«La verità non ha nulla a che fare con le opinioni che si possono avere. Una verità la si conosce oppure non la si conosce. Come non vi può essere discussione sulla somma degli angoli di un triangolo, allo stesso modo non si può discutere a proposito delle verità superiori. Nelle questioni che riguardano la conoscenza è quindi impossibile seguire un principio democratico perché esso non ha fondamento alcuno».
Rudolf Steiner, Berlino 16 dicembre 1904 (O.O. N° 93)
In merito alla parabola terrena di Rudolf Steiner ai cui princípi dottrinari questa Rivista si ispira, è stato già detto e scritto moltissimo. Colui che per noi è “Il Maestro dei Nuovi Tempi”, fondatore della Società antroposofica universale e di quel vasto sistema da lui stesso definito con il termine di “Scienza dello Spirito orientata antroposoficamente”, nel corso della sua vita si occupò di quasi tutti i rami dello scibile: dalla scienza alla pedagogia, dall’arte alla filosofia, dall’agricoltura alla medicina (in collaborazione, in quest’ultimo caso con la dottoressa olandese Ita Wegman), dall’astronomia alla religione. Tutto dal Maestro fu rivisitato e ampliato, grazie alle vastissime conoscenze esoteriche da lui acquisite tramite una diretta sperimentazione nel campo del sovrasensibile e ad uno studio attento e ordinato dei principali sistemi sapienziali dell’Oriente e dell’Occidente.
Rudolf Steiner fu un occultista nel senso piú vero e ampio del termine, connettendosi con quella via esoterica rosicruciana il cui esponente visibile, nel primo Rinascimento, fu l’Entità conosciuta come Christian Rosenkreuz, anello centrale di una catena che inscrive i nomi di Elia, Giovanni, Paracelso, Basilio Valentino, Böhme, Joannes Valentin Andreae, Robert Fludd, il Conte di Saint di Germain e infine Maître Philippe de Lyon. Poco però si conosce, nonostante le numerose pubblicazioni sull’argomento – la maggior parte delle quali sono state anche tradotte in italiano dalla casa editrice antroposofica – sul cosiddetto “culto cognitivo” creato da Rudolf Steiner e denominato anche Misraim Dienst (Servizio a Misraim) o Mystica Aeterna.
Questa ristretta cerchia, comprendente un piccolissimo numero di persone, si sviluppò inizialmente all’interno della “Massoneria egizia degli alti gradi” in modo assolutamente indipendente dalla Società Antroposofica Universale (che Steiner fondò diversi anni dopo la creazione del culto cognitivo) e che sopravvive tuttora. Spesso negli ambienti antroposofici si commette il grave errore di ritenere che prima di Steiner ci fosse il nulla, non comprendendo che egli rappresentò uno degli anelli di quella lunga catena di Maestri che hanno il compito di guidare e illuminare l’umanità. È proprio a causa di questo grave errore di pensiero che alcuni antroposofi non sono riusciti a riconoscere colui che del Maestro dei Nuovi Tempi fu il prosecutore e l’estensore: Massimo Scaligero, che io definisco il Maestro della Via Solare.
Non fu un caso se Steiner venne al mondo nell’Europa centrale e non fu un caso che egli fosse di madrelingua tedesca: quella lingua che, secondo quanto lui ci dice, in futuro verrà utilizzata unicamente per comunicazioni di natura spirituale! Come già sanno i lettori dell’Archetipo, Rudolf Steiner giunse all’Osservazione Spirituale partendo dallo studio delle Opere Scientifiche di Goethe, quel grande genio tedesco che fu fervente Libero Muratore e al cui nome Steiner dedicò la sede, tuttora esistente, della Società Antroposofica Universale di Dornach, in Svizzera, chiamando “Goetheanum” l’imponente edificio, da lui stesso progettato e costruito, prima in legno poi in cemento armato.
Tra l’entità incarnatasi in Wolfang Johannes von Goethe e l’entità incarnatasi in Rudolf Steiner esisteva una particolare correlazione karmica, che se analizzassi in questa sede mi porterebbe troppo lontano dall’argomento che ora intendo trattare. Attraverso il successivo incontro personale con due grandi pensatori tedeschi, Haeckel e Nietzsche, Steiner arrivò alla conclusione che di là dal “limes” costituito dal pensiero materialistico-scientifico, esistesse un Mondo spirituale che doveva però essere investigato e approcciato con lo stesso metodo utilizzato dal pensiero filosofico-scientifico moderno, partendo cioè dall’unica facoltà certamente posseduta dall’uomo occidentale dei presenti tempi: il pensiero, che inverandosi e divenendo “pensiero libero dai sensi”, consente all’investigatore di entrare in contatto con i mondi superiori. Ciò non astrattamente, ma attraverso una serie di esercizi animico-spirituali che Steiner forní in modo dettagliato prima ai membri del culto cognitivo, poi a quelli della cosiddetta “Classe Esoterica”, che nelle intenzioni del Maestro doveva essere articolata in tre classi, ma che, per una serie di circostanze, rimase circoscritta unicamente alla prima.
