Che devono aver fatto di terribile
gli abitanti di Sodoma e Gomorra
i pompeiani e quelli di Ercolano,
per meritare questi l’eruzione
del Vesuvio, e quelli la caduta
del fuoco nucleare che distrusse
in un baleno entrambe le città!
Certamente peccati imperdonabili
contro natura, patrimonio e Dio.
Insomma, trasgressori d’alto bordo,
per cui l’Eterno perse la pazienza
e li puní con cenere e lapilli,
riducendoli a statue di cemento,
consegnati al ludibrio della storia,
modelli d’ogni bieca infamità.
Ma certe trasmissioni alla Tivú
che mostrano e dibattono vicende
riguardanti la vita e la morale
di persone che, in opere e parole
battono di gran lunga i peccatori
delle città distrutte dalla collera
sacrosanta della Divinità,
sembrano confermarci che l’Eterno
abbia allargato il giro della manica
nel giudicare i reprobi coinvolti
in faccende di sesso e crudeltà,
abbandoni, ripudi e tradimenti,
per tacere degli atti innominabili
che certi rinomati palinsesti
programmano con stacchi teatrali,
alla stregua di amene sceneggiate,
riducendo il peccato a varietà.
E ci scappa l’applauso, la risata,
che accomuna chi guarda e chi performa
nel rito di un’allegra perdonanza,
ché siamo tutti nella stessa barca,
chi piú chi meno col suo bell’armadio
zeppo di peccatoni tacitati.
A riderne cosí, che male c’è?
E per farci contenti e consolati,
tra un caso e l’altro servono il caffè.
Il Padreterno dunque si è stancato
di correggere l’uomo fai-da-te
nel rovinarsi, e ha chiesto il benservito.
Trionfa soprattutto lo squallore
che a difendere il senso dell’onore
e la virtú dei buoni sentimenti
valga la cifra dei risarcimenti
stabilita dal giudice, e lo sfizio
di rovinare l’altro col giudizio.
Cosí tutti i peccati suoi risolve
la civiltà colpevole, li assolve,
e camuffato da pagliaccio, il Male
vince la causa e resta tale e quale.
Il cronista