Psicologia teosofica IV
Cosa trova l’uomo oggi nella Teosofia?
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Quello in cui l’attività s’intensifica di piú è il terzo grado dell’esistenza, e questo grado dell’esistenza e la caratteristica dello Spirito si distinguono allo stesso tempo per il fatto che non sono collegati loro né l’effimero né quello che continua a creare. Al primo grado, la nostra forma è un essere sensibile, è un essere che continua a nascere di nuovo in quanto anima, ed è un essere imperituro, un essere superiore in quanto è Spirito. Che la simpatia e l’antipatia debbano ugualmente nascere ed estinguersi, anche se la durata della loro esistenza è molto piú lunga di quella della forma esteriore, è qualcosa che risulta dall’osservazione dello stesso Spirito e dalle sue esigenze.
Cosa esige lo Spirito dall’uomo quando esso vi si immerge? Lo Spirito ha in sé qualcosa che continua a presentarsi, che si propone con energia e forza: esso non può mai dichiararsi soddisfatto della sola anima, della simpatia e dell’antipatia. Lo Spirito ci dice che tale simpatia è giustificata, quell’altra è ingiustificata. Lo Spirito è la nostra guida nel regno della simpatia e dell’antipatia, la nostra guida in quello che realizziamo nel dominio dell’anima. E se, in quanto uomini, vogliamo evolvere, siamo chiamati ad orientare la nostra simpatia e la nostra antipatia secondo le esigenze della vita dello Spirito, che deve condurci fino alla vetta dell’evoluzione.
Per questo allo Spirito è riconosciuta a priori la preminenza sul mondo semplice delle simpatie e antipatie, sul semplice psichismo, e quando lo Spirito supera costantemente il mondo delle simpatie e antipatie questo costituisce un’ascensione dell’anima allo Spirito. Esistono degli stadi di debutto dell’anima: in uno essa è impantanata nelle forme della realtà esteriore, in un altro la sua simpatia va verso delle forme esteriori. Ma l’anima che si è elevata nel suo sviluppo, è quella che ascolta le esigenze dello Spirito, e l’anima evolve cosí, partendo dalla propensione al sensibile, elevandosi alla sua inclinazione alla simpatia per lo Spirito stesso.
Potete studiare questo in un’altra maniera ancora. L’anima è prima di tutto un essere di desiderio. L’anima è riempita di simpatia e di antipatia, del mondo degli appetiti, del mondo del desiderio. Ma dopo un po’ di tempo lo Spirito mostra all’anima che essa non deve soltanto desiderare. Quando l’anima ha superato il desiderio per decisione dello Spirito, allora non è inattiva, e come dall’anima non evoluta il desiderio si diffonde a fiotti, da quella evoluta si espande l’amore. Il desiderio e l’amore sono le due forze opposte fra le quali l’anima si evolve. L’anima ancora invischiata nel sensibile, nella forma esteriore, è l’anima del desiderio; l’anima che sviluppa il suo legame, la sua armonia con lo Spirito, è quella che ama. Questo conduce l’anima nel suo cammino di rinascita in rinascita, il che, da anima di appetito, di desiderio, la fa diventare un’anima amante, e le sue opere diventano opere d’amore.
Abbiamo caratterizzato con questo la terza forma dei sentimenti e allo stesso tempo abbiamo sviluppato le qualità fondamentali dello Spirito, esposto il suo modo d’azione nell’uomo e mostrato che esso è il grande educatore dell’anima, dell’impulso all’amore, ed attira l’anima verso l’alto come una forza magnetica. Da una parte vediamo dunque il mondo delle forme, dall’altro il mondo dello Spirito imperituro e i due legati insieme dal mondo animico. In questa esposizione ho preso in considerazione soltanto un’osservazione di sé meditativa che ogni uomo è in grado di vedere con l’occhio dello Spirito, se trova in sé la calma necessaria e non si arena in una visione esteriore.
Ma colui che ha sviluppato in sé le piú elevate facoltà spirituali, un occultista, impara anche tutt’altra cosa. Egli non solo sa raggiungere questi tre mondi con l’osservazione meditativa, ma ha una visione della vita e dello Spirito esattamente come l’occhio fisico ha una visione della realtà esteriore sensibile. Come l’occhio distingue la luce e le tenebre, come distingue differenti colori, nello stesso modo l’occhio spirituale dell’occultista, evoluto, aperto, distingue la brillante luce superiore dello Spirito: non è una luce sensibile, è una luce che splende piú chiara nei mondi superiori, in sfere superiori, e questa luce raggiante dello Spirito è per l’occultista una realtà come la luce del sole è una realtà per la nostra osservazione.