Per il Maestro dei Nuovi Tempi, inoltre, fu anche molto importante (di là da alcuni limiti che tale personalità possedeva) l’incontro con Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica. Steiner entrò in grande familiarità con la veggente russa, fino a diventare il segretario generale della Società Teosofica tedesca. L’incontro con la Blavatsky gli permise di approfondire lo studio della spiritualità orientale, soprattutto il buddhismo e l’induismo, penetrando nella dottrina del karma e della reincarnazione, in quella dei “corpi sottili” e dei centri energetici, o “chakra”. Rudolf Steiner fu sempre grato a Madame Blavatsky, nonostante alcuni aspetti piuttosto “stravaganti” del metodo d’investigazione spirituale utilizzato dalla nobildonna russa, frutto probabilmente di una sua certa predisposizione medianico-lunare, peraltro frequente in alcune tipologie femminili. Egli le riconobbe sempre serietà e competenza in campo spirituale, anche se egli non poteva non essere consapevole di sovrastarla enormemente in grandezza. La fondatrice della società teosofica apparteneva anch’essa alla libera muratoria: venne iniziata al 66° grado del Rito Egizio di Memphis da Giuseppe Garibaldi alla vigilia della battaglia di Mentana, alla quale la coraggiosa nobildonna russa, che nutriva una enorme venerazione per il Generale, partecipò. È verosimile, se non assolutamente certo, che Steiner venne a conoscenza della Massoneria egizia grazie a lei.
Ma alla morte della Blavatsky, la direzione generale della Società Teosofica fu assunta da Annie Besant e dal Colonnello Olcott, i quali nel 1909 dichiararono di aver scoperto la reincarnazione di Gesú Cristo in un fanciullo indiano che assunse il nome di Alcione, e successivamente di Krisnhamurti. Da quel rigoroso e serio occultista che era, Steiner non digerí una simile assurdità, uscendo dopo qualche tempo dalla Società Teosofica e fondando successivamente la Società Antroposofica. Si noti, per inciso, che molti anni dopo Krisnhamurti smentí ufficialmente di essere la reincarnazione del Cristo, gettando nella costernazione piú totale gli sprovveduti teosofi di tutto il mondo, che avevano dato credito a tale follia.
Il Maestro dei Nuovi Tempi trascorse il resto della propria esistenza a divulgare, attraverso i propri scritti e una instancabile attività di conferenziere, i cardini essenziali del pensiero antroposofico, vera sintesi tra i sistemi spirituali di Oriente e di Occidente. Secondo quanto egli ci spiega, la decadenza spirituale dell’Occidente deve essere fatta risalire ai Concili cristiani di Nicea e di Costantinopoli, allorquando la Chiesa delle origini eliminò dalla propria dottrina l’esistenza dello Spirito, negando cosí i princípi della reincarnazione, contraddicendo in sostanza il principio dell’organismo umano tripartito in soma-psiche-nous e affermando, per contro, che l’uomo è costituito soltanto da corpo e anima, e che per Spirito debbano intendersi esclusivamente “alcune categorie dell’anima”. Tali conclusioni avrebbero irrimediabilmente allontanato la chiesa cristiana (e poi quella cattolica) dall’effettivo cristianesimo esoterico, che sarebbe però sopravvissuto nello gnosticismo e nel neoplatonismo rinascimentale di Pico della Mirandola, di Marsilio Ficino e dei loro epigoni: John Dee (protagonista del romanzo L’Angelo della Finestra d’Occidente di Gustav Meyrink),Tommaso Campanella e Giordano Bruno (quest’ultimo, non a caso, arso vivo come eretico in Campo dei fiori).
Come si può facilmente immaginare Steiner fu violentemente attaccato dalla Chiesa cattolica e da quelle protestanti, in particolar modo la potentissima compagnia di Gesú orchestrò una vera e propria campagna diffamatoria e violentemente aggressiva nei suoi confronti. Tutto ciò non scalfí minimamente la serena imperturbabilità dell’Iniziato, che continuò imperterrito (nonostante vere e proprie minacce di morte, culminate nell’incendio doloso del primo Goetheanum e purtroppo, secondo alcuni recenti studi, alla fine attuate) nella sua missione, conquistando consensi e proseliti in tutto il mondo. Tra i suoi discepoli italiani ricordiamo soprattutto Giovanni Colazza, e poi Arturo Onofri, il duca Colonna di Cesarò alias “Leo”, “Oso” e “Krur” del celebre gruppo di Ur, fondato e diretto dal massone e pitagorico Arturo Reghini, alias “Pietro Negri”, e che annoverò tra i suoi membri anche Julius Evola, alias “Ea” e “Iagla”.
