La posta dei lettori

Redazione

Posta lettori

letterina  Come può essere intesa l’affermazione di Steiner che nessun uomo è inutile nell’ar­monia del mondo? E chi è veramente utile? Come riconoscerlo?

 

Orietta C.

 

Non c’è individuo al mondo che non sia necessario, anche se nella società attuale, con il tipo di valori che vi sono stati costruiti, alcune persone che valgono molto possono dare l’impressione di valere poco. Dobbiamo però sapere che il Mondo spirituale è il capovolgimento completo dei valori umani. Molto di quello che in questo mondo vale, non vale assolutamente nulla in quello spirituale. Questo non lo troviamo scritto nelle frasi di Rudolf Steiner, perché lui era molto delicato verso le persone che gli erano intorno e anche verso gli uditori delle sue conferenze, e non faceva affermazioni contro nessuno. Sappiamo però che quello che qui ha grande valore intellettuale, per lo Spirito è addirittura il contrario. Tutto quello che qui è atteggiamento moralistico – non parliamo di vera morale – non è altro che luciferismo, e non ha niente a che vedere con lo Spirito. Ci sono persone che possono valere molto, senza che nella vita ci sia qualcuno che lo riconosca. È veramente cosí. Massimo Scaligero diceva di aver conosciuto persone molto elevate interiormente, che secondo la considerazione della società erano del tutto ignoranti. È difficile comprendere il reale valore delle persone senza uno sguardo chiaroveggente. E lo è altrettanto comprendere il vero valore anche di persone elevate interiormente, come lo stesso Rudolf Steiner: se noi conoscessimo tutte le sue opere che oggi troviamo pubblicate, sia i suoi libri che la grande mole delle sue conferenze, e da tutto questo volessimo trarre il senso della sua grandezza, non potremmo capire chi lui è realmente nel Mondo spirituale, e neppure potremmo capire l’importanza di ciò che ha fatto per l’umanità. Per lui, entrare nella scena del mondo è stato il piú tremendo sacrificio che potesse fare. Egli ha donato per quanto gli uomini del suo tempo potevano accogliere, e ha dovuto sopportare fraintendimenti, incomprensioni e ostacoli di ogni sorta. Egli è molto piú di quello che ha potuto realizzare. Dai suoi scritti c’è la possibilità di risalire, dalle espressioni che lui ha usato, al pensiero che ha generato quelle espressioni, ma non è una cosa facile, è un’opera iniziatica che pochi possono attuare. Qualcuno dice di lui che era un grande, il piú grande, ma questo è un sentimento, una rappresentazione, che non entra nel segreto della sua personalità. Possiamo dire che soltanto chi è molto avanzato interiormente può sapere chi è veramente Rudolf Steiner. E dunque, persone eccelse e persone e umili e semplici, possono donarci dei veri incontri spirituali. Non possiamo sapere da chi ci verrà una illuminazione, una profonda com­prensione di qualcosa che abbiamo cercato e non trovato. Ci sono persone che valgono moltissimo e di loro non si parlerà mai. Noi dobbiamo comprendere che non c’è un essere che sia secondario sulla Terra, fare delle gradazioni è un errore. Persone che ci sembrano del tutto inutili, che non sembrano svolgere alcun compito per la società, svolgono anch’esse un compito karmico. Ciascuno di loro è un essere indispensabile, che può testimoniare la presenza del Logos sulla Terra.




 

letterinaIn questi giorni su ogni rete televisiva, in ogni giornale o rivista, non si fa che ricordare con enfasi la “conquista della Luna” avvenuta cinquant’anni fa. Da parte mia nutro seri dubbi su questa presunta impresa spaziale, avvenuta in epoca ancora molto lontana dalla tecnologia attuale, e il mio dubbio si estende comunque in generale anche alla nostra epoca, in cui ci si avvia, dicono, alla conquista di Marte. Vorrei cortesemente sapere cosa ne pensa L’Archetipo su questo argomento.

 

Arno F.

 

Ognuno di noi si è posto la stessa domanda: allora, per chi ha vissuto in diretta il coin­volgente spettacolo televisivo (o cinematografico), e ora, dato il battage attuale che vuole consacrare l’impresa statunitense come una conquista dell’umanità, con tanto di bandiera a stelle e strisce piantata sul suolo pseudo-lunare. La nostra risposta però sarebbe sicuramente considerata faziosa, o complottista, quindi preferiamo riportare, per quelli che ancora non l’hanno letta, la lettera che in quei giorni fu spedita da Massimo Scaligero a una persona di Trieste, in cui l’impresa è esaminata, piuttosto, da un punto di vista spirituale.

 

Gentile Amico, lei dice che i fatti hanno smentito la mia idea circa l’impossibilità del­l’uomo di accedere alla Luna. In verità non sono i fatti che possono smentire un’idea, bensí idee di piú elevato rango. La mia idea circa l’impossibilità dell’uomo corporeo-razionale di accedere alla Luna, permane intatta.

