Scrivo per parlare di due questioni. La prima riguarda il mio cammino interiore. Questa estate l’isolamento in cui mi sono ritrovato mi ha permesso di osservare gravi zone d’ombra presenti in me. Tare morali, radicate da chissà quante incarnazioni, che si erano ben nascoste all’osservazione. Il processo di auto-osservazione è incominciato all’inizio di quest’anno, sempre portato dall’isolamento. Una mattina d’inverno, mentre dormivo a letto, mi sono come visto dall’alto. Era il mio Io superiore a vedere l’altro me. Guardandomi dall’alto ho detto qualcosa di simile a: “Quanto tempo dovrà ancora passare affinché questo babbeo capisca di dover provvedere a se stesso”. Il mio Io superiore quasi non voleva “scendere” dall’alto e provava quasi una sensazione di disgusto. Ho capito in quel momento il significato del perché si dice che per prima cosa dovremmo aiutare e pregare per noi stessi evitando il finto buonismo. Inizio a vedere quella figura mostruosa che Steiner chiama “doppio” e che in realtà sono io. È cosí abominevole che mi chiedo: sarò in grado di riuscire ad evolvere? Qualsiasi cosa faccia mi rende ancora piú mostruoso, anche provare nervosismo mentre sono in fila per prendere un gelato. Non può bastare una vita per risolvere, in modo autonomo, il nodo con questo essere.
O. N.
Per la soluzione di loro gravi dilemmi esistenziali, alcuni discepoli della Scienza dello Spirito tempestavano Massimo Scaligero con richieste di salvezza dal baratro di dubbi e incertezze in cui erano caduti. Lui commentava quelle domande angosciate affermando che, rispetto a un tormentato antroposofo, dal Mondo spirituale era considerata piú degna una madre casalinga occupata ogni giorno, con sollecitudine e abnegazione, alla cura del marito e dei figli, alla casa e a far quadrare un magro bilancio familiare. Questo naturalmente non perché si debba evitare di affrontare i problemi spirituali che nascono dalla Via che si percorre – e sappiamo che ne sorgono sempre tanti – ma perché la disciplina deve essere accompagnata dalla gratitudine verso il Divino per la possibilità che la vita ci concede, anche se, e quando, ci presenta delle difficoltà. Queste ci permettono di migliorare, di imparare, di capire, di superare gli ostacoli, di crescere, e il compito di promuovere questa crescita, di attuare questi superamenti, deve essere compiuto in letizia, non in afflizione. Affrontare d’impeto le proprie “tare morali”, oltre ad essere un impegno troppo gravoso, può rivelarsi del tutto inutile. Noi abbiamo ricevuto degli aiuti che sono preziosissimi, e dobbiamo utilizzarli. L’assidua pratica quotidiana degli esercizi interiori donati da Rudolf Steiner e ribaditi in ogni sua opera da Massimo Scaligero, ci trasforma lentamente ma profondamente. Non c’è bisogno di combattere, di “andare contro” le nostre imperfezioni, e ancor meno dobbiamo provare disgusto di noi stessi. Ricordiamoci sempre che ognuno di noi è un piccolo, individuale tempio della Divinità (“non Io ma il Cristo in me”). Andiamo piuttosto verso il bene, il buono, il fraterno verso gli altri, in ogni momento della giornata. Non contrastiamo il nostro egoismo, ma promuoviamo il nostro altruismo. E godiamo dei piccoli momenti di piacere che ci vengono concessi, magari mentre stiamo in fila aspettando di gustare un buon gelato.
Ho evitato finora di vaccinare mia figlia, ma quest’anno va in prima elementare e la scuola dove l’ho segnata non l’ha accettata. Abito a Torino, e vorrei sapere se conoscete un medico antroposofo in zona che possa farmi un’esenzione che sia accettabile da una scuola statale. Grazie.
Rossella C.
Coraggiosa, e anche fortunata per essere riuscita a resistere finora. Non altrettanto coraggiosi sono purtroppo i medici, antroposofi o no, dato che rischiano di essere radiati dall’albo se scoperti a fornire una falsa esenzione. Occorre mettere in moto la “fantasia creatrice” di cui parla Rudolf Steiner, per trovare un espediente che non coinvolga altri, ma che risulti comunque efficace. Auguri per la ricerca, da condividere, eventualmente, con chi ha lo stesso problema.