Vediamo che su certe cose la luce del sole è rinviata, riflessa. Nello stesso modo l’occultista distingue la vera e propria radiosa luce dello Spirito dal singolare scintillio della luce riflessa dal mondo delle forme, in quanto fiamma animica. L’anima è la luce riflessa dello Spirito; lo Spirito è la luce creatrice, irradiante.
Tre sono le sfere: il mondo dello Spirito, il mondo dell’anima e il mondo delle forme, perché è cosí che appaiono all’occultista. Non soltanto i campi dell’esistenza sono differenti. La forma esteriore è per l’occultista il vuoto, le tenebre, quello che non è, in fondo il nulla, e la grande, la sola realtà, è la sublime, raggiante luce dello Spirito. E quello che risentiamo come una luce brillante, ciò che circonda le forme, cui aspiriamo, è il mondo della psiche, che di continuo torna ad essere generato, finché non viene raggiunto dallo Spirito, finché quest’ultimo non l’abbia del tutto elevato fino alla propria altezza e si unisca a lui.
Lo Spirito appare nel mondo sotto svariate forme, ma queste sono solo la sua espressione esteriore. Possiamo riconoscere lo Spirito nella sua attività, che s’intensifica sempre di piú, e possiamo chiamare karma tale attività.
Orbene, qual è dunque l’elemento veramente importante e caratteristico di quest’attività dello Spirito? Lo Spirito non può restare nella sua attività senza essere influenzato dall’atto che aveva compiuto nel tempo antecedente, al livello in cui si trovava. Vorrei mostrarvi chiaramente come quest’attività dello Spirito viene ad avere il suo effetto. Immaginate la cosa seguente: immaginate di avere davanti a voi un recipiente con dell’acqua e che vi gettiate dentro una palla di metallo caldo. La palla scalda l’acqua, e la conseguenza è dunque opera della palla. Ma per quanto essa sia la causa, ha subíto essa stessa un cambiamento. Il cambiamento sussiste finché non ne intervenga un altro. Quando la palla ha compiuto la prima azione, essa ne porta l’impronta, la porta su di sé.
Se immergete la palla in un secondo recipiente, come conseguenza della prima azione, essa non potrà di nuovo scaldare questa seconda acqua. In breve, il modo con cui essa agisce la seconda volta è una conseguenza del modo con cui ha agito la prima volta. Si può spiegare con questo semplice esempio qual è il modo d’agire dello Spirito. Quando lo Spirito compie una certa opera nella sua attività, non soltanto su quest’ultima ne è stampata l’impronta, ma anche il sigillo è impresso sull’attività dello Spirito stesso. Come la palla si è raffreddata e ha ricevuto per questo qualcosa di durevole, cosí, dal suo atto, lo Spirito ha ricevuto la propria firma, la sua impronta, in modo duraturo. Che l’atto sia buono o cattivo, esso non passa mai senza lasciare tracce su quanto è duraturo nell’anima. Come è stato l’atto, tale è anche l’impronta che ne ha ricevuto e che ormai reca su di sé.
Il che ci porta a riconoscere che ad ogni atto, come dice il grande mistico Jakob Böhme: «viene apposto un segno distintivo che non può ormai essergli tolto, salvo che con un nuovo atto». Ciò di cui l’individuo vive un’esperienza, quello è il karma. Durante il tempo in cui l’anima va di rinascita in rinascita, gli atti le restano incollati come una firma, l’impronta che essa ha acquistato compiendoli, e in una nuova esperienza si può soltanto dar seguito alle vecchie esperienze. È il severo insegnamento del karma, che sviluppa i concetti di causa ed effetto, che ci è offerto nella visione teosofica del mondo: io sono il risultato delle mie azioni anteriori e quelle presenti avranno i loro effetti nel loro prolungamento in esperienze future. Con questo è spiegata all’uomo la legge del karma, e colui che nelle sue azioni vuole considerarsi interamente in quanto Spirito, deve prendere in considerazione un tale senso, deve aver chiaro il fatto che ogni atto ha un effetto, che nel mondo morale esiste la legge di causa ed effetto come accade anche nel mondo sensibile esteriore delle forme.
Le tre leggi fondamentali della visione teosofica del mondo sono:
- La nascita e la morte regnano solo nel mondo delle forme.