Come abbiamo già scritto, sul percorso massonico di Rudolf Steiner pochissimo è stato reso noto: gli unici accenni presenti nella sua autobiografia (La mia vita Ediutrice antroposofica, Milano) li troviamo nel capitolo 36, ove il Maestro fornisce scarne spiegazioni in merito alla sua propria adesione «ad una società che apparteneva alla corrente rappresentata da Yarker, e che aveva le forme massoniche dei cosiddetti “gradi superiori”». Occorre dire subito che a tale società aderí anche la compagna di vita di Steiner, Marie von Sivers, e proprio grazie ai suoi quaderni di appunti è stata possibile la pubblicazione del testo Dai contenuti della Sezione Cultico-Conoscitiva della Scuola Esoterica dal 1904 al 1914 (Editrice antroposofica, Milano 2017) pubblicato in lingua tedesca esattamente trent’anni prima (1987) a cura di Hella Wiesberger, già responsabile del Lascito Rudolf Steiner ed esecutrice testamentaria di Marie Von Sivers Steiner.
Per amore di verità, devo anche dire che la decisione della Signora Wiesberger di rendere pubblici i rituali della Mystica Aeterna non mi trova assolutamente concorde (anche perché essi sono largamente incompleti, semplicemente perché la curatrice della predetta opera non li possedeva, in quanto non è sufficiente accudire devotamente un grande Iniziato per divenire lui stesso Iniziato) e credo anche di poter affermare con una certa sicurezza che Steiner non avrebbe gradito una cosa del genere. Ma è anche vero che viviamo in un’epoca in cui tutto deve essere svelato e messo a disposizione dei seri cercatori, per questo a mia volta metterò a disposizione dei lettori dell’Archetipo la mia esperienza ultratrentennale di studio su questo complesso argomento. Diciamo comunque che la signora Wiesberger (un’ottima persona che incontrai piú volte negli anni ’90 dello scorso secolo) non fece mai parte della Mystica Aeterna né di alcuna cerchia massonica, a differenza di alcuni importantissimi esponenti della Società Antroposofica Universale, che però non hanno voluto rivelare, fino a che erano in vita, la loro appartenenza a quella cerchia: rispetto la loro volontà e la comprendo, ben conoscendo attitudini e mentalità imperanti negli ambienti esoterici.
Entrando nel merito dell’argomento di questo articolo, come sanno gli storici della Massoneria, Giuseppe Garibaldi, a Napoli nel 1881, riuscí a unificare i due riti massonici di Memphis e Misraim in un unico Rito denominato appunto “Rito unito di Memphis e Misraim”. Non entrerò nel merito tecnico di questa “fusione” e del modo assai poco regolare con cui essa avvenne, rimandando eventualmente i lettori ai testi specialistici sull’argomento (Gastone Ventura, I Riti Massonici di Misraim e Memphis”, Editrice Atanor; Apis, I Riti Egizi, vol 2 La vera storia, Editrice Mimesis); sta di fatto che l’Eroe dei Due Mondi assunse la carica di Gran Jerofante Universale, alla cui proclamazione parteciparono i riti dell’Italia, degli Stati Uniti, dell’Egitto, dell’Argentina e della Gran Bretagna. Il Gran Maestro della Gran Bretagna era un amico personale di Rudolf Steiner, ovvero John Yarker, titolare di una patente di 95° grado del Memphis rilasciatagli nel 1872 da Seymur, sovrano Gran Maestro del Memphis degli Stati Uniti. Yarker era anche il segretario della Società Teosofica per l’Inghilterra. Nel 1902 lo stesso Yarker venne nominato Gran Jerofante Universale del Rito Unito, dopo la morte di Garibaldi, evento quest’ultimo occorso nel 1882 e seguito da un periodo piuttosto confuso, anche grazie alle vicende causate dalle mistificazioni anti massoniche operate da Leo Taxil. Yarker era in stretti rapporti con H.P. Blavatsky, la quale, come abbiamo visto, era a sua volta legatissima al Generale.
Tra queste due ultime personalità esisteva una profonda comunione spirituale, basata sull’assoluto rispetto reciproco e su di un vero e proprio amore fraterno. Rudolf Steiner, a differenza di Yarker, non poté mai conoscere Garibaldi di persona, ma fu animato nei suoi confronti da una grandissima ammirazione, arrivando ad affermare che «Egli (Garibaldi) rappresenta idealmente e spiritualmente per l’Italia ciò che il mitico Re Artú rappresenta per l’Inghilterra». Steiner, nelle conferenze raccolte poi nei sei volumi intitolati I nessi karmici (O.O. N° 238) arriva ad affermare che l’elevatissima personalità spirituale dell’eroico generale fu l’elemento fondamentale sul piano sottile perché potessero essere messe in movimento quelle forze occulte che permisero l’Unità d’Italia.
