Strano bouquet di fiori tende al cielo
dal troncone spezzato del guardrail,
il tarassaco, artista del soffione.
Impossibile oro in tanta ruggine
e aridità, per legge di botanica,
insinua nel suo cogito la mente.
Si tratta, insiste, di una bizzarria
della natura, o peggio di una svista
dell’organo oculare che travede,
confuso per lo scorrere del traffico,
nell’aria avvelenata dagli ottani.
Ma l’occhio non si lascia perturbare:
in tandem col pensiero liberato
dalle pastoie dell’ipersensibile,
trascende l’esperienza materiale
e accede alla visione spirituale,
che accerta come può la vita nascere
e fiorire laddove stenta il seme
tra gli stridori di metallo e i fumi
dell’inferno stradale. Un’altra linfa
interviene e feconda, un forte palpito
di stimoli tenaci, nel ferrame
urlante dell’umana apostasia
del Divino, che agisce tuttavia.
Il vento scuote i fiori, ne disperde
i petali gentili, trema l’oro.
Ma resiste la vita col suo verde
silenzioso, instancabile fervore.
Fulvio Di Lieto