La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

letterinaDi ritorno dalle vacanze mi si presenterà il problema che ho continuato a rimandare. Dovrò segnare per la prima volta mio figlio a una scuola dell’infanzia. Sarei propensa a una scuola Waldorf, ma ho il problema di far approvare l’idea in famiglia. Mio marito ha già detto che preferisce una scuola comunale, mia madre propende per un’educazione religiosa. Vorrei riuscire a convincerli con i giusti argomenti, ma in realtà ne so poco. Vorrei capirne di piú io stessa per poter convincere loro. Potete aiutarmi?

 

Gabriella C.

 

Questo sarebbe proprio l’anno giusto per scegliere una scuola Waldorf. Infatti, è nel settembre del 1919 che fu inaugurata la prima scuola Waldorf, a Stoccarda. Esattamente 100 anni fa. Da allora, nel mondo sono state aperte ben 1.182 scuole in 66 Paesi. Facendo una ricerca in rete, si possono trovare molte adeguate e precise spiegazioni riguardo al metodo, cominciando da Wikipedia. Sono spiegazioni semplici da comprendere e anche da mostrare, o ripetere, ai familiari che hanno qualche dubbio sulla didattica. Vi sono anche diversi libri di Rudolf Steiner riguardanti la pedagogia, tra cui i tre corsi di conferenze che egli tenne dall’agosto al settembre del 1919, raccolti nei tre volumi intitolati Arte dell’educazione (O.O. N° 293, 294 e 295) dedicati alla preparazione degli insegnanti delle varie classi scolastiche.



 

letterinaSe tutto evolve, come dicono, non solo l’uomo ma tutta la natura, evolvono anche i sassi? Io vedo invece che i sassi si riducono in pietruzze, fino a diventare sabbia fina e polvere. In questi giorni, sulla spiaggia, ho fatto queste considerazioni. Come valutare questa una evoluzione? Non è piuttosto una dissoluzione? Mi sono convinto quindi che siamo destinati anche noi alla stessa dissoluzione quando la fine della terra arriverà. Non è detto che “polvere eravamo e polvere ritorneremo”? Allora perché affannarci per migliorare? Credo che il destino sia già segnato e la nostra dissoluzione sicura come quella della pietra.

 

Ugo d.T.

 

Una visione alquanto catastrofica e non corrispondente al piano evolutivo che il Divino ha stabilito per noi. Può una bella vacanza al mare suggerire pensieri tanto pessimistici? In realtà, tutto evolve: l’uomo, l’animale, le piante e anche il minerale, il sasso. Il minerale ha tempi lunghissimi, ma la sua evoluzione è costante e meravigliosa. Se pure una montagna può sgretolarsi e divenire finissima sabbia, se pure una foresta può pietrificarsi e disgregarsi, i secoli e i millenni sanno poi come ricompattare l’informale, e con l’estremo calore, o con le improvvise differenze termiche, renderlo integro, luminoso. L’evoluzione della pietra la vediamo molto bene messa in risalto nelle vetrine dei luccicanti negozi di gioielleria. Una volta arrivata a una durezza estrema, le pietre cristallizzano, e acquistano la purissima trasparenza del diamante o i vividi colori dello smeraldo, del rubino, dello zaffiro, del topazio e delle tante altre pietre preziose che l’uomo ha imparato a conoscere, e di cui le donne si ornano volentieri già dall’antichità. Ciò che fa la pietra deve essere di esempio a noi, per realizzare quello che nel nostro caso non sarà una cristallizzazione ma una “cristificazione”: il nostro fine ultimo, infatti, è acquisire l’imperituro corpo di diamante, il puro fulgore del corpo di luce. E per realizzarlo, vale la pena affannarci per migliorare.