L’uomo-macchina non può accedere alla Luna, ma solo a quello che il suo occhio riesce a vedere della Luna. L’occhio terrestre dell’uomo non sa scorgere sulla Terra quella forza vitale della pianta, che la sua mente invece pensa come esistente. Questa impossibilità del moderno scienziato dinanzi a una forza che concepisce, ma non sa che sia né d’onde venga, è il limite presente oggi in tutta la sua indagine: limite del mondo inorganico, alla cui pesabilità e misurabilità lo scienziato commette l’errore di ridurre tutto, anche il non misurabile: errore che ogni giorno in ogni campo si sta scontando. È il limite che andrebbe superato per il fatto che venga esteso al mondo extraterrestre.

Dal terrestre l’uomo non può uscire, se non esce da ciò che lo vincola alla Terra meramente misurabile, a lui sconosciuta come ente permeato di vita. Fuori dal terrestre, l’uomo vede ciò che gli è consentito da un limite, che per il sano pensiero, ossia per il reale pensiero scientifico, è assurdo: il limite dell’apparire minerale di ogni ente, di cui rimane impercepibile la vita. È invero assurdo che l’uomo, pur avendo l’extraterrestre dinanzi a sé, qui sulla Terra, nel vivente della natura, dell’animale, di se medesimo, eviti di conoscerlo e codifichi tale non conoscenza, sino a fingere mediante essa un superamento “spaziale” del limite. Tale farsa lo scienziato comincia con il recitare nei suoi rapporti con il vivente: da anni specialisti russi e americani compiono il tentativo, ogni volta fallito di riprodurre per via chimica il vivente, ossia qualcosa che esiste, ma che essi possono assumere unicamente come idea, dato che non dispongono di mezzi interiori per percepirlo. Nessuno di essi infatti vede il vivente: tuttavia trattano tale forza come se la vedessero e potessero muoverla, confondendo le manifestazioni sensibili della forza con la forza medesima, che essi hanno semplicemente come concetto, senza avvertirlo.

Riguardo a un corpo celeste come la Luna, l’ottusità che conduce al tentativo di operare chimicamente su un concetto, è aggravata dal fatto che riguardo alla percezione sensoria del corpo lunare non si ha nemmeno il contenuto concettuale che invece si è capaci di avere riguardo alla cellula vivente.

Non è facile peraltro comprendere la provvisorietà del limite alla percezione del vivente, ossia comprendere che tale limite è superabile mediante un atto metadialettico della coscienza, dinanzi a cui il moderno indagatore si arresta pavido, non ammettendo che possa esistere una scienza del sovrasensibile a ugual titolo che una scienza sensibile, preferendo consacrare come assoluto ciò che è concluso ed esanime entro il limite, e perciò estrinsecandosi nel meccanicismo assoluto, nella tecnologia integrale.

L’impresa lunare, di cui si deve riconoscere l’eccezionale valore sportivo, è in sostanza un’impresa tecnologica: non è un’impresa della scienza, se si tiene a mantenere a questa l’antico rango noetico, ma finisce con il diventare antiscientifica allorché presume inglobare l’extraterrestre in quella desolata visione del pesabile e del misurabile, che riguarda unicamente l’insufficienza mentale dell’uomo rispetto al proprio percepire sensorio, sulla Terra. Se esistessero esseri non terrestri capaci di percepire del mondo terrestre soltanto il cuoio e ad un certo momento ad essi fosse dato avere di fronte un uomo, essi non vedrebbero di lui che le scarpe e sarebbero autorizzati a dire: l’uomo è un paio di oggetti di cuoio, un paio di scarpe. Potrebbero cosí esultare di aver infine incontrato l’uomo, allo stesso modo che si esulta sulla Terra nel credere di aver infine incontrato la Luna.

Lei dice che io sono stato smentito dai fatti. La cosa mi preoccupa, perché di solito il fallimento di un’impresa errata è un aiuto del “destino”, che mediante l’insuccesso dà modo all’uomo di rivedere le proprie posizioni. Quando la possessione del mentale da parte dell’errore è tale che l’uomo lo scambia per conquista della verità e lo eleva a mito, allora egli non è piú in condizione di ricevere aiuto: la tecnica del sopramondo in tal caso è lasciar realizzare in pieno l’errore, cosí che solo le conseguenze obiettive di questo possono correggere l’uomo. In effetto è piú temibile la riuscita dell’impresa che non il suo fallimento.

L’uomo non ha meritato che l’impresa non riuscisse. Occorre però dire che se i qualificati alla conoscenza del sovrasensibile, che è il vero extraterrestre, avessero mantenuto fede al loro impegno di dedizione al compito cui erano chiamati, l’uomo avrebbe meritato l’ammonimento della erroneità dell’impresa. La Luna e ogni altro corpo-celeste, non sono che supporti-simbolo di forme di vita extrasensibile, a cui l’uomo può accedere superando il limite sensibile là dove se lo trova di fronte sulla Terra. Finché non supera un tale limite, l’uomo non esce dalla Terra, non può penetrare in altri mondi.

