Il regno del Sumeri – La porta del Cielo

Siti e miti

Il regno del Sumeri – La porta del Cielo

La Mesopotamia, dal greco “ la terra tra i fiumi”, nella lingua assira era bab-il-ani. Anu essendo il Cielo, equivaleva a ‘Porta di Anu’, ingresso al regno degli Dei. Questo alimentò il mito che la civiltà umana fosse nata nella regione tra i monti del Tauro e il Golfo Persico, e che lí si trovasse l’Eden della coppia primordiale, il regno del Prete Gianni, di Shangri-la o di altri misteri tuttora insoluti.

I SumeriCome quello dei Sumeri, l’enigmatico popolo considerato dalla scienza ufficiale “venuto dal nulla geografico” in un’epoca difficilmente databile, forse intorno al 6000 a.C. Un’ipotesi meno ufficiale è quella che considera quei piccoli umani, con i loro buffi gonnellini frangiati, come ce li mostra l’icono­grafia archeologica dello “stendardo di Ur”, fossero una colonna di superstiti di Atlantide emigrati a Est prima dell’inabissamento di quel continente, o persino una popolazione scampata all’equivalente catastrofe della Lemuria avvenuta ancor prima nel Pacifico, emigrati a Ovest, dato che la Terra in quelle epoche era tutto un convulso emergere e sprofondare di continenti.

Ed eccoli, piccoli, glabri, dai nasi prominenti, sistemarsi nella conca meridionale della pianura che l’Eufrate a Sud e il Tigri a Nord formavano scorrendo dalle montagne al mare. Tanta acqua a disposizione per bere, irrigare, navigare, commerciare, tanto limo per concimare orti e ricavare i favolosi giardini pensili che le ingegnose ruote di legno delle norie provvedevano a innaffiare sollevando dal­l’Eufrate tutta l’acqua che occorreva. Tanta buonissima acqua dunque, ma poche pietre, anzi, quasi introvabili in un territorio dove invece abbondava l’argilla, che i fiumi lasciavano come deposito alluvionale.

Gli AssiriSu al Nord i bellicosi Assiri scolpivano nella roccia dei monti le loro epopee di guerra e conquista, con i barbuti eroi guerrieri rilevanti dal masso e gli Dei che li accoglievano in cosmogonie planetarie. Come ovviare alla carenza di materiale solido per scolpire, incidere immagini e segni che raccontassero la loro storia e dettassero le leggi divine e umane da osservare per il bene di tutta la popolazione? HammurabiL’argilla, sí, quel fango giallastro, a volte color della pelle, impastato, lasciato seccare al sole o cotto in fornaci, dava una materiale che nulla aveva da invidiare al granito assiro, anzi era anche più leggero e trasportabile nelle barche di giunco sul fiume. Non solo, quando era ancora molle, prima cioè di passare alla cottura, forniva una superficie morbida nella quale era facile incidere, con appositi cunei di rame, figure e segni. Sui blocchi squadrati codici di provenienza e di fattura, su tavolette più sottili numeri e nomi, disegnando asticelle e forme geometriche. Pittografia, per ritrarre oggetti e figure, logografia, ogni segno equivaleva a una sillaba, infine l’ideogramma, per correlare la parola al pensiero che ne formulava il senso, in forma reale o astratta. Nasceva la civiltà umana nel segno della parola che serve l’idea sorgiva, il pensiero libero dagli inganni dei sensi, dal peso della materia. Poi vennero gli Accadi, Babele, le lingue si confusero, la parola cedette al numero, e quando s’imponeva era per tramare inganni e follie. I Sumeri, cacciati dalla civiltà, entrarono nella leggenda.

Grazie alla loro geniale trovata, la scrittura, abbiamo però la Stele di Hammurabi, la biblioteca di Ninive. Le loro ‘tavolette’ raccontano di un’umanità cara agli Dei, di un mondo reso Porta del Cielo.

 

Elideo Tolliani