Si fa presente, per inciso, che coloro che nutrissero dubbi sulla grandezza spirituale di Garibaldi, dovrebbero leggere il suo testamento spirituale e riflettere attentamente sul significato esoterico del colore “rosso” (rubedo) che, come è universalmente noto, fu scelto dal Generale come colore delle famose camicie della sua milizia. Eppure Steiner era austriaco, cioè cittadino di quell’impero contro cui Garibaldi lottò strenuamente per tutta la vita, e fino a che il traballante Stato austro-ungarico restò in piedi, cioè fino al 1918, Egli si comportò sempre da cittadino leale e scrupoloso osservatore delle leggi di quello Stato! Questo è l’esempio di come i vincoli spirituali siano piú forti di tutti gli altri, si tratti pure di vincoli di patria, di razza, famiglia o religione. Rudolf Steiner ricevette dallo Yarker una patente di 96° grado del Rito Unito di Memphis e Misraim, insieme alla richiesta, da parte del nuovo Gran Jerofante, di svolgere un’azione di rettificazione spirituale all’interno di quella obbedienza massonica. Non era in definitiva Steiner ad avere bisogno della Massoneria, bensí la Massoneria ad avere bisogno di lui!
Il primo atto della collaborazione tra Yarker e Steiner furono alcune conferenze tenute dal Maestro a beneficio degli appartenenti al Rito egizio. Il Maestro dei nuovi tempi si mise al lavoro con l’abnegazione e l’entusiasmo che gli erano propri, e soprattutto tra il 1904 e il 1909, ma anche successivamente, Egli deliziò i massoni tedeschi con alcune bellissime conferenze che sono state poi raccolte nei due volumi tradotti in italiano con il titolo La leggenda del Tempio e Natura e scopo della Massoneria (Opera Omnia N° 93, Editrice Antroposofica), e nel volume tradotto in italiano con il titolo Elementi Fondamentali dell’Esoterismo (Opera Omnia N° 93a). In tali conferenze Steiner illustra i piú reconditi significati della Massoneria e della sua simbologia, spiegando inoltre in modo assai chiaro (conferenza tenuta a Berlino il 16 dicembre 1904) il reale significato e la reale origine dei riti massonici di Memphis e di Misraim, i rapporti tra questi e il gran cofto (il conte Cagliostro), i rapporti tra quest’ultimo personaggio e l’altrettanto celebre conte di Saint Germain, e l’autentica derivazione dei rituali dalla somma saggezza spirituale dell’antico Egitto.
In particolare egli spiegò che il Rito di Misraim è occultamente legato alla figura dell’apostolo Marco. Si noti, per inciso, che in molte sue opere Steiner ha insistito nell’evidenziare le occulte similitudini esistenti tra la presente epoca di civiltà e quella egizia, della quale l’attuale Quinto Periodo (o anglosassone) di civiltà post-atlantica sarebbe una sorta di ripetizione. In pratica, nei tempi moderni verrebbero ad inverarsi alcune esperienze spirituali i cui germi sono stati piantati durante l’antica civiltà egizia.
Ora, durante tali conferenze e nei lavori di alcune officine del Rito egizio, Steiner conobbe un giovane e brillante poeta, nonché precocissimo studioso dell’alchimia e della spagiria: il barone tedesco Alexander von Bernus. Nonostante la giovane età, von Bernus faceva già parte di diversi cenacoli occulti: oltre che della Massoneria egizia egli faceva anche parte del Rito scozzese antico ed accettato, nonché della Societas Rosicruciana in Anglia fondata da Robert Wentworth Little. Degli stessi contesti faceva parte il grande scrittore ed esoterista Gustav Meyrink.
Il giovane e brillante von Bernus si legò a Steiner in un indissolubile rapporto di amicizia e di discepolato iniziatico. Le visite del Maestro nel castello di Neuburg, tenuta avita dell’antichissima famiglia von Bernus (imparentata anche con i Goethe), divennero assai frequenti. Fu in tale tenuta che Rudolf Steiner ottenne il silenzio e la concentrazione necessarie per scrivere alcune delle sue opere, fra cui il Commento alle nozze chimiche di Christian Rosenkreuz del grande Valentin Andreae, fornendo al contempo a von Bernus quegli illuminati consigli che il Barone avrebbe messo in pratica nella costituzione della sua Casa Farmaceutica spagirica, alla quale diede nome “Solunat”, e che tuttora produce alcuni eccellenti farmaci attivi su numerose malattie.
Secondo quanto mi è stato personalmente riferito dalla vedova del barone von Bernus, la signora Isa Oberlander, da me incontrata nel 1990, un terzo personaggio era spesso presente agli incontri tra Steiner e von Bernus: si tratta del grande scrittore e occultista Gustav Meyrink (autore di alcune celebri opere quali Il Golem, La faccia Verde, L’angelo della finestra di occidente) e del quale L’Archetipo si è già occupato in passato.
Meyrink procurò al barone alcune rarissime opere di alchimia, scritte da Paracelso, Arnaldo da Villanova, Raimondo Lullo e Cornelio Agrippa. Tali opere ebbero certo i loro effetti nell’agile e profondo intelletto del von Bernus, come si può chiaramente intendere dalla lettura della sua Alchimia e Medicina (Edizioni Mediterranee, Roma), ove egli si mostra assai padrone della reale conoscenza alchemico-spagirica.