Questo discorso non viene da uno spirito di rinuncia all’impresa extraterrestre, ma da una vocazione all’extraterrestre, che esige l’ardimento reale, l’ardimento della coscienza: non scaturisce dalla concezione di una impossibilità, al contrario, dalla persuasione della necessità della esplorazione di altri mondi e perciò del cosmo. Ma una simile esplorazione non può non avere inizio come atto della coscienza, con il superamento del limite terrestre là dove impedisce la percezione del vivente nella natura, nella storia, nella struttura dell’uomo, nella sua attività pensante: l’assenza di questo vivente, oggi, falsa ogni disciplina e degrada al livello materialistico tutta la cultura umana.

È il discorso che sarebbe dovuto venire dalla religione o dalla filosofia, se nei tempi moderni esse avessero mantenuto la loro missione al livello di interiore dignità richiesto dalla fedeltà alla realtà dello spirito.

Cordialmente suo, 

 

Massimo Scaligero




 

letterinaVorrei chiedere qual è il modo per far sí che un’opera come quella di Rudolf Steiner riguardante l’economia non venga intesa solo intellettualmente ma si possa stabilire con essa un rapporto vivente.

 

Matteo S.

 

Ci sono persone che hanno studiato e studiano con grande impegno l’opera di Rudolf Steiner nel campo della Tripartizione, e in particolare dell’economia, sviluppando una capacità sistematica nell’esporre a loro volta quanto può essere fatto nella nostra società. In un periodo che può apparirci lontano, Argo Villella è stato uno di quegli studiosi, per questo pubblichiamo alcuni brani dei suoi scritti, nella convinzione che ripercorrere quei pensieri sia per noi utile, e che essi possano tuttora essere attuabili. Inoltre, c’è oggi in rete un interessante sito che tratta a fondo la Tripartizione (www.tripartizione.it/), ove sono esposti, in maniera chiara e molto comprensibile, i vari argomenti relativi all’inse­gnamento steineriano in materia economica. Questi, se vengono non solo letti o studiati, ma fatti nostri e vissuti interiormente, diventano in noi “viventi”. È importante cercare di non perdere le forze intuitive del pensare, cosa che sembra attualmente molto diffusa. Dobbiamo comprendere che ci troviamo in un’epoca in cui è urgente restituire alle istanze sociali ed economiche, espresse in genere nei media solo dialetticamente, il loro vero contenuto, che è spirituale. Questo può essere attuato soltanto se coltiviamo la nostra interiorità con gli esercizi indicati da Rudolf Steiner e ribaditi, in ogni suo scritto, da Massimo Scaligero. Solo cosí otterremo un collegamento con il nostro Io, e al contempo con la realtà sorgiva degli scritti steineriani sulla Tripartizione, dai quali potremo trarre ispirazione per soluzioni applicabili al difficile momento che stiamo vivendo.




 

letterinaHo conosciuto una signora che dice di essere stata, in una sua vita passata, il grande conquistatore Alessandro Magno. È una persona molto colta e gradevole da ascoltare. Sa tutto di Alessandro: le sue imprese, le sue conquiste territoriali e persino quelle amorose. Ha come cara amica, con cui condividono ricordi di vite passate, una signora che sa di essere stata l’imperatore Federico Barbarossa, anche lui grande condottiero. Sono stata con loro diverse volte, ad ascoltare quei racconti fatti con eccezionale precisione e abbondanza di particolari. Solo che questa loro particolarità mi fa sentire a disagio. Non riesco a ricordare niente delle mie vite passate, e quindi non posso far altro che ascoltare, senza poter dire qualcosa a mia volta. Vorrei sapere se nell’antroposofia – che conosco da poco tempo, solo per aver letto due libri di Rudolf Steiner che mi sono stati regalati, e adesso la vostra rivista, che però leggo anche questa da poco – ci sono dei sistemi, dei mantra, che aiutano a far ricordare le vite precedenti, e quanto tempo normalmente ci vuole per ottenere una visione precisa e dettagliata. Ringrazio per l’aiuto che mi potete dare.

 

Maria Paola D.

 

Due interessanti signore, da aggiungere al novero di altre persone di nostra diretta conoscenza, che ricordano di essere state Annibale, Lucrezia Borgia, Tatanka Yotanka (Toro Seduto), Maria Maddalena, Tamerlano e Nefertiti. Ci dispiace di non possedere sistemi o mantra adatti a far ricordare, e in breve tempo, le vite passate, ma forse, vicino a personaggi tanto altolocati, potrebbe essere meglio: magari ricorderebbe di essere vissuta come maniscalco, o portalettere, o sartina, o mozzo di un veliero, o bella lavanderina.