- La reincarnazione regna nel mondo della vita.
- Il karma, o l’attività che si prefigge eternamente nuove forme che man mano si intensificano, domina nel regno dello Spirito
La forma è deperibile, la vita si genera ripetutamente a nuovo, ma lo Spirito è eterno.
Queste sono le tre leggi fondamentali della visione teosofica del mondo, e con esse avete anche ricevuto tutto quello che essa può introdurre nella vita umana. Lo Spirito educa all’amore, l’anima al desiderio. Lo Spirito è ciò che è sentito da tutti in seno alla natura umana quando quest’ultima s’immerge nella propria interiorità. La forma individuale ha interesse solo a quanto le appartiene in quanto tale. Per questa ragione, la forma individuale agisce solo per sé, e questo agire per sé è nel suo interesse personale, è agire nell’egoismo. Tale egoismo è la legge dominante in tutto il mondo delle forme, delle forme esteriori. Ma l’anima non si riduce alla forma isolata, essa va di forma in forma. Ha il desiderio di una nuova nascita sempre reiterata. Lo Spirito aspira però a sviluppare sempre piú verso l’alto ciò che prende costantemente una nuova forma, a partire dalla forma imperfetta fino a modellare quella perfetta. Cosí, appagando il suo desiderio, l’anima ci conduce di nascita in nascita, e ugualmente lo Spirito, con la sua educazione dell’anima, ci conduce dal non Divino al Divino; perché il Divino non è altro che la perfezione alla quale lo Spirito educa l’anima.
La visione teosofica del mondo è l’educazione dell’anima da parte dello Spirito, che va dal non Divino al Divino. Con questo vi è data anche l’etica della visione teosofica del mondo. Come lo Spirito non può far a meno di educare l’anima all’amore, e trasformare il desiderio in amore, nello stesso modo la visione teosofica del mondo ha come principio basilare di fondare una società umana che sia costruita sull’amore. Per questo fatto, la morale della visione teosofica del mondo viene ad accordarsi con le eterne leggi dello Spirito.
Quello che ha condotto alla fondazione di una Società Teosofica che includa l’intera umanità e l’infiammi del fuoco spirituale dell’amore, è solo che lo Spirito deve riconoscere come la propria piú profonda essenza la trasformazione del desiderio in amore. È questa luce, questa visione etica del mondo che brilla sul movimento teosofico. Facciamoci questa domanda: l’uomo che attualmente riflette, trova un appagamento in questa visione del mondo? L’uomo attuale è abituato a credere non piú soltanto secondo le tradizioni esteriori, non piú soltanto secondo una visione esteriore e ad una autorità; al contrario, la sua evoluzione porta l’uomo a cercare sempre piú una visione del mondo che soddisfi i propri pensieri, che soddisfi quello che si chiama la conoscenza di sé, del proprio Spirito. Quando l’uomo moderno si sforza di arrivare a questa conoscenza di sé, per lui non esiste nient’altro che questa visione teosofica che, in fondo, non esclude alcuna fede, ma le include tutte. Perché questa visione teosofica offre veramente all’anima quello che cerca. L’anima deve continuamente porsi delle domande sul destino umano e la sua ineguaglianza. L’anima che riflette, può sopportare che degli uomini innocenti vivano nell’amarezza e nella miseria da una parte e dall’altra degli uomini, che in apparenza non lo meritano, vivano felicemente? È la grande domanda che l’anima umana deve porre al destino. Finché consideriamo la vita solo fra nascita e morte, non troveremo mai la risposta a questo enigma. Non troveremo mai una consolazione per l’anima. Ma se consideriamo la legge del karma, allora sappiamo che tutte le situazioni che sono per noi penose, ogni miseria, sono il risultato di cause esistenti in vite anteriori. Allora diremo: quello di cui l’anima fa oggi l’esperienza, il suo destino, è l’effetto di esperienze passate. Non può essere altrimenti. Questa spiegazione diventa subito una consolazione quando guardiamo verso l’avvenire perché diciamo: colui che oggi vive delle esperienze dolorose o che vive l’esperienza dell’amarezza e della pena non deve soltanto lagnarsi del suo destino, ma deve dirsi: l’amarezza, la sofferenza del cuore hanno un effetto sull’avvenire. Quello che è oggi il tuo dolore, ha un effetto sull’avvenire. Quello che oggi è il tuo dolore ha lo stesso rapporto con la tua vita a venire, che il dolore del bambino che cade e che in tal modo impara a camminare. Cosí, ogni pena è la causa di un’elevazione della vita dell’anima che trova la consolazione appena dice a se stessa: niente è senza effetto. La vita di cui faccio oggi l’esperienza deve portare i suoi frutti nell’avvenire.