 

letterinaSono angosciata per l’invasione che vedo realizzarsi in Italia e in tutta Europa, da parte di popolazioni che vengono a carpire quel poco che siamo riusciti a conquistare in anni di civiltà. Vedo in futuro ripetersi quello che già l’Italia ha passato con le orde che si precipitavano, allora passando le Alpi, per saccheggiare e distruggere. Ma a quei tempi non c’erano i mezzi che oggi ci sarebbero per fronteggiare e bloccare i nuovi barbari. Perché se parlo cosí tutti mi chiamano razzista? Io so invece che la maggior parte della gente pensa come me, solo che non ha il coraggio di riconoscerlo. Si può fare qualcosa dal punto di vista spirituale?

 

Marcella S.

 

Certamente si può, anzi si deve, fare qualcosa. Per prima cosa bisogna capire. Capire che cosa c’è all’origine dell’ “invasione”. Come è stato possibile, da parte di persone che hanno “conquistato la civiltà”, che hanno avuto un’educazione cosiddetta cristiana, andare in altre terre per saccheggiarle, trarne quanto vi era, e vi è, di prezioso, usando la manodopera locale per farla lavorare, in condizioni disumane, a tale depredazione, caricando poi sulle navi, e oggi sugli aerei cargo, il risultato di tale rapina, e lasciando la popolazione schiavizzata nella piú assoluta povertà. Naturalmente alcuni personaggi locali sono stati fatti arricchire, ma si tratta di un numero esiguo rispetto all’enorme massa degli indigenti. Questo è solo l’aspetto sociale del problema, e non c’è bisogno di essere degli esperti geopolitici per comprenderlo. Ma c’è un altro aspetto, ben piú profondo, e di cui abbiamo già altre volte parlato, ma che non sembra ancora essersi fatto strada in molte menti e nel cuore di tanti studiosi di Scienza dello Spirito. Nella nostra apparentemente illuminata società, si sono acquisiti dei diritti che oggi vengono ritenuti inalienabili. Uno tra questi riguarda il diritto a rifiutare una gravidanza, con l’assistenza dello Stato e nel piú assoluto riserbo. Si tratta di una legge che oggi ci sembra di tutto rispetto, e non viene per nulla considerato il fatto che già dal primo istante del concepimento, allo sviluppo di quell’embrione partecipa un’anima. Un’anima che ha acquisito anch’essa un diritto: il diritto alla vita, alla nascita da quella madre, da quel padre, in quella società, in quella terra, con quelle caratteristiche fisiche e animiche. Senza voler qui considerare l’aberrante modo in cui l’aborto viene legalmente praticato, su piccoli esseri che già hanno un corpo senziente e che soffrono in maniera straziante per la morte procurata in maniera crudele, dobbiamo chiederci che ne sarà di quell’anima che per karma doveva incarnarsi in quel momento e in quel luogo. Ce lo ha ripetuto piú volte Massimo Scaligero, spiegandoci che le Gerarchie devono trovare, a quel punto, un’altra possibilità, che non è certo la migliore, ma è necessario a quell’anima trovare al piú presto un’altra coppia di genitori. Questi la maggior parte delle volte vengono trovati presso le popolazioni che ancora considerano il bambino un dono di vita, pur accogliendolo in condizioni disagiate di ogni genere. Facciamo ora il caso di un bambino che sia stato rifiutato da una coppia di italiani, e che si troverà a nascere in Malawi, in Congo o in Myanmar, in una famiglia numerosa, con notevoli ristrettezze economiche, senza adeguati aiuti sanitari, possibilità di studio e con tutte le immaginabili difficoltà da superare. Ebbene, quel bambino, dentro, è italiano. Solo la sua veste fisica è dovuta cambiare, e la responsabilità di tutte le difficoltà che quel bambino affronterà per riscattarsi da quel disagio, ricadranno non solo su chi ha deciso per l’aborto ma anche su chi l’ha praticato. Sin dalla sua infanzia, in maniera inconscia, quel bambino avrà una spinta interiore a tornare verso il luogo che avrebbe dovuto essere la sua terra, e cercherà di farlo, anche a costo della sua stessa vita. Massimo Scaligero chiamava quelle creature “le anime di ritorno” e diceva che in futuro (futuro rispetto al periodo in cui parlava, anni Sessanta e Settanta) sarebbero state numerosissime e avremmo dovuto affrontarle. La previsione sembra piú che realizzata.