«Ogni malattia è connessa a una subconscia e inavvertita chiusura del cuore: è sufficiente ricongiungersi col centro del cuore e ritrovarvi la virtú ignea vivificante, per possedere il principio della guarigione. Ciò significa infatti ritrovare il centro dell’equilibrio animico di cui la malattia è una incrinatura proiettata nel corpo fisico.
…Occorrerebbe giungere a sentire con il cervello e a pensare con il cuore».
Massimo Scaligero
(http://bit.do/risvegliareildivino)
Il centro del cuore della nazione italiana è sano, forte, magnifico e potente. E può non solo salvare la comunità del suo popolo, ma contribuire a liberare tutta la comunità piú grande dei popoli dell’Europa e del Mediterraneo, nostri fratelli, illuminando il mondo con un Sole che risorge da Occidente.
Il corpo della nazione, al contrario, è gravemente malato, e le sue sofferenze si aggravano ogni giorno di piú.
L’economia e la società sono state volutamente contagiate dal morbo del capitalismo finanziario ahrimanico; lo Stato giuridico, che dovrebbe garantire servizi, sicurezza ed equità ai cittadini della nazione, tradisce in continuazione il suo sacro compito, e si inginocchia a poteri forti sovranazionali e subumani, che secoli fa già decretarono l’asservimento e la colonizzazione del nostro popolo e di tutti i popoli dal cuore grande che si affacciano sul Mare Nostrum.
La morale strisciante dell’ordoliberismo, che ci vuole in competizione, nemici e rapaci, ha causato danni incalcolabili alla nostra civiltà, che di civile ha ormai ben poco. Per non parlare della devastazione ambientale, segno visibile a tutti del Male che governa il mondo.
E dunque, come ricongiungerci con il centro del cuore, per ritrovare la virtú ignea vivificante che sola può sanare le malattie della nostra Italia? La corruzione, il mercimonio, la svendita dei beni pubblici, il servilismo verso chi ricatta e umilia la nazione Italia ogni giorno da decenni o da secoli, sono il tradimento di pochi, o il cedimento di tutti?
Ma soprattutto: come ritrovare le nostre vere radici, il valore del patrimonio autentico della nostra Patria, la cultura umanistica della fraternità, dell’amore per il nostro territorio, per il nostro lavoro, la dignità di lavorare bene, con cura e maestria, offrendo con orgoglio i frutti del nostro amorevole operato alla comunità, ai vicini, a tutti?
Per secoli, per millenni, i nostri antenati hanno costruito una civiltà in cui fabbricare, produrre, edificare significava seguire i canoni di bellezza, armonia, sicurezza, solidità, utilità, durevolezza, resilienza: gli stessi canoni e princípi che la Divinità da essi venerata, qualunque fosse il nome che le attribuissero, aveva previsto per creare e governare la società in un rapporto Uomo-Natura sacro e condiviso da tutti. Le guerre che sovente agitavano la società umana, risparmiavano solitamente i santuari naturali, i luoghi misteriosi e selvatici che nemmeno l’avanzare sanguinario dei barbari ebbe l’ardire di spazzare via.
Gli architetti, gli ingegneri, gli artigiani, gli agricoltori, i guaritori, gli educatori, sapevano che la saggezza delle leggi e del metodo della Natura, divina e potente, Madre senza cui non esisteremmo, non è da sfidare e combattere, bensí da rispettare e seguire.
Ciò che la moderna civiltà tecnologica ahrimanico-asurica ha prodotto è invece una bestemmia contro le leggi, il metodo, e la saggezza divina della Natura e della Divinità, che ne sono la fonte provvida e inesauribile.
La fertilità, la fecondità, la creatività e l’ingegno, hanno tutti la stessa origine: ogni bimbo che viene concepito porta il suo cestino, e ogni cestino oggi ha in sé un seme importantissimo e prezioso che serve a tutti noi per ricreare una Civiltà virtuosa, prospera e sana che purifichi e riporti allo splendore l’Italia, l’Europa e il Mediterraneo, culla delle genti che creano, e amano la vita in ogni sua forma. La civiltà del cuore.
Soltanto il cuore ci potrà salvare, e il cuore della nostra penisola e della nostra Nazione oggi è nel territorio amato da noi ereditato e che dobbiamo ritrovare.