Adesso voglio ancora menzionare un altro fenomeno, quello della coscienza morale. Questo fenomeno è inizialmente inesplicabile. Diventa comprensibile appena lo consideriamo nel suo divenire. Se sappiamo che ogni anima rappresenta un grado particolare d’evoluzione, ammetteremo che nell’anima non evoluta vive la pulsione verso la forma. Ma quando lo Spirito l’attira a sé, quando lo Spirito si è sempre di piú unito ad essa, allora, ad ogni manifestazione di simpatia e antipatia lo Spirito parla e questa espressione dello Spirito, a partire dall’anima, l’uomo la percepisce come voce della coscienza morale. Questa coscienza può solo apparire ad un certo grado dell’evoluzione umana. Nei popoli primitivi non vediamo mai la voce della coscienza. Soltanto piú tardi, quando l’anima è passata attraverso differenti personalità, allora lo Spirito parla all’anima.
Abbiamo qui i principali concetti della visione teosofica del mondo, e avete visto come questa visione è illuminante per il mondo che ci appare come mondo delle forme esteriori. Sí, questo mondo delle forme che prendono le cose, non lo capiremmo mai se non lo comprendiamo a partire dallo Spirito. Ma colui che vive soltanto nella forma esteriore, che si lascia coinvolgere nel mondo delle forme, è al livello dell’effimero, è al livello in cui sviluppa la ricerca dell’interesse personale e dell’egoismo, perché la nostra forma esteriore ha interesse solo per la forma. Ma superando la ricerca dell’interesse personale egli si evolve, perché lo spirito parla sempre di piú. Ma conosceremo questo spirito che è lo stesso in tutti gli uomini soltanto se ci focalizziamo fino all’osservazione del nucleo piú intimo nell’uomo, dell’essere, eternamente imperituro. Conosceremo l’uomo nel suo essere piú profondo soltanto quando avanzeremo fino al suo spirito. Se conosciamo il nucleo del piú intimo essere nell’uomo, conosciamo lo spirito in noi. Ma comprende lo Spirito nell’altro uomo solo colui che considera l’altro come un fratello ; lo comprende soltanto quando sa apprezzare totalmente la fraternità.
Per questa ragione il movimento teosofico qualifica la fraternità come ideale che l’evoluzione spirituale dell’umanità vuole raggiungere sotto l’influenza di questa visione del mondo.
Questo, cari uditori, l’uomo moderno lo trova nel movimento teosofico. Poiché questo movimento offre all’uomo moderno quello che cerca, nel corso dei ventinove anni della sua esistenza si è sparso in tutti i paesi della Terra. Lo troviamo in India, Australia, America, in tutti i paesi dell’Europa dell’Ovest. Si può trovarlo ovunque perché fornisce a quest’uomo moderno delle rappresentazioni illuminanti. Questo è quanto la teosofia offre all’uomo di oggi. È qualcosa che l’uomo d’oggi cerca. È qualcosa che l’uomo di oggi sente, qualche cosa che hanno nettamente e chiaramente sentito tutti coloro che hanno saputo guardare con un profondo sguardo la natura e la vita dell’uomo e hanno trovato quello che conferisce la propria impronta a questa visione dello spirito: essa procura sollievo, consolazione, coraggio, vita. È la visione che il perituro, la nascita e la morte non sono la sola realtà, ma che in questa vita di creazione di passeggere forme deperibili che è l’esistenza esteriore si manifesta l’esistenza interiore dello spirito. Quando questa visione è diventata una nostra convinzione, guardiamo al passato in tutta tranquillità e il futuro con coraggio. Allora dalle profondità dell’anima, colmi di tranquillità e di coraggio diciamo quello che il poeta ha espresso completamente convinto:
«Il tempo è una fiorente
campagna, è la Natura
un immenso vivente
che non soffre riposo:
tutto cresce e matura
con vece eterna, e tutto
è vita, è germe, è frutto».
Friedrich Schiller La sposa di Messina, Atto III, scena V.
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Rudolf Steiner
Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner.
Berlino, 8 marzo 1904 ‒ O.O. N° 52. Traduzione di Angiola Lagarde.