Quando il tedesco Gutenberg riuscí
a stampare la Bibbia coi caratteri
mobili, gridarono al miracolo
copisti, pensatori e rivoltosi:
dopo millenni, il libero pensiero,
la libertà di dire pane al pane
e vino al vino, erano cosa fatta,
accessibili a tutti e a poco prezzo.
Non piú gli amanuensi dei conventi,
gli scrivani di corte, le pandette,
i codici, le grida, l’abusivo
brigare con inchiostri e penne d’oca.
Il potere assoluto era avvertito:
piú che temere la democrazia,
era minaccia la tipografia.
E poi venne la rete. Finalmente
scrittori altermativi, autodidatti,
clandestini dell’arte e della scienza
trovavano diritto all’esistenza
ed un accesso al libero mercato
con app e iniziativc commerciali,
nella scia di Steve Jobs e Zuckerberg.
Non è però la pacchia, è solo un furbo
raffinato sistema d’esclusione
da parte del potere globalista,
di chi non vuole sottostare ai Diktat
in ogni campo, e vive d’espedienti
non avendo dei santi in paradiso
e sulla Terra il placet degli Apolidi.
La rete è il grande orecchio di Dionisio:
il Tiranno metteva sotto chiave
i dissidenti in una vasta grotta.
Sa andate as Siracusa visitatela,
è detta la Caverna dei Cordari,
perché ci lavoravano la canapa
in epoche recenti: l’intrecciavano,
ricavandone gomene e cordami
per navi da trasporto e per la pesca.
Ai tempi di Dionisio, una prigione,
con un foro su in cima, nella volta.
Era appunto l’“orecchio” del Tiranno,
che stava lí, non visto, ad ascoltare
il minimo bisbiglio dei prigioni,
che ignari dell’inganno denunciavano
le magagne e i misfatti del regime,
liberamente, senza nulla omettere.
E lui, Dionisio, ne godeva, certo
che oltre le parole non andavano
gli improperi di quegli sventurati.
Cosí è la rete. Sembra libertà
di dire e fare, di creare e scuotere
l’apparato mondiale dei potenti.
Ma è solo un raffinato marchingegno
che, promettendo a tutti l’ingerenza
negli affari del mondo, in realtà
ci condanna al delirio d’impotenza.
Il cronista