Il generoso Barone volle mettere al servizio della sofferenza altrui tali conoscenze attraverso l’elaborazione di una spagiria curativa. In realtà, secondo quanto ho avuto modo di ricostruire grazie alla vedova di von Bernus, l’avvicinamento tra Steiner e Meyrink poté essere realizzato proprio grazie alla mediazione del giovane barone tedesco. Infatti Meyrink, che era uno spirito libero e anche piuttosto irrequieto, inizialmente non nutriva molta simpatia per Steiner e per la sua dottrina, come dimostra la sua commedia satirica tradotta in italiano con il titolo I miei tormenti e le mie gioie nell’Aldilà, nella quale egli espone a una impietosa e caricaturale critica il Maestro austriaco.
Le visite di Meyrink nella tenuta di von Bernus erano piuttosto frequenti, dal momento che egli abitava nella vicina Starnberg. Gustav Meyrink era una personalità molto particolare, dotata di quelli che potremmo definire “poteri magici naturali” che nel suo caso erano stati affinati da molti anni di pratica operativa utilizzando tecniche di derivazione sia orientale che occidentale. L’avvicinamento tra Meyrink e il Dottor Steiner avvenne quando una sera a casa di Von Bernus, in cui erano presenti entrambi gli illustri ospiti, il giovane Alexander chiese a Meyrink di raccontare un episodio che il barone aveva appreso dal segretario del grande scrittore. Meyrink si schermí, ma alla fine cedette all’insistenza del padrone di casa e raccontò i fatti. Esisteva, all’epoca, in Baviera uno squilibrato non privo di una certa sagacia, del quale tutti ignoravano il nome, che si spacciava per Gesú Cristo redivivo. Un giorno costui si presentò a casa di Meyrink, chiedendo al segretario di questi di poter avere un colloquio con il già celebre scrittore.
Il segretario, che ben conosceva il carattere sulfureo del suo datore di lavoro, cercò di dissuaderlo, ma a causa delle notevoli insistenze del sedicente Gesú dovette, non senza riluttanza, annunciare al padrone di casa l’inaspettata visita. Con sua somma sorpresa Meyrink gli chiese di far accomodare l’ospite nello studio. I due si chiusero dentro e rimasero a parlare per un bel po’, quindi uscirono e Meyrink annunciò al segretario che si sarebbe recato con il suo nuovo amico a fare una passeggiata verso il lago di Starnberg. Il brav’uomo rimase perplesso e decise di seguirli. Cosí il segretario poteva ascoltare il folle mentre descriveva a Meyrink i suoi miracoli, la trasformazione dell’acqua in vino, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, la resurrezione di Lazzaro ecc. Meyrink annuiva senza interrompere o contraddire il presunto Gesú Cristo fino a che giunsero alla riva del lago. Meyrink contemplava la superficie calma delle acque mentre il folle continuava a vaneggiare: «…e quindi il giorno del Giudizio siederò alla destra del Padre, giudicherò i vivi ed i morti, tutti potranno contemplarmi nella mia gloria e…». Improvvisamente Gustav Meyrink si voltò, trapassandolo con uno sguardo terribile e indicando la superficie delle acque esclamò imperiosamente e con tono secco: «Cammina!». Il sedicente Cristo fuggí a gambe levate e da quel momento sparí dalla circolazione. Von Bernus chiese a Meyrink che cosa avesse fatto per spaventarlo tanto; lo scrittore sorrise e si rivolse a Steiner: «Secondo lei, dottor Steiner, cosa ho fatto?». «Semplice – rispose lui senza scomporsi – lei non ha fatto altro che svuotarsi interiormente, mostrando a quel folle qual è la sua vera immagine, come se questa fosse riflessa in uno specchio». Meyrink sorrise e non commentò, ma dopo un paio d’ore, accomiatandosi da von Bernus che lo aveva accompagnato alla porta, gli disse: «Alexander, quell’uomo è veramente un Maestro. Fai bene a seguirlo».
Dopo qualche tempo Meyrink venne ammesso al culto cognitivo, continuando a rimanere in grande familiarità con Steiner che egli, come tutti, chiamava semplicemente “Herr Doktor”, fino al 1925, anno della scomparsa terrena del grande Iniziato austriaco, lavorando assieme a lui all’interno della Mystica Aeterna. La stima di Steiner nei confronti di Meyrink è anche testimoniata dalle affermazioni fatte dal Dottore nella conferenza di Berlino del 13 aprile 1916, nella quale egli afferma che le tematiche grottesche utilizzate da Meyrink nei suoi romanzi hanno lo scopo di trasmettere dei contenuti spirituali al lettore e sono il frutto della diretta visione dell’Akasha posseduta dello scrittore praghese.
