La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

letterinaPrima aridità del suolo per mancanza di piogge, poi tempeste tropicali che sradicano gli alberi, neve ai primi di maggio, nubifragi continui, sbalzi di temperatura freddo-caldo eccessivi per la stagione, ma cosa c’è che non va nel tempo meteorologico attuale?

 

Donatella C.

 

Dovremmo piuttosto dire cosa c’è che non va nell’uomo. Sappiamo che quello che è dentro è fuori. Aridità di pensiero e di sentimento, tempeste di esasperata volontà egocentrica, gelo interiore dettato dall’egoismo, calore degli istinti senza freno: questa è la controparte di ciò che vediamo accadere all’esterno, ma che in realtà è all’interno della popolazione che vive nei luoghi dove le alterazioni atmosferiche si manifestano. Crediamo forse di meritare stagioni miti, tempo sereno alternato a pioggerelle rigeneranti il terreno, estati temperate da freschi venticelli e inverni mitigati da un benigno solicello? Se non trasformeremo le burrasche interiori attraverso una disciplina volta a ritrovare tutti quei “valori” dei quali si imputa la mancanza agli altri, ma che nessuno cerca di realizzare in sé – equanimità, positività, altruismo, generosità, fraternità, affettività ecc. – se non riusciremo, insomma, a modificare noi stessi, proseguirà lo stravolgimento atmosferico fino alle estreme conseguenze. Quelle conseguenze che già in un lontanissimo passato hanno determinato la fine di civiltà malate. Leggiamo quanto Rudolf Steiner dice della Lemuria o di Atlantide, e possiamo conoscere il destino che ci è riservato, e che ci saremo preparati con le nostre mani. E dunque, ognuno di noi deve dirsi: «Al lavoro, comincio da me!».




letterinaVorrei sapere se è ancora importante, nel mondo moderno, la ritualità, ad esempio quella di tipo religioso che viene ancora portata avanti non solo dalla Chiesa cristiana, ma da tutte le forme religiose nei vari paesi del mondo. E cosa si può dire riguardo ai sacramenti? Sono ancora validi?

 

Adele d.S.

 

Molte cose sono cambiate nel tempo, e ciò che la ritualità poteva evocare, attraverso la forma parlata o cantata, i paramenti, la gestualità, il salmodiare ripetitivo delle litanie e tante altre espressioni consacrate dalla liturgia, tutto questo ha perso il potere suggestivo che poteva indurre il devoto alla purificazione. Oggi anche le formule magiche che ritroviamo in libri del medioevo e del ‘500 non funzionano piú. Perché ciò che si rivolgeva all’astrale dell’uomo, al suo mondo del sentimento, non fa piú breccia in lui. Oggi dobbiamo trovare un rapporto nuovo con gli altri esseri umani e con la natura che ci circonda, animale e vegetale, Questo dipende da un sorgere dello Spirito in aiuto dell’uomo come mai è avvenuto nella storia. È per mezzo dell’Io in noi (del Cristo in noi) che dobbiamo trovare nuovi rapporti con la natura delle cose e degli esseri che popolano il mondo, e da questo nascerà una nuova ritualità, che non ha bisogno di formule o vesti liturgiche. Riguardo ai sacramenti, bisogna distinguere tra quelli contemplati nel Vangelo, come il Battesimo – nel Vangelo si parla appunto del Vangelo con l’acqua, praticato da Giovanni Battista, e il Battesimo con il “fuoco” del Cristo (o dello Spirito Santo) – e i sacramenti istituiti dagli uomini, come la confessione. Anche l’Eucarestia, consacrata dal Cristo stesso nell’Ultima Cena, è un potente sacramento che funziona ex opere operato, indipendentemente dalla dignità o meno di chi la somministra. Ma dobbiamo sapere che oggi noi possiamo attivare autonomamente anche un diverso tipo di Eucarestia – che è la comunione con il Mondo spirituale – attraverso la meditazione, la concentrazione o la percezione pura. Tutti gli esercizi di disciplina interiore servono a nutrire la nostra anima, ed è quello che si propone proprio l’Eucarestia, che è un cibo spirituale. E poi c’è il sacramento del matrimonio, che oggi viene inteso solo come una cerimonia festosa, ma di cui si ignora il profondo contenuto celato nel mistero del Graal: contenuto da riconquistare insieme, perché, come diceva Massimo Scaligero: «Alla porta del castello del Graal si bussa in due».




letterinaSeguo da poco l’antroposofia e sono molto interessata alla figura di Marie von Sivers, poi diventata moglie di Rudolf Steiner, e del suo compito presso di lui. Vorrei saperne di piú.

