Vai solitario lungo la battigia
sabbiosa, cuore, dove un vento freddo
si fa versoio acuminato, soffia
arando macchie di ginepro e acque
ferme, in cui stormi trovano riparo
dall’incalzare di fucili e cani,
in cielo sperde bioccoli di nuvole,
ne fa velieri torreggianti in rotta
verso tortughe in cui sbarcare ciurme
che hanno smarrito sogni e portolani.
E ora invita uccelli alla partenza,
cautelosi che un colpo ben centrato
dall’agguato tra i pruni spezzi il volo
in un cadere obliquo d’ali e piume,
nel giacere tra rovi acuti e il fango.
Ma tu prendi e componi sparse nubi:
sono leggere per la loro mole
di bastimenti e ripide montagne.
Accogli tra le mani l’ormai rigida
muta colomba, e al tatto dàlle voce,
col pulsare del sangue dàlle vita.
Fulvio Di Lieto