È da sottolineare come, nel momento in cui Steiner decise di fondare la società antroposofica, Egli abbia scoraggiato sia von Bernus che Meyrink dall’entrarne a far parte. «Voi mi servite fuori», disse loro. Su tale argomento Isa von Bernus mi forní la seguente spiegazione: «Nella Sua veggenza, il Dottor Steiner sapeva già che l’esperimento della Società Antroposofica sarebbe fallito a causa dell’incomprensione del senso profondo della sua dottrina e dell’ignavia della maggior parte dei suoi collaboratori. A parte Christian Morgenstern, Elisabeth Vreede, Walter Johannes Stein, Marie Steiner, Ita Wegman e ovviamente il dottor Giovanni Colazza, che però risiedeva in Italia e con il quale mio marito continuò ad essere in contatto fino alla sua morte, gli altri seguaci di Steiner erano delle brave persone ma niente di piú. Nessuno di loro era veramente un occultista, e questo il Dottore lo sapeva bene. Per questo egli volle che mio marito e Gustav Meyrink rimanessero ad occuparsi unicamente della Mystica Aeterna, affinché l’insegnamento esoterico e rituale di Steiner, l’autentico insegnamento proveniente dalla Fama Fraternitatis Rosae+Crucis, non si estinguesse».
Va anche ricordato che al tempo dell’ingresso di Meyrink nel culto cognitivo, Steiner e von Bernus avevano già abbandonato il Rito di Memphis e Misraim. Infatti alla morte dello Yarker, avvenuta nel 1913, Steiner e il fido von Bernus non accettarono alcuna collaborazione con il suo successore Theodor Reuss, personaggio estremamente equivoco, capo del cosiddetto Ordo Templi Orientis (O.T.O.), nonché mentore e protettore del famigerato mago nero inglese Aleister Crowley, e perciò si ritirarono dal Rito mantenendo indipendente il circolo interno della Mystica Aeterna. E dunque, la storia di una presunta collaborazione tra Steiner e Crowley che alcuni ambienti pseudo-occultistici ogni tanto tirano fuori, per un motivo o per un altro, è assolutamente destituita di ogni fondamento. La firma di Reuss sulla Patente di 96° grado concessa da Yarker al Maestro austriaco e riprodotta in alcune pubblicazioni si deve al fatto che “Frater Peregrinus” (nome iniziatico del Reuss) era il Gran Maestro per la Germania al tempo della Gran Jerofania di Yarker, ma l’attività di Steiner fu completamente indipendente, come attestano i documenti in mio possesso e come sostiene la Wiesberger nella già citata opera Dai Contenuti della Sezione Cultico-Conoscitiva della Scuola Esoterica dal 1904 al 1914, e come anche la baronessa Isa von Bernus mi confermò.
Peraltro Steiner fu collaboratore fisso della prestigiosa rivista «Reich» diretta da von Bernus, alla quale contribuirono, con diversi articoli, altri prestigiosissimi personaggi come Rainer Maria Rilke ed Emil Bock. Ad un certo punto von Bernus chiese al Maestro di edificare il Goetheanum presso una sua proprietà sita a Donaumünster, ai confini tra Baviera e Svevia, ma questi declinò l’invito presagendo evidentemente ciò che di lí a poco sarebbe accaduto in Germania. Fu cosí che il Goetheanum sorse in Svizzera. Tuttavia la bufera nazista avrebbe risparmiato sia il barone von Bernus, sia la casa spagirica “Solunat”, nonostante le dichiarate idee liberali ed antitotalitarie dell’alchimista tedesco e la sua nota appartenenza alla Massoneria, nonché la sua adesione ai princípi spirituali dell’Antroposofia invisi al regime. Accadde infatti che il gerarca nazista Herman Goering avesse sperimentato con grande beneficio i prodotti “Solunat” per alcuni suoi malanni fisici: tanto bastò perché l’influente personaggio impedisse che il von Bernus venisse molestato o distolto dai suoi studi alchemici, che continuarono tranquillamente nella proprietà di Donaumünster ove il Barone visse fino al 1965 e ove tuttora esiste la sede della “Solunat”.
La sua arte fu condensata ed espressa, oltre che nel già citato Alchimia e Medicina, anche in altre significative opere, tra cui la raccolta di poesie Gold um Mitternacht e la commedia esoterica Spiel um Eulenspiegel purtroppo mai tradotte in italiano. L’Arte di von Bernus discendeva direttamente da quelle idee cosmosofiche presenti nel pensiero di Ildegarda von Bingen, Paracelso e Jacob Bhöeme. Attraverso una concezione gnostico-esoterica del mondo si giunge cosí alla comprensione sottile delle Forze che agiscono nella Natura: forze positive che si manifestano in determinate piante e metalli, contrapposte a forze distruttive che si manifestano in altre. Quindi, dietro le quinte del mondo visibile ve n’è un altro invisibile intessuto di energie sottili e viventi, cosí come nell’uomo oltre il suo corpo fisico, carnale, sussistono altre entità di natura sottile in conformità al noto insegnamento ermetico della “Tavola smeraldina” (come in alto, cosí in basso). Lo studio di tali forze consente la preparazione di prodotti in grado di risvegliare i poteri curativi interni all’organismo senza aggravare le condizioni e facendo in modo che l’organismo medesimo, per cosí dire, “si riorganizzi”. Il risveglio dei poteri curativi che porta alla risoluzione delle disfunzioni dell’organismo può essere definito, nel linguaggio scientifico moderno, come un rafforzamento delle difese immunitarie proprie del corpo. Di contro si può affermare che in realtà i prodotti spagirici non agiscono direttamente sull’organismo in disordine, ma sono fatti in modo tale da portare (o riportare) i poteri autocurativi nelle condizioni di svolgere il loro specifico compito, ovvero il ristabilimento e il mantenimento della salute. La lavorazione spagirica dei metalli e delle piante utilizzate per la preparazione dei medicinali rende possibile la piú completa “apertura” delle materie prime, onde queste possono essere assorbite e assimilate dall’organismo senza quegli effetti collaterali altrimenti inevitabili.
