Oggi ho presenziato all’esumazione di mia nonna, dopo 28 anni dalla sua dipartita. Grandissima parte delle persone sepolte nello stesso campo è stata ritrovata quasi intatta, in qualche modo mummificata. Di qui la mia domanda rispetto a quanto spiritualmente queste persone hanno ‘vissuto’ e ‘vivono’ in relazione al loro corpo fisico ancora cosí integro. E la domanda di comprensione del processo che avviene interrando, cremando.
Cristina Z.
L’abito che viene deposto alla morte è come un vecchio vestito che non appartiene piú al defunto. I parenti, o le persone che lo hanno amato, possono, per tradizione, o per religione, inumarlo o bruciarlo. Ma questo per il trapassato ha poca importanza: la sua anima e il suo Spirito hanno ben altro lavoro da compiere che girarsi indietro a guardare o rimpiangere la veste deposta. Per i corpi sottili uscire dal corpo fisico è doloroso per un attimo, anche se quell’attimo sembra infinitamente lungo, ma poi la sensazione di essersi sciolti dai vincoli materiali è liberatoria, e nulla fa rimpiangere il peso materico. Certo, possiamo immaginare la grande differenza fra la morte per incidente di un giovane, con ancora tutta una vita davanti, e la morte di una persona anziana, forse malata o comunque gravata del peso degli anni. Tuttavia , pure se la salma merita tutto il rispetto per aver contenuto l’Io, lo Spirito di una persona, non dobbiamo confondere la forma con l’essenza. Onorare il ricordo di una persona portando fiori alla sua tomba non può spingere a credere, in maniera materialisticamente grossolana, che lí c’è qualcuno che ‘dorme’ in attesa di un lontano risveglio il giorno del Giudizio…
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Vorrei sapere se si può parlare di una certa disposizione per attuare nel giusto modo la meditazione. Ci sono persone che sanno meditare, per quanto mi risulta, in maniera eccezionale. Mi chiedo se sono persone che hanno questa particolare facoltà perché l’hanno ricevuta per karma direttamente già dalla nascita, avendola meritata in una vita precedente…
Luca C.
Dobbiamo anzitutto parlare delle ripetute vite terrene, e del fatto che alcune qualità e capacità si ereditano da quanto si è realizzato nelle vite precedenti. Ci sono bambini che già in tenera età riescono a suonare il pianoforte, o a comporre poesie, o a svolgere attività che ad altri sono precluse per l’intera vita. Quello che dobbiamo osservare è che anche se si ha una disposizione particolare per svolgere nel modo migliore la meditazione o gli esercizi della disciplina esoterica, questa facoltà viene comunque continuamente insidiata dal clima interiore che oggi si respira sulla Terra. Chi ha certe disposizioni non può avere una vita facile. In questo c’è una specie di compensazione: quella facilità si paga con una grande sensibilità e una maggiore esposizione all’aggressione degli Ostacolatori, che si servono anche delle persone di famiglia o dell’ambiente di lavoro. Quelle disposizioni “naturali” possono essere considerate germi di vita interiore, qualità che però devono essere ulteriormente sviluppate con la volontà e difese dal mondo esterno. Il possederle fa attraversare una inevitabile serie di difficoltà e di responsabilità, perché un tale operare deve essere indirizzato esclusivamente a favore del prossimo. Per questo va seguita una Via spirituale che aiuti ad acquisire la giusta autocoscienza. Un essere che abbia una destità naturale riguardo alla vita interiore è destinato a vivere unicamente per gli altri. In questo senso si può dire effettivamente che vi sia un diretto collegamento con un karma meritato.
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Ho letto in una conferenza di Rudolf Steiner che l’anima umana è un’entità misteriosa elevatissima, ancora piú elevata dello Spirito. Come è possibile?
Maria Grazia T.
Sappiamo che lo Spirito ci è stato donato dalle Gerarchie, ognuna delle quali ha compiuto un sacrificio di sé a favore dell’uomo. Ma è l’anima il vero centro di tutta la storia umana. L’anima è il punto in cui convergono tutte le forze divine, mentre lo Spirito ha il suo fondamento proprio nel Divino. Rudolf Steiner disse una volta che l’uomo non ha perduto il Christo ma ha perduto la Vergine Sophia. Questo significa che l’uomo non ha perduto l’Io, con il quale continua ad operare, ma ha perduto l’astrale, ossia le forze essenziali dell’anima. Tutta la storia dell’uomo si svolge per ritrovare quelle forze. Lucifero non ha agito sull’Io, ma sull’astrale dell’uomo, ed è nell’astrale che vive la sua forza. Quando Steiner dice che dobbiamo ritrovare la Vergine Sophia, vuole dire che dobbiamo penetrare nel regno di Lucifero, lí dove sono le forze profonde dell’anima. L’Io ha sempre, con la volontà, la possibilità di collegarsi con lo Spirito. Mediante le forze risvegliate dal lavoro interiore, ci si può connettere con il Christo, e questo dà la possibilità di entrare nel mistero dell’anima. Dobbiamo capire quanto è appena accennato nel Vangelo di Giovanni, quando l’Evangelista parla della fecondazione della Vergine come fecondazione dell’anima. Il giorno in cui l’uomo potrà vedere l’anima, sarà veramente salvo. Lo sarà perché saprà qualcosa che non potrà più dimenticare, ovvero che l’anima ha bisogno delle forze della coscienza. E il risveglio della coscienza è l’opera dell’Io. «Un giorno – diceva Massimo Scaligero – i due saranno uno, e allora non sarà più necessaria la generazione sessuale per la continuità della specie umana».
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Ho problemi in famiglia e nel lavoro, perché non sono mai sicura di quello che faccio. Ho sempre dubbi e non riesco ad avere fiducia né negli altri né in me stessa. Credo che questo mio modo di pensare sia di grande impedimento per la mia crescita interiore. Vorrei sapere se l’antroposofia può aiutarmi a conquistare delle certezze.
Caterina N.
Per noi la fiducia, la fede, non è un punto di partenza ma di arrivo: la dobbiamo conquistare. Quando l’evangelista del Vangelo di Giovanni dice: «Ma a coloro che credettero nel Suo nome, Egli dette potere di manifestarsi come figlioli di Dio…» che cosa significa “a coloro che credettero”? È l’atto più alto del pensiero, che deve per noi diventare volontà e sentimento. È l’apertura al Mondo spirituale, perché il credere è in realtà la forza di identità del pensiero. Il pensiero è l’unica cosa che non dobbiamo capire, perché è il pensiero a dover capire se stesso. Noi esercitiamo il pensiero per comprendere il mondo che ci circonda, la società in cui viviamo, i modi di agire e di comportarsi delle persone che ci sono vicine, e raggiungere cosí delle certezze. Questo però riguarda solo il piano esteriore, che non afferra la realtà profonda delle cose. Dobbiamo invece sperimentare l’essenza del capire, e allora, attraverso il percepire che diventa pensiero, realizziamo la vera fede, perché ci apriamo all’essenza dello Spirito, che da quel momento è una forza che agisce in noi. Se lavoriamo con assiduità agli esercizi che Rudolf Steiner raccomanda come essenziali per lo sviluppo della nostra interiorità, la fiducia diverrà una naturale componente della nostra personalità e ci permetterà di incontrare gli altri con cuore aperto e mente serena.