Ecco quindi che la Transizione, ponte per realizzare la Tripartizione dell’organismo sociale di cui parla Rudolf Steiner, assume un ruolo chiave nel processo di rinnovamento e di riscatto della nostra Italia e di tutta la civiltà.
La vera Italia, la Terra dell’Umanesimo e della Vita come Arte, e dell’Arte come Vita, oggi rinasce. Rinasce nei territori in cui i santuari naturali sono sopravvissuti, in cui attendono nuova vita borghi antichi costruiti in armonia complementare con l’opera di Madre Natura, e non in competizione con essa; nelle zone dell’Appennino dove la povertà è la prima virtú, dove i saperi e i mestieri non sono del tutto scomparsi, dove la speculazione edilizia e quella finanziaria, ad essa correlata, non hanno fatto lo scempio dei luoghi e delle anime, come è avvenuto ahimè sulle nostre meravigliose coste, paradisi snaturati, avvelenati e stuprati dal “Progresso”; come avviene ancora e ancora nelle città, violate, svendute, possedute fin nel midollo dal Male che vuole governare le nostre anime e i nostri corpi. Noi salveremo le coste e le città d’arte, le purificheremo con l’acqua pura che sgorgherà dalle profondità della Terra.
Prima dobbiamo però ritrovare noi stessi, il nostro posto nel territorio, tra cielo e terra. E per farlo, dobbiamo spogliarci dei desideri fasulli e rimettere al centro i bisogni di tutti: amici, familiari, vicini, concittadini, fratelli animali, alberi e ogni essere vivente. La salute e la felicità di ciascuno vengono prima dei nostri desideri e delle nostre fantasie, che sostituiscono la vera bellezza e il vero valore delle cose con idoli menzogneri, con miti artificiosi, creati in noi dalla propaganda insidiosa del Sistema Globale, che avvinghia le nostre anime e rende inaccessibile al nostro vero Io lo Spirito di popolo che vuole guidarci verso la salvezza.
Il cuore dell’Italia, le zone apparentemente piú povere e meno popolate da diversi anni ad oggi, sono la vera speranza di recuperare i semi sani della nostra Civiltà, sempre piú simile ad una mela bacata.
Anime sensibili e poetiche come il “paesologo” Franco Arminio, da molti anni hanno intuito questa profonda verità: «Da qui [dall’Appennino] può partire un nuovo modo di vivere i luoghi, radicalmente ecologico, improntato a un’idea di comunità inclusiva del respiro degli uomini e dell’ambiente. L’Italia interna può diventare il laboratorio di un nuovo umanesimo, l’umanesimo delle montagne» (Geografia commossa dell’Italia interna, Mondadori, 2013). E ancora: «Abbiamo bisogno di politica e di economia, ma ci vuole una politica e un’economia del sacro. Sacro non inteso nel senso di qualcosa di separato, ma al contrario di qualcosa di cui compenetrarsi. …E se guardo un albero, non gli chiedo soltanto di farmi ombra, e se incontro una persona non mi accontento delle solite cerimonie, voglio l’infinito e non mi basta neanche quello, dell’infinito voglio la radice, il luogo in cui inizia, voglio sentire come è cominciata questa infiammazione, questo delirio della materia che chiamiamo vita».
Ecco come un laico, attraverso la poesia, arriva a intravedere la Riserva Aurea, la fonte della Vita, il Pensiero Divino Pensante che crea tutto ciò che esiste. È una intuizione potente, di stampo goethiano, che non potrebbe mai nascere se non in un luogo ben lontano animicamente e spiritualmente, piú che geograficamente, dalla Grande Babilonia, il sistema globale onnipervasivo che infetta con i suoi tentacoli molti angoli di Paradiso del nostro Paese. Purificheremo quei luoghi, in cui la natura e le magnifiche vestigia di nobili civiltà del passato sono stati offesi, contaminati e deturpati.
Prima dovremo essere noi, però, a purificarci, per essere in grado di scorgere il Sacro di cui compenetrarci.
Ricongiungersi con il centro del cuore, perché soltanto la purezza del cuore sarà in grado di farci guarire, solamente la sua forza riuscirà a liberarci, e solo la sua Luce ci potrà restituire la “virtú ignea vivificante”.
Shanti Di Lieto Uchiyama