Tali insegnamenti venivano già impartiti negli antichi santuari egizi, quando il medico era al contempo terapeuta e sacerdote, e sono alla base dello stesso insegnamento esoterico di Cagliostro, che spesso si dedicava alla cura gratuita degli ammalati distribuendo prodotti spagirici da lui stesso preparati, come del resto faceva Maître Philippe, del quale l’Archetipo si è spesso occupato in passato. D’altronde, nella storia dei Rosacroce non compare forse frequentemente l’esercizio gratuito della medicina? E non erano forse medici Paracelso, Nostradamus, Van Helmot e Robert Fludd? E infine, non erano forse medici anche i due discepoli prediletti di Maître Philippe, Gérard Encausse (Papus) ed Emmanuel Lalande (Marc Haven), peraltro appartenenti entrambi alla Massoneria egizia?
Ben comprendo che coloro che si occupano di Antroposofia potrebbero manifestare delle comprensibili perplessità nei confronti di un sistema ritualistico-simbolico quale quello cui Steiner diede vita nell’ambito della Mystica Aeterna, sia perché esso potrebbe essere visto come un qualcosa di antico, e perciò superato dalla Via dei Nuovi Tempi, sia perché, a causa della sua degenerazione recente (e dell’azione diffamatoria operata dalla Chiesa di Roma e dalla famigerata Compagnia di Gesú in particolare) la parola “Massoneria” evoca nell’immaginario collettivo qualcosa di oscuro, di losco, di negativo. A tali eventuali perplessità risponde però lo stesso Steiner con le seguenti affermazioni pronunciate durante una conferenza a Colonia il 29 dicembre 1907 (O.O. N° 265): «Nelle svariate correnti occulte d’oggigiorno vige diffusa l’opinione che ai nostri tempi si possa salire verso i mondi superiori anche per un’altra via oltre a quella di rappresentazioni immaginative e simboliche. L’ascesa nel mondo astrale tramite l’aiuto di segni simbolici o di altri mezzi pedagogici occulti è congiunta per l’uomo d’oggi con una certa paura, anzi avversione. Se ci si chiede: sono giustificati questi stati d’animo di paura? Si può rispondere: sí e no. In un certo senso sono giustificati; sotto un altro aspetto sono del tutto fuori posto, perché nessuno può salire veramente nei mondi superiori senza passare attraverso il mondo astrale. Ecco perciò che il simbolo e il rituale ci sono di grande aiuto per penetrare nei mondi superiori».
È inoltre il caso di ripetere che il Servizio a Misraim è qualcosa di totalmente differente rispetto a ciò che viene definito con il termine assai generico di “Massoneria”. Cosa era dunque il Misraim Dienst o Mystica Aeterna? E come era articolato? Cercherò di rispondere a queste domande tenendo anche presente che nella traduzione italiana del summenzionato testo curato dalla Wiesberger sono stati pubblicati, sia pure in forma largamente incompleta, come sopra accennato, i rituali ma, come ha spiegato in diverse circostanze lo stesso Steiner, la trasmissione rituale di un contenuto iniziatico (avvenente nel caso di specie attraverso un vero e proprio rito di Iniziazione) non può che avvenire “ad personam”, rispettando le forme previste da quella Scuola esoterica anche perché, come amava ripetere Massimo Scaligero «il segreto iniziatico si difende da solo». La Mystica Aeterna possedeva (e possiede tuttora) una forma rituale di tipo massonico anche se, mi si consenta il termine, estremamente “antroposofizzata”. La Mystica Aeterna era (ed è) articolata in nove gradi consecutivi, dove la conoscenza superiore viene progressivamente trasmessa. I primi tre gradi possiedono la medesima denominazione dei c.d. “gradi azzurri” del Rito scozzese e della c.d. “zona di primo lavoro” della Massoneria egizia, ovvero Apprendista, Compagno d’Arte e Maestro. Il quarto grado corrispondeva al grado scozzese di Maestro segreto ed al quarto grado della Massoneria egizia ovvero Maestro discreto. Il quinto grado era denominato “Maestro del marchio” e il sesto “Arco Reale” in analogia al Rito massonico di origine inglese denominato appunto “Royal Arch”. Si badi bene che, se i nomi utilizzati da Steiner coincidono con quelli utilizzati dalle massonerie convenzionali, all’opposto i contenuti rituali di tali gradi relativamente alla ricezione dei candidati ed al