Scaligero parlava di “coppie del Graal”: a cosa alludeva? Credo che spiritualmente le coppie restino unite, semplicemente perché in spirito non esiste materia e dunque la logica spirituale non può prevedere il concetto di separazione implicito nell’idea di “pelle”: una definizione dell’Io e del Tu. Se ciò che accade l’abbiamo stabilito precedentemente e si attua come karma, allora quelle coppie che si incontrano per trascorrere un breve periodo insieme non potevano già essere unite in un altrove e non possono che rimanere tali. Il Karma ci raggiunge dal tempo a ritroso, da quello che arriva dal futuro. Cosa accade però quando con i nostri comportamenti, con le nostre brame, muoviamo la corrente dell’astrale inferiore? Realizziamo una sorta di “preghiera inversa”: quelle forze si elevano e vanno a modificare il progetto designato. La libertà dell’io inferiore è questa. Ed è questa la tragica libertà dei nostri tempi. Questo è l’aspetto drammatico, confondere il nostro Io con le nostre brame. Quando l’uomo influenza la corrente del karma, denigrando progetti stabiliti dall’accordo di due Io, quello che si produce è una coltre nera, simile a una nebbia che dal basso sale verso l’alto. Nelle città mi capita di osservare verso le ore centrali della giornata (ore 12:00) questo “fumo” addensarsi nel cielo. Esso, liberandosi nel cielo, assume forme spettrali, come se prendesse vita, ed inizia a ruotare in senso orario. Io chiamo quelle figure – pur distinguendo tale immagine dal primo gradino di Iniziazione persiana – i corvi. Questa coltre nera sembra essere formata da una sostanza che assomiglia per inverso al ferro meteorico: è una sorta di controforza. In alcune persone sembra legarsi al sangue e se ne scorge la visione – sempre a mio dire – soprattutto attorno agli avambracci. Sembra esserci un legame tra questa “fumigazione” addensantesi attorno agli avambracci ed il fegato. Questo fenomeno è per me causa di dolore. Poiché l’intima promessa scambiata dalle individualità viene tradita dall’io pigmeo, dalle sue brame, e quella forza, tradita, non “scompare” semplicemente, ma produce quello scuro di cui ho tanta paura: viene trattenuta e travisata. Quando si inizia a produrre questo “fumo” le persone iniziano ad assumere con assoluta certezza la menzogna, come se fosse una verità. Ed allora piú nulla si può fare, ammesso che l’altro termine della relazione non riconosca la prova. Cosa, invero, assai rara.
N. G.
Riguardo alla domanda sulle “coppie graaliche”, di cui parlava Massimo Scaligero, anche se due anime camminano insieme sulla Via, almeno per un periodo, c’è sempre la possibilità che una delle due non sia in grado, o non se la senta, di andare oltre, oppure che il karma intervenga per mettere alla prova uno dei due, o entrambi. Il fatto che si resti uniti in spirito è vero, e questo si constaterà soprattutto dopo la morte, nel rincontro, in cui si chiariranno le rispettive ragioni e le relative spinte karmiche al cambiamento. È anche giusto parlare delle brame, con cui ci si deve confrontare sulla terra, dato che il fisico tende spesso a prevalere e a dettare le sue leggi sul sentimento e sulle intenzioni dello Spirito. C’è una frase però su cui vorrei fermare l’attenzione: «quella forza, tradita, non “scompare” semplicemente, ma produce quello scuro di cui ho tanta paura». Perché paura? Quel fumo nero, quella tendenza alla menzogna, è ciò che dobbiamo affrontare e guarire, prima in noi, e poi, con l’esempio, negli altri. Mai avendone paura. Massimo la considera una “insidia arimanica”. Queste le sue parole, che abbiamo pubblicato altre volte: «La paura deve essere vinta, eliminata radicalmente: essa è irrealtà, insidia arimanica. Deriva sempre dalla incapacità di offrire come sacrificio alla Shakti una prova, una rinuncia. Tutto offrire alla Divina Potenza, e la paura è eliminata. Nulla si può temere, se la Madre assiste e dirige l’azione. Liberarsi dunque da questa impurità arimanica: ritrovare di là da essa una maggiore forza, un eroismo sorridente, una pace che nulla può turbare: elevarsi, staccarsi, lasciare il piano delle basse emotività. Sentire la purezza dell’alta serenità, dell’Amore perfetto “che scaccia ogni paura”. Sentirsi eroe sorridente: nulla temere: ogni paura è “irrealtà” che vuole farsi credere realtà: sottrarsi, staccarsi, detergersi, elevarsi, vincere. Gioire nella perfetta Pace». Queste parole possono essere un grande aiuto e un viatico per ogni evenienza del nostro quotidiano.