Con le giuste parole, se ne avessi,
potrei dirti, mio cuore, dell’incanto
che hanno i sentori di erbe sconosciute,
come i sospiri della Madre Terra
che si risveglia nella primavera,
e i palpiti sommessi di vibratili
organismi plaudenti all’avventura
della vita che si apre a nuovi giorni
di voli, abbracci, nascite e splendori,
e cretti azzurri dopo rami spogli,
presto ricchi di foglie, nidi e amori.
Potrei dirti dei nodi che la luce
tesse nell’aria e forma arcobaleni,
guide celesti ai nostri folli peripli
vagheggiando risibili tesori.
Con le giuste parole potrei dirti,
cuore fanciullo, queste ed altre fole.
Ma resto muto ed agito pensieri
persi nell’incantesimo che vaga
di fiore in fiore e beve le rugiade
che invisibili dita hanno versato
per te, per me, sulla natura viva
di linfe acerbe, sogni e smarrimenti.
Col suono che ti parla dal silenzio,
ascolto la tua voce che risponde.
Fulvio Di Lieto