c.d. “Catechismo del Grado” differiscono totalmente da quelli massonici. Infine gli ultimi tre gradi sono i gradi autenticamente rosicruciani, ma senza alcuna analogia con il classico 18° grado del Rito scozzese antico ed accettato (Principe Rosa+Croce o Cavaliere dell’Aquila e del Pellicano), che peraltro è presente anche nel complesso sistema dei gradi (ben 96) della Massoneria egizia. Possiamo a ragione sostenere che i primi tre gradi o prima sezione della Mystica Aeterna avevano lo scopo di far realizzare ai propri adepti la coscienza immaginativa, la seconda sezione (gradi 4,5,6) doveva far realizzare pienamente la conoscenza ispirativa e gli ultimi tre gradi (terza sezione) dovevano consentire il pieno sviluppo della coscienza intuitiva. Tutto ciò, si badi, avveniva (e avviene) non tramite un astratto sistema speculativo, morale e filosofico, come avviene di norma nell’attuale Massoneria, bensí attraverso un’autentica operatività interiore codificata dallo stesso Steiner. Nei primi tre gradi veniva inoltre dato maggior peso alle azioni culturali, e perciò veniva accettato un maggior numero di membri, mentre i sei gradi successivi erano costituiti unicamente da pochissimi membri. Tale modo di procedere ricorda quello attuato nel 1700 da Martinez de Pasqually relativamente all’Ordine dei Cavalieri Eletti Cohen dell’Universo, una sorta di “super-Massoneria” basata essenzialmente su pratiche teurgiche e riservata soltanto a pochissime persone.
La ragione della suddivisione della Mystica Aeterna in nove gradi viene del resto spiegata da Steiner in una conferenza tenuta a Berlino il 4 aprile del 1916: «Perché nelle scienze occulte si legge in modo diverso che nel sistema decimale: si legge in un modo per cui non si conta in modo decimale ma secondo il relativo sistema dei numeri appunto in questione. Quindi, se si scrive 33° grado, ciò in realtà, secondo il sistema dei numeri che vengono presi in considerazione, significa: 3 x 3 = 9; è solo perché le persone non sanno leggere, che leggono 33 invece di 9». Steiner allude al fatto che il Rito scozzese è appunto articolato in 33 gradi, e lo stesso Rito egizio, articolato come abbiamo visto in 96 gradi, venne “ridotto”da John Yarker in 33 gradi in analogia a quanto prevede la Massoneria scozzese. Ma tale impianto di gradi è, secondo Steiner, inutile e superato, poiché in realtà, per le ragioni che egli ha esposto nella conferenza summenzionata, dal punto di vista occulto, i gradi da praticare nella Mystica Aeterna devono essere soltanto nove.
In analogia a ciò, come ben sanno gli studiosi di Antroposofia, Steiner, nell’ambito della rifondazione della Società antroposofica avvenuta dopo l’incendio del Goetheanum, aveva progettato che la Scuola esoterica (oggi denominata “Classe esoterica”) venisse appunto articolata in tre classi, ciascuna delle quali, in linea generale, corrispondeva alla rispettiva sezione della Mystica Aeterna, ma come abbiamo già detto l’articolazione della scuola esoterica, in seno alla Società Antroposofica Universale, si arrestò soltanto alla prima classe, anche a causa della prematura morte del Dottore avvenuta nel 1925. Inoltre diversi contenuti della Mystica Aeterna furono introdotti da Steiner nella Christengemeischaft (Comunità dei cristiani), fondata dal Dottore nel 1920. Nel culto conoscitivo della Mystica Aeterna il Dottore cooptò, oltre Marie Steiner e Alexander von Bernus, anche altri brillanti suoi discepoli: Christian Morgestern, Elisabeth Vreede, Gunter Schubert, Walter Johannes Stein, Sophie Stinde, Karl Stockmeyer, Michael Peets, Wolfgang Müller, Gottfried Heber. A questo primo gruppo si aggiunsero successivamente altri fratelli, tra cui, come abbiamo detto in precedenza, Gustav Meyrink. Diversi massoni del Memphis e Misraim, tra cui John Yarker, venivano ammessi ai lavori dei primi tre gradi come auditori.
Quanto spiegato nel presente articolo potrà chiarire agli studiosi di Antroposofia i punti essenziali del lavoro di Rudolf Steiner nel culto conoscitivo. Ulteriori spiegazioni potranno essere fornite ai lettori dell’Archetipo in eventuali successivi articoli laddove essi e la redazione mostrassero interesse ad approfondire tale argomento.
Efesto