La realtà esteriore è sogno, visione passiva, da cui occorre svegliarsi. Finché la realtà non divenga un possesso intimo della coscienza, è illusione.
Lo spirito “solare” deve vincere ogni fatalismo, ogni fantomatica rappresentazione; deve disperdere ogni nebbia “lunare”, ogni disgregante emotività.
Organizzarsi, essere uno.
Sentirsi in continuo stato di giustizia.
Sentire la calma di chi ha superato tutte le possibilità umane, di là da ogni velleità, desiderio, emozione.
La calma sia gioiosa.
Sentirsi strumenti gioiosi del Divino.
Essere in continuo contatto con la Çakti divina: lasciarla operare in te e trasformare l’essere in luce e potenza.
Devi sentire la pace sopra e intorno alla tua testa. Devi entrare in rapporto con essa, ed essa deve discendere in te, riempire il tuo “mentale”, il tuo “animico” e il tuo “fisico”, soffonderti tutto, cosí che tu viva in essa ed essa viva in te.
Nulla è impossibile a chi vuole con calma, con gioia, con fede, con sottile e attenta energia.
Evocare il Divino con il “mentale”, l’“animico” e il “fisico”, con tutte le cellule, con tutti gli atomi del corpo: sentire cosí il contatto, la comunione, la trasformazione che ne consegue.
In piena autocoscienza, consacrare tutto se stesso al Divino.
Sentire la gioia del Divino nel cuore come una fiamma perennemente accesa: è il “fuoco soave”, sottile, continuo, che trasforma gradualmente l’essere, fugando umidità e oscurità.
Assistere, come forestieri venuti da molto lontano, alle febbrili vicende degli uomini. Permanere come assenti. Non partecipare all’errore. Aiutare, rimanendo staccati.
Agire come se si fosse già perfetti: la perfezione ne è agevolata.
Abbandonarsi compiutamente, coscientemente, al Divino. Riposare in esso. Identificarsi.
Massimo Scaligero
M. Scaligero – A un discepolo – 1-4 Gennaio 1937.