Gioia palpitante e traboccante nel cuore: felicità pura nel cuore, nascita dell’Amore Infinito nel cuore. Aurora divina nel cuore. Beatitudine infinita nel cuore: felicità angelica nel cuore: adorazione del Divino nel cuore. Estasi d’Amore nel cuore. O Infinita, sii tu nel mio cuore. Ti attendo nella pace del cuore.
La testa si aureola di Luce sopra-mentale: contemplazione dei mondi superiori dall’alto del sahasrara chakra. Convergere nell’āgina chakra, evocando il Divino.
O Potenza Divina, diversi legami mi costringono alla terra, pensieri molesti, sensazioni d’angoscia, stanchezza del corpo; ricordi strani; immagini moleste: il caotico giuoco della non chiara coscienza. Ora, per Tua virtú, io mi sciolgo, mi libero dall’orda dei pensieri, unifico la mia coscienza, mi distacco sottilmente dal caotico giuoco, mi divincolo, sguscio fuori dall’opaco intrico, mi elevo al di sopra di tutto, mi rivolgo alla Tua pura infinità e attingo alla sorgente della Tua beata serenità. Ecco dunque iniziarsi la pensante, senziente, nata di pace beata serenità. Amare questa immensa liberazione in cui lo spirito si ritrova e il cuore s’inebria trasumanando.
O Madre, trasforma la mia sofferenza in estasi d’Amore. Prendi tutta la mia vita: io te la dono: voglio che tu la vivifichi, la ricrei, la purifichi. Discendi nel profondo della mia sofferenza, là dove io sono legato e soffro oscuramente: penetra là dove il dolore s’annida torpidamente. Rinnòvami; ricostruiscimi. Penetra fortemente, irresistibilmente in me: io sento solo la gioia di offrirti il mio cuore e di consacrarti tutta la vita. Scendi in me, o Madre, a liberarmi. Dammi la gioia elettrizzante e il fuoco che purifica. Sia in me il Divino!
Sostare e vedersi. Acquietarsi lasciando ogni presa, abbandonando ogni rigidezza, sciogliendosi. Ritirarsi in una calma adorazione: lasciar essere una concentrazione non voluta, sino alla fissità della “grazia del raccoglimento”. Guardare l’immobilità riposante del proprio essere ed assistere alle trasformazioni operate dalla Grazia, senza intervenire.
Devozione intensa, profonda, calma, continua. Riposare in profondo, sentendosi accolto dalla Grazia che solleva, scioglie, allevia. Abbandono assoluto, senza sforzo, alla Grazia, lasciandosi permeare sottilmente e totalmente. Rivolgersi verso il diverso mondo del mistero invisibile, verso la Gioia inesprimibile che si nasconde nella sorgente ignota dell’essere.
Armarsi, fortificarsi, per affrontare le nuove crisi: portare a fon do il distacco; il “mistero del carpio”. “Ciò che non ci spezza ci rende piú forti”. Vincere l’ostacolo, non dare tregua alla propria anima e alla propria animalità. Separarsi dall’errore, staccarsi da prakriti, elevarsi, liberarsi in alto sciogliersi dalla bassa natura. Essere il purūşa testimone, l’errante straniero che assiste, colui che sa ritrovare la pace originaria sul tumulto di maya, colui che sa riconoscere attraverso ātma l’Atman universale che sovrasta tutti i jivātma e li comprende nella Beatitudine infinita. Calma atmica sulla tempesta umana cosí come il sole, sopra le nuvole, splendente e dominante l’uragano. Gioia della ritrovata Pace Divina. Vivere sull’altezza della Beatitudine infinita: sentirla soavemente fluire nell’intimo della vita.
Soltanto l’Amore Divino può scendere nelle profondità della materia e rimuovere il male. Soltanto un immenso Amore può essere la forza centrale di tutta l’opera. Soltanto l’Amore Divino può vincere la paura. Soltanto l’Amore Divino può darci la guarigione della malattia. L’Amore Divino soltanto può penetrare nel fisico.
Abbandonarsi all’Amore Divino. Evocare in sé l’Amore Divino. Sentire l’infinità dell’Amore Divino. Affidarsi all’Amore Divino. Rimettersi all’Amore Divino. Inebriarsi di Amore Divino. Lasciarsi pervadere dall’Amore Divino.
Tutto si calma in me: prakriti si muove per suo conto, mentre io-purūşa mi distacco e mi rivolgo alla Şakti. La condizione assoluta è sempre il Trascendente, il Principio, il Divino, verso il quale convergo, dissociandomi dai movimenti caotici di prakriti. Mi distacco dalla febbre degli automatismi e mi ricongiungo con la immobile beata Pace. L’ordine comincia a ristabilirsi in me. Io assisto a questo graduale placarsi del mio corpo sotto il flusso della Pace Divina. In tutto il corpo già sento destarsi questa intelligenza di calmarsi, ordinarsi e obbedire all’Armonia Divina.
La testa sola (intelligenza e sensi) è di origine animale, in quanto luciferica, il resto del corpo è di origine divina, è creazione delle entità spirituali divine.
La forza luciferica ha ricevuto come dimora la testa dell’uomo, la quale tende a morire, mentre Lucifero tenta di attizzarvi continuamente la vita (come c’è nel resto del corpo). Ora sarebbe veramente grave, anti-divino, se Lucifero riuscisse a vivificare il capo (Ricordare occhio centrale ecc.) e perciò a dominare dal capo (Occorre Bakti ecc.). Notare che tutte le malattie dipendono da questa azione luciferica del capo: fantasie astratte soggettive che si vorrebbe tradurre in realtà.
Invece le forze arimaniche tentano mandare nell’organismo quel morire che veramente dovrebbe stare nel capo. Mondo della volontà-desiderio-egoismo (che devia la forza della volontà).
Il sangue veicolo di forze luciferiche
Le ossa “ “ “ arimaniche
La testa come vita animale deve essere alimentata dal tronco: infatti nessuno dei processi che si svolgono nella testa hanno il valore vegetativo della vita organica o lo sviluppo del resto del corpo.
La testa sola morrebbe.
Siamo svegli nella testa – pensiero
Sognanti nel sentire – petto
Dormenti nella volontà – addome.
Al capo è stato aggiunto l’organismo perché esso ne udisse e comprendesse il linguaggio divino.
Massimo Scaligero
M. Scaligero – A un discepolo – 20-28 febbraio 1937.