivabili, cosí chi vuole risanare il sociale alla domanda: «C’è qualcosa che possiamo fare, per cambiare l’inerzia di questa disfatta?», dovrebbe invero rispondere cosí: «Dobbiamo evolvere dalla monodimensione strutturale del sistema sociale attuale rendendola tridimensionale. Dobbiamo evolvere dalla sua antisocialità strutturale monodimensionale alla sua socialità strutturale tridimensionale. Dobbiamo sostituire la squilibrata Società “gassosa” con l’equilibrata Società “calorica”. In concreto: dobbiamo attuare la raccolta differenziata delle tre dimensioni sociali (Cultura, Politica, Economia) nei loro tre contenitori appositi (Scuola, Stato, Mercato) cosí come già si fa con la raccolta differenziata dei rifiuti urbani nei loro contenitori appositi: plastica nel contenitore della plastica, carta nel contenitore della carta, umido nel contenitore dell’umido».
Tranquilla, Vermilingua! Non sono impazzito. Te l’ho scritto solo per chiarire meglio la situazione qui, non certo per sponsorizzare l’odiatissima tridimensione sociale come vorrebbero gli inopportuni Agenti del Nemico. D’altronde, fin dai tempi dell’asilo nido infernale, ce lo ripeteva sempre nonno Berlicche: «Con la monodimensione strutturale (che sia a prevalenza economica o politica o culturale non conta) le intelligenze capaci di portarli fuori dal pensiero unico There Is No Alternative non si potranno mai liberare».
Il tuo élitarissimo Giunior Dabliu