 

Maria Rita P.

 

Su queste pagine abbiamo parlato in molte occasioni di Marie Steiner, in particolare al link https://www.larchetipo.com/2006/dic06/ruoliedestini.pdf, oltre alle parole dello stesso Rudolf Steiner tratte dal suo libro La mia vita www.larchetipo.com/2003/set03/antroposofia.htm. Molto si potrebbe ancora aggiungere a quanto già riportato, ma non in questa sede. Possiamo però dire, in breve, che la grande diversificazione dei temi trattati da Rudolf Steiner nelle oltre seimila conferenze che ha dato nella sua vita, è dovuta in buona parte proprio alla discreta, silenziosa e costante presenza di Marie Steiner, la quale provvedeva a orientare le richieste che pervenivano a Steiner da ogni parte, perché tenesse delle conferenze nelle varie città, nei circoli, nelle università. Ognuno finiva con il chiedere piú o meno le stesse cose, e questo faceva sí che tanti argomenti sarebbero rimasti non trattati. Sappiamo che c’è una legge spirituale, secondo la quale il Maestro risponde solo a domande che gli vengono poste, non impone un tema che non derivi da una necessità del discepolo. E dunque, andavano fatte delle domande quanto piú possibile diverse, perché fossero trattati i piú vari argomenti. Questo fu proprio uno dei compiti di Marie Steiner, che suggeriva, proponeva ai richiedenti i temi che ancora non erano stati affrontati, o che non erano stati del tutto sviluppati. Un altro suo compito era vigilare sulla tranquillità di “Herr Doktor”, il Dottore, come veniva chiamato da tutti, durante il tempo in cui si raccoglieva per trarre ispirazione dal Mondo spirituale. Si trattava di periodi a volte anche molto lunghi, ed era necessario che non fosse interrotto, che non avesse intorno rumori fastidiosi, o richiami di qualunque genere. “Frau Doktor”, come di riflesso veniva chiamata Marie Steiner, in quelle occasioni diventava un vero ‘carabiniere’. Ma oltre che ‘carabiniere’, Frau Doktor era una persona sensibilissima, particolarmente incline all’arte, sia all’arte drammatica che alla recitazione, alla dizione (alla Sprachgestaltung) e al­l’euritmia. Dopo la morte del Dottore, Marie Steiner si dedicò al lavoro di trascrizione e della conseguente pubblicazione di tutte le sue conferenze, che erano state stenografate da piú persone, e i vari testi stenografici dovevano venir comparati e unificati. A qualcuno poteva essere sfuggito qualcosa che l’altro invece aveva colto, e quindi da tutti i testi veniva tratta la stesura finale, la piú fedele possibile all’originale. Un lavoro che ha richiesto anni di vita, dalla morte di Rudolf Steiner, nel 1925, fino alla morte di Marie Steiner, nel 1948.




Sala ConvegnoGiungono in redazione, da parte di lettori e di persone che hanno partecipato al precedente Convegno “La Via operativa” dello scorso aprile, numerose richieste di chiarimenti in merito alla data e al luogo del futuro Convegno. Precisiamo che l’incontro si terrà il 28 e 29 settembre, in concomitanza con la festa di S. Michele, e il titolo sarà “Michele e la Via della Volontà Solare”. Il luogo sarà lo stesso del precedente Convegno, a Roma, nella sala dell’Istituto Pie Filippini, in Via delle Fornaci 161. Il programma è in corso di sviluppo, ma fin d’ora possiamo dire che sarà impostato sulle prime meditazioni del libro di Massimo Scaligero Tecniche della Concentrazione Interiore. Chi vuole partecipare può comunicarlo via email a viaoperativa2019@gmail.com. Riguardo all’eventuale pernottamento, contattare Corrado Solari al numero 338 284 6750 o direttamente l’Istituto al numero 06 63.63.42 e-mail: isfilippini@tin.it.